Ovvero: Il lavoro invisibile degli uomini di linea, diventa visibile.
Le due linee di difesa e attacco rappresenteranno per il 2019 degli Atlanta Falcons la differenza fra una stagione di successo o una stagione rovinosa. Atlanta infatti pur non essendo crollata e smantellata dopo la sconfitta al Super Bowl non è più riuscita a performare come ci si aspettava, soprattutto per colpa di una difesa sottotono e la sfortuna di infortuni eccellenti.
Siamo di fronte a un roster di tutto rispetto, probabilmente il miglior attacco della lega e la dirigenza lo sa. Poche mosse chirurgiche puntano a tappare i problemi, ma qui non c’è bisogno di nessun cambio di strategia, nessuna rivoluzione, ma solo tanta concentrazione e tanto lavoro. Sperando che l’infermeria rimanga vuota.
ATTACCO
In attacco cambia poco, e perché mai dovrebbe cambiare? Matt Ryan è uno degli élite quarterback della lega e non deve dimostrare niente a nessuno. Non è un caso che sia stato anche insignito del titolo di MVP e inoltre può contare sul miglior parco ricevitori dell’intera lega, formato da Julio Jones, Mohamed Sanu e Calvin Ridley. Bastano questi tre nomi per far impallidire le secondarie e i coaching staff che spendono ore e ore a domandarsi come fermali. La risposta breve è che non possono. Quella lunga è un piano tanto millimetrico quanto fragile. Le yards lanciate saranno tantissime, forse più di tutti e i TD arriveranno copiosi. In quel di Atlanta lo spettacolo è assicurato.
All’attacco aereo da medaglia d’oro si unisce un reparto corse che schiera nuovamente Devonta Freeman che ha definitivamente lasciato l’infermeria. Lui lo abbiamo già visto e sappiamo bene quanto male può fare. Non avrà Tevin Coleman con cui dividere le fatiche, ma i front seven avversari stanno già lavorando per limitare le brutte figure fatte negli anni passati.
Ma se Atlanta schiera quest’attacco formidabile perché allora non ha vinto division e partite ai playoff? La risposta sta nella difesa, ma anche nella linea offensiva. Sulla linea offensiva la dirigenza ha reputato di non avere gli uomini adatti ed è intervenuta pesantemente cambiando 3 pedine su 5. Due arrivano dal draft, entrambe scelte al primo giro nelle persone di Chris Lindstrom e Kaleb McGary. Il terzo innesto è la guardia James Carpenter in arrivo dai Jets. Se tutto gira per il verso giusto avremo un possibile candidato numero numero uno per condurre diverse classifiche offensive, se però le possibili debolezze (il lato destro di rookie, o la coesione di un gruppo nuovo) saranno più importanti del previsto Ryan dovrà fare extralavoro, con il rischio che la strategia per battere tutti venga compromessa. Strategia che prevede di vincere le partite segnando un punto in più degli avversari, perché sulla difesa si può contare, ma fino a un certo punto.
Ryan ha giocato tanto in preseason, come pure la sua linea offensiva e ha lanciato tanto e bene. Ma ha lanciato quasi sempre sotto pressione, e i 3 sacks subiti in pochi minuti non sono di buon auspicio per la stagione imminente. La cosa positiva è che sappiamo chiaramente qual è il problema e c’è tempo per tamponare con soluzioni creative e affidabili.
DIFESA
Il 2018 è stato davvero disastroso. Ma la strategia per il 2019 è comunque quella della continuità perché anche se gli infortuni di Ricardo Allen, Neal e soprattutto Dejon Jones si sono fatti sentire parecchio, è pur vero che il loro rientro porterà subito un netto miglioramento. Avendo quindi tutte le giuste pedine a disposizione i Falcons hanno deciso di dare a Quinn anche il ruolo di coordinatore della difesa. D’altronde il suo curriculum parla chiaro, la Legion of Boom la ricordiamo tutti e tutte, e le sue doti di coordinatore della difesa sono fuori di dubbio, ma riuscirà a gestire entrambi i ruoli? Il compito più difficile sarà decisamente quello di aggiustare il pass rush e la linea. Il 2018 è stato davvero disastroso e qui purtroppo non ci sono infortuni che gravano, solo pessime prestazioni, a cominciare dal quel Vic Beasley che a un certo punto è stato infermabile, arrivando a collezionare 15 sacks in stagione. I Falcons credono in lui e hanno usato la fifth year option dimostrando di credere che possa tornare a performare come nel passato.
Accanto avrà l’altrettanto deludente McKinley, e la cura Quinn deve mettere sortire qui gli effetti più desiderati. In aiuto arrivano Clayborn, fresco campione coi Patriots, e Tyeler Davison da New Orleans. I due portano calma e solidità offrendo valide alternative a un reparto che deve ritrovare brillantezza. Grady Jarrett continua ad essere la guida di questa linea avendo grandi doti sia nel pass rush che nella run defense e non a caso è arrivato il ricco rinnovo contrattuale che si è meritato. Nel reparto linebackers accanto alla star Jones ci saranno Foyesade Oluokun e De’Vondre Campbell a cui viene chiesto di fare il proprio compito senza sbavature e senza strafare. Da Oluokun ci si aspetta forse qualcosina in più visto l’ottima annata da rookie e il fisiologico miglioramento che ci si aspetta da tutti i sophomore.
Con la secondaria in salute tra Keanu Neal, Desmond Trufant e Ricardo Allen, spuntano i nomi di Damontae Kazee che ha fatto molto bene lo scorso anno in sostituzione dei compagni in infermeria e non ha intenzione di lasciare il posto da titolare e Isaiah Oliver al secondo anno dopo un pochino di campo masticato lo scorso anno. Lanciare in quel di Atlanta non sarà facile e vincere ancora meno se Quinn riuscirà a sistemare i problemi sul front della difesa.
Nello special team le novità riguardano l’allenatore e il kicker, con il nostro Giorgio Tavecchio riconfermato dopo il finale di stagione scorsa chiamato a sostituire definitivamente il veterano Matt Bryant.
Difficile non vedere quindi Atlanta ai playoff, ma non solo perché i Falcons possono tranquillamente vincere la division quest’anno, contando anche sul calendario tostissimo dei diretti rivali dei Saints chiamati alla non facile riconferma dopo due brutte uscite di scena. In una division così equilibrata un 11-5 potrebbe essere sufficiente per laurearsi campioni.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.