Il Tennessee non è poi così distante dall’Indiana. Quattro ore e poco meno di trecento miglia, itinerario più breve per Nashville.
Al trentaseiesimo posto in termini di superficie tra gli stati a stelle e strisce, quella forma che si avvicina ad un biglietto strappato, convalidato. Ricchezza aneddotica per lo storyteller, ma val la pena tenere ben a mente il compito principale: parlare di football, di sport. Fare quello che i giornalisti USA chiamano breakdown, analisi.
Passaggio breve, nel ricordo di Elvis – omaggio dovuto- iconico, rivoluzionario e controverso, eclettico ma incompleto, storia della nostra storia. Memphis che vive di quel fantasma. Un saluto a Dan Peterson, un toast – cin cin- con il the, Lipton, per lui numero uno. Così come le bionde che lo circondavano in quel famoso spot da Chattanooga.
I Titans, quel passato texano. Almeno nella proprietà. Storia intricata e complessa che li ha portati ad essere anche, prima, Oilers. Che franchigia quella, mitologica e triste, due apparizioni al Super Bowl senza nemmeno una vittoria. Storia del football, il figlio del vento, Earl Campbell e amore di un padre, futurista e avanguardista, quale Bud Adams fondatore della AFL, indipendente dal 1960 al 1969.
Bene, spazio amarcord finto.
2019, anno make it or break it per i Titani e coach Mike Vrabel che lo scorso anno ha iniziato il suo percorso indipendente, allenatore titolare, dopo varie apparizioni da comprimario ad Ohio State e ai Texans.
2019, anno boa per la franchigia che compie vent’anni. E sarebbe l’occasione giusta per festeggiare al meglio.
C’è sempre quell’alone misterioso attorno ai Titans, quella zona d’ombra che non ti permette di carpire al meglio il reale stato dell’arte.
Specialmente durante l’offseason l’NFL diventa un posto strano. Che, a dire il vero, dovremmo esserci abituati, il calcio nostrano è patria delle stranezze, delle ambiguità e dei paradossi.
Nei mesi che vanno da febbraio ad agosto non ne trovi uno, sia uno, di analista che parlando di una squadra dica potrebbe vincere una partita in più o una in meno dello scorso anno. No, si estremizza: passi dall’essere ultimo della lista a contendente ai playoffs – Arizona– così come il suo esatto contrario, dall’aver mancato di poco la postseason a ipotetico chiamante Top5 del Draft prossimo venturo.
La AFC South 2019 sarà un posto bellissimo. [UPDATE: in the span of a night, nell’arco di una notte, tutto è cambiato. La AFC South è passata da top division a bottom one, dalle stelle alle stalle. Il ritiro improvviso – non imprevedibile- di Andrew Luck – marginalmente anche la rottura del legamento anteriore di Lamar Miller– hanno cambiato radicalmente il panorama della lega all’alba della stagione numero 100]
OFFENSE
No Excuses, questo quello che si dice a riguardo Marcus Mariota. Il prodotto di Oregon è chiamato a dimostrare tutto il suo valore quest’anno. La stagione numero cinque ha tutta l’aria di essere una di quelle che in gergo vengono chiamate show me seasons, dimostrami il valore. Troppe le annate up-and-down, ingiustificabile la mancanza di solidità e confidenza richiesta ad una seconda scelta assoluta.
Certo, obiettivamente, le colpe non possono essere addossate tutte a lui. Così come nemmeno l’intero onere della prova: negli anni, oltre alla mancanza di stabilità nel ruolo di offensive coordinator, una troppo debole linea offensiva e la mancanza di armi alle quali lanciare hanno avuto un peso importante.
Show me season, poichè le circostanze sono cambiate. Il reparto ricevitori è il migliore di cui Mariota abbia mai potuto disporre, la OLine è significativamente migliorata e la nomina di Arthur Smith a coordinatore dell’attacco è una mossa mirata a dare continuità. Non da ultimo, Marcus entra nella sua quinta all’ultimo anno del rookie contract cui non ha corrisposto – finora- nessuna offerta di prolungamento. La presenza di Ryan Tannehill, inoltre, backup di tutto rispetto, non fa altro che mettere ancora più pressione e pepe sul futuro del quarterback hawaiano.
