Questa graduatoria sarà senza ombra di dubbio la più difficile in assoluto da compilare, in quanto se penso ai migliori cinque ricevitori presenti in NFL mi vengono subito in mente almeno dieci nomi con credenziali assolutamente valide: nonostante tale difficoltà e l’opprimente certezza di escludere erroneamente almeno due individui, questa graduatoria è sicuramente la mia preferita e la più divertente da compilare in assoluto.
È risaputo che viviamo in un’epoca nella quale le regole, fra gli altri fattori, rendono la vita agli interpreti del ruolo criminalmente più facile, ma occorre comunque una certa abilità nel completare un processo chiamato “catch” che nemmeno l’appena citato libro delle regole sembra essere in grado di definire senza ambiguità: mai nella storia del gioco abbiamo potuto assistere ad una tale abbondanza di talento in un singolo ruolo e, non me ne vogliano i defensive back, tutto ciò contribuisce a rendere una partita NFL lo spettacolo che tanto amiamo e desideriamo durante questi interminabili mesi di offseason.
Prima di partire, per l’ultima volta, ribadisco un lapidario fatto: almeno tre degli esclusi a malincuore meriterebbero indiscutibilmente un posto compreso fra il terzo ed il quinto, ma viviamo in un’era in cui il numero chiuso deve ancora estinguersi del tutto.
5) Davante Adams, Green Bay Packers
Giocare con Rodgers e godere di un volume minore solamente rispetto a quello di Julio Jones sicuramente aiuta, ma con pazienza Davante Adams si è trasformato in uno dei ricevitori più letali, costanti e produttivi del campionato.
Ciò in cui Adams si distingue è la produzione in red zone: i suoi 32 target in questa zona del campo rappresentano ovviamente il dato più alto nella lega, ed anche se le 16 ricezioni messe a segno gli valgono un modestissimo 50% di catch rate, vale la pena mettere in risalto il fatto che di questi palloni ricevuti ben 12 sono valsi i sei punti.
Mettere al quinto posto un giocatore che può vantare solamente una stagione sopra mille yards potrebbe -a ragione- non essere esente da critiche, e per quanto le accetti di buon grado, lasciatemi esporre le mie ragioni: per prima cosa, negli ultimi tre anni Adams ha messo a segno ben 35 touchdown, numero a mio avviso più importante di quello delle yards ricevute, e la fortuna non è stata sicuramente dalla sua parte dato che nel 2016 è arrivato a sole tre misere unità di misura americane da quota mille e nel 2017, anno in cui lui perse due partite e Rodgers ben nove, riuscì comunque a mettere a segno 10 TD ricevendo 885 yards!
A mio avviso, quanto fatto nel 2018 ci ha aiutato a farci un’idea ben precisa circa il vero potenziale di Adams, giocatore in grado di mettere insieme stagioni da 100-1300-10 pressoché automaticamente: paradossalmente, perdere qualche target a scapito di una relativamente maggiore libertà da parte dei defensive back avversari potrebbe giovare a lui, alla sua produzione e soprattutto a dei Green Bay Packers stanchi di cercare scuse.
4) Michael Thomas, New Orleans Saints
La scorsa stagione, fra le altre cose, ci ha insegnato una lapalissiana verità: direzionare l’ovale nei pressi di Michael Thomas non è mai -enfasi sul mai- una cattiva idea.
Di cosa sto parlando? Sui 147 palloni indirizzati verso di lui è stato in grado di acchiapparne 125 o, in percentuale, un magnifico 85.03%: fermatevi un attimo e provate a riflettere.
Pazzesco, vero? Le sue 321 ricezioni in tre stagioni hanno frantumato il precedente record di lega -detenuto dai migliori amici ed ora compagni Beckham e Landry- e francamente hanno contribuito ad alzare le aspettative verso un ricevitore novizio in modo quasi ingiusto: la produzione di ogni WR selezionato al primo round del draft verrà inevitabilmente paragonata a quella del 13 di New Orleans, in quanto la sua incredibile consistenza ed affidabilità hanno ridefinito cosa essere un go-to-guy significhi.
