Nel weekend degli upset alle wild card, salta il fattore campo e anche i Vikings domano i Saints contro molti, forse tutti, i pronostici. Dalvin Cook rientrato dall’infortunio alla spalla quando meglio non si poteva corre per 130 yard, Cousins, in serata buona fa il suo per raggiungere la sua prima vittoria ai playoff, conducendo i suoi al touchdown decisivo in overtime.
I Saints hanno combattuto con le unghie ritardando il più possibile il risultato che già si prevedeva a fine primo tempo, non tanto nei numeri, ma per le dinamiche di gioco, con l’attacco di Brees mai in ritmo e costantemente sotto pressione.
Il piano partita dei Vikings ha funzionato alla perfezione. Visti i numerosi infortuni nella secondaria e dovendo affrontare uno dei migliori attacchi aerei della lega, la strategia era scontata.. il football lascia spazio a moltissime soluzioni e fantasia, ma ogni tanto ci sono cose che sono cose e in questo caso la scelta obbligata era quella di dare pressione al quarterback avversario per non lasciargli il tempo di trovare ricevitori, perché una squadra come i Saints, se ha tempo, i ricevitori li trova. La difficoltà sta però nel mettere in pratica la soluzione, ma ieri sera Zimmer ha trovato il modo giusto, giocando di fantasia e mischiando le posizioni della linea difensiva, sui cui si basava TUTTO il game plan di Minnesota. La prima mossa è stata quella di schierare Griffen in quasi tutti gli snap cruciali all’interno, in modo da forzare quasi sempre un raddoppio da parte della linea che anche se programmata, di certo non è stato studiato. Cosa vuol dire. Vuol dire che un giocatore come Griffen (o Donald o Watt o Cox) non va lasciato nell’uno contro uno con la propria linea offensiva perché il rischio di perdere il duello è troppo alta. Si studiano allora dei meccanismi per avere due uomini a marcare il rusher avversario. Minnesota ha preso questo piano, ma lo ha fatto proprio non lasciando a Saints la possibilità di fare il raddoppio come studiato, ma di obbligarli o a non raddoppiare con le possibili devastanti conseguenze, oppure a raddoppiare in maniera un po’ casuale, improvvisata, lasciando a Minnesota il pallino del controllo del gioco che si è tradotto in pressione, sack (con fumble!) e un gioco di corse azzerato.
Le prestazioni individuali di Griffen e Danielle Hunter sono solo la traduzione in statistiche di scelte manageriali ben precise e della realizzazione sul campo di un piano preciso nei minimi dettagli. Il front seven di Minnesota è quindi riuscito a togliere un bel po’ di pressione dalla propria secondaria che ha tenuto i suoi a contatto limitando le prese di Thomas e Cook. Non fosse stato per Taysom Hill si poteva parlare di una partita perfetta. Il reparto ha scricchiolato fortemente in quegli snap di cui Rhodes è rimasto a bordo campo con una spalla dolorante, che nonostante la stagione molto al di sotto delle aspettative e di quello a cui ci ha abituato, rimane comunque un giocatore su cui fare affidamento, soprattutto se hai una linea che mette pressione così com’è successo ieri sera. In una situazione con Brees libero di lanciare anche Rhodes rischia di soccombere perché il suo 2019 non è l’anno da shutdown-corner, ma è un anno in cui limita i danni. Ieri sera però tutto ha funzionato alla perfezione e anche la secondaria ha timbrato il cartellino della presenza. Davvero, non fosse stato per Taysom Hill, i punti subiti sarebbero stati sicuramente meno della metà e i td subiti sarebbero scesi a 0, zero.
