La offseason dei Jets è stata spesa alla stregua di una telenovela sudamericana. Dapprima Christopher Johnson, ovvero il gestore della franchigia in sostituzione del fratello Woody, il quale è affaccendato da questa parte dell’oceano nel ruolo di ambasciatore americano, consegna di fatto il portafogli in mano a Mike Maccagnan, autorizzandolo a portare via dal mercato i migliori free agent disponibili sulla piazza, una mossa che voleva porre termine alle speranze puntualmente disattese dalla squadra nei confronti dei fan newyorkesi. Una cospicua porzione di salary cap se ne va presso i conti bancari di Le’Veon Bell e C.J. Mosley, due tra i pezzi più pregiati in circolazione, un upgrade sensibile per ciascun lato del campo quasi a non voler scontentare nessuno, e cominciare a fare la voce grossa all’interno della Afc East, dove il dominio esercitato dai Patriots è diventato oramai insopportabile per qualsiasi avversario. Quindi, dopo le operazioni di mercato ed il conseguente Draft, ecco il benservito per il general manager, che se da un lato rientrava ancora misteriosamente nel monte stipendi bianco-verde a seguito dei disastri combinati in passato per cercare un quarterback all’altezza del compito fallendo sistematicamente, dall’altro si sarà chiesto il motivo di questa curiosa tempistica.
Sì, vero, Maccagnan un possibile franchise quarterback sembra averlo azzeccato, anche se la trade-up per assicurarsi i servigi di Sam Darnold è pur sempre costata tre secondi giri a favore dei Colts confermando tutta la disperazione contenuta in una mossa che doveva forzatamente fornire qualche risultato concreto, ma a conti fatti nemmeno la selezione dell’ex-Usc è riuscita a salvare una sorte probabilmente già scritta, appesantita da un’apparente convivenza difficoltosa nei riguardi del nuovo head coach dei Jets, Adam Gase. Anche in questo caso le voci di corridoio si sprecano complicando una situazione già in precedenza poco stabile, non facendo comprendere quale sia il gioco-forza delle personalità coinvolte in questa operazione di risalita, un quadro nel quale Gase ha giurato di non voler assolutamente entrare negli affari gestionali del roster, a suo giudizio l’elemento che ne ha determinato la cattiva esperienza di Miami, uno spettro se non altro allontanato dall’assunzione di Joe Douglas, il quale dovrebbe riuscire a portare la necessaria stabilità al front office.
A Darnold, ed al suo promettente talento, il compito di cancellare tutti i timori appena esposti. Reduce da una stagione altalenante ma assai incoraggiante, i tratti di franchise quarterback li ha senza dubbio fatti vedere, assieme ad un carattere capace di fargli cancellare gli errori dalla testa nel giro di pochi istanti: tratti di ottimo football, quattro partite concluse sopra il 100 di rating, tante gare con intercetti multipli ed un finale di stagione in netta ascesa, dove le sue cifre si sono stabilizzate superando finalmente il 60% di completi aggiungendovi una proporzione tra touchdown ed intercetti di 6 a 1, la classica luce in fondo ad un tunnel che ha divorato oramai decine di registi. La missione è senza dubbio quella di migliorare la precisione complessiva facendo affidamento su un braccio assolutamente possente, in grado di scagliare pericolose conclusioni sul profondo alimentando le bocche da fuoco dei Jets, aprendo un attacco per anni mortificato dalla prevedibilità dei suoi schemi.
Si punta moltissimo sulla connessione tra Darnold e Robbie Anderson, ricevitore resosi assai temibile per la velocità mischiata alla capacità di battere il corner, ma la chiave è rappresentata dal differente utilizzo che il nuovo schema offensivo farà di tutte le armi che possiede. Anderson vuol difatti dimostrare di non essere il classico wide receiver capace solamente di farsi delle sgroppate a lungo yardaggio tornando utile solamente per un certo numero di chiamate, l’obiettivo – e qui c’è piena sintonia con il nuovo coaching staff offensivamente diretto da Gase e dal coordinator Dowell Loggins – è dimostrare di poter crescere ulteriormente e diventare un giocatore completo, sul quale fare affidamento anche quando la palla scotta e la catena deve per forza muoversi in avanti.
