I Rams si presentano per la quarta stagione a Los Angeles e alla terza con il giovane uomo delle meraviglie, che prende il nome di Sean McVay, capo allenatore, amico, confidente e psicologo dei suoi magici ragazzi. Con lui in due anni la California sponda L.A., oltre a rivedere il grande football, si ritrova con un roster pazzesco, capace di strabiliare e battere ogni record offensivo, grazie a un gruppo di giovani prodigi migliorati costantemente week by week e a far crescere la tecnica, personalità e leadership di un numero sostanzioso di uomini difensivi, sia in linea che nelle secondarie. Per questo non sorprende la recente estensione contrattuale fino al 2023 assieme al GM Snead.
Se all’esordio una giustificata inesperienza al vertice e in postseason fu la causa della sconfitta ai playoff contro i Falcons, il precedente torneo è invece trascorso a divertire e impressionare allo stesso modo, bypassando pure un fisiologico calo nel finale di regular season, fino a giungere al cospetto di Tom Brady per una incredibile sfida da SuperBowl. Cosa si può chiedere dunque agli ancor giovani Rams al fine di terminare questa favolosa progressione se non di alzare il Lombardi Trophy? Detto così sembra tutto semplice e scontato ma ovviamente ripetersi in quell’inferno di contendenti che è la NFC non è facile per nulla, vista anche la crescita di altre franchigie pronte a sorprendere, Cowboys e Bears in testa!!
Una cosa, per essere pignoli, la possiamo rimarcare e indicare come potenziamento futuro. In finale di conference e nella suddetta sfida ai Patriots quel che è mancato a nostro avviso è stato un po’ di coraggio in situazioni clutch, a poche iarde dalla end zone – quando si è preferito un field goal anziché cedere ai funamboli offensivi l’ultimo tentativo, lasciando a mali estremi gli avversari con tutto il campo da percorrere a pochi secondi dal termine – oppure nel cambiare faccia in determinati momenti! Nessuno rimane difatti a soccombere per una ventina di partite di fronte ai tuoi pregi e c’è anche il rischio che nell’ultimo step prima della gloria tu possa incontrare due vecchi marpioni a mischiare le carte in tavola e a lasciarti con le polveri bagnate. Ogni riferimento a Brady e Belichick è puramente casuale.
Si riparte dagli intoccabili Jared Goff in cabina di regia e i suoi affidabili solidali Todd Gurley, ormai all’unisono il numero uno NFL, Brandin Cooks e Robert Woods (più di 2400 yds in due), mentre Cooper Kupp, in ripresa dall’infortunio al crociato, sarà probabilmente abile nello start contro i Panthers. Cinque straordinari talenti capaci di tenere da soli un intero settore. Con CJ Anderson divenuto free agent, saranno il rookie Darrell Henderson, Malcolm Brown e John Kelly a dar respiro al running game, anche alla luce dei problemi al ginocchio che hanno limitato la preparazione del titolare. Interessante a nostro avviso la sigla di Bortles, giocatore tutto da ricostruire a livello psicologico, ma che si ritrova ora al fianco di superlativi campioni che ne agevoleranno la ripresa. Il tutto aggiungendo l’incapacità di Brandon Allen a dare garanzie da backup e Sean Mannion divenuto FA. Josh Reynolds, anch’egli giovanissimo, manterrà l’onorevole posto di prima riserva dietro i 3 fenomenali ricevitori. Dell’attacco stellare a marchio Rams il gruppo dei tight end è meno noto rispetto alle altre stelle presenti. Con Sean McVay il reparto ha ottenuto 54 ricezioni per 614 yard e 4 td di media; in una franchigia capace di dominare le statistiche nello score è senza dubbio questo il settore dove si auspicano i maggiori miglioramenti, con Tyler Higbee ed Everett attesi ad una brekaout season e a dividersi i possessi. Il primo, al quarto campionato qui, sarà maggiormente impegnato come in-line blocker, nelle prese da sideline e in situazioni da primo e secondo down mentre Gerald, prima scelta 2017, verrà sfruttato in azioni da known-passing. La sua di preseason sembra più convincente di quella del collega e non escludiamo che la propria ascesa possa dargli più spazio nel prossimo start e determinare dei cambiamenti in un comparto dove il giovane allenatore si è dimostrato (a ragione) molto conservativo, visto il numero di certezze a cui attingere. Johnny Mund è al terzo anno, dopo aver passato il 2017 in practice squad come UFA e in active roster il 2018, utilizzato più che altro negli special team, partecipando solo a 40 snap offensivi. Aggiunti per il training camp tre undrafted free agents (Keenan Brown, Romeo Brooker e Kendall Blanton).
Tra i tanti marchi di fabbrica della gestione McVay c’è senza dubbio quello della consistenza nelle linea offensiva, aiutata dalla mancanza di infortuni che ha permesso al giovane boss di schierare i suoi starter previsti in ogni partita degli ultimi due anni. Fra i nuovi arrivi allungheranno le rotazioni Bobby Evans (terzo giro), David Edwards (quinto), Brandon Hitner, Matt Kaskey, Vitas Hrynkiewicz e Chandler Brewer, mentre significativi cambiamenti comporteranno gli addii del centro John Sullivan e della guardia sinistra Rodger Saffold, il cui posto sarà con tutta probabilità preso dai giovani Brian Allen e Joseph Noteboom, quasi coetanei di Goff, il quale si è dichiarato impressionato dalla loro offseason. Havenstein (5° anno ed esteso al 2022), Blythe – promosso a seguito della sospensione di Jamon Brown nel 2018 e mai uscito – e l’immarcescibile Andrew Whitworth, alla 14ma stagione NFL e a fine contratto, completeranno il quintetto. Jamil Demby, ex sesta round pick, sarà il sesto uomo con Jeremiah Kolone, in practice squad l’anno passato, e Aaron Neary, sospeso per le prime 4 gare.
