Pardon my take. Si, perdonate l’opinione.
Ci vuole coraggio ad esprimerne una, o semplicemente ad averne di proprie.
No, niente di troppo serio: la leggerezza è l’ancora di salvezza nelle sfide quotidiane, tocchiamo argomenti futili, galleggiamo sulla serietà dilagante ed ostentata, parliamo sorridendo.
Il fantasy football sembra essere nato per questo: contraltare al gioco reale da cui discende, talvolta troppo asfissiante ed asfissiato, claustrofobico, flagellato da statistiche, –gate vari, dispute contrattuali, drammi psicotici che non fosse per le stelle e strisce di cui colorano potremmo confonderli con quelli nostrani figli del dio del calcio.
Pardon my take, nuovamente, enfatizzando il my. Perchè d’accordo è un gioco ma chi si espone ha l’obbligo di abbracciare quel sano principio che è l’accountability, il dover rendere conto a chi ascolta, a chi legge, a chi sostanzialmente segue.
Chi far giocare, chi far sedere in panchina. Dilemma amletico.
Il fantasy football – come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine a luglio- è una grande industria, dove ogni advisor, analista o esperto che sia, si crede migliore di quello che lo ha anticipato. Sapendo, ma non accettando, di essere peggiore di quello che lo seguirà. Ci sono quelli riconosciuti, mainstream di casa a NFL Network, Yahoo, ESPN per citarne alcuni, punta di un iceberg che si compone e vive di migliaia – veramente migliaia- di altri più di nicchia – non di minchia– che cercano di vendere il loro prodotto, la loro draft solution.
Nemmeno fosse una scienza certa. Infatti, nemmeno le assomiglia.
Questo è il punto di partenza fondamentale: è una roulette. Statisticamente potresti avvicinarti al numero in procinto di uscire, indovinarne il colore. Ma c’è sempre il verde: tra il rosso ed il nero c’è l’incognita.
L’esempio calza alla perfezione, tanto più se i numeri sono uomini, comuni mortali travestiti da supereroi che sfidano, comunque, la stessa dose di incertezza e ineluttabilità con cui tutti noi ci confrontiamo giornalmente.
Non dimentichiamo il sottofondo, zen, ricerca di leggerezza.
Sei le posizioni fondamentali: quarterback, runningback, widereceiver, tightend, defense, kicker. Si c’è anche il flex e della sua importanza ne ho già parlato in quell’articolo di cui ho scritto prima. Disponibile per un ripasso.
Più che uno start & sit, un’analisi posizionale. Tanto nel bene quanto nel male: consigliati titolari e suggeriti panchinari.
Quarterbacks
La prima giornata è un’incognita, un grosso punto di domanda, una variabile statistica con un enorme margine d’errore.
Se vi suggerissi Patrick Mahomes – Kansas City Chiefs– MVP della scorsa stagione di scena nell’opening a Jacksonville interrompereste subito la lettura. Vi darei ragione: sai che consiglio, chi non lo schiererebbe titolare?
Gli starters selezionati sono Deshaun Watson, Carson Wentz e Lamar Jackson.
Il quarterback di Houston, dopo le ultime grandi manovre di mercato, si ritrova con una linea offensiva potenziata dall’arrivo di Laremy Tunsil da Miami, un backfield profondo con due cavalli di media fascia – Duke Johnson e Carlos Hyde– e talento in abbondanza nel comparto ricevitori: Hopkins, Fuller, Coutee, Stills. La sfida con New Orleans lascia traspirare lo stesso profumo antico di quel grande show che è stato il capolavoro sportivo della sfida con Seattle nel 2017.
Carson, re di Philadelphia, separato alla nascita dal principe Harry torna a calcare il campo dopo un 2018 in chiaro scuro, annoiato da un fisico fin troppo fragile. La sfida con Washington può essere un buon punto di partenza nella stagione del comeback.
Corri, Lamar, corri senza incespicare sui dubbi lasciati al tuo passaggio: più runningback o quarterback? La sfida con quel che resta del roster di Miami ingolosisce il fantacoach: saranno punti. Che arrivino da corse o da lanci poco importa.
Rimandati per la week 1 quel simpaticone di Cam Newton chiamato ad una sfida difficilissima con i vicecampioni losangelini meglio noti come Rams, Kyler Murray – primo start da titolare, really emotional- che affronterà una mediocre difesa dei Lions pur sempre migliore della propria linea offensiva e, rullo di tamburi, Aaron Rodgers.
Dal brusio di fondo intuisco di aver toccato un tasto dolente: ARod dovrebbe partire sempre titolare, pienamente d’accordo. Ma l’opening con Chicago – difesa dei Bears mostruosa- lasciano presagire un match difficile per quello che è uno dei migliori signal caller di sempre.