Il backfield è saldamente nelle mani di Derrick Henry, oversized runningback, di cui ricordiamo uno spettacolare touchdown contro i Jaguars alla tredicesima della scorsa stagione. Match memorabile quello: 238 yards corse, 4 touchdowns, 14 yards/tentativo. Mostruoso. Incredibile se non fosse che quella prestazione è arrivata dopo dodici partite giocate in sordina, dove il massimo di yards guadagnate è stato 57.
Discontinuo, il prodotto di Alabama, che quest’anno avrà come compagno di corse Dion Lewis. Non ci sarà nessun comitato, nessuna divisione di compiti. Come si suol dire in gergo artistico musicale, sarà un Henry feat. Lewis show.
Come anticipato, il reparto ricevitori è molto migliorato. Corey Davis, Adam Humphries, AJ Brown, Taywan Taylor su tutti. Se Davis è certamente il leading receiver, la questione si sposta su come saranno suddivisi gli snaps tra gli altri tre.
Al netto dei vari infortuni di minore entità che l’hanno tenuto a riposo per gran parte della preseason, Humphries e Brown come ruoteranno nella slot? Quale il loro impiego? In una formazione a due ricevitori – la più probabile- chi sarà impiegato maggiormente?
Il rookie Brown è uno dei giocatori più sottovalutati dell’ultimo draft. O quantomeno quello passato più in sordina. Di lui ricordiamo la foto all muscled con il compagno di college a Ole Miss, DK Metcalf. Quarto tra i ricevitori scelti a Nashville 2019, dopo Marquise Brown, N’Keal Harry e Deebo Samuel, il prodotto di Mississippi vuole dimostrare di essere subito pronto per il grande palcoscenico.
Per Taylor, ammesso e non concesso abbia la garanzia di essere parte del roster finale, si tratterebbe dell’ultima occasione valida. Il prospetto scelto al terzo giro del Draft 2017 ha dimostrato negli anni scarsa affidabilità e problemi di drop.
Tre volte Pro Bowler, una volta anche MVP offensivo dell’All Star Game della palla ovale, Delaine Walker, questa la sua tredicesima stagione, è chiamato a guidare il reparto dei tightends, più profondo rispetto agli scorsi anni. Dopo aver saltato, praticamente, tutto il 2018, il veterano si presenta alla partenza del 2019 in buona forma, come dimostra il touchdown segnato nel match di preseason contro i Patriots.
Compagni di reparto Jonnu Smith e MyCole Pruitt. Breve parentesi: i tightends sono ricevitori, certo, ma non solo. La loro prestanza ed imponenza fisica li rende utili anche ad altre mansioni, certamente meno sexy di segnare un touchdown, ma non sono tutti Gronkowski o Gonzalez. Il blocco, l’arte di creare spazio nella linea offensiva per aumentare l’efficacia del gioco su corsa, ricade tra i loro compiti. E, soprattutto, Pruitt risulta particolarmente efficace nel ruolo.
Taylor Lewan, Roger Saffold, Ben Jones, Kevin Pamphille, Dennis Kelly, Nate Davis, Jack Conklin sono certamente il leading group della linea offensiva che, per le prime quattro partite, dovrà trovare il modo di sopperire alla mancanza di Lewan sospeso per violazione del codice riguardante…si, insomma, per doping.
Come noto, molta della fortuna di cui godrà l’offense dei Titans deriverà dalla solidità e dalla copertura che sarà in grado di dare la linea di big men a difesa di Mariota nonché dalla loro capacità di offrire spazi per l’elettrizzante gioco di Henry.
DEFENSE
A detta di molti, sarà la difesa a trainare la squadra quest’anno. I giocatori non mancano, anzi, potrebbero rivelarsi dominanti. Tra tutti, Jurrell Casey potentissimo seppur non giovanissimo uomo di linea, titolare no brainer, capace lo scorso anno di mettere a referto 7 sacks, 62 tackle totali e 11 tackle for loss nonché due forced fumble. Parliamo di uno che partirebbe titolare ovunque. La linea difensiva sarà completata da Daquan Jones, che ha mostrato ottime capacità di leadership durante la preseason, Brent Urban e – in un ipotetico 4-3 a rimpiazzo di un 3-4 dove il terzo uomo non ha mai particolarmente brillato- Jefferey Simmons, diciannovesima scelta assoluta all’ultimo Draft.
