L’eccellenza è uno stato di coscienza, plasmabile a seconda dell’occasione o del soggetto, tailored. Su misura.
Come un vestito, a cadere a pennello, dipinto di bellezza customizzata, splendente masterpiece a generalizzare l’approvazione, successo indiscutibile a zittire detrattori fuggitivi pronti a saltare sul famoso carro, bandwagon. Di storie così se ne riempiono le stagioni, exploit effimeri dalla breve durata, capaci di focalizzare l’attenzione tutta, infiammando il pubblico. Salvo poi essere dimenticate all’inizio di febbraio, quell’incipit che sostanzialmente chiude un’epoca, semestrale, genitrice di analisi e l’avevo detto a pioggia. Aspiranti maghi: per tante che ne spari, qualcuna si realizza.
Ma qui, sinceramente, siamo di fronte a qualcosa di diverso che nasce da lontano e trova lo sviluppo in un processo studiato, elaborato e non troppo veloce: come i migliori sarti, a richiedere tempo necessario alla miglior riuscita, quanto fatto da coach Harbaugh è, indubbiamente, materia da studiare.
Ci spelliamo le mani per Lamar ma è solo una parte di un tutto molto più grande.
A vincere gli oscar non sono solo gli attori, eccellono pure i registi. Ed è questo il caso.
Essere Lamar è molto di più di essere Jackson cognome di per se interessante, evocativo di miti moderni quanto più contemporanei. Anche scomparsi e controversi.
Ci siamo già incontrati su questo cammino, la bellezza dell’underdog ma parliamo di altro ancora, sebbene sia facilmente confondibile.
Siamo ad osservare grandezza che diventa eccellenza, talento che assume contorni leggendari. Senza retorica, la parabola insegna in tal senso: non perché tu abbia delle qualità significa che tu non debba lavorare per migliorarle es affinarle.
La corsa, concept già visto nelle corde di un quarterback, estremizzata. Ora: caratteristica nera, ignorantemente potremmo azzardare, risultando qualunquisti, dotazione particolare dell’essere, la capacità si sprigionare potenza dalle leve inferiori. Ne aveva anche Tim, Tebow. Al pari di Young, Vince. Capacità innate che tendiamo a clusterizzare.
Saltiamo avanti. Che il tempo è poco, una settimana impegnativa mi impedisce di dedicare tutto il tempo che vorrei alla composizione dell’articolo.
Fare presenza, in questa settimana per non deludere, comunque, l’impegno preso con voi lettori. O supposti tali che talvolta il pubblico bisogna crearselo. O immaginarselo.
Lamar prima di Jackson, non destinato alla grandezza ma determinato alla stessa: passando per l’Heisman che qualcosa dice, ma sempre troppo poco. E talvolta anche male: troppe le stelle cadenti innalzate al ruolo di comete.
Si torna all’inizio, state of mind. Ciò che vuoi essere, che desideri diventare, parte da un pensiero consapevole che riempie il corpo, spingendolo ad attraversare limiti e traguardi: ai quali non si arriva mai, tappe, che il giro finale interessa agli esausti e l’arrivo è sempre una riferimento che viene spostato in base alla propria aspirazione.
Un 2018 ad equiparare quel 1984, anno di rifondazione della NFL di cui scrissi in merito lo scorso anno. Volendo googlate.
Un 2019, possibilmente ancora più elettrizzante, campagna sportiva a rovesciare continuamente il tavolo: nessuna certezza dogmatica, evoluzioni a travolgere appassionati ovunque.
Da fino ottobre a questo tardo novembre, la rivoluzione di un mondo. Azzardando, parlando di MVP, abbiamo considerato Dalvin Cook e Christian McCaffrey, toccando Wilson e Mahomes: coming up big, si dice, rimontando e ribaltando equilibri che parevano consolidati, Lamar.
Che la bellezza dell’NFL è anche questo: il backstage, exposed, chiacchiere da sideline dove coach H è stato intercettato chiedere all’eroe del momento se immaginasse quanti ragazzini vorranno indossare l’8 per i prossimi vent’anni. Niente di più azzeccato.
