Dovessimo addentrarci nella difficoltosa impresa di reperire una sola parola in grado di riassumere degnamente lo scontro tra Saints e Rams, sceglieremmo senz’altro il termine surreale. A New Orleans aleggerà difatti a lungo quella sensazione d’incompiutezza di una squadra che conosceva benissimo le sue possibilità, che credeva davvero di poter percorrere tutta la strada fino in fondo onorando la leggendaria carriera di un quarterback sostanzialmente già designato per fare ingresso nella Hall Of Fame, ma il football è fatto di episodi ed imprevisti, ed è di conseguenza spesso difficile giudicare il flusso di una gara in particolar modo quando le forze tendono ad equivalersi, inglobando nel ragionamento la sempre determinante altezza della posta in palio.
Sentirsi destinati per un determinato traguardo e non riuscire a raggiungerlo può essere devastante. I Saints lo ricorderanno senz’altro meglio di altre squadre avendo inflitto loro stessi un dolore simile ai Minnesota Vikings nel precedente Championship ospitato dal Superdome quando ottennero l’accesso al Super Bowl poi vinto contro gli Indianapolis Colts, e tale sensazione di delusione non potrà che andare a sommarsi alla rocambolesca uscita dai playoff dello scorso campionato, quando gli stessi Vikings confezionarono un imprevedibile miracolo a tempo scaduto.
Il roboante Superdome, il quale ha giocato un ruolo determinante in alcune frazioni della partita, ha invece terminato la serata in completo silenzio, mentre si insinuava nei fan la consapevolezza che il field goal di 57 yard scagliato da Greg Zeurelein era effettivamente entrato si sarebbe potuto sentire il classico rumore della monetina che cadeva a terra. Brees aveva la stessa espressione mesta di un anno fa, il cuore trafitto ieri dalla ricezione di Stefon Diggs, oggi da una gara che New Orleans aveva cominciato in maniera dominante e che proprio per questo pareva essere indirizzata a scrivere la migliore delle storie, con la seconda partecipazione al Super Bowl della franchigia davvero a portata di mano.
E, anche se non lo farà mai vedere essendo la persona signorile che è sempre stata, magari dentro il quarterback si rimescolerà pure qualche sentimento polemico, perché se è vero che i torti arbitrali vengono trattati assai diversamente rispetto a luoghi più vicini alla nostra realtà quotidiana, resta il fatto che la mancata sanzione per un’interferenza abbastanza clamorosa di Nickell Robey-Coleman su Tommylee Lewis ha inciso in negativo su un drive che avrebbe potuto permettere ai Saints di far scadere il cronometro quasi del tutto lasciando a Will Lutz il compito di terminare positivamente la missione.
Tuttavia, la squadra di Sean Payton deve pure fare ammenda verso i suoi stessi errori per giustificare la prima sconfitta di sempre riportata da Brees nei playoff all’interno delle mura di casa. In fondo, i Saints avevano cominciato seguendo la ricetta alla perfezione, offrendo un primo quarto gestito con energia e vigore schiacciando i possenti Rams sotto ogni punto di vista, con il solo rimorso di non aver magari concretizzato in maniera più fruttuosa l’esercizio di tale dominanza.
Los Angeles si è ritrovata difatti frastornata ed incapace di reagire, la difesa fuori fase nel cercare di contenere le ricezioni di Alvin Kamara, troppo ansiosa nel cercare la giocata determinante arrivando a regalare la conversione automatica di un quarto down giocato alla mano, mentre l’attacco è rimasto bloccato, con Todd Gurley psicologicamente già fuori dalla partita – grazie anche ad un paio di prodezze di Demario Davis – ed autore di drop assai poco caratteristici in una gara che ha visto C.J. Anderson preferito a colui che viene considerato il miglior running back Nfl.
Da sottolineare è il fatto che New Orleans abbia trasformato i tre possessi giunti all’interno delle 20 yard avversarie nel solo primo quarto in 13 punti, ben diversi dai potenziali 21 che avrebbero premuto ancor più fortemente su un’inerzia già gravosa. Fino a quel momento Jared Goff pareva essersi presentato nella versione peggiore di se stesso, tentando di governare in modo a volte impacciato un attacco con il quale non riusciva a comunicare adeguatamente – merito degli oltre 100 decibel provocati dal pubblico in fase di huddle – e responsabile 15 yard e zero primi down.
