Parlare di stagione disgraziata per quanto concerne Pittsburgh è persino riduttivo. La lunghissima estate calda, condita dal dramma dell’addio a Darryl Drake, è stata caratterizzata da annunci a sensazione, minacce di buyout, dispute contrattuali, scioperi e litigi interni alla locker room; nulla rispetto a quello accaduto successivamente.
L’infortunio a Roethlisberger è stato l’ultimo (anzi penultimo) tassello che la malasorte ha voluto inserire nel 2019 della Steeler Nation. Big Ben non è più un ragazzino si sa, e saltare un intero campionato per un problema così serio al gomito mette molti dubbi anche per il prosieguo della propria carriera, lasciando a lugno i Terrible Towel senza il proprio franchise man.
Se vogliamo però analizzare il campionato attuale, accantonando l’iniziale e shockante trasferta a Boston di Week 1, dove un club in assestamento, resettato e senza i registi offensivi che hanno dominato gli ultimi lustri, si è trovato al cospetto della perfezione fatta squadra, dobbiamo razionalmente affermare che Mike Tomlin, Randy Fichtner e Keith Butler non potevano chiedere di più ai superstiti del roster, la cui storica ferocia e aggressività difensiva, unita ad un egregio e vario gioco offensivo sono ancora presenti, nei propri limiti e con le possibilità attuali.
Dal field goal di Chris Boswell, prima realizzazione dopo ben 35 minuti di gioco nell’umiliante batosta primordiale, notiamo infatti come il memorabile orgoglio, che fa di questo team icona del football nonché tra i dominatori degli ultimi 15 anni, ha permesso di scendere in campo e giocarsela alla pari contro chiunque, già dalla successiva partita contro Seattle.
Ovviamente senza Big Ben cambia anche l’attitudine personale che ogni qb mette dietro al centro. In questo caso il settore tight end subisce dei drastici cambiamenti e i sostituti di Jesse James, McDonald e Vannett, stanno soffrendo probabilmente più di tutti la dipartita di uno smart eye amante in situazioni di difficoltà a scaricare lo slot sul breve, creando in carriera ottime alchimie con quasi tutti i possessori di tale ruolo o con i corridori nel backfield, anch’essi spesso utilizzati in ricezione.
Il subentrante Mason Rudolph, selezionato con il numero 76 da Oklahoma State nel 2018, figlio di un ex giocatore e fratello di Logan, DE dei fortissimi Clemson Tigers, ha dato il cambio al proprio mentore senza paura e protetto a dovere nelle quattro partite disputate, grazie alla leadership di Pouncey, Villanueva, Foster, DeCastro e Feiler, buono nello spot che fu di Marcus Gilbert, performando un ottimo 67% di completi, che vanno dal picco sui derelitti Bengals (86) al minimo di 52 contro i 49ers.
La ruota però è sembrata girare più di una volta dalla parte avversa a Pittsburgh.
Nella sfida di Santa Clara, quella con più rimpianti, il destino si è divertito a modificare gli eventi in più circostanze. La prima quando l’ovale, rimbalzato sul petto di Richie James Jr, finì nelle mani di TJ Watt. Uno shotgun snap andato male che ha virato le sorti della partita e di una stagione per riportare gli Steelers in the hunt. Il quinto takeway stagionale a 7 minuti dal termine e tre punti di vantaggio erano un bottino rassicurante, ma tre giochi più tardi il colpo ricevuto da James Conner restituiva il favore alla parte opposta! L’hit di Armstead verso l’halfback nemico ha riconsegnato a DeForest Buckner e San Francisco l’attacco sulle 24 yds di Pittsburgh, e un’altra mazzata (penalità a Mark Barron) ha aiutato Garoppolo e Dante Pettis a concludere un lungo drive in endzone, dando alla retroguardia Niners l’onore di mantenere il 24-20 conclusivo.
Trovarsi 0-3 anziché 1-2 in una Division al ribasso come la North fa tutta la differenza del mondo, anche perché a parte la debacle nel Massachusetts, i ragazzi di Tomlin non possono rimproverarsi nulla a nostro avviso.
L’addio di Bell sponda Jets, dopo aver saltato l’intero 2018, e quello di Brown, oggi ex giocatore e sul quale ci vorrebbero 10 articoli per descriverne l’ultimo anno agonistico e non, avevano perciò spostato tutta l’inerzia tecnico/tattica sulle spallone del regista futuro Hall of Famer. Ripiegare dunque di colpo su un giovane al secondo anno e lasciare l’offensive zone senza un Big Three performante al top e garanzia da competitor annuale è una batosta che da altre parte avrebbe significato tanking e trade!
Dal suo ingresso invece, il ragazzo ha tenuto botta mantenendo dignitosamente il reparto e garantendo ai suoi solidali statistiche onorevoli, a parte il già citato Conner, decoroso in ricezione ma la cui partenza a rilento su corsa ha influito nelle medie di squadra, vertiginosamente tra le peggiori per rushing yards. James Washington al secondo anno e Diontae Johnson al primo sono divenuti infatti i secondi violini alle spalle di JuJu Smith-Schuster tra i wr, togliendo minuti al veterano Moncrief.
La mentalità vincente in NFL non implica per forza di cose portare a casa le W ed arrivare a fine corsa ma anche ottenere un’attitudine psicologica e mentale sufficienti per sopperire ad eventi nefasti. Da queste parti l’eccessiva e prematura personalità dei vari Mayfield o Beckham Jr viene accettata solo se funzionale ad un progetto comune e susseguente a dimostrazioni di responsabilità e sangue freddo: piccole cose che differenziano un team da prendere come esempio da uno in constante instabilità tecnica/tattica/mediatica! Per questo le dichiarazioni di Ramon Foster sul giovane collega da salvaguardare (“abbiamo perso un 16-year quarterback ma non la speranza”) erano sembrate un punto di partenza e una nuova sfida per gli uomini di Tomlin.
