I Washington Redskins si approcciano al prossimo campionato dopo un 2018 amaro. La scorsa stagione era iniziata in maniera più che positiva, i Redskins erano in testa alla NFC East con un record di 6 vinte e tre perse e l’acquisto via trade di Ha-Ha Clinton-Dix dava compiutamente l’idea di una squadra che puntava a fare sul serio in ottica playoffs. Tutte le speranze della franchigia si sono però spezzate insieme alla gamba di Smith, alla decima giornata contro gli Houston Texans. Il terrificante infortunio del quarterback, per altro sinistramente simile a quello che al tempo ha chiuso la carriera del grande Joe Theismann, ha comportato un triste e anticipato epilogo per coach Gruden e i suoi. Nelle restanti partite, in cui si sono alternati in cabina di regia Colt McCoy, Josh Johnson e persino Mark Sanchez, Washington è uscita vincitrice soltanto in un caso chiudendo infine con un record negativo di 7-9.

Per la quarta volta in cinque stagioni a guida Jay Gruden i Redskins hanno mancato l’accesso ai playoffs il che pone l’head coach in una posizione alquanto scomoda. Ad oggi le quote dei bookmakers lo danno come principale candidato al licenziamento, non propriamente un riconoscimento lusinghiero. Il tempo non è certo dalla sua parte e indubbiamente le ragioni per metterlo in discussione, considerando la sua tenure nei cinque anni da capo allenatore, non mancano. L’incapacità, svelata in maniera palese in seguito all’addio di Sean McVay, di implementare un sistema offensivo performante e le relazioni complesse con i sui QB – probabilmente è una questione genetica – RGIII su tutti ma anche Kirk Cousins, lo hanno già esposto alle critiche in passato e l’impressione è che quest’anno ci sia il rischio che possa scontare tutti insieme gli errori delle scorse annate segnate da una costante mediocrità nel rendimento della squadra.

A proposito di attacco c’è da registrare la promozione ad offensive coordinator di Kevin O’Donnell, già allenatore dei QB nelle ultime due stagioni e la conseguente retrocessione di ruolo di Matt Cavanaugh che è stato degradato a senior offensive assistant. Tanto per cambiare ci sarà da risolvere in primis la questione quarterback. Alex Smith salterà la prossima stagione e c’è la possibilità concreta di non vederlo più su un campo da football mentre le quotazioni e il gradimento del suo sostituto Case Keenum sono in ribasso. L’ex Vikings ad oggi è il QB titolare e in linea di massima sarà tale anche nel debutto stagionale nell’opener di Philadelphia ma il fatto che da qualche settimana siano cresciute le attenzioni verso Colt McCoy, 33 anni e appena sei partite da titolare in cinque anni nella capitale, può lasciar intendere che la sua considerazione presso il coaching staff non sia altissima. L’impressione è che il suo ruolo sia comunque a scadenza, ossia fino al momento in cui ci saranno le condizioni per lanciare il rookie Dwayne Haskins. Lo sviluppo del prodotto di Ohio State è uno dei parametri principali attraverso cui valutare la stagione di coach Gruden, il quale, come già detto, finora non è mai riuscito a stabilire una relazione proficua e stabile con i quarterback passati sotto la sua gestione. In ciò sarà determinante il lavoro dell’OC O’Donnell che per alcuni, qualora dovesse mostrare un’influenza positiva sulla crescita di Haskins potrebbe arrivare a scalzare il suo diretto superiore.

Per quanto riguarda il gioco a terra, la maggior parte delle portate saranno divise tra Adrian Peterson e il prodotto di LSU Derrius Guice. Quest’ultimo ha saltato interamente la sua prima stagione da pro per un infortunio al crociato anteriore e sin dai tempi del college è un soggetto tendenzialmente divisivo sia da un punto di vista tecnico che caratteriale ma nonostante tutto ciò a Washington sembrano puntarci in maniera decisa. Il pacchetto running back vede ancora la presenza di Chris Thompson, il più versatile tra i RB a disposizione di Gruden, Samaje Perine e Byron Marshall oltre al rookie da Stanford Bryce Love, letteralmente una scheggia ma abbastanza problematico come fit in un contesto NFL.

I Redskins hanno faticato nelle ultime stagioni a trovare stabilità e costanza di rendimento da parte dei wide receiver. Il reparto manca di talento e il fatto che nel 2018 il migliore tra i WR a roster sia stato Doctson con 532 yards ricevute e appena due touchdown dà l’idea di una tangibile povertà tecnica. Nell’ultimo anno si è registrato lo scarso impatto di Paul Richardson incapace di replicare quanto di buono aveva fatto vedere nell’annata precedente a Seattle e che per altro ha chiuso in anticipo la stagione per un infortunio alla spalla. Senza Jamison Crowder, che nel 2019 vestirà la maglia dei Jets, ci sarà più spazio per Trey Quinn che per ateneo di provenienza (SMU) e caratteristiche tecniche ricorda Cole Beasley. Insomma, senza girarci troppo intorno, il receiving corp è tutto fuorché esaltante. Forse l’unica scossa potrebbe arrivare qualora, e qui entriamo nel campo della mera suggestione, i rookie Kelvin Harmon e Terry McLaurin dovessero centrare una di quelle stagioni sorprendenti in grado di spostare seriamente gli equilibri. Il gioco aereo dei Redskins può contare sulla fisicità del tight end Jordan Reed, il quale però dopo la breakout season 2015 si è assestato nelle stagioni successive su livelli di rendimento non certo entusiasmanti, mentre il veterano Vernon Davis, pur essendo ancora un giocatore più che affidabile, non può comunque assicurare i numeri degli anni migliori.

