I Chargers sono con pochi dubbi una delle squadre più ricche di talento che si possano trovare nella Nfl, ma per differenti motivi – tra i quali una buona dose di sfortuna – le grandi potenzialità in dote alla Los Angeles adagiata sul versante Afc sono state realizzate solo in parte. Nel 2017 i limiti erano stati dettati da una collezione assai poco invidiabile di infortuni e da un’annata letteralmente disgraziata in termini di special team, settore che aveva affondato le prospettive della franchigia proprio a causa del mancato reperimento di un kicker in grado di vincere le gare strette nel punteggio, fattore che non aveva comunque impedito alla compagine di chiudere la regular season con nove vittorie, ma senza postseason. In occasione dello scorso campionato, nonostante un altro giro gratuito sulla giostra degli infortuni gravi fortunatamente ridotto nelle quantità, sono invece emerse le vere caratteristiche della squadra che Anthony Lynn, oggi al terzo anno di esperienza in California, aveva in mente.
Alla fine dei conti, seppur privi delle sensazionali giocate da videogame di Patrick Mahomes e senza possedere un attacco altrettanto fantascientifico, i Chargers hanno chiuso con un record identico a quello dei Chiefs, 12-4, dimostrando di saper vincere le partite che contano mettendo in campo una formazione completa sotto ogni punto di vista, che ha visto sia attacco che difesa raggiungere sostanzialmente la top ten di Lega per efficienza relazionata a punti e yard, tanto in attivo quanto in passivo. Lo scoglio che ha tolto al longevo Philip Rivers il sogno del Super Bowl è proprio quello dove tutti usano arenarsi, quei Patriots sempre così micidiali nello scoperchiare i difetti altrui causando lo stop del cammino di Los Angeles in coincidenza dei Divisional Playoff, un traguardo comunque ragguardevole se confrontato con le previsioni d’inizio campionato.
Viste le pochissime modifiche apportate ad un roster competitivo, viene comprensibilmente logico pensare che la squadra possa essere pronta ad eseguire l’ulteriore salto di qualità utile a rincorrere più concretamente quel traguardo che Rivers insegue ossessivamente da tredici stagioni (quindici se incluse anche le due trascorse dietro Drew Brees) senza mai dare il minimo segno di cedimento a dispetto di un’anagrafe che parla di trentasette primavere giocate all’insegna della continuità – la casella delle partite giocate non ha mai conosciuto un numero differente dal 16 – e della perseveranza nel cercare di migliorarsi, ottenendo risultati indubbiamente concreti, arrivando a tagliare sensibilmente il numero di intercetti proprio in questi ultimi due anni, segno che nonostante l’esperienza nessuno ha veramente mai finito d’imparare. Star qui ad elencare cifre che possono far intuire come Rivers possa essere un quarterback da 4.000 yard e 30 passaggi da touchdown risulta abbastanza scontato, la cosa importante da sapere è che stiamo trattando con un top 5 del ruolo sotto le cui direttive il reparto offensivo non avrà alcun problema a muovere le catene, così come è sempre stato da quando l’ex-North Carolina State ha preso il comando del timone marchiato Bolts. L’unica faccenda da sbrigare con una certa fretta è semmai il riuscire a traghettare la squadra in luoghi importanti, dato che se proprio dobbiamo trovare un neo questo è un’assenza dalla finale di Conference che perdura dalla stagione 2007.
Se i vecchi ostacoli mettevano davanti infortuni e kicker non competenti, la grana con cui i Chargers dovranno convivere quest’anno riguarda invece l’holdout di Melvin Gordon, il quale dopo aver avviato a fatica una carriera da first rounder è letteralmente esploso plasmandosi nel tipico all-purpose back che tutti pronosticavano divenisse fino a permettergli di raggiungere l’élite della posizione, proprio il fatto che lo sta spingendo a richiedere un contratto adeguato a quanto può offrire in contraccambio. Tale situazione si protrae da tempo dipingendo uno scenario che vedrà con tutta probabilità il numero 28 assente dal campo anche per una parte della regular season dopo aver saltato l’intero training camp, e dato che le distanze tra richiesta ed offerta non si sono certo assottigliate è lecito pensare che Gordon possa trascorrere la prossima parte della sua carriera lontano da qui, lasciando il campo alla coppia formata da Austin Ekeler e Justin Jackson, backup che non hanno certo sfigurato in occasione delle precedenti assenze del titolare per infortunio, e che godranno della rinnovata possibilità di non far calare troppo la produttività offensiva potendo vantare una versatilità molto simile a quella portata da Gordon, pur non trovando la endzone con la sua stessa puntualità.
