I fattori da considerare per analizzare una partita di football americano raramente si possono contare sulle dita di una mano, ma nel caso di Chargers-Ravens uno si è rivelato assolutamente decisivo: queste due squadre si erano incontrate solamente un paio di settimane fa e, nonostante la netta vittoria di Baltimore, Los Angeles ha avuto l’occasione di vedere Jackson e l’attacco dei Ravens all’opera in prima persona.
Avrete modo di capire perché ciò si sia rivelato decisivo ieri, parecchie settimane dopo il loro primo incrocio.
Ad aprire le danze ci ha pensato l’attacco dei Ravens, che convertendo immediatamente un terzo down per vie aeree sembrava essere destinato ad un altro promettente pomeriggio di ground£ intervallato da un lancio qua e là: qualche minuto dopo, però, sempre su terzo down Jackson ha perso il controllo del pallone per poi recuperarlo e lanciarlo in direzione di Snead senza però riuscire a trovare le sue sicure mani.
Punt di Baltimore, quindi, ed ovviamente i Chargers non riescono ad andare oltre ad un noiosissimo three and out: altra opportunità per Jackson, che prima commette il secondo fumble della propria giornata -riuscendo ancora una volta a recuperarlo- a causa di uno snap difettoso e poi, capendo che forse sarebbe stato meglio provare ad imporre il running game, ecco arrivare il terzo fumble, questa volta commesso dal runningback Dixon e recuperato da LA in un’ottima zona del campo, ovverosia le quindici di Baltimore.
Los Angeles, fortunatamente per i Ravens, di approfittarne non ne vuole sapere assolutamente nulla e così, dopo cinque sterili giocate, ecco arrivare i primi punti di giornata grazie ad un comodo piazzato del rookie Badgley: 3 a 0 Chargers.
Baltimore, però, a muovere le catene ha più di un problema e così dopo che Jackson riesce a convertire un terzo down grazie alle proprie gambe, viene atterrato sul terzo down da Bosa costringendo ancora una volta il punter Koch a scagliare il più lontano possibile l’ovale: con un pregevole ritorno di 33 yards, l’ottimo Desmond King consegna a Rivers una fantastica posizione di partenza in pieno territorio Ravens, anche se pure in quest’occasione i Chargers devono fare affidamento a Badgley che incredibilmente -stiamo parlando dei Los Angeles Chargers, suvvia- riesce a convertire un piazzato da 53 yards raddoppiando così il proprio vantaggio.
Altro drive Ravens, altro three and out: L.A. si comporta un po’ meglio rispetto agli avversari, poiché il loro drive dura sei giocate, ma il risultato non cambia e pure loro vengono costretti a puntare.
Jackson sembra essere totalmente a disagio nella tasca a causa della totale incapacità del running game di ingranare: kudos al defensive coordinator Gus Bradley, che affollando il box con safeties e linebacker toglie a Baltimore ogni possibilità di muovere le catene via terra.
Tutto questo per dirvi che Jackson, suo malgrado, viene sfidato dalla difesa avversaria a mettere il pallone in aria, ed a ragione: cercando Moore l’ex Louisville trova prima le mani di Hayward e poi quelle di Phillips, che non senza qualche esitazione riesce ad acchiappare l’ovale ed a portare a casa il secondo turnover della giornata di LA.
Nonostante riescano finalmente a mettere insieme un drive discretamente longevo da nove giocate, il risultato finale non cambia: pure in questo caso a mettere punti a tabellone ci pensa Badgley, questa volta con un piazzato da 40 yards che porta i suoi sopra 9 a 0.
Baltimore in attacco non riesce a creare assolutamente nulla se non three and out, e così dopo l’ennesimo punt di Koch, la prima metà si chiude con un drive di 12 giocate dei Chargers che come risultato finale porta altri tre punti: nonostante un attacco totalmente inesistente, Baltimore è sotto solamente 12 a 0.
Un mezzo miracolo, se ci pensate un attimo.
La seconda metà di gioco si apre con un altro fantastico ritorno di King, che regala ai suoi una posizione di campo troppo invitante per non essere sfruttata a dovere: nonostante LA parta dalle 26 di Baltimore, Rivers non riesce a trovare risposte alla soffocante pressione di Baltimore e, pure in questo caso, mettere a segno punti diviene responsabilità di Badgley il cui kick viene però bloccato da Za’Darius Smith.
La scossa che serviva è arrivata, ora sta a Jackson sfruttare quel minimo di momentum guadagnato con tale giocata: ovviamente, ecco arrivare grazie all’indemoniato Melvin Ingram, un altro three and out.
A portare Baltimore ai playoff, oltre a Jackson, ci ha pensato una difesa in grado di contrastare qualsiasi attacco e di non concedere mai troppi punti nonostante la scarsa capacità di costringere gli avversari al turnover: in questo caso però a coach Harbaugh serve disperatamente una big play difensiva di qualsiasi genere, che arriva nel momento in cui l’ottimo Patrick Onwuasor toglie il pallone dalle poco reattive mani di Virgil Green, causando così un fumble recuperato da C.J. Mosley nei pressi della red zone di L.A.