Per la svolta l’attesa si è protratta fino al secondo quarto, concretizzando il tutto con uno scherzetto che i Rams hanno giocato spesso e volentieri a tanti avversari, erigendo il punter Johnny Hekker a certificato specialista del trick play su passaggio, alimentando la prima serie di giochi finalmente convincente, un drive terminato con soli 3 punti a referto, ma determinante nell’accendere finalmente la luce offensiva. Mentre la difesa del saggio Wade Phillips cominciava a trovare il giusto assetto coordinando le vittorie della linea difensiva all’attenzione delle retrovie nelle coperture, Goff aveva appena cominciato a trovare quel ritmo disperatamente ricercato centrando alcuni di quei perfetti passaggi sui quali i Rams hanno costruito tante delle loro fortune nell’ultimo biennio, confezionando nello specifico una spettacolare parabola per l’ex di turno, Brandin Cooks (7 ricezioni per 107 fondamentali yard), gettando le basi per l’unica soddisfazione della serata di Gurley, una meta personale utile per addolcire le sole 13 yard di fatturato complessivo e dimostrare di aver correttamente invertito le tendenze, sconfiggendo i frequenti blitz proposti da Dennis Allen nel secondo quarto lasciando i Saints alla miseria di 14 yard totali nella seconda frazione.
La ripresa si è svolta all’insegna dell’equilibrio, variando continuamente i protagonisti. Kamara sarebbe risultato ancora una volta incontenibile arrivando a firmare il nuovo allungo dei Saints – meta del coltellino svizzero Taysom Hill – accumulando un parziale di 10 ricezioni per 88 yard all’alba del terzo periodo, Cooks avrebbe mostrato i sorci verdi alle secondarie avversarie divenendo il protagonista indiscusso di una serie chiusa da una playaction giocata alla perfezione da Goff e concretizzata in meta da Tyler Higbee, segno che il giovane quarterback californiano stava crescendo in armonia con l’avanzamento della gara, come dimostrato pure dal drive che ha permesso a Zeurelein di impattare il punteggio a quota 20, con cinque minuti da disputare.
Sembrava tutto pronto per un gran finale da sogno, se non altro conoscendo l’abilità di Sean Payton nel chiamare giochi in grado di inghiottire il cronometro quando necessario. In assenza della svista arbitrale di cui sopra – l’ultima di un’annata disastrosa per la Lega – la favola si sarebbe quasi certamente concretizzata, risultando idonea ad un luogo dove la gente ama mascherarsi, festeggiare, vivere senza pensare troppo al giudizio degli altri, e chissà quale epico peso avrebbero rivestito le giocate di Brees, Kamara e Ginn nell’ultimo drive dei tempi regolamentari in caso di vittoria, viste le dinamiche con cui il running back era riuscito a convertire un terzo down ricevendo dopo essersi rialzato da un blocco, e dove il wide receiver aveva fatto esplodere il pubblico con una ricezione profonda proprio in concomitanza del two-minute warning.
Goff sarebbe stato tuttavia clinico nel posizionare nuovamente il suo kicker in maniera vantaggiosa, dando luogo al fatale overtime. Proprio mentre il cervello riportava alla mente felici scene ancora nitide di un overtime dove Brett Favre veniva fisicamente decimato dalla difesa di Gregg Williams e Garrett Hartley infilava i punti della storia, il sogno si è trasformato nel peggiore degli incubi, giusto il tempo di vedere Ryan Ramczyk aggirato da Dante Fowler, la mano di quest’ultimo modificare la spirale dell’ovale poi raccolto da John Johnson, i Saints tenere durissimo in difesa ma nulla potere contro Zeurelein, che la gente chiama Legatron non certo a casaccio.
Il resto è già (triste) storia.
