In un mese e mezzo di football abbiamo avuto modo di constatare come “equilibrio” sia la parola chiave per interpretare questo folle 2019: a dirla tutta, per una volta, i pronostici non sono stati particolarmente sbugiardati anche se la natura di un paio di vittorie – ed il loro peso specifico – può comunque permetterci di inserire suddette doppievù nella sezione “semi-sorpresa”.
Vivo qui sopra da più di tre anni ed oramai qualcuno di voi mi conosce meglio di quanto possano dire tanti miei amici – almeno sotto il punto di vista balistico – e potrete immaginare da dove voglia iniziare la mia narrazione settimanale: pace se ho sbagliato il pronostico, anzi, se per far vincere la mia squadra del cuore tutto ciò che devo fare è dar loro contro nella mia guida settimanale per favore mettete una x vicino a dove devo firmare.
Posso iniziare?
La sorpresa della settimana arriva da quella che ai miei occhi era la partita della settimana: in maniera più che convincente i Baltimore Ravens hanno razziato il CenturyLink Field di Seattle battendo 30 a 16 degli irriconoscibili – almeno per i loro standard stagionali – Seahawks.
Un buon inizio di partita dei Ravens è stato vanificato da un’atipica inefficienza in red zone in quanto Baltimore è stata capace di raccogliere solamente sei punti dopo aver flirtato per ben due volte con l’idea di mettere a segno un touchdown: ciò non lasciava presagire a nulla di buono, specialmente dopo che Wilson e Lockett sono stati in grado di connettere per il primo – ed unico – touchdown Seahawks della giornata. Dopo che Myers ha portato la contesa sul 10 a 6, ecco la giocata che non ti aspetti: il fino a quel punto immacolato Wilson ha infatti lanciato il primo intercetto della propria fantastica stagione quando un suo passaggio nella flat è stato magistralmente letto ed acchiappato dal neo-arrivato Peters che, come tante altre volte nella sua carriera, senza particolari ringraziamenti lo ha riportato in end zone per i sei punti, diventati sette dopo che Tucker ha convertito l’extra point. La risposta di Seattle non si è fatta attendere, in quanto dopo un buonissimo drive da quattordici giocate Myers ha convertito il secondo piazzato della sua domenica: la prima metà di gioco di conclude dunque sul 13 a 13 nonostante Seattle abbia posseduto il pallone per la quasi totalità del quarto.
Il secondo tempo si è aperto con uno scambio di punt seguito da un piazzato mancato da Myers che ha regalato a Baltimore un’ottima posizione di partenza; in pieno stile Ravens – leggasi “correre” – Baltimore ha pazientemente lavorato ai fianchi il front seven di Seattle, arrivando – principalmente grazie a pregevoli sforzi individuali di Jackson – a decidere di giocare un fondamentale 4&2 sulla linea delle otto yards di Seattle: Jackson, con quella che credo sia la giocata della partita, è riuscito a terminare la propria cavalcata in end zone per il primo – e pure in questo caso, unico – touchdown offensivo della partita dei Ravens. Dopo aver costretto Seattle al punt, Baltimore ha tanto pazientemente quanto violentemente bruciato quanto più tempo possibile tramite un drive da otto minuti culminato nel terzo field goal di Tucker: sopra di due possessi con poco più di tre minuti da giocare non si può mai stare sereni se dall’altra parte ci sono i Seahawks, ma un agghiacciante fumble di Metcalf – pallone inspiegabilmente lasciato soggetto alla forza di gravità dopo essere stato ricevuto senza alcun disturbo – ha permesso al buon Humphrey di chiuderla definitivamente riportando l’ovale in end zone per il secondo touchdown difensivo della giornata. Il seguente piazzato di Myers ha reso il passivo leggermente meno pesante, ma la signora grassa aveva già abbondantemente cantato: vittoria fondamentale per Baltimore che oltre a irrobustire il proprio dominio sulla division ha come per magia legittimato ogni singola vittoria ricavata contro squadre “non da playoff” dimostrando ancora una volta di poter vincere alla loro maniera. Giornata non particolarmente efficiente per il braccio di Jackson – neanche il 50% di completi -, ma finché il franchise quarterback è in grado di correre sistematicamente per più di 100 yards, Baltimore potrà dormire sonni tranquilli.
Seattle? Semplicemente un incidente di percorso.
