Come avrete avuto modo di intuire dal pigrissimo titolo, metà della nostra meritata stagione NFL è ufficialmente storia del passato e, dopo sette o otto partite, le classifiche stanno iniziando ad assumere una forma ben precisa in grado di dipingerci esaurientemente lo stato di salute di ognuna delle trentadue squadre: ciò che vorrei notaste immediatamente è quanto intricata sia la questione in una NFC decisamente più competitiva della sorella AFC.
Vediamo insieme cos’è successo in quest’ultima domenica.
Ci si attendeva una partita combattuta e convulsa che da molti era stata definita come il più autentico banco di prova di questa, per il momento, fantastica stagione dei San Francisco 49ers: i ragazzi di coach Shanahan hanno sfoderato la miglior prestazione dell’anno infliggendo la prima sconfitta in carriera a Kyle Allen annientando i suoi Panthers con un perentorio 51 a 13. Il buon inizio dei 49ers – primo drive concluso con un touchdown del neo-arrivato Sanders – è stato parzialmente messo in ombra da un intercetto di Garoppolo da parte di Kuechly ma, dopo che Carolina è riuscita a ricavare solamente tre punti da tale gaffe, a prendersi le luci dei metaforici riflettori ci ha pensato uno scatenato Tevin Coleman in grado di trovare la end zone in ben tre occasioni grazie prima ad una cavalcata da 19 yards, poi una da 48 ed infine un pregevole touchdown su ricezione da 10 yards: questo tris ha fatto sì che a metà partita il box score recitasse 27 a 3 San Francisco. Un safety seguito dall’inevitabile touchdown di McCaffrey con annessa conversione da due punti sembrava essere tutto ciò di cui Carolina aveva bisogno per rientrare in partita ma col senno di poi possiamo tranquillamente dire che altro non era che un fuoco fatuo: un end around di Deebo Samuel ha aggiunto altri sette punti all’improvvisamente non più troppo confortevole vantaggio di San Francisco, mentre qualche drive dopo – in seguito ad un intercetto di Allen – Coleman ha calato il poker con il quarto ed ultimo viaggio in end zone della sua prodigiosa giornata. Un piazzato ed un touchdown in garbage time di Moster – pregevole corsa da 41 yards – hanno fissato il punteggio sul 51 a 13 finale. Ancora una volta prodigiosa prova del reparto difensivo dei ‘Niners, guidato da un Bosa a questo punto inscrivibile pure nella corsa al Defensive Player of the Year: il fratellino del defensive end dei Chargers è stato in grado di raccogliere 3.0 sacks e si è quasi tolto lo sfizio di mettere a segno una pick six dopo aver letto alla perfezione uno screen di Carolina.
In caso non lo aveste ancora capito, San Francisco non è sul 7-0 per caso: legit as fuck.
Trecentesima vittoria da head coach per Bill Belichick che contro dei confusionari Browns ha visto il record della propria squadra rimanere ancora immacolato: a determinare il 27 a 13 finale ci ha pensato un inizio da incubo del reparto offensivo di Cleveland capace di commettere tre turnover in altrettanti snaps. Dopo un punt di New England, infatti, Chubb ha perso il controllo dell’ovale permettendo al reattivo Hightower di trovare gloria personale riportandolo in end zone per l’ennesimo touchdown di questo magnifico reparto difensivo: qualche minuto dopo, sempre Chubb, al termine di una corsa da quasi 50 yards ha replicato la gaffe venendo privato del pallone da uno stupendo tackle di Jones e, dulcis in fundo, dopo che la difesa era stata in grado di limitare i danni costringendo New England al punt ecco arrivare l’immancabile intercetto di Mayfield che a seguito di un goffo shovel pass ha trovato le mani dell’incredulo Lawrence Guy, dando così a Brady una comoda opportunità in red zone sfruttata a dovere tramite un touchdown di Edelman. Sotto 17 a 0 al termine dei primi quindici minuti di gioco Cleveland non è più stata in grado di ricolmare il gap creatosi e, nonostante un touchdown di Harris sembrava aver riaperto le ostilità, New England non ha avuto problemi a gestire l’importante vantaggio portandosi dunque a casa l’ottavo successo stagionale.
