Risulta incredibile come nel giro di pochissimo tempo i Cleveland Browns si siano trasformati da perenne barzelletta di Lega buona solo per i bassifondi a realtà in grado di attirare d’un tratto superstar di prima fascia. L’acquisizione di Odell Beckham Jr. è solo l’ultima mossa in ordine cronologico nel quadro dello scacchiere della ristrutturazione culturale della franchigia, che si è assicurata il talento dell’ex-stella dei Giants con un sacrificio assolutamente sostenibile (i pick di primo e terzo giro più Jabrill Peppers) moltiplicando una potenza offensiva già direzionata verso il successo in occasione della seconda metà di stagione scorsa, che aveva preso forma sotto gli evidenti benefici del periodo seguente all’allontanamento di Hue Jackson dal coaching staff.
Antonio Brown insegna, non vale la pena tenersi in casa una superstar seppur di rare fattezze se la medesima è scontenta, il gioco di forze è destinato a non reggere, il giocatore ce l’avrà comunque vinta, ed uno sport improntato sulla chimica di spogliatoio non può vincere con malumori e distrazioni che tormentano la squadra. Quindi la decisione newyorkese del privarsi di uno dei top 3 wide receiver dell’attuale panorama sorprende, ma da un certo punto di vista nemmeno dovrebbe. Vero, sono passati circa sei mesi da quando i Giants inchiostrarono il loro franchise player con una pluriennale estensione valida per l’incasso di 90 milioni di dollari, vero anche che le voci di trasferimento s’erano già abbondantemente sprecate – l’interesse dei 49ers per il giocatore non rappresenta certo un concetto astratto – e che a poco erano servite le recenti dichiarazioni di facciata del GM Dave Gettleman, in quanto il rinnovo, se analizzato con occhi diversi, poteva anche essere visto come una mossa atta a favorire la transazione, togliendo alla futura squadra di Beckham la pendenza di dovergli costruire attorno un contratto tutto nuovo.
I Browns, invece, hanno completato l’operazione ben conoscendo il peso della star nel proprio salary cap.
L’aspetto che semmai lascia il maggior grado di sbalordimento è invece la destinazione, rappresentata da una realtà sostanzialmente incapace di vincere mutata in una meta ambita nel giro di pochi mesi, trasformazione le cui ragioni sono in egual misura giustificate da una tangibile sensazione di fresca virata nell’ambiente, il rispetto di cui gode John Dorsey nei circoli Nfl, la notevole longevità di un roster che possiede pezzi chiave in tutti i settori più importanti e che ora deve solo ritoccare, e non ultima la presenza di un coach come Freddie Kitchens, il quale ha provato di aver capito meglio di tutti gli altri il come far fruttare al meglio le risorse – soprattutto offensive – a disposizione.
Fino a questo momento i maggiori margini di miglioramento della squadra erano stati senza dubbio mostrati dal lato difensivo della questione. Attenzione, non stiamo certo disquisendo di un reparto dominante, negli ultimi anni yard e punti sono fioccate più o meno a piacimento, tuttavia i giovani Browns del campionato scorso si sono dimostrati aggressivi e concreti forzando 18 fumble e recuperando 17 intercetti elevando di netto il tasso di big play generati, ed il 35% con cui il reparto ha ottenuto la settima posizione di Lega per conversioni di terzo down elargite è un altro numero molto significativo, curiosamente uguale a quello registrato da un attacco che si è mosso a fasi alterne, costringendo spesso la difesa stessa a straordinari che non possono essere conteggiati dalle statistiche ufficiali.
Dopo aver assistito alla conferma delle enormi potenzialità di Myles Garrett – peraltro già inseribile tra i migliori interpreti assoluti del ruolo di pass rusher – all’impatto ultra-positivo di Denzel Ward da matricola, ed essersi resi conto della sostanza fornita da elementi poco sospettabili come Larry Ogunjobi, ora si è cominciato a fare davvero sul serio anche dall’altro lato di una barricata dove Baker Mayfield rappresenta l’epicentro di tutte le elettrizzanti scosse con le quali i Browns vogliono far dimenticare tutti questi lunghi anni di oblio.
