Tutti noi abbiamo ancora in mente il field goal mancato da Cody Parkey che è costato a Chicago l’eliminazione nel Wild Card Game contro Philadelphia ma allo stesso modo non possiamo certamente dimenticare ciò che la franchigia dell’Illinois ha realizzato nell’ultima annata di football.
La squadra, trascinata da una difesa devastante –paragonata persino a quella leggendaria del 1985 – in grado di lasciare gli avversari ad una media di appena 17.7 punti per gara (ovviamente numero 1 di tutta la NFL in questa voce statistica) è tornata ai playoff dopo sette anni in cui inesorabilmente la stagione si era sempre chiusa a dicembre.
L’impatto del reparto guidato dal genio di Vic Fangio è stato clamoroso. Bears primi come già detto per punti concessi agli avversari ma anche per turnovers forzati (36) e intercetti (27) e numeri a parte, capaci di dare costante sensazione di dominio sul terreno di gioco. In tutto ciò è stato ovviamente determinante l’arrivo di Khalil Mack. Il pass rusher giunto nella Windy City grazie ad una trade con Oakland – non proprio una genialata da parte di Jon Gruden – ha guidato il reparto disputando un’annata a livelli spaventosi che normalmente gli avrebbe valso il premio di MVP difensivo ma con Donald in circolazione si può parlare di tutto fuorché di normalità.
Tutto questo non deve certo mettere in secondo piano il lavoro di Matt Nagy, meritatamente premiato come Coach of the Year, e dell’offensive coordinator Mark Helfrich. L’attacco di Chicago non è stato né il migliore né il più spettacolare dell’ultimo torneo ma i passi avanti registrati in appena un anno rispetto alla gestione di John Fox sono stati notevoli. Nagy è riuscito rendere il gioco offensivo della propria squadra più efficace ed imprevedibile rivoluzionando il playbook anche grazie ai nuovi principi di spread offense portati dall’ex coach di University of Oregon Helfrich.
A testimonianza del buon lavoro del coaching staff il miglioramento palese di Mitch Trubisky rispetto alla sua stagione di debutto. Il QB da North Carolina ha ripagato la fiducia riposta nei suoi confronti interpretando al meglio il ruolo in un contesto in cui gli si chiede precisione e accuratezza senza pretendere i numeri di un Andrew Luck ma allo stesso tempo non sminuendo la sua funzione all’interno del sistema.
A qualcuno potrà suonare strano ma Trubisky può essere definito uno dei giocatori più attesi per il 2019. Un ulteriore passo in avanti a livello di rendimento avrebbe un effetto determinante sulle ambizioni della sua squadra.
Per quanto riguarda il rushing game nel 2019 non vedremo più a Chicago Jordan Howard ma all’ultimo draft è stato selezionato David Montgomery che per stile di gioco e caratteristiche fisiche lo ricorda molto da vicino. Il buon impatto in preseason ha ulteriormente consolidato la fiducia di coach Nagy nei suoi confronti e probabilmente in questo momento il prodotto di Iowa State è al primo posto nelle gerarchie dello staff davanti a Mike Davis, ex Seahawks firmato nell’ultima free agency. Non possiamo ovviamente dimenticare il Darren Sproles di Chicago, quel Tarik Cohen che, al di là delle abilità come returner, rappresenta un elemento di diversità nel pacchetto running back particolarmente utile per il sistema di coach Nagy.
Per ciò che riguarda i wide receiver ci sarà la novità Cordarrelle Patterson, un fit adatto per il football di Nagy ed Herflich che si aggiunge al già citato Cohen come elemento di grande pericolosità per gli special team avversari. La maggior parte degli snap saranno ancora appannaggio di Allen Robinson, Taylor Gabriel e dello slot receiver Anthony Miller. Il giocatore uscito da Memphis nella sua rookie season è stato il migliore della squadra per TD realizzati con 7 marcature in endzone. Rapido ed elusivo come pochi rappresenta uno degli elementi con più margini di miglioramento nel roster di Chicago e staremo a vedere che tipo di impatto avrà nel 2019.
Una delle aggiunte determinanti per gli ottimi risultati dell’ultima annata è ovviamente il tight end Trey Burton, indiscusso titolare, dietro cui partiranno Adam Shaheen e Bradley Sowell. Quest’ultimo, già protagonista di uno dei trick plays che Nagy ci ha regalato nell’ultima stagione, ha dovuto modellare il fisico e i chili richiesti dai ruoli di offensive lineman ricoperti finora per adeguarsi a ciò che è necessario per addattarsi alla nuova posizione.
