One down, two more to go: il draft è iniziato e, permettetemi, questo primo round è stato fra i più sorprendenti del nuovo millennio, in quanto parecchi colpi hanno colto di sorpresa anche il meno impressionabile degli addetti ai lavori.
Valutare la bontà delle decisioni di una franchigia solamente un paio di ore dopo la fine del primo turno può sembrare impossibile e fastidiosamente inutile, ma rimanere impassibile di fronte a queste prime trentadue scelte non mi è possibile: vediamo insieme chi ha vinto il primo turno e chi, purtroppo, no.
Chi sale
Washington Redskins
Non riesco a capacitarmi di ciò che sto per dire, ma i Redskins sulla carta hanno messo insieme due dei migliori colpi della serata: prendere Dwayne Haskins con la numero quindici toglie dalle loro spalle un terrificante macigno, in quanto per la prima volta dal crac di Smith Washington sembra avere un piano under center, un ottimo piano se proprio devo essere sincero. Riuscire ad aggiudicarsi il giocatore desiderato senza dover sacrificare scelta alcuna è già di per sé una vittoria, ma se aggiungiamo a ciò l’ulteriore aggiunta di Montez Sweat, è facile capire come mai abbia deciso di partire da loro: se la salute lo assisterà ha tutte le carte in regola per diventare un perenne Pro Bowler ed uno dei migliori pass rusher della lega. Riuscire a garantirsi un quarterback ed un pass rusher presenti in molte top ten in vari draft board è una vittoria ed almeno per ora, il futuro nella capitale sembra finalmente fare meno paura.
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San Francisco 49ers
Garoppolo è il loro uomo e si sa, una squadra in NFL molto spesso arriva fino a dove la porta il proprio quarterback, ma non possiamo rimanere indifferenti davanti a quanto sta facendo San Francisco: con l’aggiunta di Nick Bosa, a detta di chiunque il miglior giocatore disponibile al draft, i ‘Niners di fatto possono vantare la migliore linea difensiva dell’intera National Football League. Sto esagerando? Come altro definireste un reparto composto da Dee Ford, DeForest Buckner, Arik Armstead ed il neo-arrivato Bosa? Il roster rimane lontano dal poter essere definito completo e bilanciato, ma se tutto andrà secondo i piani San Francisco potrà, per il prossimo lustro ed oltre, vantare il miglior pass rush dell’intero campionato: buona fortuna ai vari Murray, Wilson e Goff!
Bills e Jaguars
È sempre bello ricevere regali, ma francamente aspettarsi che Jaguars e Bills riuscissero, rispettivamente alla sette ed alla nove, a portarsi a casa due giocatori perennemente nella top five dei prospetti disponibili era folle, eppure è andata così. Chiunque poteva immaginare -ed a ragione- i Jacksonville Jaguars fare il possibile per mettere l’investimento Foles in condizione di rendere al meglio fin da subito, ma nessuno poteva aspettarsi che al loro turno fosse ancora disponibile Josh Allen, pass rusher ad un certo punto inserito nella fuorviante bagarre per la prima scelta assoluta: figuriamoci cosa possano aver pensato i Bills vedendo Ed Oliver -giocatore che avrei visto veramente bene ad Oakland o New York- ancora in attesa di una chiamata alla numero nove!
Entrambe le compagini hanno aggiunto giocatori di cui forse non avevano assoluto bisogno, ma non nascondiamoci dietro un dito, quando si ha la possibilità di aggiungere giocatori con potenziale All-Pro, lo si fa indipendentemente dalla gerarchia dei bisogni: Natale è arrivato con largo anticipo quest’anno!
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Gli inside linebacker
Non avevo memoria di una coppia di inside linebacker draftata nella top ten, ma il talento ed i mezzi atletici dei due Devin, White e Bush, non potevano essere ignorati, soprattutto in una lega che sempre più spesso è costretta a chiedere ai propri linebacker di mettere a segno giocate sideline-to-sideline o di correre con runningback, tight end o slot receiver: White, preso dai Tampa Bay Buccaneers con la numero cinque, sarà fin da subito sotto i riflettori -e stabilmente in campo- per giustificare il fatto di essere stato scelto sopra a nomi più succulenti come Allen ed Oliver, mentre Bush dovrà dimostrare fin da subito di poter essere sul serio l’erede di Shazier e, soprattutto, che l’investimento fatto da Pittsburgh -per assicurarselo hanno ceduto la numero 20, la 52 ed una scelta al terzo giro del prossimo anno- non rappresenti l’ennesima follia di un front office apparentemente allo sbando.
