Ovvero: Cam non è più solo, ma la squadra ha molti punti di domanda.
Inutile dire che a Carolina ci sia molto sconforto e poca soddisfazione per l’ultimo biennio. Dopo il Super Bowl perso malamente non sono arrivati i risultati sperati, ma sono invece arrivate tante L, infortuni a Cam e un cambio della guardia che ha addirittura portato la squadra a mettere in panchina il QB per farlo operare il prima possibile, non forzare i tempi di recupero e farlo riposare. Per la prima volta da quando lo hanno selezionato con la prima scelta assoluta, la dirigenza di Carolina si è trovata di fronte a seri segnali di declino fisico di un giocare che sul proprio fisico ha puntato praticamente tutto. Ma niente drammi, il piano di riserva è pronto e ha un nome ben preciso: Christian McCaffrey, fresco di TOP100.
L’idea di base è molto semplice, coinvolgere ancora di più McCaffrey, nel senso di costruire un playbook che preveda un duo. Già lo scorso anno si è capito che il modus operandi Big D e Big Cam era bello che superato, quindi ora si riparte da zero con draft e free agency che sono andate proprio nella direzione desiderata.
OFFENSE
Gli imperativi sono tutelare un Cam Newton che inizia ad invecchiare dopo anni di botte, e far esplodere del tutto McCaffrey. Per far questo le necessità sono due, un backup RB e una linea offensiva affidabile. Sembra un paradosso, ma per far giocare meglio il proprio running back, la soluzione migliore è farlo giocare meno. Togliergli peso dalle spalle, togliere snap e fatica, togliergli botte e a quel punto McCaffrey potrà essere sempre nella condizione “riposata” di essere efficiente, e se migliora le stats dello scorso anno potremmo avere un candidato MVP. A caricarsi questa responsabilità sono il coach Rivera e i rookie backup Jordan Scarlett e Elijah Holyfield, dal camp c’è molto hype intorno ai loro nomi e se confermassero quanto fatto vedere finora sarà per loro un’annata molto interessante. McCaffrey può star tranquillo e cominciare a pensare a come massimizzare il suo sforzo in meno snap, che comunque saranno sempre tanti, ma che lo vedranno molto protagonista.
La linea offensiva vede due importanti acquisizione da cui ci si aspetta chiaramente tanro. Il primo è il veterano Matt Paradis, fatto arrivare dai Broncos, il secondo è il rookie Greg Little, per il quale Carolina ha investito una scelta al secondo round.
Il piano di Carolina ha però bisogno di essere completato, e l’obiettivo quindi è quello di creare un’arma complementare da usare proprio quando McCaffrey è in campo, in modo che le difese debbano per forza stare su tutto il campo e prepararsi a ogni opzione, riducendo il trattamento speciale riservato al RB avversario. La soluzione è ovviamente nel parco ricevitori, anche perché Cam sa lanciare e sotto il nuovo coach che lo ha obbligato a lanciare più in fretta il suo rating è stato il più alto di sempre nella sua carriera. DJ Moore è ovviamente il candidato ideale. Il primo anno è stato buono, non stellare ma buono al punto da lasciare presagire un netto miglioramento, ma ha bisogno di non essere al centro delle attenzioni. In questa direzione va la riconferma di Torrey Smith, ma soprattutto la firma in free agency dell’ex patriots Chris Hogan. Un parco ricevitori nel complesso affidabile e in grado di impensierire le difese che non potranno dare nulla per scontato e si ritroveranno un McCaffrey libero, più o meno, di agire. A tutto questo si aggiunge l’incognita più grande in Greg Olsen, TE straordinario e affidabile, ma con un piede davvero malconcio che lo ha fatto seriamente pensare al ritiro. Il ritiro non è avvenuto, ma la tenuta fisica di Olsen è tutta da vedere.
DEFENSE
La difesa è cambiata molto e i fasti del temibile front seven del 2015 sono lontani, ma gli acquisti di questa free agency hanno portato gli opinionisti a guardare con attenzione al Bank of America Stadium.
Julius Peppers lascia la NFL da glorioso veterano e per sostituire un’icona come lui Carolina ha speso la scelta al primo round per Brian Burns, prodotto di Florida State che dovrà da subito rispondere al difficile compito di rialzare il numero di sack, pesantemente ridimensionato, che è fondamentale in una division con quarterback di assoluto livello. Ad aiutarlo ci sarà l’importante acquisizione Bruce Irvin che pur essendo nella fase calante delle sua carriera può ancora competere per uno o due anni senza far rimpiangere nessuno.
L’acquisto più altisonante è però quello di Gerald McCoy, sacrificato per ragioni di bilancio dai rivali di Tampa Bay, che i Panthers hanno firmato più che volentieri rafforzando moltissimo la linea difensiva che si completa con Kawann Short, Mario Addison e Dontari Poe, che finora non ha mostrato di valere i tanti soldi spesi, ma che sulla carta può essere una pedina importante di una linea in grado di dare grattacapi ai coordinatori offensivi avversari. La linea è supportata dal reparto linebackers comandato dalla stella Luke Kuechly. Kuechly è chiaramente il miglior giocatore della difesa e uno dei migliori LB della lega con una combinazione di velocità, atletismo e capacità di lettura quasi senza precedenti, spalleggiato da Shaq Thompson, che non è come avere accanto Davis (partito per Los Angeles sponda Chargers), ma va comunque a comporre un duo importante.
La secondaria rimane ancora una volta il tallone d’Achille della squadra, ma le prospettive non sono tragiche come lo scorso anno. Donte Jackson al secondo anno sarà il number one corner incaricato di prendere il miglior ricevitore avversario, mentre la riconferma di Eric Reed e il ritorno di Tre Boston alzano il livello delle safeties. Sarà abbastanza? Militando in una division con attacchi aerei iper-efficienti un aiuto alla secondaria dovrà arrivare per forza dalla linea, limitando i lanci avversari ed aumentando la pressione, altrimenti le yards concesse rischiano di essere tantissime.
Tra gli specialisti troviamo la conferma di Graham Gano, nuovamente al suo posto dopo essere rientrato da un infortunio che ha terminato anzitempo il suo 2018. Manca invece una chiara figura per ritornare punt e kickoff. La buona notizia di questa situazione è che potrebbe vincere l’effetto sorpresa.
Le basi per una buona stagione ci sono tutte, ma i processi di rinnovamento sono lunghi e non sempre danno risultati nell’immediato. Quella che ha il sapore di essere la stagione in cui Rivera si gioca il posto ha un alto tasso di rischio e le incognite non sono poche, dalla tenuta della secondaria, al contributo dei giovani chiamati da subito a contribuire e alla spalla di Cam. Difficile vederli a lottare per la division, soprattutto vedendo gli avversari, ma un 8-8 potrebbe comunque essere una stagione positiva con cui Rivera si guadagna la fiducia di un proprietario incline al cambiamento.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.