Continua il revenge tour di uno scatenato Cousins: grazie ad un altro poker di touchdown il QB dei Vikings ha trascinato i suoi compagni ad un convincente successo sui buonissimi Detroit Lions, vanificando l’apprezzabilissimo poker di Marvin Jones, trovato ben quattro volte in end zone da Stafford. Il 42 a 30 finale ci racconta di una partita estremamente divertente e pirotecnica fra due squadre che si sono affrontate a viso aperto anche se alla fine lo strapotere offensivo di Minnesota si è rivelato essere semplicemente troppo per Patricia ed i suoi ragazzi: dopo esser stato al centro di numerose critiche successivamente ad un’imbarazzante sconfitta contro i Bears, Cousins ha messo insieme tre prestazioni fenomenali nelle quali, in media, ha lanciato per più di 320 yards completando più del 75% dei passaggi tentati e trovando la end zone in dieci occasioni. You like that?
Continua la marcia dei Saints che nella partita con il punteggio più bugiardo della settimana hanno strapazzato i Chicago Bears imponendosi 36 a 25. Sono consapevole che senza contesto il risultato non sembra suggerirci un blowout, ma lasciatemi mettere i puntini sulle i: 15 dei 25 punti dei Bears sono arrivati a partita abbondantemente chiusa in pienissimo garbage time, in quanto nei primi tre quarti e mezzo l’attacco di Chicago non è stato in grado di combinare assolutamente nulla. Con ogni probabilità questa è stata l’ultima partita da titolare di Bridgewater, in quanto quasi certamente Brees domenica prossima contro Arizona riprenderà il controllo dell’attacco: chapeau ad un ottimo quarterback – ed ancor migliore persona – per essere riuscito a fare l’impensabile e non far sentire la mancanza di un hall of famer vincendo ogni singola partita iniziata da titolare. Chapeau anche a coach Payton per essere riuscito a far girare al meglio una squadra la cui stagione sembrava irrimediabilmente compromessa: per esempio ieri senza Kamara e Cook il geniale coach di New Orleans è riuscito ad imbarazzare quella che tutti considerano la miglior difesa della lega affidandosi a Latty Murray ed una creatività offensiva senza eguali che ha trasformato in statue di sale i nuovi mostri della Midway.
Ritorna a brillare la stella dei Cowboys: in un fondamentale scontro divisionale con i Philadelphia Eagles i ‘Boys si portano a casa un fantastico 37 a 10 dominando i propri avversari sotto ogni punto di vista. Come suggeritoci dal punteggio a fare la voce grossa ci ha pensato un reparto difensivo in grado di generare quattro turnover poi magistralmente sfruttati da un attacco trainato dal sempre più indispensabile Ezekiel Elliott. Mi risulta complicato esprimere l’importanza della vittoria, ma ci proverò lo stesso: annullare gli odiati rivali divisionali fra le mura amiche, interrompendo nel mentre una striscia negativa che aveva incominciato ad assumere sfumature inquietanti, era tutto ciò di cui Dallas aveva bisogno prima di “affrontare” il fondamentale bye week che con ogni probabilità permetterà ad ogni membro della linea d’attacco di ritrovare la piena salute.
In una giornata in cui Watson è sembrato umano – almeno per i suoi standard – a prendersi tutte le luci dei riflettori ci ha pensato un monumentale Jacoby Brissett che lanciando 326 ed un poker di touchdown ha condotto i suoi Colts ad un fondamentale 30 a 23 sui rivali Texans: Houston avrà sicuramente molto su cui riflettere, in quanto un paio di intercetti di Watson ed un paio di viaggi in red zone culminati in tristi field goal sono costati loro una vittoria che avrebbe potuto risultare più importante di quella della scorsa settimana sui Chiefs. Indianapolis dal canto suo sembra aver compreso ciò che immediatamente dopo il ritiro di Luck sembrava pura e semplice eresia: con Brissett si può eccome arrivare ai playoff.
Dopo ogni vittoria di Green Bay il sempre sul pezzo esercito dei mugugnatori dell’Internet continuava ad interrogarsi su cosa non andasse in Aaron Rodgers quest’anno: dopo il 42 a 24 con cui i Packers hanno regolato i Raiders possiamo urlare una volta per tutti la risposta, ovvero un enfatico “niente”. Per farvi intendere le ragioni di tale preambolo mi limiterò a fornirvi dei numeri: Rodgers ieri ha lanciato solamente sei incompleti, connettendo 25 volte per 429 yards e cinque touchdown in una giornata nella quale è stato costretto ad indirizzare l’ovale ai vari Kumerow, Vitale e Lazard. Tale prestazione gli è valsa la distinzione di essere il primo quarterback nella rinomata storia dei Packers a concludere una partita con il perfetto passer rating di 158.3. Ah sì, tra le altre cose ha pure messo a segno un rushing touchdown: R-E-L-A-X.