Odell Beckham Jr. permette in maniera del tutto lecita di sognare in grande, iniettando nei fan del Dawg Pound una fiducia mai esistita da quando la franchigia venne riesumata nel 1999, tante sono state le frustrazioni accumulate in anni di false promesse e spossanti ripartenze senza mai vedere lo straccio di un traguardo, collezionando due sole stagioni vincenti in questi semi-tragici vent’anni. L’ex-Giants porta a Cleveland 44 touchdown di carriera e le 1.000 yard stagionali garantite, riformando con l’amico Jarvis Landry – che immaginiamo essere tra i motivi del gradimento di questa destinazione – una coppia di wide receiver già ottimamente rodata negli anni di LSU, trascorsi a provocare danni in giro per le difese della SEC, un tandem che basato su talento e cifre potrebbe presto erigersi come il migliore di tutta la Nfl.
Questa peculiarità, se unita alla consistenza offensiva trovata da Mayfield in occasione delle ultime sette partite dello scorso campionato, quando l’attacco ha cominciato seriamente a viaggiare contribuendo al 5-2 parziale con cui si è chiusa una più che promettente esperienza da matricola, può finalmente permettere di abbinare il termine esplosivo ad un reparto a lungo sopito dall’inadeguatezza dei suoi interpreti, e che ora sembra aver correttamente ricomposto tutte le tessere del suo complesso puzzle. Non va difatti dimenticato che la batteria dei ricevitori è parecchio profonda e propone due opzioni giovani e concrete come Antonio Callaway e Rashard Higgins, firmatari di 9 touchdown in combinata; David Njoku è reduce da un’annata da rookie timbrata con 639 yard, 4 mete e tracce di dominanza fisico-atletica di cui prendere seriamente nota, e che la mossa più azzeccata da Kitchens – l’aumentato utilizzo di Nick Chubb nella seconda frazione della cavalcata – permette di schierare a tempo pieno un running back le cui corde emanano le vibrazioni tipiche della segnatura a lunga gittata, guai difatti a lasciargli il minimo varco percorribile, fatto che permetterà ai Browns di mascherare adeguatamente gli schieramenti pre-snap e di fruire di tantissime opzioni per lo sviluppo della chiamata.
Il tutto senza considerare che Cleveland è pur sempre titolare di un contratto annuale con Kareem Hunt, il quale verrà certamente sospeso per un periodo compreso tra le quattro e le sei settimane, mossa che tuttavia porta con sé rischi pari allo zero per via della struttura dell’accordo stesso, basata sul tempo che l’ex-running back dei Chiefs trascorrerà in campo. Proiettare l’ulteriore salto eseguibile da questo reparto offensivo inserendo quale addendo pure il tasso qualitativo apportato da Hunt non può che volgere ulteriormente la freccia verso l’alto.
La trade di Odell Beckham Jr. conferma fatti oramai innegabili, che ci stanno già raccontando la storia di come John Dorsey sia riuscito a rivoltare come un calzino la peggior squadra Nfl. Per anni i Browns hanno goduto di un altissimo numero di scelte puntualmente sprecate, si sono mostrati degni titolari della più grande inettitudine sia in campo che fuori, ed hanno gettato nello sconforto più totale i loro più pazienti affezionati. Da qui a parlare di risultati immediatamente eclatanti ce ne passa, il compito di emettere le sentenze spetta pur sempre alla grande prova del campo, tuttavia un tale carico di talento non può che promettere scintille e quantomeno allineare la franchigia tra le possibili candidate per la postseason, a maggior ragione godendo della coincidente dipartita di Antonio Brown dalla Afc North, evento ideale per tentare l’agognato sorpasso nei confronti dei rivali Steelers.
Non resta ora che cominciare a sognare in grande. A Cleveland qualcosa è davvero cambiato…
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Sono sconvolto da questa trade… ancor di più dall’addio servito a Collins….ed assolutamente inc…ato dalle mosse della Dirigenza!!! capisco il rebuilding….ma almeno un progetto c’è?…perchè fare il super contratto a OBJ per poi lasciarlo andare? perchè potenziare i Redskins??…mah…io spero vivamente che al draft si prenda un buon QB per poi ripartire da lui e Saquon – rispetto Ely….ma continuare a puntare su di lui…..anche no! non vedo l’ora, dall’altra parte, di vedere i Browns con il mio qb preferito a guidare (a questo punto) un attacco super esplosivo!
Dall’articolo mi pare che Clev sia diventata una bomba pronta ad esplodere a Settembre. Mi fa veramente piacere. Speriamo vada tutto per il meglio. Baker OD Kareem goooooo!