L’approdo dei Rams al Super Bowl permette loro di compiere un’impresa di evidenti proporzioni se correlata a delle premesse nate da un head coach che ha cambiato irrimediabilmente il panorama delle assunzioni Nfl, il quale spegnerà solamente trentatré candeline fra tre giorni ma che ha già gettato le basi per un lungo ciclo vincente nonostante la tanto criticata tenera età. McVay ha imparato dai suoi errori ed è oggi chiaro che la deludente uscita di scena casalinga dai playoff 2018 dopo una grande e sorprendente regular season ha fruttato solo benefici, perché la squadra ha dimostrato – soprattutto con il carattere – che il traguardo attuale non era troppo ambizioso per le sue possibilità.
Se si cercavano indizi sulla maturità di Goff in contesti particolarmente importanti questo Championship – a maggior ragione con il ridotto ruolo di un Gurley abituato a risolvere gran parte delle questioni da sé – ha fornito prove schiaccianti sulla maturità di un ragazzo che da rookie era già stato bollato come possibile bust. La squadra di star che la dirigenza gli ha costruito attorno, correndo su un filo che in Nfl può essere molto pericoloso, ha raggiunto il suo obiettivo minimo.
Il resto delle valutazioni le faremo tra quindici giorni esatti, quando arriverà la sentenza definitiva.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Spiace per Brees ma i Saints in attacco hanno giocato proprio male (oppure i Rams hanno giocato benissimo in difesa, ovviamente le due cose vanno assieme), specie sulle corse, e non si sono inventati niente per 60 minuti (Goff invece ogni tanto l’improvvisata la tira fuori). Chiamata scandalosa quella sulla mancata ricezione di Lewis ma la partita s’è persa altrove. Per esempio nonostante un’ottima difesa abbia limitato le corse dei Rams, la O-line non ha contenuto i big men di LA da cui l’intercetto finale. A footbal vince sempre il migliore e questa volta sono stati i californiani. Dopodichè McVay sarà anche giovane d’anagrafe ma dentro è più vecchio di Bradshaw: intervista imbarazzante nel dopopartita. Quasi quasi tifo BB…
Cosa ha detto McVay? Che me lo sono proprio perso
Tutti a discutere della chiamata arbitrale. Certo era PI e le zebre hanno sbagliato. Ma che i RAMS vadano al Grande Ballo per un “complotto arbitrale” lo pensano solo quelli abituati a guardare il calcio nostrano.
Bravo McVain ad osare sul 13-0 chiamando il trick play sul punt che non solo è servito a tenere vivo il drive (poi chiuso coi primi punti della serata) ma a ridare alla squadra fiducia delle possibilità di giocarsela.
Brees e Peyton hanno perso la partita perché sul 20-10 nel terzo hanno smesso di giocare.
Chiamate offensive sbagliate anche nell’ultimo drive, dove bastava correre nel mezzo e mangiarsi l’orologio.
Fino al 20-10 l’arma offensiva fondamentale dei Saints sono state le uscite laterali dal backfield di Kamara su cui i Rams non hanno mai saputo opporre resistenza e i passaggi di Brees hanno prodotto yards e primi down. E tu che fai? Smetti?
La PI non vista ha dato “la vita” ai Rams ma loro hanno saputo trasformare questa opportunità in successo.
Il drive finale del 4to con 1.40 da giocare è stato fantastico. Goff si è inventato due passaggi sotto pressione portando i suoi a calciare da buona posizione.
In OT i Saints hanno avuto il possesso ma la difesa di LA ha giocato un drive impressionante con Fowler che ha costretto Brees ad un lancio finito tra le mani della difesa.
Poi certo per vincere devi avere uno come Zeuerlein. Per lui la “palla pesante”, il time out per rovinare la concentrazione, i buuuu e anche 57 yards non sono un problema. Se lo fai calciare la mette.
Bravissimo McVay a guidare i suoi. La scelta di tenere sulla sideline Gurley da sola basta a dimostrare il carattere dell’uomo.
Partita bellissima. E’ il football!
Il Championship del 2009 lo ricordo molto bene. Saints surclassati dai Vikings (il dato delle total yards fu impressionante per quanto sbilanciato a favore di Minnesota). Saints al SB (poi vinto) grazie ad uno dei più grandi scandali nello sport professionistico americano. Sentirli parlare di ingiustizia fa ridere (Favre fu letteralmente oggetto di una caccia all’uomo).