Al resto ci penserà Keenan Allen, il quale ha scacciato i fantasmi del crociato rotto tre stagioni fa raccogliendo quasi 2.600 yard negli ultimi due campionati, confermandosi il ricevitore di cui Rivers si fida maggiormente soprattutto quando si tratta di convertire un terzo e lungo, ed in tutte quelle situazioni nelle quali la sua bravura nel correre le tracce e creare quel minimo di separazione dal cornerback si trasforma in un 70% di probabilità che il passaggio venga completato. Durante la offseason si è rinunciato ai servizi di Tyrell Williams, rimasto in California ma alla corte di Jon Gruden, e la decisione è stata presa tutto sommato a cuor leggero per merito dell’attesa esplosione dell’altro Williams, Mike, il quale ha messo da parte i problemi fisici dell’annata da rookie firmando dieci touchdown, secondo solamente a Gordon nelle graduatorie di squadra, sfruttando a dovere statura e peso abbinato alla velocità (190 centimetri per un centinaio di chili) che ne hanno determinato lo status di minaccia costante una volta giunti nelle ultime 20 yard. La batteria è completata da Travis Benjamin, di grossa utilità quando si tratta di chiamare il lancio profondo che quando completato esalta il sempre effervescente entusiasmo di Rivers, per il resto siamo ad audizioni in corso tra giocatori pescati letteralmente dalla strada e l’unica novità rilevante è il ritorno di Dontrelle Inman, per cui molte delle speranze si poggiano sul rientro in piena salute di Hunter Henry, tight end convalescente dalla rottura del crociato anteriore, che conta di poter tornare ad essere un bersaglio rilevante.
I dubbi risiedono invece su una linea offensiva la cui conformazione definitiva, complici anche i soliti infortuni, è ancora nebulosa. Russell Okung, tackle sinistro di estrema affidabilità, di sicuro non sarà presente durante le prime gare di campionato in quanto alle prese con un’embolia polmonare, e le alternative scarseggiano. Mike Pouncey comanderà le operazioni in qualità di centro esperto ed assai consistente nei bloccaggi, mentre le altre posizioni – per ammissione diretta di Lynn – sono tutt’altro che assegnate, quindi è lotta aperta tra gli appartenenti alle draft class del ’17 e del ’18 con Dan Feeney e Forrest Lamp a competere contro Scott Quessenberry e Michael Schofield III (giunto, invece, dai waiver) per entrambi gli spot di guardia, mentre restano dubbi sulla possibile efficienza di Sam Tevi, spesso criticato per la troppa pressione lasciata passare da tackle destro, una situazione che i Chargers dovranno presumibilmente tenersi così com’è in quanto Trey Pipkins, terzo giro ’19, non ha fatto abbastanza in questa preseason per dimostrare di essere pronto a rivestire una responsabilità di quel genere.
La parte opposta della linea, e passiamo al capitolo difensivo, non patisce certo problematiche di questo genere, e sinceri auguri a chi dovrà occuparsi di scrivere un gameplan atto al tentare di contenere Joey Bosa e Melvin Ingram, la coppia di defensive end più elettrizzante dell’intera Nfl. Quest’anno poi niente partenza con handicap, Bosa sta bene e non dovrà saltare l’inizio della regular season a differenza di un anno fa quando fu costretto a partecipare a sole 7 partite mettendo comunque a referto 5.5 sack, fatto che ha comunque promosso la profondità di un reparto che nella prima metà del cammino ha visto Isaac Rochell porre in atto una sostituzione coi fiocchi, terminando la stagione con 5 scorribande sul quarterback andate a segno. Senza più Corey Liuget e Darius Philon la titolarità dei ruoli di tackle andrà a Brandon Mebane, veterano di mille snap che rientra a pieno servizio dopo la grave tragedia personale dello scorso campionato, completando lo schieramento con un Justin Jones che dovrà contenere la pressione portata dalla prima scelta Jerry Tillery, assai atletico ma ancora tendente a passare qualche snap con la testa da un’altra parte, con la speranza che il rookie possa fornire quella distruzione della tasca proveniente dal mezzo che non è mai arrivata quando necessaria, in particolar modo nella gara persa contro New England ai playoff. Anche in questo caso la profondità non manca, ci sono pur sempre Damion Square e T.Y. McGill pronti a rimpiazzare chiunque, ma la consistenza deve forzatamente aumentare di livello.