Per quanto concerne gli edge Harold Landry – alone misterioso attorno allo stato di forma del soggetto- reduce da una rookie season buona terminata con 4.5 sacks e 44 tackle, Cameron Wake e Sharif Finch sono i nomi caldi. Soprattutto dall’ultimo, ci si aspetta grandi cose in casa Titans: verso la fine della scorsa stagione il suo impiego è aumentato e i commenti degli allenatori si sono fatti positivi.
Sul fronte linebackers Jayon Brown è la garanzia – 97 tackles e 6 sacks la scorsa stagione- insieme a Rashaan Evans che sarà l’uomo da tenere d’occhio. Da uno che è stato first rounder al draft 2018 ci si aspetta molto: i rumors parlano di un ragazzo che durante la offseason ha preso in mano le redini della difesa e vedrà aumentato il suo impiego anche per quanto riguarda il pass rush. L’altro nome forte è Wesley Woodyard leading tackler lo scorso anno.
Logan Ryan e Malcom Butler sono i cornerbacks titolari cui, naturalmente, verrà accostato Adoree Jackson capace di 73 tackles e 10 passess defended la scorsa stagione.
Giù nel profondo della difesa, risiede l’oro: Kevin Byard e Kenny Vaccaro. Byard, safety più pagata dell’intera lega, è uno che i soldi se li merita: per due anni a capo della classifica degli intercetti, ha la forza necessaria per distruggere runningbacks lanciati a tutta velocità. Vaccaro – seek and destroy– è il buon uomo cattivo, quello che non aspetta altro che veder fluttuare la palla in aria per attaccarsi al promesso ricevitore e…distruggerlo.
PREDICTIONS
Il ritiro di Luck stravolge – come già detto- non solo l’AFC South ma l’intera lega. Se Mariota si dimostrerà solido e all’altezza, l’annata potrebbe essere buona e consentire un ritorno alla postseason. La difesa, almeno sulla carta, è migliore dell’attacco ma qualora la offensive line rispettasse le ottime previsioni – elite per PFF Pro Football Focus- consentendo un più continuo e florido gioco a terra e il rookie Brown entrasse – tout court – nel meccanismo vrabeliano in quel del Tennessee potrebbero esserci motivi per gioire.
Usi, costumi, storie, miti e leggende, sportivi e non, della terra di Dio, l’America. Che per me fa rima con Libertà. Così come Dio fa rima con Amore.
Mi definisco uno storyteller, amo più le emozioni che le azioni, gestisco un profilo Instagram dedicato al Fantasy Football, @afantasyfootballgenius
Si, lo so, pecco di umiltà.
Magari mi sbaglio ma non mi pare che gli Oilers(detentori a mio parere della più bella divisa e casco della storia NFL)abbiano mai giocato un Superbowl(quello nella versione moderna con la sfida fra i vincitori della due Conference).
Su Mariota hai completamente ragione: questa è la stagione decisiva o funziona o i Titans punteranno su un altro Qb. Sulla carta la squadra sembra buona, ma, in questi anni non ha mai prodotto quel salto di qualità in più che permette distinguersi fra team vincente e team che va up&down troppo facilmente.
Il TD di Henry della scorsa stagione vs.Jacksville rimane una delle cose più belle di tutta la NFL 2018/19
Concordo, divise pazzesche! Comunque mi sembra una squadra ben costruita però le fortune passeranno inevitabilmente per le mani di Mariota. Tannehill, tormentato dai guai fisici in questi anni, ottimo backup.
Ciao, perfettamente ragione. Mi sono perso e confuso tra gli aneddoti. Arrivarono alle finali AFC con una squadra da Superbowl. E’ storia anche il dopo: le parate all’Astrodome con il tutto esaurito. Tanto il primo quanto il secondo anno. Altri tempi.