Chiamato “Moose” o “Big Bear” nel corso di tutta la sua carriera universitaria e professionistica, George Musso come pochi altri ha contribuito a rendere immortale il mito dei “Monsters of Midway”, come erano chiamati i Chicago Bears del leggendario George Halas negli anni quaranta, quando seminavano il panico sui campi da football sfruttando le dimensioni dei loro giocatori, decisamente più grandi e più grossi di quelli che avevano a disposizione le altre squadre; tra questi, ovviamente, spiccava il gigante di origini italiane, che distribuiva sui 188 centimetri di altezza ben 119 chilogrammi di peso, classificandosi tra i giocatori più pesanti dell’epoca.
Nato l’8 Aprile del 1910 in una piccola cittadina dell’Illinois, Collinsville, sembrava destinato ad un futuro nelle miniere di carbone come il padre, intenzionato a ritirarlo da scuola appena avesse completato gli studi liceali, ma fu salvato in extremis dalla borsa di studio offertagli dalla piccola Millikin University di Decatur, impressionata dalle incredibili doti atletiche mostrate negli anni di high school, in cui si era indifferentemente distinto nell’atletica leggera, nel baseball, nel basket e per l’appunto nel Football, sport nel quale continuò a farsi strada anche a livello collegiale, diventando uno dei migliori giocatori della Little 19, lega che comprendeva le migliori squadre universitarie della zona.
Fisicamente impontente, potente, cattivo al punto giusto, sui campi George aveva pochi rivali e ben presto attirò le attenzioni dei locali Bears, dai quali fu invitato ad effettuare un provino nell’estate del 1933, appena conclusa l’avventura in NCAA; Halas, che aveva personalmente visionato il ragazzo nel East-West All-Star Game, non era però convinto che potesse reggere il salto da una università molto piccola al football professionistico, tanto che dopo avergli offerto il viaggio a Chicago gli promise che se fosse riuscito a superare la prova ed entrare a far parte del team la sua paga sarebbe stata di 90 dollari a settimana, la metà di quanto percepivano gli altri giocatori.
Ovviamente Musso non solo riuscì a diventare un Bear, ma prima della conclusione della stagione era entrato stabilmente nella depth chart come tackle titolare, punto fermo di una linea offensiva che con il passare degli anni sarebbe stata composta interamente da All-Pro, passando alla storia come una delle più forti di sempre; bloccatore insuperabile, inserito lui stesso nel All-Pro Team 1935, due stagioni più tardi passa sul lato opposto della palla e schierato al centro della linea difensiva si dimostra un run stuffer impenetrabile, guadagnandosi una nuova nomina nel First Team NFL al termine della regular season.
Primo giocatore nella storia ad essere nominato sia in offense che in defense, in attacco ha continuato per anni ad aprire la strada alle corse del suo amico Bronko Nagurski mentre in difesa ha spesso costretto le squadre affontate a cambiare schieramento e prendere tutte le misure necessarie per provare a fermarlo; rimasto nei Bears, di cui nel frattempo era divenuto capitano, fino al 1944, ha disputato 7 NFL Championship con il team della Windy City, uscendo vincitore dal campo in ben quattro occasioni, 1933, 1940, 1941 e 1943, prima di ritirarsi e iniziare una carriera nel mondo della ristorazione e nelle istituzioni, ricoprendo il ruolo di sceriffo della Madison County tra li anni ’50 e ’70 .
Parlando della sua incredibile longevità come giocatore, in un’intervista rilasciata nel 1951, Halas svelò il segreto del successo di Musso, ovvero un libro che teneva sempre nel taschino della sua giacca e in cui era minuziosamente elencato il contenuto calorico di ogni alimento, “Poiché osservava le sue abitudini alimentari, ha prolungato la sua carriera; ora posso dirlo, ho usato Musso come esempio per instillare negli altri la volontà di mantenere sotto controllo il proprio peso”; un atleta moderno lo si potrebbe definire, già avanti rispetto agli standard del periodo, che ha saputo accompagnare Chicago nel passaggio tra due epoche, colmando il divario tra i “Grandi Bears” degli anni ’30 e i già citati “Monsters of Midway” dei successivi ’40.
Goliardico, autoironico, lui che aveva giocato con alcuni dei più grandi Campioni di questo Sport il giorno che gli venne comunicato l’inserimento nella Pro Football Hall of Fame, nel 1982, incredulo, alzò il telefono e fece una chiamata alla sede di Canton per avere una conferma, “Non ci credevo, non ci credevo davvero“; unico giocatore nella storia ad aver affrontato sul campo due futuri Presidenti degli Stati Uniti, Ronald Reagan in una partita universitaria del 1929 contro Eureka, Gerald Ford in una sfida tra i Bears e il College All-Star Team nel 1935, inserito nella National Italian American Sports Hall of Fame nel 1982 e nel NFL 75th Anniversary All-Time Team nel 1994, Musso se n’è andato il 5 Settembre del 2000, pochi mesi dopo aver festeggiato il novantesimo compleanno.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…