Anderson farà parte di un quadro nettamente migliore rispetto a quello del 2018, e potrebbe di conseguenza beneficiare della diversità di attenzioni che le difese dovranno dedicare al rientrante Quincy Enunwa, chiamato a dimostrare di poter restare in campo con la necessaria continuità, e che se fisicamente integro può tranquillamente produrre una stagione da 700/800 yard ed una manciata di touchdown. La novità nello slot è Jamison Crowder, altro elemento soggetto ad infortuni che si è in ogni caso ritagliato una fama atta alla produttività nell’esperienza ai Redskins, dei quali è spesso risultato il miglior ricevitore nonostante gli evidenti limiti strutturali, il suo compito sarà quello di far dimenticare la mediocre annata di Jermaine Kearse – lasciato andare verso Detroit – continuando a fornire il reparto della sua tipica consistenza, dimostrata dal 67% di carriera di ricezioni effettuate nella totalità dei passaggi scagliati in sua direzione.
Di Le’Veon Bell crediamo di non dover spiegare alcun che, essendo l’ex-Steelers un giocatore dal comprovato talento che ha già dimostrato in passato di poter essere uno dei migliori, se non il migliore, nel suo specifico ruolo. Corridore paziente e fisico, ricevitore estremamente affidabile, produttività nettamente fuori dalla media, Bell dovrà semplicemente dimostrare di essere lo stesso di prima, dato che il suo anno di personale sciopero dal football potrà senz’altro avergli allungato la carriera in prospettiva, ma si deve in ogni caso valutare una sensibile assenza dai campi di gioco, dall’azione vera e propria, e capire che cosa questo possa aver comportato a livello fisico e psicologico. Con lui al top della forma i Jets possono cambiare istantaneamente volto e diventare la squadra dinamica che non sono mai stati, vista l’attenzione da dedicargli nei primi due down ed in uscita dal backfield, tutte situazioni dove Le’Veon può portare danni incalcolabili alle difese. E’ l’occasione della vita per poter dimostrare, a 26 anni, di poter appartenere alla Hall Of Fame.
Il reparto running back è parecchio fornito per le emergenze e per le differenti situazioni tattiche, con Ty Montgomery pronto ad essere schierato all’occorrenza sia da ricevitore più che adatto agli screen che da corridore puro, senza escludere i possibili aiuti forniti da Elijah McGuire, che ha sorretto come meglio poteva il reparto dopo l’infortunio al collo occorso a Bilal Powell, il quale proverà a far parte nuovamente del roster al quale la sua capacità di correre nel mezzo ha sempre fatto molto comodo.
La collezione di gingilli a disposizione di Darnold è completata da Chris Herndon, un quarto giro capace di fornire un rumore assordante grazie al fragore della sua esplosione inaspettata. Il tight end, che starà fuori per il primo mese di gioco per motivi disciplinari (coinvolto in un’incidente d’auto detenendo livelli di alcol superiori a quelli consentiti) ha messo in mostra grandi qualità atletiche, presenza nelle ultime 20 yard e mani sicure, terminando la stagione da matricola con 502 yard e 4 mete, risultando uno dei bersagli più ricercati dal suo quarterback. Il problema sarà reperire un sostituto anche solo vicino alle qualità che Herndon può offrire, dal momento che Eric Tomlinson ed il rookie Trevon Wesco sono prettamente dei bloccatori, lasciando quindi il compito più grosso all’ex-Houston Ryan Griffin.
La linea offensiva ha svolto un lavoro soddisfacente nel proteggere il quarterback anche se altrettanto non si può sostenere riguardo il supporto del gioco di corse, ragione per la quale il fronte risulta assai modificato rispetto allo scorso campionato. L’inserimento più importante è senza dubbio quello di Kelechi Osemele, per il quale un Maccagnan ancora in carica ha speso un quinto giro ricevendo dai Raiders, oltre che il giocatore, un sesto round. Dopo la stagione negativa di Spencer Long, lasciato libero, il ruolo di centro verrà coperto scegliendo tra il veterano Ryan Kalil e Jonotthan Harrison, quest’ultimo ragazzo che ha dimostrato di possedere la necessaria scaltrezza tattica per ricoprire una posizione di enorme responsabilità, confermati invece i tackle Kelvin Beachum e Brandon Shell, con il veterano Brian Winters a ricoprire il rimanente spot di guardia. Tom Compton, duttile al punto di poter ricoprire almeno due o tre posizioni, è la principale riserva, in attesa di capire quali siano le potenzialità del rookie Chima Edoga, che potrà ritagliarsi spazio sul lato cieco.
