Sfiorare l’accesso al Super Bowl, dopo aver superato ostacoli insormontabili, primo fra cui l’indifferenza e la diffidenza generale, ha rappresentato un vero e proprio highlight per i Jaguars di appena un anno e mezzo fa! La “democrazia” dell’American Football Conference, ma ancor di più della South, nel premettere periodicamente la nascita di nuove contender da spingere fino in Divisional Round, aveva infatti concesso il privilegio alla giovane franchigia della Florida di pervenire a tale livello, superarlo e arrendersi alle conte coi divini e irraggiungibili Patriots! Aggiungiamo per rimarcare al massimo l’eccellenza di tale risultato, che gli uomini di Doug Marrone si erano spinti così lontano dopo ben 10 anni di distanza dall’ultima apparizione alla postseason.
Battere Texans e Colts due volte, Ravens, Chargers, Browns e Bengals, cioè team all’epoca derelitte in classifica o con record difficoltosamente limitrofi al 50%, è in pratica quello che avviene sovente in AFC e che basta per le squadre di seconda fascia ad arrivare ai playoff, a differenza dei colleghi NFC, che per proseguire fino al win or go home devono superare una vera e propria “giungla d’asfalto”!
Due stagioni più tardi è tutto cambiato da queste parti, sostanziali modifiche offensive sono avvenute in cabina di regia, fra l’altro mai un mantra negli schemi di gioco del capo allenatore qui, e il torneo appena concluso in modo disgraziato, ha probabilmente contribuito a togliere la sicurezza di una volta, pure tra i terribili difensori a roster; in più questo start è iniziato nel peggior modo possibile, con l’istantaneo infortunio a Nick Foles, acquisto di spicco, MVP del Super Bowl lambito e profilo adatto a sostituire il vecchio quarterback cresciuto in casa, mai convincente!
Premessa sufficiente quella dell’annata 2017/18 per stemperare gli animi e i facili entusiasmi, ma anche per capire che risalire la china è possibile se gli accorgimenti giusti, specialmente dietro al centro, possano restituire slancio agli attori offensivi, rimasti con le polveri bagnate nel campionato antecedente questo. Oltre ai Jaguars, il discorso va ampliato ai penultimi Bills, Titans, Dolphins, Raiders e la stessa Cincinnati, attori non protagonisti e solamente comparse ai playoff, ognuna delle quali con carenze importanti in rosa e senza avere perciò nessuna speranza di arrivare fino in fondo. Ragionamento un po’ diverso per Indianapolis e Houston, che una volta sistemati gli acciacchi, avrebbero potuto dire la loro.
Se è infatti vero che l’attacco vende biglietti ma la difesa fa vincere trofei è altresì realtà acclamata che una situazione offensiva senza mordente, individualità e assenza di personalità e leadership da parte del proprio regista, non porterà mai a compimento l’opera, togliendo a tutto il roster e al direttivo in sideline la fiducia e la sicurezza nel chiamare schemi, in entrambe le fasi del gioco.
D’altronde quel che ha caratterizzato la big season è stata una O-zone disciplinata, limitando Bortles a compiere il minimo sindacale, in particolare sui deep throwing (24 intercetti gli ultimi due tornei), lasciandolo lanciare non più di 230 yard per game con la miseria di 7 di media a passaggio, muovendo però al massimo la catena grazie all’ottimo lavoro del prodigioso Leonard Fournette e dell’affidabile veterano backup Chris Ivory, capaci di performare 2000 iarde combinate, sia nelle rushing che receiving performance. Fondamentale questo aspetto che spinse i ragazzi di Hackett a mantenere lo scettro del gioco al top di lega, divenendo il quinto team per possesso ovale. Ciò che, fatalità, non è successo nello scorso campionato e nelle tre partite iniziali di quello corrente, coi Jags a scendere mestamente posizioni da questa particolare – ma fondamentale – classifica!
