Penultima settimana di football o terzultima se per voi il Pro Bowl è anche solo lontanamente considerabile football – in tal caso vi prego di interrompere immediatamente la lettura di questo articolo – e mancano solo tre – o quattro – partite al termine della centesima stagione del nostro campionato preferito: siamo giunti a quel punto dell’anno in cui scrivere la storia non è solo retorica vuota dell’esagitato giornalista di turno, ma la conseguenza concreta di ogni singola giocata.
Farvi arrivare impreparati alle due partite che determineranno chi avrà l’onore di andare a Miami a giocarsi la cinquantaquattresima edizione del Super Bowl sarebbe un qualcosa che non sopporterei, pertanto vediamo un po’ cosa aspettarci dalle due partite di domenica sera.

Comunque vada a finire, a rappresentare l’AFC sicuramente troveremo un volto relativamente nuovo: l’ultima apparizione al Super Bowl dei Titans risale a vent’anni fa, quando i loro sogni sfumarono ad una misera iarda di distanza da degli improbabili tempi supplementari, mentre per quanto riguarda Kansas City è necessario intraprendere il proverbiale trip down memory lane, poiché la loro più recente comparsa ha avuto luogo esattamente cinquant’anni fa.
Potete immediatamente intuire che la fame sia tanta e che arrivati a questo punto entrambe le compagini coltivino buone ragioni per reputare questo come l’anno buono.

Eliminata la versione più “debole” – per i loro standard – dei Patriots negli ultimi vent’anni, l’opinione pubblica era piuttosto sicura che Baltimore avrebbe rettificato tale aberrazione schiacciando Tennessee fra le mura amiche dell’M&T Bank Stadium: peccato solo che Derrick Henry non la pensasse così.
Com’è ovvio che sia, le possibilità di vittoria dei Titans passano principalmente dall’efficacia con cui Henry riuscirà a muovere le catene e credo che abbiano ben donde per essere ottimisti: domenica scorsa contro Houston il front seven di Kansas City ha palesemente faticato a contenere le corse up the middle, principalmente a causa dell’assenza dell’ottimo Chris Jones. Non serve un genio a dirvi che le speranze di vittoria dei Titans passano principalmente dalle gambe di Henry, ma sono discretamente convinto che a Tannehill in quest’occasione non basterà lanciare meno di cento, iper efficienti, yards: abbiamo tutti negli occhi la letale velocità con cui Kansas City è in grado di raggiungere la end zone, perciò dominare il tempo di possesso potrebbe non bastare.
Guardando il precedente di novembre, un sorprendente 35 a 32 Titans che può essere visto come ufficiale punto di svolta nella stagione dei ragazzi di Vrabel, noteremo come sia avvenuto esattamente il contrario di quanto appena descritto: Kansas City ha controllato il cronometro, ha dominato la guerra a distanza delle yards totali, ha guadagnato più primi down… ma ha commesso un’infinità di errori concedendo ben due touchdown a difesa e special teams.
Insomma, tutti gli ingredienti necessari per bollare tale vittoria come fluke sono rintracciabili, ma vedendo la moltitudine di errori commessi dagli special teams di KC domenica scorsa contro Houston, coach Vrabel dovrà cercare di guadagnare ogni possibile vantaggio proprio dalla terza, spesso rinnegata ed ignorata, fase del gioco: è difficile immaginare una realizzazione concreta di tutto ciò, in quanto è piuttosto raro che si riesca a bloccare un field goal ed a riportare l’ovale in end zone per il touchdown, ma Tennessee potrà e dovrà ricorrere a tutte le trick play possibili per tentare di cogliere impreparati difesa e special teams.