Running Backs
Elliott è stato pagato – 90 milioni, 6 anni- e non ha nemmeno un filo di ruggine addosso: la sfida con i sgangherati Giants è da gustare. Da quel poco che abbiamo potuto vedere in preseason il rookie di Chicago, David Montgomery rischia di essere il miglior prospetto uscito dal college dall’arrivo di Kareem Hunt. La difesa dei Packers non è insormontabile, anzi, Pro Football Focus la posizione nel gruppo delle seconde sedici. Niente di più lontano dall’elite. Dopo un anno di holdout torna Le’Veon Bell accompagnato dall’eco di hype costruito su misura durante la offseason e si appresta a far ricredere gli scettici già dalla prima sfida con Buffalo.
Kamara, dovrebbe essere titolare fisso, ma il front seven di Houston – anche orfano di Clowney– pare essere ancora troppo solido per consentire grandi numeri. Josh Jacobs da Oakland è un rookie promettente ma come prima prova si troverà ad affrontare la pass rush di Denver, not the easiest in town. Rimandato anche Christian McCaffrey pronto a saggiare le braccia di Aaron Donald.
Wide Receivers
Partendo dall’assunto che Texans @Saints rischia di essere un match estremamente gradevole, DeAndre Hopkins e Michael Thomas hanno la possibilità di mettere a referto buone prestazioni e piacevoli numeri. La difesa di Atlanta non è una delle migliori della lega, anzi. I vari ranking posizionano la compagine difensiva dei Falcons agli ultimi posti davanti ad Oakland, Tampa Bay e San Francisco. La sfida con Minnesota potrebbe essere la risposta all’eterno quesito: sono gli attacchi o le difese a decidere le partite? Pertanto Cousins non rientri nelle grazie dello scrivente, Diggs titolare senza pensarci troppo.
Le sfide tra New England e Pittsburgh hanno lo stesso pathos di un derby d’Italia. E’ un po’ come un Inter-Juve. Un po’, senza esagerare.
La convinzione che JuJu Smith Schuster sorpasserà i numeri di AB è inattaccabile. Ma ciò accadrà dopo la sfida con i Patriots: coach B. ha già predisposto le briglie.
Da fermare ai box, T.Y. Hilton – difficile la sfida ai Chargers– e Dede Westbrook che – nonostante la presenza di un quarterback titolato come Nick Foles– faticherà contro la potenziata difesa dei Chiefs: Parker, Hunter, Mathieu, Breeland e il rookie Thornhill.
Tight Ends
La sorpresa può arrivare da Mark Andrews, tightend dei Ravens, di scena all’Hard Rock Stadium di Miami. Njoku potrebbe dire la sua contro i Titans ma le perplessità derivano dalla vastità di bocche da sfamare che troverà in campo Mayfield. Meglio puntare sul rookie TJ Hockerson – Lions– autore di un’ottima preseason di scena allo State Farm di Glendale e OJ Howard – Bucs– nello showdown casalingo tra difese da incubo con San Francisco. Zach Ertz e George Kittle, Eagles e 49ers, opzioni pienamente spendibili con possibilità di alto incasso.
In sosta forzata Vance McDonald in casa dei Campioni e Hunter Henry che – al ritorno dopo l’anno di assenza per infortunio- troverà una agguerrita difesa di Indianapolis.
DEFENSE
Bears, Cowboys e Vikings titolari senza ombra di dubbio. Jacksonville è un rischio contro l’attacco cento ottani dei Chiefs mentre Pittsburgh – dovendo guardare alle statistiche: Brady vanta un passer rating di 133.0 contro gli Steelers- è da evitare, nonostante l’assoluto ed innegabile valore reale.
Kickers
I nomi, tra gli starters, sono sempre quelli. Da anni. Zurlein, Tucker, Lutz e Butker. Rispettivamente Rams, Ravens, Saints e Chiefs. Osando un pochino, il nome è Elliot degli Eagles.
In panchina potrebbero riposare anche tutti i restanti altri. Ma è irrispettoso dire così: per la prima settimana, quindi, si consiglia di evitare come la peste Rosas, Bryant e Lambo rispettivamente Giants, Falcons e Jaguars.
Pardon My Take, quindi. Numeri alla mano, pronto a rispondere al sacro principio di accountability, vi aspetto la prossima settimana.
Commercial
Qualora lo vogliate, venite a trovarmi su Instagram. Il nome non lascia spazio ad interpretazioni, @afantasyfootballgenius, ma si sa: l’iperbole anima lo spirito.
Usi, costumi, storie, miti e leggende, sportivi e non, della terra di Dio, l’America. Che per me fa rima con Libertà. Così come Dio fa rima con Amore.
Mi definisco uno storyteller, amo più le emozioni che le azioni, gestisco un profilo Instagram dedicato al Fantasy Football, @afantasyfootballgenius
Si, lo so, pecco di umiltà.