Anche la retroguardia, costretta in campo più di ogni altro team (36 minuti anziché i 29.30 del 2018), viene promossa dai nostri giudizi e sia il front seven che le secondarie sopravvivono più che possono a tutte le varianti e cambiamenti annuali, che logicamente stanno spostando gli equilibri in negativo, oltre che negli orizzonti offensivi, pure in quelli difensivi; le vecchie statistiche sono ovviamente la luna rispetto alle attuali. Bush sta però confermando le attese del Draft, quando venne chiamato al numero 10, e insieme a Barron è una macchina da tackle; con Dupree, Stephon Tuitt, Watt e Javon Hargrave formano un nucleo dinamico da far crescere al fianco di un veterano ormai di spessore come Cameron Heyward! Giovane anche il reparto secondarie, con Terrell Edmunds in miglioramento dopo l’anno da rookie, Mike Hilton da nickel cornerback e Steve Nelson, spot e copertura nel lato destro, opposto all’unico uomo d’esperienza Joe Haden, confermatosi dopo gli anni bui a Cleveland.
Al peggio non c’è mai fine e quel che avvenuto in week 5 contro i rivali di sempre ha quasi dell’incredibile. Chi soffre (in positivo) per tifare e guardare i match dei Ravens, come lo scrivente, aggiunge un altro tassello di pathos e ansia nella sfida vinta da Baltimore in overtime! Il colpo tremendo incassato da Rudolph per mano di Earl Thomas è stato terribile per gli occhi e vedere il ragazzo giacente a terra privo di sensi e con gli arti bloccati ha fatto pensare al dramma. Per fortuna il concussion protocol ha scongiurato il peggio ma in pratica, fino a quando (?) il giovane non sarà in grado di rientrare nell’inside field, le speranze di vittoria per i nero oro sono ridotte al lumicino!
Il rookie Devlin Hodges traghetterà la barca fino a non si sa dove, ma sopportare in 5 giornate le assenze prima del qb di lungo corso e poi del suo backup, inseritosi al meglio nel playcalling, è troppo per chiunque. In lista infortuni fra l’altro sono presenti pure James Washington (spalla), Jaylen Samuel, riserva rb out per un mese anch’egli dopo la sfida ai Ravens e Mark Barron (harmstring), giocatori fondamentali per creare qualcosa di futuristico.
Chi sarebbe stato in grado di vincere in trasferta contro una pretendente al titolo AFC in queste condizioni? Ebbene un dominio a 360° della difesa è riuscito ad asfissiare e limitare la produzione offensiva di Rivers e i Chargers, costringendoli a soccombere grazie ad una prestazione corale. Oltre ai soliti Bush, Dupree, Joe Haden implacabile su Keenan Allen e TJ Watt terrorizzante per il quarterback avversario, hanno fatto la differenza anche coprotagonisti come Anthony Chickillo, Cameron Sutton e il veterano Tyson Alualu. Il tabellino finale in equilibrio è dovuto solamente ad un sanguinoso intercetto a 10 minuti dal termine di Hodges, che ha rinvigorito i rivali; per il resto la matricola, a parte un errore dietro al centro sulla linea di touchdown, si è rivelato calmo e paziente nel gestire piccole porzioni di iardaggio (6.6 di media per 132), lasciando a Conner le luci della ribalta, specialmente in ricezione (quasi 120 yd combinate)!
Tanto per cambiare anche lui è stato pizzicato al quadricipite da un infortunio, e con Samuel out è toccato all’altro debuttante da Kentucky Benny Snell Jr firmare l’ennesima bella storia di questa emergenza stagionale continua, performando 75 yard su corsa e 14 su lancio. La cartolina della stagione di Pittsburgh, cioè estrarre dal cilindro un coniglio ad ogni imprevisto, è il volto felice di Devlin intervistato da CBS dopo la prima vittoria in carriera!
Eh si che dubbi e perplessità sul sacrificio per arrivare a Minkah Fitzpatrick, nello smottamento di Miami, sono usciti fuori, all’indomani dello stop a Big Ben. La safety al secondo anno ha classe e si è subito messo in mostra al debutto, intercettando Garoppolo verso Pettis e costringendo al fumble Raheem Mostert, poi ricoperto da Bush, ma una prima, quarta e quinta pick 2020, più due del 2021, barattate nella trade del 16 settembre, significano aver limitato la possibilità di scegliere al prossimo Draft di aprile un quarterback per sostituire Roethlisberger. Se ciò è avvenuto, evidentemente più che la fiducia su un recupero al top di Ben, fra l’altro possibile, sono la stima e le aspettative verso Rudolph ad essere alte per gli Steelers.
Il 2-4 in classifica per come avvenuto è assolutamente onorevole ma forse un fardello troppo alto per essere recuperato, alla luce della disamina fatta finora, e cioè che una preseason passata ad aspettare le scelte di Bell e Brown ha provocato malumori generali, l’inizio di Conner non è andato come previsto, gli infortuni di entrambi i registi e gli acciacchi attuali di altri profili importanti stanno chiudendo possibilità di ripresa, provocando cedimenti strutturali anche in altri settori ed infine un po’ di cattiva sorte che ha messo lo zampino nei match finiti al fotofinish negativamente.
Per questo ci auguriamo che Mason si riprenda al meglio e possa concludere degnamente questo campionato, continuando a costruire insieme all’ossatura giovane di Pittsburgh qualcosa per gli anni a venire, mantenendo saldo ciò che nemmeno la sfortuna può togliere da queste parti: un orgoglio fuori dal comune!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.