In quanto favoriti, credo fermamente che Kansas City detenga il potere di vincere o perdere la partita: non prendiamoci in giro, la difesa dei Titans non ha ciò che serve per fermare l’attacco guidato da Mahomes, in quanto non vedo realizzabile un uso estensivo della man coverage. Partendo dal presupposto che una vecchia volpe come Andy Reid le difese a zona se le mangia per colazione, trovare un modo per fermare i Chiefs sembra essere impossibile: se si raddoppia Kelce – possibilmente senza trattenerlo platealmente – si aprono spazi a velocisti come Hill ed Hardman, se si decide di sacrificare un safety per togliere la profondità ad Hill… ecco tornare Kelce. Contro questo reparto offensivo la coperta è sempre e comunque troppo corta, pertanto l’unico modo possibile per rallentarli è ricorrere continuamente a massicci blitz che costringano Mahomes a liberarsi quanto prima possibile dell’ovale: domenica contro Houston abbiamo visto qualcosa del genere e, come deducibile dal punteggio finale, non ha funzionato. È altresì vero che il front seven di Tennessee è ben più competente di quello di Houston e che questi ragazzi sono riusciti ad inceppare Jackson e quel macchinario apparentemente perfetto che era l’attacco dei Ravens, ma come vi ho appena fatto intuire anche inviare orde di blitzer contro Mahomes può rivelarsi inutile se non si può contare su una secondaria in grado di contenere almeno per un paio di secondi i ricevitori: l’idea è sempre e comunque quella di ispirarsi a quanto fatto dai Patriots durante la prima metà dello scorso AFC Championship Game, ma considerando che la partita è poi finita ai supplementari, appare piuttosto chiaro che contenere questo attacco per sessanta minuti non sia qualcosa di realizzabile.
La difesa probabilmente non potrà contare su Chris Jones nemmeno questa settimana, pertanto Steve Spagnuolo dovrà trovare un modo per puntellare il front seven nel necessario tentativo di rallentare Henry, anche se come già detto non è poi così determinante l’esito della battaglia sul tempo di possesso: contro i Texans i ragazzi di Reid hanno avuto fra le mani l’ovale ben dieci minuti in meno degli avversari, eppure il risultato lo avete ben presente.
[NdR: special teams, se mi leggete vorrei solo dirvi che sì, avete abbastanza talento offensivo per colmare gap di quaranta punti, ma esistono modi più tranquilli per vincere una partita di football americano, pertanto evitare di commettere errori in serie potrebbe rendere la vita più tranquilla a molta gente.]

Pronostico? Forse la più grande lezione di questa stagione è che con questi Titans non si possa mai dire mai, ma dopo aver visto Mahomes e compagni trovare la end zone in sette drive di fila in poco più di trenta minuti mi viene difficile pensare a qualcuno in grado di batterli.
Ciò nonostante, per evitare le figuracce che hanno mi hanno accompagnato per tutta la regular season, non mi sbilancio.

Analogamente all’AFC Championship Game, pure in questo caso ci troviamo di fronte ad una “rivincita”: i destini di queste due gloriose franchigie si incrociarono durante la dodicesima settimana della recentemente defunta regular season e, signori, non fu un bello spettacolo, in quanto a Santa Clara andò in scena un vero e proprio massacro, un 37 a 8 utile a fissare qualche career low di Rodgers e far sentire Green Bay più inadeguata di un quattordicenne alle prime esperienze amorose.
Qualche generatore di proverbi affermava che una volta toccato il fondo si possa solamente risalire e, più o meno, è ciò che hanno fatto i Packers nel post-49ers: Rodgers e soci non hanno più perso una singola partita e dopo il buon successo contro Seattle le premesse per questo testa a testa sembrano profondamente diverse.
La parola chiave in questo caso è protezione, poiché qualora San Francisco riuscisse a replicare la mostruosa pressione portata a Cousins sabato scorso in ogni singolo dropback, la partita potrebbe essere a senso unico: durante la regular season Green Bay ha protetto piuttosto dignitosamente Rodgers, anche se proprio contro i 49ers il numero 12 fu vittima di sack in ben cinque occasioni, numero che se riprodotto domenica potrebbe, da solo, rivelarsi fatale per le ambizioni di Green Bay. Fortunatamente per loro le possibilità che torni il right tackle Bulaga sono piuttosto alte – aveva saltato la partita contro Seattle a causa dell’influenza -, anche se credo che l’ago della bilancia possa essere la prestazione del running game: Rodgers non possiede un numero di armi sufficienti per battere da solo questo reparto difensivo e con un Adams potenzialmente seguito ovunque da Sherman, l’efficacia del più importante protagonista del successo di domenica scorsa – ha ricevuto due terzi delle 243 yards lanciate da Rodgers – potrebbe essere ridotta, pertanto sarà fondamentale che Jones e Williams riescano a muovere le catene e nel contempo a togliere pressione a Rodgers.
Nel caso in cui Green Bay riuscisse a correre con efficienza, non solo metterebbero Rodgers in condizione di vincere, ma andrebbero pure ad inguaiare l’attacco di San Francisco, costruito attorno al dominio sulla linea di scrimmage, il controllo del cronometro e le conseguenti big play concesse da difese stremate dai lunghi periodi trascorsi in campo.

