Risultato bugiardo il 37-20 San Francisco, aggiustato solamente dagli ormai disperati tentativi negli attimi finali di Aaron Rodgers, forzato da una compagine che rasenta la perfezione a cercare esclusivamente big play, con però ogni target ovviamente marcato a uomo.
Sarà proprio il super campione californiano il protagonista mancato di questa sfida: le 326 yard e il 31 su 39 al lancio sono uno specchietto per le allodole, in quanto avvenuti a buoi già scappati, mentre fumble, intercetti (2) e l’halftime chiuso al ribasso peseranno e non poco sul bilancio di squadra. Il suo collega amministrerà viceversa ogni snap dall’inizio alla fine, restando nella memoria più per fake pass su hand off e rushing spot che per qualità e precisione: Garoppolo, qb da 137 milioni, chiuderà infatti con 77 yard su 8 tentativi, minimo storico!
Eroe di giornata sarà Raheem Mostert, la cui epopea diventa così leggendaria, visto che l’undrafted free agent è stato tagliato 8 volte prima di giungere in practice squad a San Francisco nel 2016 e antecedentemente a questo torneo vantava la pochezza di 40 portate. Le 29 per 220 yd odierne e 4 td rappresentano invece il dominio col quale distruggerà il front seven nemico, aiutato dalla propria linea, altro cardine fondamentale e netto vincitore nei matchup uno contro uno, divenendo il terzo all time con minimo 4 segnature in un playoff game e secondo dietro Eric Dickerson per terreno conquistato!
La difesa al solito ha fatto il suo, giocando a memoria e di gruppo, confermando perciò come le parole misunderstanding e miscommunication non esistano nel proprio vocabolario, costringendo Rodgers a scarsezza di alternative e performando i soliti highlights individuali sin dagli albori del match, partendo da Dre Greenlaw su Jamaal Williams, fino agli habituè Nick Bosa ed Arik Armstead, 3 sack combinati assieme a K’Waun Williams, per chiudere con Tartt, Warner, Buckner e Ward. Menzione d’onore per Richard Sherman, un po’ troppo presto dato per bollito dai soliti discorsi all’italiana, decisivo anche oggi col compare Moseley nell’intercettare gli avversari, per indirizzare e poi chiudere la contesa!
I due quarti iniziali metteranno la parola fine sul Championship, a causa della sorprendente incapacità Packers di stoppare le corse rosso oro, che lasceranno disoccupati i numerosi funamboli sul breve, a parte Deebo Samuel, prodigioso ancora una volta nel rompere placcaggi e proseguire le sue traccie, utilizzando di conseguenza fra gli altri Kittle, Bourne e Juszczyk esclusivamente in bloccaggio!
Il precedente tra le due squadre aveva visto una perentoria vittoria dei californiani, ottimi pure nelle L e capaci di riabilitarsi psicologicamente a seguito delle prime e drammatiche debacle con Seahawks e Ravens, a differenza di Green Bay, mai troppo convincente ma sempre lucida nelle situazioni close, sia negli spot d’attacco, grazie alla tempra del suo GOAT, che nel recupero ovale tra gli agili difensori, segno perciò di grandezza mentale.
Questo in sostanza era il succo di questa sfida: sicurezza tecnica degli uni contro quella psicologica degli altri.
Ciò che ha sorpreso dell’annata a tinte Niners è stata la capacità di ottenere upgrade in ogni settore, persino negli special team, ai vertici di categoria al pari degli altri comparti, segno inequivocabile delle abilità tattiche e da mentore di un diamante grezzo della sideline come Kyle Shanahan. Messe da parte un po’ troppe presunzioni personali, il figlio d’arte ha difatti creato nella conquista terreno una macchina perfetta, egualitaria a quella di protezione di Robert Saleh, motivatore della locker room se ce ne è uno: i due permettono così a John Lynch di ammirare la propria creatura quasi priva di crepe.
La motion offense di San Francisco è proprio per questo un’arma ingestibile per chiunque, grazie all’abilità di ogni interprete di sapersi muovere tra gli spazi creati dalla linea, in progressione rispetto al passato recente, ad un fullback spaventoso nell’anonimato (Juszczyk) e ad un completissimo backfield trio formato da Mostert, Breida e Coleman, quest’ultimo sopraggiunto precedentemente ad oggi a prodigio titolare, col secondo eccelso backup e il terzo basso, tarchiato e prorompente (5’11’ per 195 lbs) nei guadagni di inches! Samuel, Bourne, Sanders ma anche Goodwin hanno dimostrato di essere in blocco i più forti ricevitori NFL nell’ottenere separazione e successivamente procurarsi yard after catch sul breve; se aggiungiamo a questa caratteristica la presenza di Kittle, più forte tight end mondiale assieme a Kelce, e la maestria dei propri halfback nello screen pass, il risultato è un introito sicuro e costante di terreno e un mantenimento palla ai massimi livelli. Garoppolo dal canto suo è il perfetto regista di questa O-Zone, geometrico e preciso nell’individuazione dei target in short pass da un lato, e deresponsabilizzato da ansie su eccessivi ricavi e nella dropback pressure dall’altro.
La retroguardia è invece cresciuta esponenzialmente e venuta a patti con gli infortuni. Armstead, Buckner e Bosa sono il Big Three a tutti gli effetti e le attenzioni esclusive su di loro vengono sfruttate dal quarto incomodo di lusso, Solomon Thomas, 3 tackle e 1 sack ai Vikings: pressione, hit e pass rush di massimo tenore, ma anche rapidità nel recuperare e placcare i corridori, con gli aiuti dei vari Warner (motivational speaker dentro e fuori il campo), Greenlaw (rapido e preciso nelle scelte) e Kwon Alexander, ex Bucs martoriato da acciacchi ma finalmente apposto, tris d’assi di una linebacker room ad alta quota! Superata questa rocciosa barriera si presentano il redivivo Sherman, Moseley, Ward e pure Williams, Moore e Tartt.