La linea d’attacco tornerà per intero anche per il 2019 con la sola novità dello scambio di ruolo tra Daniels e Cody Whitehair, con il primo che tornerà ad agire da centro come ai tempi del college e Whitehair che conseguentemente partità da left guard. Intatte le posizioni della guardia Long e dei due OT Leno e Massie che in estate ha rinnovato fino al 2022. Da Miami è arrivato poi Ted Larsen con il compito di sostituire il backup Eric Kush.
Come già saprete Vic Fangio ha accettato il ruolo di head coach offertogli da John Elway e il suo sostituto Chuck Pagano chiamato ad una successione pesante.
Abbiamo già detto del ruolo fondamentale di Khalil Mack nell’ultima stagione ma non possiamo dimenticare inoltre quanto fatto vedere della secondaria di Chicago lungo tutto il 2018.
In offseason il reparto arretrato ha subito però dei cambiamenti non da poco. Il duo Eddie Jackson-Adrian Amos, miglior coppia di safety della scorsa stagione, si è sciolto. Per ragioni salariali era impossibile pensare di trattenere Amos, il quale è andato a rinforzare il reparto di Green Bay. Al suo posto, di fianco a Jackson, ci sarà proprio un ex Packers come Ha-Ha Clinton-Dix che ha accettato un contratto a cifre da journeyman, ben lontane da quelle che il mercato riconosce ai giocatori del suo calibro, pur di poter giocare per i Bears.
Nessuna novità per quanto riguarda i due outside cornerback titolari. Si riparte da Kyle Fuller che dopo una serie di buone stagioni è finalmente riuscito a fare l’ultimo passo per diventare un elite cornerback mentre sul lato opposto rivedremo per il terzo anno di fila l’esperto Prince Amukamara che sarà poco celebrato ma è fondamentale per la difesa dei Bears. In free agency è arrivato poi l’ex Jets Buster Skrine con il compito non semplice di non far rimpiangere Bryce Callahan nel ruolo di nickelback.
Nel cuore della 3-4 l’ex Broncos Danny Trevathan e Roquan Smith, già visto ad alti livelli nel suo primo anno da professionista. Ai lati ovviamente il talento debordante di Khalil Mack con all’opposto Leonard Floyd, reduce da una stagione finalmente priva di noie fisiche e capace di convincere la dirigenza a far valere la fifth year option del suo contratto a suon di buone prestazioni.
La linea difensiva ha in Akeem Hicks il suo leader tecnico. Il 29enne californiano è reduce da un 2018 importante come del resto Eddie Goldman capace di legittimare in pieno il ricco contratto concessogli dal GM Ryan Pace attestandosi tra i migliori nose tackle del campionato. Completa il reparto Bilal Nichols, più che positivo nella sua prima stagione in NFL e considerato a ragione dalla franchigia come uno dei principali asset in proiezione futura. Le rotazioni dei defensive tackle sono arricchite da tre elementi di qualità come Jonathan Bullard, Nicholas Williams e Roy Robertson-Harris che hanno già dimostrato in passato di poter essere molto utili nelle rotazioni.
Dopo quanto accaduto nel gennaio scorso nella famigerata partita contro Philadelphia trovare un kicker affidabile è diventata l’ossessione di Matt Nagy. Il coach ha imposto di far passare i “candidati” attraverso un lungo casting estivo simile ad un recruit training dei Navy Seals che uno dei due “sopravvissuti” Eddy Pineiro, già visto brevemente in maglia Raiders, ha definito senza mezzi termini estenuante.
La competizione tra Pineiro e l’altro kicker Elliott Fry è ancora in corso e lo sarà fino all’ultimo giorno utile per designarne il vincitore.
Nessun problema invece per quanto riguarda la posizione di punter, saldamente in mano a Pat O’Donnell.
I Monsters of the Midway, reduci un’annata con 12 vittorie, la migliore dal 2006 anno dell’ultima presenza al Super Bowl, partono dunque favoriti per rivincere la NFC North. La division rimane comunque altamente competitiva, forse la più competitiva della lega e i Minnesota Vikings, come del resto i Packers del nuovo corso LaFleur e i Lions rinforzatisi in estate, daranno filo da torcere alla squadra di Matt Nagy la quale affronterà una schedule abbastanza dura che ne metterà alla prova le reali possibilità.
L’obiettivo finale è ovviamente il Super Bowl, la difesa permette di sognare in grande e qualora l’attacco registrasse ulteriori passi avanti i Bears diventerebbero automaticamente una delle primissime contender anche in una stagione come quella a venire che si preannuncia tra le più aperte e combattute degli ultimi anni.