La difesa dei Jets necessita di migliorare quanto offerto nel 2018 in opposizione alle corse, il settore più labile di tutto il reparto. La presenza dell’esperto ed aggressivo Gregg Williams non potrà che apportare benefici rispetto ad uno schema dove la linea difensiva vedeva i suoi compiti limitati ad attaccare i gap tra gli uomini di linea invece di agire d’istinto, se non altro perché non sono arrivate grosse giocate da parte di quei linebacker che avevano un maggior raggio d’azione. Sarà curioso capire come i Jets, che da un decennio abbondante utilizzavano la 3-4, opereranno la transazione verso un coordinatore che storicamente crede nei principi della 4-3, anche se in questo caso è necessario fare bene i conti con il personale a disposizione senza stravolgere eccessivamente le qualità dei giocatori.
In qualsiasi caso le due posizioni di end saranno occupate dagli stessi titolari dello scorso anno: Henry Anderson è fresco di un rinnovo contrattuale di tre anni a conferma dell’inattesa produttività dimostrata, composta da 7 sack e 16 colpi ai danni del quarterback avversario, mentre le attese sono parecchio più alte nei confronti di Leonard Williams, difensore poco veloce per i principi base della 4-3 ed eternamente atteso a quella stagione esplosiva che, come molti addetti ai lavori preventivavano in uscita dal College, non ha mai invece prodotto. La speranza è che le sapienti e possenti cure del nuovo defensive coordinator, uno che le cose in faccia non le dice ma le sputa direttamente, possano mettere in moto tutta quella grinta che a volte sembra sopita chissà dove, un compito che potrebbe godere di facilitazioni grazie al nuovo acquisito Quinnen Williams, scelto alla terza posizione assoluta in occasione dello scorso Draft in qualità di tackle dominante al College, che dovrà replicare la sua esuberanza fisica anche al piano superiore per aiutare la pass rush e combattere con più efficacia contro le corse. A dargli una mano rientra Steve McLendon, giocatore solamente di situazione ma perfettamente in grado di incidere nel togliere spazio ai running back.
C.J. Mosley è il leader del nuovo corso difensivo di New York, Maccagnan lo ha letteralmente riempito di denaro sonante prevenendo un possibile nuovo accordo con l’unica franchigia che il linebacker avesse in precedenza conosciuto, i Baltimore Ravens. Essendo Mosley uno dei giocatori maggiormente efficienti di tutto il panorama professionistico nel misurarsi contro le corse il medesimo fornisce un istantaneo miglioramento nel rendimento di quel particolare settore statistico, qualità preziose se correlate all’assenza di Avery Williamson, (rottura del crociato anteriore) collega dal rendimento particolarmente alto con il quale i Jets speravano di formare una coppia degna dei tempi di David Harris e Bart Scott, e che ora verrà rimpiazzato da Blake Cashman e Neville Hewitt, i quali sarebbero altrimenti stati i principali backup delle posizioni interne.
Gregg Williams significa blitz assai poco scontati, per cui aspettiamoci una grande varietà di pressione generata da ogni posizione possibile. La diversità schematica potrebbe divenire di beneficio anche per un giocatore come Jordan Jenkins, un outside linebacker mai sguinzagliato addosso ai quarterback con troppa convinzione per i limiti stessi che il precedente schieramento difensivo gli aveva messo addosso, all’interno del quale aveva compiti spesso legati al contenimento delle corse. Jenkins avrà l’opportunità di migliorare un 2018 di chiaro progresso, chiuso con 7 sack, ai quali vanno addizionati i 5 portati a termine da Brandon Copeland, dietro al quale scalpita il rookie Jacham Polite, talento da non sottovalutare affossato da un comportamento esterno al campo non troppo idilliaco, motivo principe dello scivolamento al terzo round del 2019, ove Maccagnan potrebbe aver lasciato in eredità un possibile regalo per il futuro.