Baltimore Ravens
Ero pressoché sicuro del fatto che Baltimore cedesse la ventiduesima scelta per accumularne nei round seguenti, ma francamente non credevo riuscissero pure a selezionare il giocatore da loro tanto bramato: Marquise “Hollywood” Brown non è certamente un ricevitore in grado di vincere costantemente fifty-fifty-ball come poteva esserlo Metcalf, ma con una velocità senza eguali ed una predisposizione alla big play che ha portato molti analisti a compararlo a DeSean Jackson, sicuramente il suo contributo risulterà decisivo nella crescita di Lamar Jackson. Ricevere un paio di scelte aggiuntive e garantirsi il “proprio uomo” fa di chiunque un vincente, pertanto so far so good Eric DeCosta: i bisogni rimangono ancora tanti, ma la prima mossa è stata un netto successo.
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Clemson Tigers
I tre quarti della loro linea difensiva sono stati selezionati nelle prime diciassette scelte: oltre che ad essere un onore di cui vantarsi per anni, il successo avuto dagli ex Tigers spingerà molti prospetti provenienti dall’high school a strizzare l’occhio ad un’università che apparentemente “garantisce” ai propri D-linemen una scelta al primo giro.
Ho ovviamente esagerato, ma so che state capendo il mio ragionamento: complimenti a Dabbing Dabo Swinney.
New York Jets
La loro tendenza all’autosabotaggio per anni ci ha suscitato grasse risate, spunti per meme e chi più ne ha più ne metta, ma questa volta sbagliare era troppo difficile anche per loro: che Quinnen Williams diventi una star è pressoché sicuro, e con il suo innesto la difesa dei Jets inizia veramente a far paura.
Complimenti Jets, sembra che finalmente gli astri si stiano allineando.
Chi scende
New York Giants
Il bello di analizzare eventi sportivi come il draft sta proprio nell’essere puntualmente smentiti, pertanto convivo serenamente con la consapevolezza che almeno la metà di ciò che sto frettolosamente digitando sarà pura e semplice spazzatura, ma riuscire a trovare un senso in quanto combinato dai Giants questa notte non mi sembra possibile: Baker e Wilkins sono due buone scelte che non rappresentano sicuramente la ragione per cui ho messo i G-Men immediatamente sotto un gigantesco -relativamente parlando- “chi scende”.
Daniel Jones ha le dimensioni ed il braccio ideale per un quarterback moderno, ma purtroppo detto ciò spendere altre parole positive su di lui diventa difficile, specialmente dopo che New York ha gettato alle ortiche la sesta scelta assoluta per assicurarselo: non sono in grado di dirvi -e non voglio- che sarà un sicuro bust o quant’altro, ma molto semplicemente il nome di Jones per i prossimi anni sarà puntualmente affiancato al poco gratificante attributo “reach”. Con ogni probabilità sarebbe scivolato fuori dal primo round e New York avrebbe avuto la ghiotta opportunità di selezionarlo con la numero 37, scelta molto più appropriata per il giovane in questione: con Oliver ed Allen ancora disponibili, selezionare un quarterback che molto probabilmente passerà almeno due o tre anni relegato in panchina non ha alcun senso.
Oakland Raiders
Josh Jacobs alla ventiquattro e Johnathan Abram alla ventisette rappresentano due ottime mosse che vanno a rispondere a dei bisogni primari, ma francamente Clelin Ferrell con la quarta scelta assoluta -con Oliver, Allen, i Devin e chi più ne ha più ne metta ancora disponibili- rappresenta un altro esempio di “reach”.
Non che Ferrell non sia un giocatore con immenso potenziale ed intriganti abilità atletiche, ma selezionarlo davanti a giocatori -impegnati in ruoli analoghi- già più affermati ed universalmente più acclamati non lo capisco: ma sinceramente cos’altro potevate aspettarvi dalla primissima scelta della premiata ditta Gruden-Mayock?
Come sempre sarà il tempo a dirci chi aveva ragione, ma ora come ora è difficile schierarsi dalla loro parte.
Josh Rosen ed i Cardinals
Ed alla fine i Cardinals hanno veramente preso Kyler Murray.
E Rosen?