Tornano a sorridere i Rams che contro degli impalpabili Falcons passano 37 a 10 in una partita che probabilmente verrà ricordata per il fatto che Matt Ryan sia stato costretto anzitempo agli spogliatoi: l’entità dell’infortunio non è ancora chiara ma considerando che il loro 2019 è irrimediabilmente compromesso non credo avranno intenzione di forzarne il recupero. Ritrova il sorriso Goff, autore di una buona prestazione priva di errori, anche se la difesa dei Falcons non è un banco di prova adeguato per dichiarare estinta la recente emergenza offensiva.
Sotto un sublime – nel senso romantico – diluvio San Francisco è riuscita a regolare pure i Washington Redskins mantenendo perfetto almeno per un’altra settimana il proprio record: il 9 a 0 – tre piazzati di Gould – con cui i ‘Niners sono riusciti a scamparla sui Redskins è stato logica conseguenza di una pioggia torrenziale che ha reso il gridiron quasi impraticabile.
Torna a vincere il nostro eroe Gardner Minshew che contro dei Bengals sempre più inetti ha condotto i suoi Jaguars ad un relativamente comodo 27 a 17: un’abbondante dose di Fournette – 29 portate per 131 yards – ed una buonissima prestazione del reparto difensivo hanno permesso a Jacksonville di controllare senza troppi patemi d’animo il flow della partita, costringendo di fatto gli avversari a crogiolare nella propria totale inettitudine.
Si portano sul 5-1 i Buffalo Bills che, soffrendo decisamente troppo, sono passati 31 a 21 su dei discreti Miami Dolphins: dopo aver concluso la prima metà di gioco sotto 14 a 9, Buffalo è salita in cattedra sfruttando alla perfezione due turnover generati dal magnifico Tre’Davious White raccogliendo altrettanti touchdown. Un rushing touchdown del sempre eroico Fitzpatrick aveva riportato Miami sotto di sole tre lunghezze, ma un bizzarro touchdown di Micah Hyde ha chiuso definitivamente le ostilità: ho usato consapevolmente l’aggettivo bizzarro poiché quante volte abbiamo assistito ad un touchdown su ritorno in situazione di onside kick?
Continua l’ottimo momento degli Arizona Cardinals che affidandosi a protagonisti inattesi sono riusciti a portare a casa la terza vittoria consecutiva passando 27 a 21 sui New York Giants: in una giornata in cui la pioggia ha pesantemente condizionato il passing game, Arizona si è affidata al fantastico Chase Edmonds – 150 yards totali e tre touchdown – e ad un reparto difensivo in grado di arrivare senza alcun problema al quarterback, come testimoniatoci dagli otto sacks totali, quattro dei quali messi a segno dal sempre spettacolare Chandler Jones. Fantastico il fatto che a chiudere i giochi ci abbia pensato uno strip sack del rientrante Patrick Peterson: non è che a questo punto possano seriamente iniziare a coltivare legittimi sogni di playoff?
Chiudiamo il nostro viaggio con l’ennesima imbarazzante sconfitta dei Chargers, battuti 23 a 20 dai Titans di un buonissimo Ryan Tannehill: l’ex quarterback dei Dolphins è stato in grado di muovere con buona efficienza le catene, ma a costare la partita a Los Angeles come sempre ci ha pensato un’impressionante sfilza di errori che ha trovato il proprio climax in un fumble sulla goal line di Melvin Gordon ad una manciata di secondi dal termine. Perdere così indubbiamente logora un morale per forza di cose già basso ed a questo punto, sul 2-5, la stagione dei Chargers sembra essere irrimediabilmente compromessa: Tennessee d’altro canto sembra girare infinitamente meglio con Tannehill under center e con un reparto difensivo ben sopra la media potrebbe in qualche modo competere fino all’ultimo per una Wild Card.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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Ho guardato gli highlights della partita dei Packers e il riassunto in 40 minuti della partita dei Patriots e mi sono chiesto con enorme rammarico, e anche molta rabbia, cosa potrebbe fare Wilson (io tifo Seattle) con il tempo che le O-line di Green Bay e New England danno a Rodgers e Brady. E’ vero che Aronne domenica era in trance e avrebbe lanciato un TD anche a me, ma in alcune azioni l’uomo di difesa più vicino era a 5 metri, e questo dopo 4-5 secondi!! Wilson deve fare i conti con una O-line senza LT titolare e che comunque sta rendendo molto al di sotto delle attese, che quest’anno per la O-line, strano a dirsi x Seattle, erano alte. Domenica contro i Ravens, nella maggior parte degli snaps, dopo 1-1,5 secondi i difensori di Harbaugh avevano già sfondato la linea e Wilson si vedeva costretto ad affrettare il lancio o scramblare per evitare la pressione. Quando hai uno dei migliori QB in circolazione ma lo costringi quasi sempre a fare le magie e gli straordinari per portare a casa la W, le ambizioni della tua squadra devono per forza essere ridimensionate. Che peccato..