Se Mosley rappresenterà la chiave del cuore difensivo, Jamal Adams è il presente ed il futuro dell’intero reparto, un giocatore di grande talento ma anche di certificata sostanza che ha migliorato il già ottimo anno da rookie con un 2018 straordinario. Adams è difatti divenuto il primo giocatore degli ultimi diciotto anni di football professionale a registrare placcaggi in tripla cifra, 2.5 sack, 3 fumble forzati e 10 passaggi battuti a terra nello stesso campionato, una presenza costante e rassicurante per qualsiasi compagno. Jamal, al pari dei suoi colleghi di reparto, potrà essere un giocatore intercambiabile con altri a seconda delle situazioni e vedrà snap in entrambe le posizioni di safety, scambiandosi con Marcus Maye, formando un tandem che ha fatto ingresso nella lega contemporaneamente nel 2017, addivenendo così alle esigenze di Gregg Williams.
Il settore è parecchio profondo e può nuovamente contare su un backup assai affidabile come Doug Middleton, che non ha fatto rimpiangere l’assenza di Maye durante il suo recupero da infortunio, prima di uscire anch’egli di scena a causa di un problema ad un muscolo pettorale. Il roster presenta difensori ambivalenti come Darryl Roberts, schierabile in circostanze differenti sia da safety che da nickel corner, pur tenendo conto della sua tendenza a concedere qualche ricezione di troppo. Roberts appartiene ad uno schieramento che vede titolari Trumaine Johnson, a tratti deludente ed assente per sei gare a causa degli infortuni (con i quali è alle prese anche in questo momento), ed il nuovo acquisto Brian Poole, defensive back assai fisico prelevato dai Falcons e capace di opporsi adeguatamente alle corse, scarseggiano invece le opzioni di esperienza nelle retrovie le quali presentano un pacchetto di scelte basse degli ultimi due Draft tra le quali spicca lo slot corner Parry Nickerson, ed una serie di free agent che tenteranno di entrare nel roster finale.
Gli special team non ritroveranno i servizi di Jason Myers, kicker, e di Andre Roberts, kick returner, i quali sono stati lasciati liberi di accasarsi altrove nonostante fossero risultati tra le poche note liete della scorsa stagione. Per tentare di centrare costantemente i pali verrà provato Tyler Bertolet, firmato dopo l’improvviso ritiro di Chandler Catanzaro a preseason già iniziata. Myers non è stato confermato per ragioni economiche, ma il suo 33/36 del 2018 sarà difficile da far dimenticare. Uno tra Lachlan Edwards e Matt Darr emergerà vincitore dal camp per il ruolo di punter, mentre Roberts sarà presumibilmente sostituito da Trenton Cannon, che punterà molto sui ritorni visto il poco spazio rimasto a disposizione nel backfield dopo la frma di Bell.
Sulla carta i New York Jets risultano essere con pochi dubbi migliori rispetto agli ultimi anni. L’attacco dispone sicuramente delle potenzialità per diventare frizzante ed esplosivo, Darnold sembra essere in rampa di lancio è può approfittare di un certificato maestro del ruolo come Adam Gase, e Le’Veon Bell non dovrebbe patire grosse sofferenze nel ritrovare la sua innata produttività offensiva, un salto di qualità notevole rispetto al passato. La difesa morderà parecchio grazie all’aggressività di Gregg Williams, c’è tanto talento tra i titolari e poca esperienza tra le riserve, ma un defensive coordinator di questa fama e rilevanza non potrà che spremere il meglio dai suoi giocatori. Ci si dovrà misurare con i frustranti Patriots, con dei Bills in ascesa ed approfittare della ricostruzione integrale dei Dolphins, per il resto il calendario vede molte squadre risultate utlime nelle loro Division, e sognare un ritorno ai playoff, per quanto arduo, se non altro non è più proibitivo.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.