E non siamo agli albori di un nuovo Vick, nossignori, qualcosa di molto meglio. Tornando sulle orme lasciate dai primi passi, l’elogio del regista: John Harbaugh. Capacità innata di lavorare l’argilla disponibile con maestria a creare capolavori: sperando nel lieto fine, pronti al masterpiece. La rivoluzione dei Ravens, transazione perfetta e quasi indolore dall’era Flacco al mondo nuovo, solidità difensiva, orgasmica esplosività offensiva capace di regalare una seconda giovinezza anche a Mark Ingram esule di una New Orleans cui ha dato molto, cui farebbe ancora comodo.
Senza polemiche, odio l’italianizzazione dell’arbitrato: aver concesso la pass interference non avrebbe cambiato il risultato, semplicemente – forse – gli addendi. Per far andare bene un matrimonio, entrambe devono collaborare.
Week 11: altri grandi highlights, numeri a certificare la grandezza di taluni. Menzione d’onore a quell’Hopkins diventato il secondo di sempre a raggiungere le 600 ricezioni. Celebrazione di squadra, spirito indomito, quello dei Vikings capaci – in regular season gli unici a riuscirci, 2014, i Chargers ai danni dei 49ers- a recuperare un deficit di 20 punti all’intervallo per strappare la vittoria dalle mani dei Broncos.
Senza frutti, la grandezza di McCaffrey trova modo di essere apprezzata anche nel buio della sconfitta: da che è entrato nella lega sono già dodici le partite in cui ha chiuso con almeno 50 yards corse e 50 ricevute. A fare parte di un club esclusivo – poi- in compagnia di alcuni dei più grandi – Smith, Dickerson, Simpson, Green– numero 5 alltime a registrate almeno 1500 yards per 14 touchdowns nelle prime 10 partite.
Bellezza statistica, epifania dei numeri, la prestazione di Matt Ryan – 60 partite da almeno 300 yards lanciate nelle prime dodici stagioni- tanto quanto quella di Josh Allen – 13 touchdowns lanciati cui si aggiungono i 7 su corsa per avvicinare Cam Newton, 2012, in questa speciale classifica- senza dimenticare lo splendore di Michael Thomas, già a 94 ricezioni nell’annata, capace di diventare il primo giocatore con almeno 90 receptions nelle prime 4 stagioni. Immenso.
Formula breve, questa settimana.
Via subito con gli starts and sits di questa dodicesima in attesa – fremente- della pantagruelica tredicesima a dare il kickoff natalizio.
Quarterbacks
Non può piovere ancora, no? Giorni, questi, in cui ci ritroviamo spesso a chiedercelo. Troppo Deshaun e poco Watson, in cui nemmeno l’elementare era così scontato, quello visto contro i Ravens non era il vero. Probabile e auspicabile rimbalzo contro i Colts in un TNF che diventa determinante per la corsa alla postseason.
Matt Ryan è una certezza contro i Buccaneers in un match che si propone come uno tra i più appetibili per ammirare la spettacolarità degli attacchi.
Lo scorso anno, il rendimento fantasy di Brees ha subito una flessione a partire dall’undicesima stagionale: ci sono ragioni – in primis l’infortunio- per credere l’opposto per quest’annata. Start per Drew contro i Panthers.
La sfida ai Dolphins – e la bontà della prestazione contro Pittsburgh – impone Baker Mayfield tra gli start.
Start anche per Derek Carr ospite al MetLife contro i Jets e Josh Allen pronto a sfidare i Broncos.
Sit settimanale per Nick Foles soddisfacente contro i Colts, impegnato nella difficile sfida alla difesa dei Titans.
Da tenere a riposo Dak Prescott contro i Patriots.
Sit per Jameis Winston contro la difesa dei Falcons in via di resurrezione: la sofferenza patita contro i Saints – appena 14 fantasy points– non lascia presagire niente di buono.
Ai box, poi, Jared Goff incolore in questa stagione e ora chiamato ad affrontare gli indomabili Ravens.
Runningbacks
Non eccellente la scorsa settimana – in difficoltà come quella precedente a dire il vero – sperando nel rimbalzo, start per David Montgomery contro i Giants.
Poco considerato in questa rubrica, start per Alvin Kamara contro i Panthers autore di un’ottima prestazione contro i Bucs.