Non è sicuramente il più veloce, il più esplosivo o il più spettacolare, e ad onor del vero giocare con Drew Brees aiuta e non poco ad abbellire le proprie statistiche, ma alla fine la qualità principale che ogni ricevitore dovrebbe possedere è per l’appunto l’affidabilità: saper di poter contare su un giocatore del calibro di Thomas è un lusso che probabilmente nemmeno gli stessi Brees e Payton riuscirebbero a spiegare, poiché essere in grado di mettere a segno una ricezione quasi nove volte su dieci è un qualcosa di semplicemente mai visto per un giocatore con un volume del genere.
Michael Thomas is elite in the slot. There's no way around it.
Not only did he crush our yards per route run statistic, but he also hauled in 88.5% (46 of 52) of his slot targets. Automatic.#WhoDat ⚜ #Saints ⚜ @cantguardmike pic.twitter.com/9JPpDSHOQG
— PFF NO Saints (@PFF_Saints) June 19, 2019
3) Antonio Brown, Oakland Raiders
Antonio Antonio…
A qualcuno potrebbe sembrare ingeneroso mettere il ricevitore più produttivo del ventunesimo secolo -finora- solamente al terzo posto, ma occorre tenere presente due fattori: il primo, ed ovviamente il più importante, è che il trasferimento ad Oakland porta ovviamente in seno un sacco di incognite, a partire dall’intesa con quel Derek Carr che non sembra essere ancora in grado di comprendere il proprio valore e posto nella gerarchia dei QB della NFL, mentre il secondo, decisamente più effimero e discutibile, deriva dall’opinabile fatto che nel 2018 AB ha mostrato i primi segni di declino.
Declino? In declino un giocatore in grado di ricevere per quasi 1300 yards e di condurre la lega per touchdown segnati con 15?
Ciò che mi porta a trarre questa scomoda conclusione è il numero a mio avviso più importante per un ricevitore, ovverosia la percentuale di ricezione: l’85% di Thomas è una mera aberrazione della norma, ma il 61.9% di Brown conferma un netto calo iniziato ad onor del vero nel 2017, quando dal 68.83% di successo è passato ad un più anonimo 61.96%. Non che questi numeri siano da buttare, ci mancherebbe, però è indubbio che da un ricevitore di volume come lui ci si potrebbe aspettare anche di più, ed il fatto che nel 2018 abbia chiuso l’anno con una valutazione PFF di 79.0 -la più bassa in carriera- riassume perfettamente tutto ciò che sto tentando di dirvi.
Brown, quando in campo e con il paradenti saldamente in bocca, rimane uno degli atleti più pericolosi, spettacolari e consistenti della National Football League, e se riuscirà ad adattarsi al contesto Raiders potrebbe produrre l’ennesima annata spettacolare della propria inimitabile carriera.
1 ex aequo) Julio Jones, Atlanta Falcons
Strappo alla regola, enorme strappo alla regola, ma francamente non vedevo altro modo per uscire da questo annoso dilemma: ora come ora Julio Jones e Nuk Hopkins giocano in una categoria tutta loro, una categoria che sembra precluderci la possibilità di definire con scientifica certezza -ed esattezza- chi rispettivamente sia il numero uno e chi il numero due.
Reduce da cinque stagioni consecutive da almeno 1400 yards, Jones lo scorso anno è riuscito finalmente a risolvere il paradossale problema dei touchdown: dopo averne ricevuti solamente 9 fra le stagioni 2016 e 2017, Jones -o meglio, Ryan- è uscito dal letargo ricevendo ben 8 TD nelle ultime nove partite di campionato.
Touchdown a parte, Jones è un modello di efficienza e brillantezza, in quanto le sue 2.93 yards guadagnate per traccia corsa rappresentano facilmente il miglior dato, ed il solidissimo 66.47% di target convertiti in ricezioni ci mette davanti ad un sensibile miglioramento rispetto al 2017, anno in cui non riuscì a superare quota 60%: Jones è probabilmente il ricevitore più immarcabile della lega e, Ryan permettendo, indirizzare l’ovale dalle sue parti non è mai una cattiva idea, indipendentemente dalla situazione di gioco o dal numero di defensive backs alle sue calcagna.
Se la salute glielo permetterà, Jones potrebbe mettere il suo nome dietro quello di Rice in quasi ogni singola categoria significativa riguardante i ricevitori, in quanto nessuno è stato più veloce di lui a raggiungere le 10000 yards di ricezione in carriera e, aiutato da 96.7 yards ad allacciata, Jones avrebbe una realistica chance di ambire a quota 23000, ovvero quella che garantirebbe lo spodestamento di Rice dal trono di re dei ricevitori.