Ma la secondaria ha avuto un altro ruolo importante, forse ancora più importante, quello di aiutare il proprio attacco ha fare la propria partita senza dover rincorre e forzare una partita per inseguire gli avversari che a ogni possesso macinano punti. La notte di ieri ha celebrato Cousins e il suo contrattone che finalmente ripaga, però, senza niente togliere al qb di Minnesota bisogna fare attenzione con l’euforia perché altrimenti contro San Francisco sono calci sui denti. Cousins non è un buon qb, o se lo è, lo è a sprazzi, e non vale i milioni che prende. La partita di ieri è stata vinta dalla difesa e dalla presenza di Dalvin Cook. E anche i lanci lunghi che vengono usati a sostegno della grandezza di Cousins sembrano più frutto del caso e della bravura degli altri che non del qb. I completi importanti sono infatti tutti di Thielen, di cui uno senza la copertura di Lattimore relegato in sideline per una probabile commozione cerebrale, mentre verso gli altri ricevitori i completi sono calati drasticamente. Bisogna ammettere che Cousins non ha fatto errori e ha amministrato bene, questo sì, ed è già tanto. Motivo per cui bisogna rimanere coi piedi per terra perché contro san Francisco una difesa come quella di ieri e un qb che non commette errori possono anche bastare. Se i Vikings rimangono quelli che sono e non vogliono strafare, possono fare bene. Lo abbiamo detto anche in tempi non sospetti qui su PlayitUSA quando, nella corsa alla NFC, nessuno avrebbe voluto Minnesota come wild card.
In tutto questo la presenza di Cook è a dir poco fondamentale. Per due motivi. Il primo è che macina yard, conquista primi down e colleziona punti. Cook è uno dei migliori RB della lega e il suo peso specifico si fa sentire prepotente. Ma soprattutto toglie a Cousins le castagne dal fuoco, in primis perché gli da fisicamente la palla e poi perché permette a Minnesota di chiamare o giochi di corsa o play-action, obbligando le difese avversarie e schierarsi sbilanciate e dando così a Cousins un ricevitore più facile da trovare che non con la copertura dedicata. Tutto questo per evitare che Cousins commetta quegli errori madornali che costellano la sua carriera e che gli hanno dato la nome di quasi bust, e che hanno fatto esplodere il web alla firma di un contrattone come quello che ha.
Contrattone che è davvero sproporzionato al giocatore, ma che è un giocatore importante quando fa quello che deve: limitarsi. Lo dico davvero senza malizia, beh dai un po’ di malizia (e rabbia) c’è di sicuro, ma davvero credo che i Vikings possano battere i 49ers se attuano un piano come quello di ieri. Certo l’effetto sorpresa è sfumato, ma ci si può lavorare. Di sicuro Zimmer (che un paio d’anni fa avevo eletto a coach of the year) lo sa e dovrà calmare il proprio qb, i fan devono sperare che questa euforia non contagi la testa di Cousins e che non si lasci prendere dall’emozione..
I Saints dal canto loro si trovano di fronte a una sconfitta cocente, anche più cocente dello scorso anno perché questa è arrivata sul campo con un brutta prestazione offensiva. Le giocate sono quasi tutte di Tysom Hill e Brees ha giocato una delle peggiori partite della sua vita. Il primo fumble della stagione ha ucciso la partita proprio nel momento in cui sembrava che l’attacco stesse iniziando a girare, ovvero nella seconda metà del quarto quarto, un po’ tardino.
La partita è stata persa dalla linea offensiva, che come abbiamo visto prima, ha subito il piano di Minnesota, ma bisogna anche dire che sono stati esposti tutti i problemi dell’attacco di quest’anno: un Kamara poco incisivo, che però va detto, contro una difesa che sulle corse è sempre stata forte può anche non essere una notizia, e l’assenza di un secondo ricevitore affidabile, che invece è stato il tallone d’achille della partita perché nel momento in cui non puoi attenerti al piano e devi improvvisare, la mancanza di alternative si fa sentire pesantamente, e questo è quello che è successo, non potendo cercare Thomas e Cook con la calma necessaria, l’improvvisazione ha portato niente. Un Taysom Hill tutto fare ci ha messo del suo, ma questo va oltre l’improvvisazione, va quasi nella poesia che ha poco a che fare col gioco. O forse moltissimo, ma è una storia a parte.
