Dopo una tripletta di top five pressoché impossibili, finalmente un po’ di meritata -e relativa- semplicità: oggigiorno di tight end buoni in NFL sicuramente non ne mancano, però individuare i migliori cinque è esercizio ben più abbordabile rispetto a fare lo stesso con i ricevitori.
La tanto chiacchierata “evoluzione del gioco” ha visto gli interpreti del ruolo trasformarsi da sesto uomo di linea a veri e propri ricevitori in grado di creare mismatch a destra e a manca: giocatori come Gronkowski o Kelce, troppo veloci per i linebacker e nel contempo eccessivamente grossi per i defensive back, da soli sono tranquillamente in grado di tenere in costante apprensione l’intero reparto difensivo avversario per le loro abilità balistiche e per la sottovalutata capacità di bloccare, abilità che spesso e volentieri consente loro di stare in campo pure durante le corse, non dando così indicazioni al defensive coordinator avversario sull’identità dell’imminente giocata.
5) O.J. Howard, Tampa Bay Buccaneers
La prima parola che mi viene in mente pensando ad O.J. Howard è “sfortuna”: senza mezzi termini, finora la sua carriera è stata deragliata da un melting pot di fattori esterni che lo hanno visto sempre e comunque vittima di circostanze ben più grandi di lui.
Prima di tutto, Howard ha avuto la sfortuna di essere draftato da una delle franchigie più disfunzionali e costantemente deludenti dell’intero panorama sportivo americano, guidata da uno dei quarterback -quando in campo- meno accurati della lega e, infine, come se ciò non fosse già abbastanza, costanti infortuni hanno non solo rovinato le sue stagioni, ma pure le successive offseason: lo scorso anno, prima di subire un grave infortunio al piede, l’ex Alabama zitto zitto era sulla buona strada per mettere insieme una stagione da 900 yards ed una decina di touchdown, numeri mai banali per un tight end, soprattutto nelle fasi così precoci della carriera.
Quest’anno a chiamare le giocate ci sarà Bruce Arians, una delle menti offensive più brillanti di questo secolo che potenzialmente potrebbe essere in grado di rendere Winston più efficace eliminando gli errori che hanno costellato la prima parte della sua finora deludente carriera: per quanto impreciso, però, va notato che Winston è uno dei quarterback che più ama indirizzare l’ovale verso i propri tight end, dal 2015 ad oggi solo Keenum e Luck hanno lanciato una percentuale maggiore di touchdown ai pari ruolo di Howard.
Le premesse per un’annata eccellente non mancano ed a mio avviso l’esplosione di Howard potrebbe ricordarci da vicino quella di George Kittle, giovane di cui sicuramente leggerete qualcosa in un paio di minuti.
Before injury, O.J. Howard was doing big things, especially when lined up in the slot last year in Tampa pic.twitter.com/fJBo8bSkwE
— PFF (@PFF) May 20, 2019
4) Trey Burton, Chicago Bears
Prima di cimentarmi nella vera e propria stesura della graduatoria, avevo millantato “semplicità” parlando di questa top five: ciò non deve assolutamente precludere le sorprese, però.
Trey Burton quarto miglior tight end della lega? Lasciatemi spiegare.
Dare la quarta posizione ad un giocatore che ha concluso il 2018 tredicesimo per yards ricevute fra i tight end può senza dubbio sembrare un regalo, ma ho già ribadito più volte quanto sottovalutato ed al contempo fondamentale sia il run blocking quando si deve valutare un TE: Burton, lo scorso anno, secondo i super esperti di Pro Football Focus è stato il miglior blocking tight end della lega, chiudendo la stagione con un prodigioso 79.5 di valutazione in questo aspetto del gioco.
Un’altra area in cui l’ex Eagles si è distinto è la red zone, in quanto è riuscito a ricevere undici dei dodici passaggi a lui indirizzati in questa zona del campo mettendo a segno ben cinque touchdown: probabilmente non si avvicinerà mai ai numeri di Kittle o Kelce, ma per lo stile di gioco dei Bears ciò non è nemmeno necessario.
Un’altra intera offseason passata con Trubisky potrebbe permettergli di abbellire le proprie statistiche personali, ma non siamo superficiali, quando un tight end blocca meglio di qualsiasi altro collega ed è brillante in red zone non può essere escluso da graduatorie del genere.
Trey Burton finished the 2018 season as the league's highest-graded run-blocking tight end.
More on the full list of top blocking tight ends (via @PFF_AustinGayle) https://t.co/QqezIR5poG pic.twitter.com/Fnn06pNyjc
— PFF (@PFF) March 27, 2019
3) Zach Ertz, Philadelphia Eagles
Dopo tre consistentissime stagioni da almeno 70 ricezioni e più di 800 yards, il 2018 può essere visto come l’opus magna dell’affidabilissimo Zach Ertz: oltre ad aver sfondato per la prima volta il muro delle 1000 yards ricevute, ha acchiappato ben 116 palloni, record per un tight end. Gli aggettivi che ho usato finora per descriverlo non sono sicuramente casuali, in quanto il suo 74.36% di lanci ricevuti su ben 156 target rappresenta il numero più alto per chi ha avuto più di 150 palloni indirizzati verso di sé: per carità, le sue 10.0 yards a ricezione impallidiscono di fronte ai numeri fatti registrare dai vari Kelce e Kittle, però nell’economia dell’attacco degli Eagles queste “poche” yards sono spesso e volentieri più che sufficienti.