La rimonta di Kansas City mi ha sì emozionato e lasciato in uno stato mentale di confusione misto meraviglia, ma ciò che più mi ha impressionato dello scorso weekend di football è stata la prestazione del front seven di San Francisco; la linea d’attacco di Minnesota non è in nessun caso comparabile al grande muro di Dallas, però è comunque un reparto più o meno competente che è stato consistentemente in grado di aprire buchi a Dalvin Cook ed a garantire una buona – mai eccellente – protezione a Cousins: contro il pass rush dei ‘Niners nuovamente a pieno organico, i linemen di Minnesota hanno probabilmente rimediato la più meschina delle figure nella loro carriera professionistica non essendo mai stati in grado di creare qualcosa per Cook né tantomeno di dare il tempo necessario a Cousins per completare la prima lettura.
Nel caso in cui San Francisco riuscisse a replicare ciò domenica, molto semplicemente non ci sarà partita in quanto, come dettoci da Romo durante la serie sulle migliori cento squadre nei cent’anni di storia NFL parlando dei Patriots del 2007, nemmeno il più potente e fornito degli attacchi è in grado di produrre contro due o tre pass rusher di primissimo livello: aspettarsi che una linea d’attacco riesca a contenere contemporaneamente Armstead, Buckner e Bosa è follia, pertanto Green Bay dovrà trovare un modo per far tenere il pallone il meno possibile in mano a Rodgers.
Per quanto riguarda l’attacco non ho molto da raccontarvi, in quanto abbiamo tutti presente quale sia la filosofia di coach Shanahan e contro il front seven di Green Bay, sulla carta, correre dovrebbe essere possibile e qualora la difesa facesse il suo lavoro, le responsabilità di Garoppolo si limiteranno semplicemente a non combinare sciocchezze: non è un attacco personale nei confronti di Jimmy G, è più un inchino al cospetto di quanto costruito da Shanahan e Lynch, poiché con una difesa ed un gioco di corse del genere al quarterback basta semplicemente indossare il mantello da game manager ed evitare ogni genere di errore.
Un game manager al Super Bowl? Sì, la difesa dei ‘Niners è così buona da ricordarmi quella dei Ravens del 2000, squadra che arrivò sul tetto del mondo guidata da… Trent Dilfer?!

Il pronostico, pure in questo caso, vede una squadra nettamente favorita, anche se vi invito a prestare attenzione al fatto che il matchup della dodicesima domenica potrebbe fornire a coach LaFleur un numero di indicazioni sufficienti non solo per evitare un’altra debacle, ma pure per trovare la chiave di volta per scardinare l’apparentemente invincibile front seven di San Francisco.

Due partite, quattro possibili combinazioni, quattro squadre radicalmente diverse tra di loro, un solo obiettivo comune: siamo giunti alla volata finale ed ognuna delle quattro contendenti ha buone ragioni per coltivare un sogno nato lo scorso marzo.
Che strano, per una volta, non trovarsi costretti a parlare di Tom Brady e Bill Belichick.

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