Tornano finalmente a vincere i Philadelphia Eagles che in una partita pesantemente condizionata dal forte vento ha avuto la meglio sui Buffalo Bills: 31 a 13 il punteggio finale. A permettere a Philly di rialzare la testa ci ha pensato un running game in grado di muovere le catene senza troppi problemi tramite 218 brillantissime rushing yards: ottima prestazione del rookie Miles Sanders che toccando il pallone solamente sei volte ha raccolto 118 yards la cui metà è provenuta da un pregevolissimo touchdown da 65 yards.
Vittoria importante pure quella dei Rams, passati 24 a 10 sugli impalpabili Bengals a Londra: il protagonista indiscusso della giornata è stato senza dubbio l’ottimo Cooper Kupp che con sette ricezioni ha raccolto la bellezza di 220 yards ed un touchdown.
Soffrendo forse un po’ troppo i Seattle Seahawks hanno ritrovato la retta via imponendosi 27 a 20 su dei sorprendentemente buoni Atlanta Falcons: a decidere la contesa ci ha pensato una brillantissima prima metà di Wilson e compagni chiusa sul 24 a 0 grazie ad un paio di touchdown del titanico Metcalf ed il classico rushing touchdown di Carson. A nulla sono servite le 460 yards lanciate da Schaub, in quanto la sveglia pure in quest’occasione è suonata decisamente troppo tardi per Atlanta: con una sola vittoria nelle prime otto giornate possiamo tranquillamente dire che il loro 2019 sia da considerare definitivamente come anno buttato.
Cambia il quarterback, cambia il running back ma il risultato finale rimane sempre lo stesso: il ritorno under center di Brees è coinciso con la sesta vittoria consecutiva di New Orleans che, controllando il ritmo del gioco dal kickoff al fischio finale, è passata senza alcun problema sugli Arizona Cardinals con un roboante 31 a 9. Le 373 yards lanciate dal futuro Hall of Famer – alle quali vanno aggiunti pure tre touchdown – sono state magnificamente coadiuvate da un’altra ottima prestazione di un Latavius Murray da 157 yards e due TD: facile dunque capire come New Orleans sia riuscita a tenere il possesso per quasi 38 minuti di gioco.
A quanto pare tutto ciò di cui i Titans avevano bisogno per ritrovare la via del successo era un cambio di quarterback… oltre che all’oramai noto mix di sfortuna ed incompetenza dei Tampa Bay Buccaneers: la seconda partita da titolare di Tannehill è coincisa con il secondo successo consecutivo, un 27 a 23 al quale Winston e compagni penseranno a lungo, molto a lungo. Con Tennessee sopra di quattro lunghezze nelle battute finali, infatti, quello che avrebbe dovuto essere il field goal del più sette si è trasformato in un goffo tentativo di corsa dell’holder – nonché punter – Kern, prontamente contrastato da White: piuttosto prevedibilmente, il controllo del pallone è stato perso e prontamente guadagnato da Adams di Tampa Bay che senza alcuna esitazione lo ha riportato nella end zone avversaria per il touchdown del momentaneo +2… salvo che gli arbitri avevano già inspiegabilmente dichiarato l’azione morta dando fiato troppo precocemente ai loro fischietti. Tutto ciò che mi sento di dire è che per quanto a volte sia l’inettitudine a costar loro le partite, Tampa Bay è indubbiamente una delle squadre più iellate della lega.