Clay Matthews è la firma prestigiosa tra gli outside linebackers; con lui pure Josh Carraway e Landis Durham, nel reparto dove ha pieno dominio Dante Fowler, che riceverà da Wade Philipps anche per questo start i galloni da leader e indiscusso titolare. Da quando è giunto nella trade con Jacksonville, che lo arruolò al numero 3 nel 2015, il 25enne di St. Peterburg ha dimostrato tutto il suo valore, siglando poi un accordo annuale pur di non entrare in free agency e svolgere programmi di allenamento completi, dalla offseason fino allo spring e training camp, che lo portano ad essere ancora più integrato di quanto fatto da metà della scorsa stagione. Il vecchio Clay sarà certamente di supporto nella produzione dello spot OLB, anche se dovrebbe partire opposto a Fowler nel pacchetto standard 3-4 durante i primi down, mentre dal terzo o successivo e in situazioni di passaggio potrebbe divenire un jolly e giostrare nella linea in base ai matchup che si verrebbero a creare. Nei suoi primi 10 anni di carriera a Green Bay ha registrato 83.5 sacks, il 6° tra i giocatori in attività. Carraway – settimo round pick dei Titans – è stato siglato ad inizio maggio da Washington e Durham come undrafted free agent. Samson Ebukam era il vecchio starter tra gli outside, effettuando tra l’altro un paio di touchdown difensivi nella vittoria da Monday Night contro i Chiefs, ma adesso non è così scontata la sua partenza. Più facile vederlo comporre una rotazione d’elite insieme a Ogbonnia Okoronkwo, scelta al quinto giro 2018, che però nel precedente torneo non ha visto il campo per un brutto infortunio al piede. E’ un giovane da seguire attentamente, arrivato in NFL con ottime referenze da Oklahoma. Anche Trevor Young, diviso tra roster attivo e practice squad nella stagione da rookie, ha destato buone impressioni quando chiamato in causa (fumble ricoperto in week 7 contro i 49ers) e potrebbe rivelarsi un altro pezzo pregiato del gruppone. Tra gli inside le novità prendono il nome di Dakota Allen, Ketner Kupp (fratello minore di Cooper), Troy Reeder e Natrez Patrick, in una zona che sarà orfana di Mark Barron – pilastro del linebacking a tinte Rams dal 2015, quando emigrò dall’originale spot di safety – e Ramik Wilson, persi in free agency. Dopo lo strepitoso 2018 si attendono conferme da Cory Littleton, praticamente portentoso alla quarta stagione, dove l’ex undrafted rookie di Washington si è distinto con 4 sack, 3 intercetti e 9 tackle for loss, contribuendo pesantemente anche negli special team, bloccando più punt nel corso dell’anno, così come Micah Kiser e Bryce Hager, firmato a maggio per un ulteriore anno, i quali appaiono designati a giocarsi lo spot da secondo partente tra gli insider di destra o sinistra. Tutta questa versatilità del roster difensivo giustifica ancor di più la sigla dell’angelico biondo ex Packers, che verrà a nostro avviso impiegato come detto da linebacker esterno nella maggior parte delle situazioni ma anche come possibile opzione da ILB, sfruttando la sua flessibilità a schierarsi all’interno e la capacità dei colleghi di emigrare in più settori. Ampliamo il discorso pure sull’ex prodotto TCU Travin Howard e sui neofiti e debuttanti Allen, Kupp, Patrick e Reeder.
Hekker sarà il formidabile punter, Zuerlein il kicker, McQuaide il long snapper e JoJo Natson il returner.
Johnson, Peters e Talib, augurandolo sano per l’intero arco temporale, manterranno la titolarità come strong safety e cornerback, con Troy Hill sempre in allerta, mentre Eric Weddle va a compensare la dipartita di Joyner. Long e Scott sono i debuttanti pronti a crescere sotto l’ala protettiva di simili veterani.
La dolorosa partenza di Suh, direzione Florida, lascia un buco enorme e forti interrogativi sul ruolo di noise, da affiancare alle inamovibili certezze Aaron Donald e Micheal Brockers. Sotto questo punto di vista assume importanza l’acquisizione al draft di Greg Gaines, forse l’unico tra i debuttanti ad avere chance da starter. All’inizio dovrebbe essere Tanzel Smart il terzo della linea, dopo due anni a studiare il mestiere, mentre Franklin-Myers, Copeland, Jones e Joseph-Day sono gli altri del listone.
La vittoria della division non dovrebbe sfuggire nonostante qualche cambiamento importante e ampiamente accennato. Seattle però ci sembra parecchio dietro, almeno sulla carta, ragion per cui i ragazzi di McVay potrebbero avere l’invidiabile fortuna di giocare liberi e senza ansie, sapendo che il primo posto si può conquistare pure a seguito di stecche improvvise, attendendo il rientro in forma delle star Gurley e Kupp, provando maggiori varianti a livello offensivo e affidando la retroguardia ad un inarrivabile campione come Aaron Donald.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Mah. Goff buono ma non magico e il choke clamoroso dell’anno scorso non invogliano all’ottimismo. Si parla tanto bene di McVay ma quei Patriots andavano distrutti, e invece…