Se una linea offensiva martoriata dagli infortuni allo stesso modo del predestinato runninback erano la giustificazione per tale debacle l’ultimo torneo, quest’oggi il problema si racchiude forse nell’assestamento dovuto alla precoce dipartita di Foles, un secondo dopo aver lanciato il touchdown per Clark agli albori della week 1. Basilare per ogni team forte in copertura poter usufruire di tempo a disposizione per recuperare fiato e idee, specialmente se i prospetti in questione fisicamente sono insuperabili sia nel front seven che in secondaria.
Ad approfittare di ciò infatti una serie di funambolici difensori, divenuti nel tempo delle vere e proprie icone e alla fine dell’anno quasi gli unici trionfatori di quella favolosa stagione. Una retroguardia indimenticabile con elementi tra i più forti nel proprio ruolo che difficilmente rivedremo nuovamente in un’altra compagine tutti assieme. Parliamo di Calais Campbell, Malik Johnson (ora agli Eagles), Marcell Dareus ed il sottovalutato Yannick Ngakoue, ai quali aggiungere Dante Fowler (oggi ai Rams) e Taven Bryan. Una linea di una profondità inaudita; così come il moderno linebacker Telvin Smith (in pausa NFL), l’abilissimo Myles Jack e la super coppia di CB Jalen Ramsey e A.J. Bouye. Se pensiamo che a gran parte di essi da Kentucky è stato addizionato un altro top prospect che dovrebbe fare breccia come il LB Josh Allen, le possibilità di tornare a dominare ci sono eccome!
La confusione del torneo susseguente, la catena a muoversi con maggiore difficoltà e il tempo di possesso a diminuire drammaticamente, spinse Marrone a panchinare Bortles, non prima che Jacksonville cadde in disgrazia a seguito dei 35 punti per game subiti contro Dallas, Kansas City e Philadelphia, loro sì attacchi fulminei e stracolmi di idee, che provocarono una striscia inimmaginabile di sconfitte, che ha riportato tuttora il club nel pianeta terra e l’incantesimo a concludersi mestamente.
Come nelle più belle favole – di cui la storia NFL è stracolma – un giovane 23enne dal look rock star seventies e occhio smart, che farebbe felice il Paul Thomas Anderson di “Boogie Nights”, sembra aver riportato appeal nel club di Shahid Kahn. La Minshew Mania si sta infatti diffondendo un po’ ovunque e il viso da simpatica canaglia di Gardner lo troviamo dappertutto, nei blog e su maglie iconografiche, con vere dimostrazioni d’affetto a Washington State, suo college di provenienza, nonché in presunte richieste per film più o meno pudici, ma anche nei resoconti Cbs, Fox o Espn, dato che la 178ma scelta del sesto giro al Draft sta performando numeri più che dignitosi, come quelli messi in atto nella convincente vittoria divisionale su Tennessee al TIAA Bank Field casalingo.
Marrone si è detto entusiasta del suo match, definito come la vera prova del nove per assaggiare le qualità del ragazzo, visto che il brusco start di week 1, successivo alla rottura della clavicola sinistra di Foles, e il secondo al cospetto dei feroci Texans, non gli hanno dato modo di esibirsi a dovere.
Forse non è ben chiaro a tutti quanto sia difficile per un rookie qb vedersi catapultato in un palcoscenico così tecnicamente e tatticamente elevato e la cui ferocia può spazzarti via da un momento all’altro, specialmente sostituendo di colpo il nuovo big player che dovrebbe risollevare un intero club in depressione; ancor di più per un prospetto senza attrazione e richiamo dal college di provenienza, rispetto magari ai Luck, Smith e Manziel del passato, al Murray di adesso e in futuro, chissà, a Tua Tagovailoa o i vari Jalen Hurts e Justin Fields, già miti precoci. Come saprete non tutti i nomi appena accennati si sono erti a franchise man, difettando chi in freddezza e chi in capacità, mentre altri non hanno semplicemente retto l’urto della pressione, sia qualitativa che mediatica.