Ripartire per un terzo anno dopo un’uscita inattesa sarà ancora più difficile perché l’offseason dovrà lavorare su una squadra che è forse la più forte ed equilibrata degli ultimi anni ma che avrà 25 free agent tra cui Brees. Sull’ormai 41enne qb la dirigenza dovrà fare un discorso serio e difficile perché carico di 15 anni di emozioni e vittorie. Sicuramente una partita sbagliata non può incrinare un progetto, ma il progetto, già ad agosto, sembrava essere all’ultimo anno con il rush finale per far chiudere a Brees la propria carriera con la vittoria finale.
Brees come ogni anno e a ogni domanda sul suo futuro risponde: valuto un anno alla volta. Quello che abbiamo visto però è un Brees diverso perché di due lanci lunghi in partita, uno lo ha fatto Taysom Hill, l’altro è diventato un intercetto perchè un po’ troppo corto. E di lanci lunghi in stagione ne abbiamo visti pochi, forse anche perché mancavano i ricevitori in profondità, ma forse anche perché il braccio non è più così potente. Inoltre il fumble di ieri non è avvenuto per contatto diretto sulla palla, ma al tocco del braccio la palla è scivolata via dalla mano di Brees. I pensieri su quel pollice infortunato che gli impedisce di tenere la palla come dovrebbe si fanno forti.. Insomma per la prima volta in questa stagione Brees è apparso vecchio e infortunato. Questo vuol dire che Hill o Bridgewater sono un’alternativa migliore? ASSOLUTAMENTE NO. Ma vuol dire che i Saints devono cambiare se vogliono vincere nel 2020, e devono cambiare non poco, nonostante abbiano tra le mani una delle squadre più forti ed equilibrate della lega.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Condivido l’analisi che hai fatto.
La partita lha vinta la difesa di Minnesota. La DL ha dominato la OL dei Saints. Contro una squadra che con il suo gioco aereo puo mettere punti sempre e rapidamente impedire che il proprio attacco sia costretto a forzare per inseguire è l’unica condizione per giocarsela. Ci sono riusciti sempre (tranne forse nel drive che ha portato al 20-17) e a tratti sono apparsi dominanti.
Per questo mi paiono eccessivi i giudizi su Brees o sul suo parco ricevitori.
La presenza di Cook e la sua partita sono stati certo decisivi. Ma si sa: se a roster hai un signor RB avercelo in postseason è normale che sia un fattore (chiedetelo a Doug Pederson oppure a Mike Vrabel).
Ultima considerazione su Kirk Cousins. Anche qui condivido che sia stato sopravvalutato al momento degli ingaggi.
Ma ricordo che per la seconda volta in tre anni Zimmer vince in casa dei Saints con un QB non certo fuoriclasse.
Una squadra che ha fatto sembrare un signor QB Caase Keemun (e non a noi ma a un certo John Elway) con Cousins può andare molto piu lontano di quel che si pensa.
Certo solo con i piedi (e il gioco offensivo) ben piantati per terra, una difesa capace di essere mostruosa anche contro i 49ers e soprattutto le paure che potrebbero prendere JimmyG al suo debutto in postseason.
Vikings bella squadra non c’è che dire,
Però vorrei un parere sul touchdown di cooks di minnesota in quanto al replay per me nn ha oltrepassato la linea. Al netto degli errori dei santi, un errore arbitrale cosi sbilancia e non poco la partita
Analisi impeccabile! Dando a Cousins ciò che giusto dare a Cousins, a costo di sembrare blasfemo aggiungo che Brees, SB vinto a parte nei PO cala, e non poco, la propria efficacia.
Arbitri ciechi, a Minnesota regalato un TD.
Però a NO se le cercano sempre e le trovano.
Dite quello che volete ma Hill è uno spettacolo.