Favorevole il matchup di Nick Chubb contro Miami: restano dubbi circa il committee che sta venendo a crearsi con Kareem Hunt. Start, comunque.
Jaylen Samuel rischia di avere una settimana impegnativa: la probabile assenza di Conner e l’incertezza attorno a Smith Schuster nonché la favorevolissima sfida ai Bengals, spingono in alto le quotazioni. Start.
Jacksonville ha regalato soddisfazioni ai runningbacks avversari: start per Derrick Henry contro i Jaguars, prima della bye due incontri da 24 e 33 punti fantasy.
Sit settimanale per Devin Singletary: i Broncos sono riusciti a bloccare Dalvin Cook, probabile il bis contro il giovane talento di Buffalo.
Carlos Hyde ha sofferto contro Baltimore: l’acqua calda, direte. Infatti. Probabile un’ulteriore sofferenza contro i Colts capaci di tenere calmo Leonard Fournette. Sit.
A proposito di Fournette: contro gli avversari di division mai più di 15 punti fantasy, minimi stagionali contro Texans e Indianapolis. Difficile immaginare un exploit contro i Titans. Sit.
A riposo, infine, Todd Gurley nella sfida a Baltimore e Ezekiel Elliott contro i Patriots.
Widereceivers
La sicurezza e la determinazione di Michael Thomas pare essere inattaccabile, start nella sfida contro i Panthers.
Fantastico contro Carolina, start per Calvin Ridley, widereceiver da top20, contro la difesa – groviera- dei Buccaneers.
Buon matchup contro i Redskins per Marvin Jones e Jarvis Landry contro i Dolphins in quello che sembra essere a tutti gli effetti un revenge game.
Intrigante la sfida di Jamison Crowder – 18 punti la scorsa settimana- alla secondaria di Oakland. Start.
Difficile matchup per Tyler Boyd contro una secondaria di Pittsburgh in grande spolvero. Sit.
Sit anche per Terry McLaurin contro la difesa dei Lions capaci di concedere meno di 7 fantasy points ad Amari Cooper la scorsa settimana.
Fermo ai box Mike Evans contro i Falcons: 6 sacks contro NOLA e 5 contro Carolina cui aggiungere 4 intercetti. Sit, rischioso.
In pausa, a riposo, Courtland Sutton impegnato contro la secondaria di Buffalo.
Tightend
Start per Zach Ertz capace di una grande – insperata- prestazione contro i Patriots: la sfida contro Seattle è una buona occasione per continuare a brillare.
Se abile e arruolato, start per Evan Engram contro Chicago.
In striscia positiva, Jared Cook pare essere tornato di moda e il matchup contro Tampa è un’occasione da non perdere.
Difficile da schierare Eric Ebron nella sfida contro i Texans: la compagine di Houston è tra le migliori contro la posizione.
Sit settimanale per Noah Fant contro Buffalo: nonostante le due ultime discrete prestazione, impensabile prevedere grandi numeri.
Fermo ai box, infine, Jimmy Graham contro la difesa a compartimenti stagni dei 49ers.
Defense
Parlando di fantasy, la difesa degli Steelers è terza in classifica. Start obbligatorio per la sfida contro i Bengals.
Quattro gli intercetti concessi ai Falcons, quasi dovuto lo start per i Saints contro i Panthers.
Chiamata alle armi, più per conferma che per sfida, rivolta ai Falcons: start nella sfida a Tampa.
Dallas è la squadra con maggiori yards a partita guadagnate, sit – per la prima volta- per la compagine dei Patriots.
Semaforo rosso per la difesa dei Packers impegnata nella super sfida contro i 49ers.
Last but not least, sit per gli Eagles impegnati al Lincoln Field contro Seattle.
The Very Last Take
Il prezzo della grandezza è la responsabilità
Winston Churchill
Usi, costumi, storie, miti e leggende, sportivi e non, della terra di Dio, l’America. Che per me fa rima con Libertà. Così come Dio fa rima con Amore.
Mi definisco uno storyteller, amo più le emozioni che le azioni, gestisco un profilo Instagram dedicato al Fantasy Football, @afantasyfootballgenius
Si, lo so, pecco di umiltà.