Come ho detto, però, oltre che ad un’impressionante dosa di costanza, sarebbe necessaria pure un’ancor più ingente dose di fortuna e salute: sognare, si sa, non costa niente.
Julio is going for his sixth-straight season as Atlanta’s highest graded player on offense. pic.twitter.com/BjyAFFpKmP
— PFF (@PFF) June 28, 2019
1 ex aequo) DeAndre Hopkins, Houston Texans
Non potevo non concludere con Nuk, il ricevitore più infallibile dello scorso autunno: sono consapevole del fatto che quasi sicuramente ciò che sto per dirvi l’abbiate già sentito ripetere più e più volte, ma non aver droppato nemmeno un pallone nonostante la bellezza di 163 target già di per sé varrebbe il gradino più alto del podio.
Giocatore schifosamente costante, Hopkins ha messo insieme la proprio miglior stagione della carriera, casualmente, nell’unico anno in cui ha potuto contare su un quarterback universalmente definibile “accettabile”: l’aggettivo accettabile stride vicino al cognome Watson, visto che sono convinto che già dall’anno prossimo potrebbe inserirsi nella conversazione dei migliori dieci quarterback della lega, ma occorre sempre tener ben presente che il povero Nuk è stato costretto per più o meno lunghi periodi a ricevere i deliri dei vari Yates, Savage, Osweiler, Hoyer, Mallett e Fitzpatrick!
Ciò che veramente separa Hopkins da chiunque, anche da Jones -seppur per poco-, è la sua abilità nel vincere le cosiddette fifty-fifty jump-ball, ovverosia quei lanci un po’ a caso nei quali cornerback e ricevitore hanno sostanzialmente la stessa probabilità di atterrare con il pallone tra le mani: Hopkins, su 43 di questi lanci, è riuscito a riceverne ben 25. Per contestualizzare il tutto, solamente 19 ricevitori in totale sono riusciti a riceverne più di dieci!
Nella top ten per quanto riguarda touchdown ricevuti, yards derivate da deep ball (lanci più lunghi di venti yards) e tackle rotti, Hopkins è semplicemente il ricevitore più completo ed affidabile della lega e, dopo un anno intero passato con Watson, abbiamo tutte le ragioni del mondo per credere che nel suo caso il meglio debba veramente ancora venire: speriamo sia veramente questo il caso, poiché assistere a ciò sarebbe pura e semplice libidine.
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Esclusi a malincuore
- Odell Beckham Jr., Cleveland Browns. Difficilissimo e dolorosissimo lasciare fuori una stella del calibro -e del talento- di OBJ, ma ripetuti infortuni negli ultimi anni ed il cambio di squadra mi hanno spinto a preferirgli i relativamente più costanti Adams e Thomas.
- A.J. Green, Cincinnati Bengals. Pure nel suo caso, una serie di infortuni nelle ultime stagioni ne ha limitato produttività e disponibilità, ma è indubbio che quando al 100% è perlomeno un top five receiver.
- Mike Evans, Tampa Bay Buccaneers. Forse l’esclusione più complicata in assoluto: in cinque stagioni ha fatto registrare in media 79 ricezioni, 1220 yards e ben 8 TD. Ed a mio avviso, i suoi migliori anni devono ancora venire.
- JuJu Smith-Schuster, Pittsburgh Steelers. Con un’altra stagione come si deve il suo posticino nella top five, l’anno prossimo, non glielo toglierà nessuno: senza Brown potenzialmente potrebbe mettere insieme numeri da Hopkins.
- Keenan Allen, Los Angeles Chargers. Se solamente gli infortuni non gli avessero molestato la prima parte di carriera…
- Per non escludere proprio nessuno: Adam Thielen, Minnesota Vikings; T.Y. Hilton, Indianapolis Colts; Tyreek Hill, Kansas City Chiefs (qui in fondo esclusivamente per la mancanza di chiarezza sulla sua condizione per il prossimo anno).
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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Giustamente non in graduatoria per le sue caratteristiche di nicchia e quindi i sempre brevi seppur costanti guadagni realizzati. Ma un bravo, soprattutto per ciò che ha mostrato in vari SBowl e per l’immarcabilita’, se lo merita il grande Julian Edelman. Superbowl 2019 MVP