Affidarsi al punter da una posizione del genere non è umanamente possibile e per coerenza Baltimore non riesce a convertire il terzo down e viene costretta ad affidarsi a Tucker, che convertendo un facile piazzato da poco più di 30 yards di distanza mette a segno i primi punti della giornata di Baltimore portando la contesa sul 12 a 3.
Galvanizzata dopo le due big play consecutive, la difesa dei Ravens sale ancora una volta in cattedra: dopo aver costretto L.A. al three and out, Buck Allen riesce a bloccare il conseguente punt ed a dare, pure in quest’occasione, un’ottima posizione di partenza all’attacco, che però viene sorprendentemente tradito da Tucker che sbaglia un complicato piazzato da 50 yards.
Riassumendo, tutto ciò che Baltimore è riuscita a portare a casa da queste tre big play difensive sono tre miseri punti: male, molto male.
Palla a Los Angeles, che con pazienza percorre il campo ed arriva nei pressi della goal line dei Ravens: dopo che Gordon viene costretto ad una perdita di una iarda sul primo down, Rivers pesca il fullback Watt sulla goal line in quello che, dopo qualche ruzzolone, sembrerebbe essere un touchdown piuttosto chiaro, ma gli arbitri non la pensano in questo modo ed anzi, totalmente a caso, rimettono la palla sulla one yard line. Gordon, al secondo tentativo, sembra perdere il controllo del pallone prima di entrare nella terra promessa: Humphrey, pover’uomo, avrebbe pure riportato il pallone nella end zone avversaria per il touchdown del 12 a 10, ma gli arbitri, dopo un’estensiva consultazione, dichiarano che Melvin Gordon fosse già down by contact prima di perdere il controllo dell’ovale.
Ovviamente, che ve lo dico a fare, sul quarto down i Chargers finalmente riescono a sfondare: dopo la conversione da due punti, quello che poteva essere un 12 a 10 si trasforma in un 20 a 3.
Baltimore deve rispondere immediatamente, e ad onor del vero, risponderebbe anche, ma alla loro maniera: three and out.
Dopo l’ennesimo piazzato di Badgley, quello del 23 a 3, Jackson finalmente riesce a combinare qualcosa in attacco e, dopo aver convertito un 4&11 grazie a Snead, pesca Crabtree in end zone per un pregevole touchdown da 31 yards che per assurdo tiene ancora in vita Baltimore.
A Baltimore ora serve un altro stop difensivo, che arriva sotto forma di three and out Chargers: dopo undici giocate mai eccessivamente esplosive, su 4&6 nei pressi della end zone di L.A., Jackson connette ancora una volta con Crabtree, ancora una volta -dopo estensivi controlli- per i sei punti, quelli del 23 a 17.
Baltimore restituisce quindi la palla a LA che con un primo down chiuderebbe la contesa: il primo down arriverebbe anche, ma la corsa di Gordon viene annullata da una trattenuta offensiva che costringerà i Chargers a mettere la loro stagione in mano alla difesa dopo l’ennesimo punt.
Con poco più di trenta secondi rimasti sul cronometro, a Baltimore servirebbe un miracolo: com’è giusto che sia, però, a chiudere la partita ci pensa una giocata fantastica del vero MVP dell’incontro, Melvin Ingram, che riesce a soffiare l’ovale a Jackson con un provvidenziale fumble.
Troppo poco, troppo tardi per Baltimore, mentre per dei Chargers che andranno a fare visita ai Patriots, per far strada nei playoff servirà molto di più in attacco: se la difesa sarà questa, però…
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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Jackson ha chiaramente pagato l inesperienza nei playoff, ma ho paura che non sia il franchise qb giusto per baltimore
Jackson, come dico da alcune settimane, è un giocatore limitato, che ha fatto sensazione perché giocando in modo completamente opposto a Flacco ha disorientato le difese avversarie.
Se la partita viene preparata con cura su di lui l’attacco dei Ravens diventa nullo.
Se il prossimo anno Jackson rimane il QB titolare, Baltimore avrà un bel problema!
Rimango dell idea che sia meglio il caro e vecchio qb da “tasca”.
Ha tempo e margine di miglioramento.
Sicuramente, però, abbiamo capito che non possono pensare di giocare in questa maniera pure l’anno prossimo.
A Baltimora si sono rovinati coi 100 milioni a Flacco post-Superbowl. Ora credono di rimediare colla matricola low-cost e una difesona che però va bene se non deve stare in campo 40 minuti. Si libera Foles fra un mesetto, purtroppo per Philadelphia che insiste nel puntare sul cavallo sbagliato… Harbaugh, ci sei?
Ovvio che Nick (bravo e pure fortunato: una combinazione da far tremare i Saints) sta meglio dove sta (a recuperare i cocci di Wentz e tramutarli in contender) ma chissà mai, eh.
L’anno prossimo comunque i playoff li vedranno in TV con Cleveland sugli scudi (e Pittsburgh si suiciderà un’altra volta?)… c’è tempo per organizzare un piano B.