Se del settore linebacker conosciamo solamente le più che buone potenzialità lo si deve solamente agli infortuni, che hanno spesso costretto Los Angeles a riprogrammare la difesa utilizzando orde di defensive back aggiunti. Ci si chiede se possa finalmente essere questa la stagione dove Denzel Perryman si erigerà a giocatore di riferimento completando la sua prima campagna intera da professionista dopo essere stato fermato da un’assortita varietà di problemi medici, ennesimo intoppo verso una carriera che può ancora decollare come da premesse collegiali, mentre di Kyzir White si conosce ancora troppo poco, se non che aveva giocato molto bene da rookie per tre gare, prima di dover stringere anch’egli la mano alla injured reserve. Tuttavia, non ci sarà eccessiva fretta di recuperare questo tempo perduto sfruttando l’occasione di poter imparare molto da un esemplare veterano come Thomas Davis, che di infortuni ne ha superati tanti ed ha utilizzato la seconda parte della sua esperienza professionistica per diventare il linebacker consistente che è oggi, e che ha scelto la California per scrivere un nuovo capitolo dopo i lunghi anni passati in North Carolina. L’altro detentore del ruolo esterno sarà il promettente Uchenna Nwosu, classico esempio di secondo anno chiamato a confermare quanto già espresso ma su una base di impiego più ampia, mentre tra i backup vi sono soluzioni affidabili come Jatavis Brown, già titolare in sostituzione di Perryman, ed i rookie Drue Tranquill e Emeke Egbule, entrambi di tasso atletico elevato.
Per confermare gli sfortunati trend delle ultime due stagioni i Chargers non si sono fatti mancare neanche quest’anno gli infortuni illustri, con il leader emergente della difesa Derwin James alle prese con una frattura da stress al metatarso che lo terrà fuori dai giochi fino a novembre inoltrato, togliendo dall’equazione un giocatore niente meno che fenomenale già in grado di vestire la stoffa adatta agli All-Pro. La sua versatilità è quanto di più difficile esista da rimpiazzare con adeguatezza, James è stato difatti utilizzato in tutte le zone dove ricade la responsabilità dei defensive back divenendo peraltro uno dei safety più gettonati nel partecipare ad azioni di pass rush, per cui è chiaro che i programmi del defensive coordinator Gus Bradley dovranno tenere conto di una pluralità di alternative da schierare tenendo conto del minor ventaglio di peculiarità che i singoli possono mettere a disposizione.
Ci si attende un congruo contributo da Adrian Phillips, già tra i protagonisti del capolavoro inscenato per la Wild Card contro Baltimore nella posizione di quarterback spy, per il resto si vedrà di inserire comunque in maniera graduale il secondo round Nasir Adderley all’interno di un circolo che comprende Rayshawn Jenskins, Adarius Pickett e Jaylen Watkins, inquadrando adeguatamente delle esigenze di profondità dettate dal fatto che i Chargers hanno schierato una nickel o dime defense nel 64% delle circostanze, di gran lunga la percentuale più alta di tutta la lega. Non guasta quindi poter disporre di ottimi elementi in copertura come Casey Hayward e Desmond King, la cui capacità di chiusura in marcatura rimane invariata tanto nel perimetro quanto nello slot, con l’atletico e veloce Michael Davis a chiudere, con i suoi 187 centimetri, il terzetto di corner che la difesa proporrà nella maggior parte degli snap con la missione di far tornare il numero di intercetti verso l’alto, come fu tra il 2016 ed il 2017.
Dopo tante sofferenze in merito, Michael Bagdley si è dimostrato essere un kicker affidabile e preciso, terminando la porzione di 2018 trascorsa a Los Angeles con il 93.8% di realizzazione nei field goal ed un solo errore su 28 extra point tentati, soffiando con merito il posto a Caleb Sturgis. Il nuovo punter sarà invece scelto tra Tyler Newsome e Ty Long.
Data l’inconsistenza dimostrata dalla squadra nei momenti chiave dei playoff c’è molta cautela nel dipingere i Los Angeles Chargers quali favoriti per la partecipazione al Super Bowl nella Afc, seppur tenuto in considerazione il fatto che molti dei tasselli necessari sembrano essere davvero al posto giusto. Con Rivers al comando l’attacco non prova timori reverenziali verso nessuno, la produttività di Gordon non pare essere insostituibile ed il pacchetto ricevitori è solido, lasciando gli unici dubbi alla linea offensiva, spesso un plagio delle ultime edizioni di franchigia, e settore destinato a fare la differenza in positivo o in negativo, soprattutto considerata la poca mobilità del quarterback. Poche incertezze anche in difesa, con una linea assolutamente devastante e delle secondarie eccellenti, sperando che la salute assista anche i linebacker e permetta di svelare tutte le buone qualità di chi ha partecipato solo a poche gare nel corso di un triennio di infortuni assai duro da digerire.
Contenderanno di certo lo scettro divisionale ai Chiefs, poco ma sicuro, tuttavia la verità viene sempre a galla in quel di gennaio ed è lì che si dovrà dimostrare di potersi confrontare con le favorite, New England e Kansas City, smentendo finalmente l’inadeguata fama che i Chargers si sono costruiti nei momenti che contano davvero.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.