E’ qui che Minshew sembra trovarsi a suo agio, rispettando da un lato le consegne dall’alto, coinvolgendo il backfield e rischiando il minimo, dall’altro non disdegnando di uscire dalla tasca prendendosi le proprie responsabilità ed infine, come accennato, non è assolutamente a disagio davanti alle tv mondiali, e il suo volto da ragazzaccio della porta accanto è ormai una figura ante litteram! Parlando di football non va nemmeno sottovalutato quel che è riuscito a realizzare al cospetto della difesa Titans, completando 20 passaggi su 30, due Td e un passer rating di 108.2, mentre totalmente ha ottenuto 65 su 88 per 700 scarse yard, 5 mete, un intercetto e 110.6 P.R., pareggiando il record a casacca Jags con tre consecutivi match a minimo 200 passing yd e rating a 95.0! E’ inoltre l’unico rookie nella storia della franchigia a lanciarne almeno 200 in ognuna delle prime tre partite disputate, nonché il solo della Super Bowl Era con minimo 30 tentativi ad avere la più alta percentuale di completi e pass efficiency nelle tre gare d’esordio.
La sua enorme personalità, nascosta da un sorriso accattivante, non gli ha impedito di fare i complimenti a John “Flip” DeFilippo, guru offensivo subentrato ad Hackett, e al quale si chiede di rivitalizzare un attacco pigro e asfittico, mantenendo ovviamente Todd Wash a disegnare schemi per la difesa. A maggio ha siglato il rookie contract e il 4/year deal da 2,72M ne include 191.000 sia da signing bonus che garantiti, con un salario annuale di quasi 680.000 (495.000 più incentivi nel 2019)!
Sbalordisce l’intesa con DJ Clark, grazie anche alla quale il 22enne è divenuto il più giovane di tutti i tempi nel club a taggare un numero superiore di 250 yard nelle tre settimane iniziali. Una combo del genere è manna dal cielo per Marrone, che d’un tratto potrebbe trovarsi nelle mani un play calling flessibile come mai avuto, sperando migliorie nel reparto tight end, con O’Shaughnessy e Geoff Swaim ancora poco integrati, contando però sempre su Leonard Fournette come arma principale, ma non più l’unica a disposizione, visto che anche Chris Conley, dopo la gavetta ai Chiefs, pare finalmente pronto ad essere protagonista!
Vedremo come si svilupperà la stagione; l’idea chiara e di base è che Minshew stia sì dando hype a dismisura a Jacksonville, ma l’augurio di tutti è che il grave infortunio a Nick Foles (tutt’oggi indefinito il suo ritorno) venga superato quanto prima, riportando così un giocatore di tal calibro al timone delle trame offensive.
Intanto però il clima sembra tornato verso la serenità di un tempo e la linea offensiva, le retroguardie e gli special team danno l’impressione anch’essi di averne usufruito, realizzando prestazioni top nelle ultime due uscite, totalizzando ben 9 sack senza subirne contro i Titans.
Così come il Jalen Ramsey-drama appare rientrato nei ranghi, col proprietario Shad Khan a decantarne le lodi e lui stesso a declinare il discorso trade, concentrandosi bensì sul ritrovato feeling dell’intero roster.
Idem Calais Campbell, capitano portentoso e determinante per leadership, che insieme ad AJ Bouye si è detto felice di questa nuova atmosfera e di un team che ha ricominciato a girare in ogni spot, avvertendo inoltre i prossimi avversari che “Sacksonville” è tornata!
E’ bastata dunque una scintilla da Washington State a riaccendere la speranza per i Jaguars? Non ci resta che attendere e la sfida ai Broncos, loro quasi all’ultima spiaggia, sarà a nostro avviso la prova definitiva per capire le ambizioni future in questa parte di Florida!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Probabile che quella della Florida non sia l’unica panchina dove si nascondono tesori. Per esempio Cam Newton potrebbe cercarsi con calma un’altra squadra dove fare l’istrione lasciando all’ennesimo Allen (ma quanti sono in NFL? 100?) la casacca da titolare vincente.