Il fatto che Arizona non abbia ricevuto un’offerta sufficientemente soddisfacente per la decima scelta assoluta al draft dello scorso anno già di per sé fa paura -per arrivare a Rosen Arizona investì veramente tanto- e considerando che sono ancora disponibili giovani come Grier, Lock e Finley, il rischio che si trovino costretti a venderlo a prezzo di discount è sempre più concreto: Murray non appare pronto per una maglia da titolare già da settembre, però vedo quasi impossibile la sua convivenza con un deluso, tormentato e beffato Rosen, un ragazzo reduce da una offseason che sarebbe un eufemismo definire da incubo.
Riusciranno a cederlo? Se sì, verrano pagati in un modo anche solo lontanamente definibile adeguato? Lo scopriremo solo vivendo.
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D.K. Metcalf
Le sbalorditive prove -in ALCUNI drill- alle Combine avevano portato molti analisti a vedere Metcalf come “sicura” scelta da top fifteen: sfortunatamente per lui, non solo è scivolato fuori dai piani alti del primo turno, ma addirittura dal primo turno intero! Essendo sinceri, ciò era immaginabile, in quanto sommando la sua produzione in tre anni di college si ottengono numeri inferiori a quelli del solo 2018 di Marquise Brown ad Oklahoma, ed i risultati alquanto deludenti nei drill incentrati su agilità e capacità di correre tracce sicuramente non hanno migliorato la sua posizione: sono convinto che questa notte non dovrà aspettare molto perché il suo nome venga chiamato, ma nonostante ciò non possiamo non inserirlo nella colonna “dei perdenti”.
Piuttosto, sono decisamente più confuso davanti all’altrettanto clamoroso scivolone del compagno di squadra A.J. Brown, giocatore che reputavo sicuramente da primo round: l’attesa, pure nel suo caso, non sarà lunga.
Cornerback e runningback
Nelle prime trentadue scelte di questo draft sono stati selezionati solamente un runningback ed un cornerback e se ciò era prevedibile, vista l’abbondanza di talento lungo tutta la linea difensiva, non può non garantire un posto ai vari interpreti dei sopracitati ruoli in questa colonna.
Ci saranno sicuramente annate migliori, ma attenzione, che i prossimi round potrebbero rappresentare una corsa all’oro per gli interpreti di queste fondamentali posizioni.
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Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Ottima analisi, concordo in pieno. I Giants davvero non li capisco…, io avrei preso Haskins tutta la vita per provare a trasformarlo nel loro QB franchise. Magari hanno ragione loro… Anche la prima scelta di Oakland è inspiegabile. In ogni caso non è stato un draft particolarmente emozionante. C’ è stato tanto valzer di uomini di linea offensiva e difensiva come previsto. I prossimi giri saranno ancora molto interessanti. Rosen? Io credo che alla fine arriverà a Miami dai miei Dolphins che non vogliono svenarsi per lui, ma che possono incominciare con lui la ricerca di un QB decente dopo 20 anni. Sempre puntando poi al draft 2020 per un altro QB, a meno di un esplosione totale del buon Rosen…
Ed avevi ragione!
Effettivamente…. Rosen è un colpo a basso rischio: costa poco come soldoni, se gioca male allora giocherà male tutta la squadra e allora nel 2020 si sceglierà alti al draft per cercare un altro franchise Qb ed alla fine è costato poi solo una quarta scelta al draft 2019 (dato che I Saints ci hanno dato una seconda scelta 2020 che ci compensa la perdita del secondo giro di quest’anno). Dei 4 qb rookie dell’anno scorso, onestamente Rosen è quello che mi esaltava meno, ma l’occasione era troppo ghiotta per non provarci. I tifosi Dolphins non sono entusiasti per un motivo semplicissimo: senza Rosen, sicuramente la squadra non avrebbe vinto più di due o tre partite nella prossima stagione e allora si sarebbe puntato ad una scelta altissima al draft 2020 (dove almeno due Qb appaiono già da ora destinati a essere superstars, e cioè Herbert e Tagovailoa); con Rosen che gioca bene, si rischia di finire di nuovo 7-7 o poco meno e allora di nuovo si riparte da capo senza Qb decente e senza possibilità di fare buone acquisizioni via draft. Anche se, credo che Grier pensi di poter scalare un bel po’ di posizioni al draft 2020 in caso di bisogno, mollando qualcuno dei 10 pick disponibili e offrendo magari lo stesso Rosen. Vedremo.