A parte che nel 2009 le regole erano diverse, ma chi ha parlato di “ingiustizia”?
Nick ho semplicemente preso spunto dall’ottimo articolo di Dave per riportare miei personali sentimenti (di profonda antipatia) nei confronti di Payton e della scorrettezza sportiva di cui si rese più che complice (anche quest’anno ha messo su una pagliacciata motivazionale ricorrendo nuovamente al denaro come strumento…) Chi ha parlato di ingiustizia? Il front office dei Saints (capo allenatore e proprietario, sempre che non mi sia perso qualcun’altro). Per quanto concerne il riferimento alle regole…non capisco la tua precisazione, non essendo minimamente parte della mia riflessione!
Il roughin the passer di oggi impedisce quasi di toccare il qb, figurarsi menarlo.
Nick perdonami, sono da sempre contrario a questi fitti scambi tra utenti. Continuo però a non comprendere la tua puntualizzazione. Il concetto che ho espresso voleva essere molto più semplice, banale se vuoi: chi ha costruito la vittoria di un anello su una porcheria sportiva (il Bountygate ha interessato non solo il Championship quell’anno), deve avere il buon gusto di riflettere 100 volte prima di parlare di ingiustizie e arbitraggi. Mi riferisco al Sean Payton. Tutto qui.
Ho capito che Payton ti sta sul caz ma non ha costruito un bel niente sul nulla (è 8-6 ai playoff)… il bountycoso non gli ha portato alcun vantaggio e i giocatori sporchi non sono un’esclusiva di NO (anzi). Ribadisco che l’accusa di aver menato Favre è priva di senso: 10 anni fa le regole lo permettevano. Opinioni a parte, la non-chiamata ha messo d’accordo tutti: assurda.
Ora forza Rams e via (comunque l’avevo detto mesi fa: Donald+Suh=Suhperbowl)
Per vincere contro i pats devi sicuramente osare, e mcvay mi sembra un allenatore a cui di certo nn manca il coraggio. Vediamo come va a finire…
Ciò che trovo fastidioso in questi giorni dopo la vittoria dei Rams è che si stia dando troppa rilevanza al fallo non chiamato (come ce ne sono stati altri e come ce ne sono in tutte le partite) e sta passando invece in secondo piano la grande prestazione di Goff e compagni e della difesa che dopo mesi nei quali non era ritenuta all’altezza dei nomi che ne fanno parte, ha tirato fuori una buonissima prestazione, limitando quella che sulla carta era la squadra favorita.
La partita è stata dura è bella. Combattuta dall’inizio alla fine e decisa sul filo di lana come deve essere una finale di Conference. Le difese hanno dominato. Brees ha trovato duro. Goff ha sofferto molto, ma quando è stato chiamato a lanciare profondo si è difeso bene. Però davvero non riesco a capire come non sia stata chiamata quella pass interference così evidente. Durante l’anno ho visto chiamate ridicole, ma questa no…. bah… anche in Usa gli arbitri incidono negativamente. Raramente però…
una domanda a voi che siete più esperti di NFL: quanto si parlerà degli evidenti errori arbnitrali sia a favore Ramns sia a favore Patriots???
Se avessero chiamato la PI e avesse vinto NO, ora sarebbero i tifosi di LA a lamentarsi per l’azione prima che non si è conclusa con un TD anche a causa di una chiamata errata degli arbitri.
Per me ragionare così è assurdo.
NO ha avuto la palla per vincere anche all’OT è non ce l’ha fatta, ha sprecato mille occasioni nel primo tempo, e parlare degli arbitri dopo queste partite (l’ho scritto anche per NE KC) per me è veramente fastidioso e inutile.
Gli arbitri continueranno a fare degli errori nonostante la tecnologia (che a volte purtroppo non può essere usata) ma i giocatori in campo ne fanno molti di più e nessuno si sogna di dire che brews ha venduto la partita…
mi sono espresso male… volevo caapire/sapere da voi che seguite da più tempo e conoscete meglio l’ NFL quanto tempo si perderà in america nel parlare degli episodi arbitrali