Tornano al successo i Los Angeles Chargers che aiutati dagli spettri che sembrano aleggiare sopra Soldier Field strappano un soffertissimo 17 a 16 a spese dei Chicago Bears: a costare la partita a Chicago ci ha pensato l’imprecisione di Piñeiro che dopo aver fallito un relativamente comodo piazzato da 33 yards nel primo quarto, ha replicato il proprio errore spedendo troppo a sinistra quello che sarebbe stato il field goal della vittoria da 41 yards. Nonostante tutte le promesse di cui abbiamo profusamente parlato in offseason, al momento Chicago occupa l’ultima posizione in una iper competitiva NFC North…
… in quanto dopo varie settimane di beffe e torti arbitrali hanno ritrovato la vittoria pure i Detroit Lions, passati 31 a 26 sui New York Giants nonostante i quattro i touchdown lanciati dal rookie Daniel Jones: contro una difesa sicuramente rivedibile Stafford ha avuto modo di sfruttare il proprio buonissimo stato di forma lanciando per 342 yards e tre TD, due dei quali ricevuti da Golladay. A condannare New York alla sconfitta ci hanno principalmente pensato due turnover of downs nell’ultimo periodo di gioco: il touchdown che ha riportato i G-Men sotto di un solo possesso è infatti arrivato decisamente troppo tardi.
Vince ancora Gardner Minshew, vincono ancora i Jacksonville Jaguars: contro dei Jets totalmente nulli in attacco per la maggior parte della contesa, il baffuto quarterback dei Jags ha messo insieme quella che a mio avviso è la sua miglior prestazione della carriera conducendo i compagni ad un relativamente agevole 29 a 15 finale grazie a 279 yards e tre TD. Preoccupante la prestazione di Darnold che contro una buona – non più eccellente – difesa ha sparacchiato ben tre intercetti: quell’esplosione contro i Cowboys come ve la spiegate?
Trascinati da un fantastico Watson, gli Houston Texans hanno raccolto il quinto successo stagionale battendo 27 a 24 dei buonissimi Oakland Raiders: nonostante le gesta eroiche di Watson e la vittoria, la stagione di Houston sembra destinata a complicarsi in quanto un infortunio al pettorale costringerà J.J. Watt ai box per tutto il resto della stagione. A decidere una partita decisamente equilibrata ci ha pensato una magia del numero quattro che dopo aver evaso due tentativi di sack e soprattutto aver combattuto il lancinante dolore provocato da un involontario calcio nell’occhio, ha pescato Fells libero in end zone per il suo terzo touchdown della giornata, nonché quello del definitivo 27 a 24.
Dopo una partita incredibilmente convulsa e chiusa, a portare a casa la vittoria ci hanno pensato ancora una volta i Colts, passati 15 a 13 sui Denver Broncos: come avrete dedotto dal punteggio finale questa è stata una vera e propria guerra di trincea decisa da una magia di Brissett che, dopo essere sfuggito a quello che sarebbe stato il safety che avrebbe chiuso ogni velleità di rimonta, ha pescato Hilton sulla sideline per una ricezione da 35 yards fondamentale per mettere il veteranissimo Adam Vinatieri in condizione di vincerla con un piazzato da 50 yards. Comprensibile la frustrazione del solitamente calmo Flacco che nel post-partita è sbottato in conferenza stampa accusando – a ragione – il proprio coaching staff di un essere troppo conservativo e, soprattutto, di giocare per non perdere, non per vincere.
Concludiamo la nostra rassegna settimanale con il convincente successo dei Green Bay Packers, passati 31 a 24 su dei combattivi – nonostante l’assenza di Mahomes – Kansas City Chiefs: a deciderla ci ha pensato la brillantezza individuale di Aaron Rodgers e di Aaron Jones. Il primo, nonostante un receiving corp da CFL, ha abbattuto il muro delle 300 yards lanciando pure tre touchdown, due dei quali ricevuti dal proprio running back che, ricevitore numero uno per necessità, ha ricevuto sette palloni per 159 fondamentali yards. Sul 7-1 Green Bay non sembra aver intenzione di fermare la propria sinfonia di distruzione a breve e con un Rodgers del genere può iniziare seriamente a coltivare più che legittime aspirazioni di Super Bowl.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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Caro Mattia, leggo e rileggo la rubrica, come sempre con grande interesse, ma non trovo nulla sui Vikings…..eppur mi pare abbiano giocato… mi son perso l’articolo corretto?
Ciao Ale! I Vikings hanno giocato giovedì notte: in questo articolo copro “solo” quanto successo la domenica.
Ciao Mattia, speravo comunque di poter leggere un tuo commento anche se il Thursday night non era di primissimo livello…
a parte questo complimenti per la rubrica che seguo sempre!
skol!