Green Bay partiva con la certezza Rodgers, impossibile da marcare! A queste condizioni però non si era sicuri di poter dire le stesse cose su Jones e Adams, esplosioni stagionali ma uniche frecce a disposizione dell’Aaron nazionale, al pari di Graham. Le varietà altrui qui sono difatti inferiori, in particolare nella slot zone, priva di elementi affidabili: sarà tra le cause dell’epic fail a Santa Clara.
Una linea sempre soddisfacente e un gioco di terra insolitamente produttivo hanno comunque riportato i Packers nel gotha mondiale!
La difesa ha pienamente convinto nella pass rush coi fenomenali “Smiths” e Martinez, coadiuvati da Burks e Clark, e nel profondo, coi guizzanti King e Alexander in marcatura e a giro Savage, Amos e Campbell in retrovia.
Passava proprio da questi nomi l’arma primaria di LaFleur, forse l’unica per sovvertire un pronostico sfavorevole, cioè asfissiare sul breve i ricevitori avversari e soffocare il tempo a disposizione di Garoppolo, costringendolo alla monotonia su corsa o a lanci profondi con rischio turnover, risorsa stagionale di una secondaria giovane e feroce. La tattica è andata beffardamente in porto ma il running game a tinte Niners ha fatto il bello e cattivo tempo! Si voleva cioè portare ad un testa a testa A-Rod e Jimmy G, facendo emergere la differenza di classe ed esperienza fra i due, con l’ultimo meno idoneo rispetto al collega nel “divagare” oltre che come pocket passer pure da scrambler ed eludere un front seven pazzesco, per la minore esperienza e abitudine nel supportare un proscenio del genere. Missione fallita!
Per i 49ers i dubbi alla vigilia riguardavano Kittle, sofferente dopo il Divisional ma poi ripresosi, Dee Ford ed Alexander, limitati in settimana da quadricipite e pettorale, mentre per Green Bay preoccupazioni minime sul recuperato e fondamentale RT Bryan Bulaga, su Allison malato fino a giovedì, Lazard, Preston Smith e Clark, leggermente acciaccati alla caviglia e schiena ed infine per il fullback Vitale, ancora in dubbio e alla fine unico a marcare visita.
Oltre a Mostert si muoveranno score e catene nell’umiliante prima metà di gara pure per merito del secondo violino Coleman, con tre td del mattatore Raheem e due field goal di Robbie Gould, intervallati da fumble e intercetto di Rodgers, per mano di Buckner e Moseley. L’orgoglio del campione riporterà il punteggio nei canoni consoni alla sua fama, con tre segnature in altrettanti possessi e 15 minuti di mantenimento palla, fallendo una conversione da due e sfruttando le “maglie aperte” dei rivali, a quel punto intenti ovviamente a conservare un vantaggio insormontabile ed evitare giochi profondi, anche perché nel frattempo l’alieno a casacca 31 aveva siglato la quaterna personale in combo col solito Samuel. Sarà in maniera onirica e significativa Richard Sherman a chiudere le ostilità a due minuti dalla fine, lasciando per questo l’immagine del vecchio guerriero che fu in un team bensì giovane e fisicamente spaventoso!
Green Bay termina positivamente questa campagna, conscia per il domani di dover accoppiare nel perimetro un affidabile partner per Davante Adams, magari sfruttando la 30ma overall pick, riflettendo pure su aiuti in linea, discreta in stagione regolare ma risvegliatasi bruscamente dall’incubo Mostert e incapace di fermare l’unico e devastante gameplan utilizzato da un avversario altresì formidabile anche sugli short pass. L’uomo franchigia avrà un anno in più, ma la tutela nei dropback e le maggiori varietà in attacco di cui ha usufruito, se venissero confermate in futuro, potrebbero allungargli la carriera, al pari delle altre icone Brady e Brees!
San Francisco arriva al grande ballo da favorita, nonostante al proprio cospetto si presenterà il qb probabilmente più forte del mondo, sbalorditivo al lancio ma capace di risolvere ugualmente in autonomia ogni drive, coadiuvato a differenza di Rodgers da molti fuoriclasse, ponendo perciò in parità i settori offensivi. Quello che fa pendere l’ago della bilancia lato California è un comparto arretrato monstre e senza sbavature, dove i big play possono avvenire in ognuna delle tre fasi a protezione ovale. I Chiefs, sistemati drop ed errori in special team, causa dello shockante avvio su Houston, e limitato Henry grazie al controllo clock del secondo tempo con Tennessee, dovrebbero difatti compiere un miracolo per stoppare tutte le peculiarità di una spettacolare orchestra realizzativa firmata Kyle Shanahan: impresa ardua, viste le difficoltà stagionali soprattutto nella run defense.
Se ciò non dovesse avvenire i 49ers riporterebbero a casa il sesto trofeo della loro gloriosa epoca, 25 anni dopo l’ultimo, terminando un campionato partito senza appeal, ma dominato in largo e lungo dall’inizio alla fine!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Mah. Questa volta dei 49ers è piaciuto più l’attacco, letteralmente inarrestabile, che la difesa (nonostante 3 errori su lancio e pressione feroce Rodgers produce 3 td: Mahomes ha più bersagli e corre pure). “Juscyk” MVP dei californiani. Lynch è quasi meglio da GM che da giocatore: sciapò. Comunque vada, due squadre con diversi anni di futuro davanti.