Neppure la linea d’attacco è immune da elementi di incertezza. In particolare ci riferiamo al caso Trent Williams accompagnato da continui rumors che lasciano presagire una trade, la quale sarebbe per altro una conseguenza logica di quanto avvenuto negli ultimi mesi. Gli infortuni del sette volte pro-bowler hanno minato la fiducia della franchigia nel suo confronti e le richieste contrattuali del left tackle hanno portato ad una situazione di stallo che, in linea di massima, potrà risolversi soltanto con uno scambio. Nel 2018 i Redskins hanno dimostrato di poter sopperire alla mancanza di un giocatore del suo calibro grazie alle buone prestazioni di Ty Nsekhe il quale però ha sfruttato l’ultima chance della sua carriera strappando un buon contratto con i Bills a cifre che Washington non avrebbe potuto offrire, ragion per cui il GM Allen si è mosso in offseason per coprire lo spazio che fino a qualche tempo fa era di Williams. Flowers sembrava il left tackle designato ma Gruden ha optato per una transizione nel ruolo di guardia sicché si è resa necessaria un’ulteriore manovra di mercato, la firma di Donald Penn. A 36 anni, l’ex Raiders è reduce da due stagioni deludenti anche per via degli infortuni. La speranza dei Redskins è che abbia ancora qualche cartuccia da sparare per dimostrare che il suo declino non è ancora compiuto. Stabile invece la posizione di right tackle con Moses che si appresta a disputare la sua quinta stagione da starter. Come detto in precedenza, l’ex Giants Flowers è coinvolto in un esperimento che lo porterà ad partire da guardia, mentre al contrario Brandon Scherff rappresenta una certezza assoluta, una delle poche per il reparto. Nel ruolo di centro spazio ancora per Chase Roullier con l’esperto Bergstrom e il prodotto di Alabama Ross Pierschbacher, peraltro entrambi in grado di agire anche da guardia, a fungere da backup.

Al DC Greg Manusky si chiede di aumentare la produttività di una difesa in passato deludente, la quale può annoverare di talenti di indubbio valore ma allo stesso tempo presenta a tutt’oggi una serie di criticità non da poco.
Bruce Allen si è assicurato le prestazioni di Landon Collins, uno dei colpi più importanti dell’ultima free agency, in una posizione che rappresenta da anni un elemento di instabilità e ha visto alternarsi una lunga serie di giocatori. E infatti non è ancora certo chi tra Everett e Nicholson, entrambi già starter discontinui nelle ultime stagioni, debba affiancare l’ex Giants come free safety. Non è in discussione ovviamente la titolarità di Josh Norman il quale però in tre stagioni non ha mostrato gli stessi picchi di rendimento dei tempi di Carolina, vedremo se nel 2019 riuscirà a giustificare a pieno i tanti milioni che il contratto gli garantisce. L’altro CB titolare sarà Quinton Dunbar mentre Fabian Moreau sarà ancora molto utile in situazioni di press coverage. Avrà un ruolo nelle rotazioni, potenzialmente anche da FS, anche l’esperto Rodgers-Cromartie come del resto Greg Stroman, alla sua seconda stagione da pro. Inoltre nel training camp sta impressionando in positivo il pressoché sconosciuto Jimmy Moreland che a questo punto avrà un posto assicurato tra i 53 finali.

Nonostante la presenza di un fuoriclasse del calibro di Ryan Kerrigan, la batteria dei linebacker è impoverita dalle perdite pesanti di Zach Brown e soprattutto Preston Smith, pass rusher modesto ma fondamentale in copertura per gli schemi difensivi di Manusky. Al suo posto più probabile Ryan Anderson, che ha caratteristiche in qualche modo assimilabili, che il rookie da Mississippi State Montez Sweat. Nei piani del coaching staff la coppia di inside avrebbe dovuto essere interamente made in Tuscaloosa, con due prodotti per l’appunto di Alabama come Shaun Dion Hamilton e soprattutto il fenomenale (e problematico) Reuben Foster. Quest’ultimo però salterà l’intera stagione per infortunio, spazio dunque a Jon Bostic, per cui Washington rappresenta la sesta destinazione nelle ultime sei stagioni.

In un contesto difensivo che fatica ad essere performante dietro la linea di scrimmage, parecchie responsabilità saranno scaricate sul groppone del defensive end Ioannidis e di altri due creature di Nick Saban, ossia Jonathan Allen e il nose tackle Da’ron Payne reduci entrambi da un’ottima stagione. Mentre Brantley e Settle, pur non essendo dei potenziali protagonisti permetteranno comunque di poter allungare le rotazioni della defensive line.
Dustin Hopkins sarà per il quinto anno il kicker di Washington. Ovviamente confermato anche il punter Tress Way, tra i migliori della lega nel ruolo.

Le premesse per il 2019 non sono le migliori e per Gruden non sarà semplice lavorare su una delle panchine più calde di tutta la NFL. Ad oggi i Washington Redskins partono dietro, e non di poco, ai rivali divisionali di Dallas e Philadelphia e la loro corsa ai playoff si prospetta perlomeno complessa. Migliorare una difesa, per così dire porosa, implementare un sistema offensivo temibile e risolvere al meglio l’atavica questione quarterback sono tre obiettivi tanto necessari per uscire dalla mediocrità quanto complicati da raggiungere nella stessa stagione e se l’approccio verso i prospetti giovani come Haskins e Guice sembra improntato alla pazienza, l’impressione è che il credito di Snyder e del front office verso Jay Gruden sia vicino ad esaurirsi con le ovvie conseguenze del caso.

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