Non particolarmente brillante nel run blocking, Ertz ha fatto della costanza e dell’affidabilità le proprie migliori armi, guadagnando così la fiducia di Wentz – o Foles – sul terzo down e soprattutto in red zone: su ben 26 red-zone target ne ha infatti ricevuti 16 trovando i sei punti in sei occasioni.
Non sarà esplosivo come chi gli sta davanti, non è sicuramente adatto al blocking come Burton, ma quando la palla scotta pochi giocatori rispondono sempre presente come Ertz, che va a così ad incarnare perfettamente la definizione di tight end “valvola di sfogo” che tanto si usava anni addietro.
E Wentz, teoricamente sano, avrà più che mai bisogno della sua copertina di Linus.
2) George Kittle, San Francisco 49ers
Da dove è uscito il prodigioso 2018 di George Kittle? Qualcuno se lo aspettava?
Non fosse per la consistenza di Kelce, nessuno gli avrebbe potuto togliere il primo posto, ma andiamo con ordine: per prima cosa, come già saprete, lo scorso anno Kittle ha racimolato il maggior numero di yards ricevute da un tight end nella storia del gioco, battendo un record stabilito da Kelce qualche minuto prima, ma vi invito a mettervi comodi ché i suoi record non finiscono qui.
Nessuno, nemmeno un qualsivoglia ricevitore, ha raccolto più yards after the catch delle sue incredibili 873 -ovvero il 63.4% delle sue yards totali- e se mettiamo a fuoco il fatto che sia riuscito a registrare tali numeri senza poter contare per praticamente tutta la stagione sul suo quarterback titolare… rimanere a bocca aperta è perfettamente normale.
Kittle non è solamente una macchina da yards, ma pure un signor blocker, in quanto il suo 73.3 in run blocking grade è il sesto miglior voto assegnato ad un TE da Pro Football Focus ed a fronte di ciò capire la sua importanza nell’attacco dei ‘Niners diventa veramente semplice: l’anno prossimo con Garoppolo potrebbe avere una realistica possibilità di migliorare quanto fatto con i vari Beathard e Mullens, e sebbene le difese avversarie spenderanno molte più risorse nel tentativo di contenerlo, di motivi per prevedere una regressione francamente non ne vedo.
1) Travis Kelce, Kansas City Chiefs
Non poteva che essere lui il numero uno, a maggior ragione pochi mesi dopo il ritiro di Gronkowski: già da un paio di anni, a dire la verità, Travis Kelce si è imposto come miglior receiving tight end della lega, e se non vi fidate del mio giudizio, mi appellerò alle tre stagioni consecutive concluse con almeno 80 passaggi ricevuti e più di 1000 yards di ricezione.
Nonostante bloccare non sia chiaramente il suo forte, fermare Travis Kelce sta diventando sempre più difficile, in quanto anno dopo anno abbiamo la netta impressione che il suo prime sia ancora ben distante: contrastarlo con la palla in mano è pressoché impossibile, in quanto il suo letale mix di velocità e fisicità creano mismatch e grattacapi a praticamente ogni difensore della lega, anche se la zona in cui la stella del numero 87 brilla più luminosamente è chiaramente la red zone.
Avrete facilmente notato che ricorro spesso ai numeri in red zone per argomentare le mie tesi -soprattutto in questo ruolo- ed i numeri di Kelce in questa zona di campo giustificano pienamente la mia decisione di assegnare a lui l’immaginaria medaglia d’oro: ricevendo 18 dei 25 palloni a lui indirizzati, Travis è stato in grado di mettere a segno ben dieci touchdown, ossia la totalità dei suoi viaggi in end zone.
Fondamentale per muovere le catene -nessun TE ha convertito più primi down di lui-, Kelce con pazienza è riuscito ad uscire dall’ombra di Gronkowski ed ora, con Mahomes under center, sembra pronto a collezionare stagioni da First Team All-Pro a ripetizione: probabilmente questo sarà il primo posto più facile ed unanime dell’intera rubrica.
Esclusi a malincuore
- Greg Olsen, Carolina Panthers. Reduce da due stagioni sfortunatissime, Olsen sembra non essere più in grado di rimanere sano per la durata di un intero campionato: se in salute, però, è indubbiamente uno dei cinque migliori tight end in assoluto.
- Hunter Henry, Los Angeles Chargers. Un terribile infortunio patito durante il training camp lo ha costretto a saltare quella che doveva essere la stagione della definitiva consacrazione: che il 2019 sia il suo anno?
- Eric Ebron, Indianapolis Colts. Dopo il prodigioso 2018 potrebbe sembrare ingiusto escludere Ebron dalla top five, ma ricordate, un tight end deve anche bloccare: in questo aspetto del gioco Ebron è praticamente ininfluente.
- Evan Engram, New York Giants. Pure in questo caso a minare il suo sviluppo ci stanno pensando costanti infortuni: non particolarmente brillante nel run blocking, Engram si affaccia al 2019 come go-to-guy dei Giants.
- Rob Gronkowski, ritirato. Vuoi mai che a gennaio…?
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Gronk ripensacii. E se non ci ripensi giusto così, le botte sei tu a prenderle tutte e non io o Brady o Belichik o tutti noi che ti vorremmo ancora per molto tempo in campo.