La A precede abbondantemente la N, perciò come da tradizione si parte dalla AFC.
Introduzione sbrigativa, lo so, ma vista la mole di cose da dire, conviene risparmiare qualche parola qua!
AFC NORTH
Baltimore Ravens
Record: 10-6.
Cosa è andato bene: In tutti gli anni che seguo la NFL, non ho mai visto un team mutare pelle tanto velocemente come ha fatto Baltimore a metà stagione: con Flacco ai box, Harbaugh e lo staff tecnico dei Ravens hanno abbracciato on the run una nuova -e completamente diversa- filosofia di gioco incentrata su uno smodato uso di option e power run. I risultati sono stati sbalorditivi, in quanto guidati dal duo Jackson-Edwards sono riusciti ad imporsi come secondo miglior running game della lega -152.6 yards terrene ad uscita- ed a controllare il cronometro meglio di qualsiasi altra squadra: i 32:27 minuti di possesso a partita oltre a rappresentare il miglior dato in assoluto hanno permesso alla difesa di essere sempre fresca e riposata e di posizionarsi al secondo posto in punti concessi, di permettere agli avversari di convertire solamente il 34.1% di terzi down e, soprattutto, di concedere meno yards rispetto a chiunque altro.
Chapeau a coach Harbaugh, il vero MVP del 2018 di Baltimore ed il principale motivo per il quale, per la prima volta dal 2012, sono riusciti ad aggiudicarsi la AFC North.
Cosa è andato male: Se in grado di imporre il proprio ritmo alla partita, Baltimore è pressoché imbattibile: in caso contrario, però, cosa succederebbe? Vedendoli giocare è lecito domandarsi se sarebbero in grado di rimontare più possessi di svantaggio nel quarto periodo di gioco poiché, per quanto efficace sia stato il running game altrettanto non si può dire del passing game, diventato nettamente secondario nel momento in cui Lamar Jackson è stato promosso a titolare.
Oltre a tutti gli aspetti di gioco implicitamente ed intimamente connessi al passing game, non possiamo sicuramente trovare troppi difetti al loro 2018: vincere la propria division in modo così esaltante in quello che teoricamente avrebbe dovuto essere un anno di “transizione” è un successo sbalorditivo.
Valutazione: 8. Un tempo lontano, sul 4-5, la stagione dei Ravens sembrava finita: affidare le chiavi dell’attacco e Jackson e cambiare completamente la propria filosofia di gioco ha galvanizzato attacco, difesa e pure special teams e, in un modo del tutto anacronistico, Baltimore ha raggiunto la postseason per la prima volta dal lontano 2014.
Cincinnati Bengals
Record: 6-10.
Cosa è andato bene: Mixon ha dimostrato di essere un vero e proprio workhorse, Tyler Boyd ed A.J. Green sono una delle coppie di ricevitori più temibili della lega e… ed onestamente non saprei che altro dirvi: gli infortuni rappresentano sicuramente un alibi però già con Dalton in campo Cincinnati aveva iniziato a mostrare segnali di cedimento.
Due mesi fa alquanto perplesso vi chiesi come fosse possibile che i Bengals si trovassero sul 5-3 nonostante un attacco non efficiente ed una difesa disastrosa e disastrata: otto partite dopo tutti i nodi sono venuti al pettine ed eccoci qua a cantare le gesta di una squadra che per il terzo anno consecutivo non è stata in grado di vincere la metà delle partite giocate.
Il licenziamento di Lewis può trovare posto in questo paragrafo senza che io sembri una cattiva persona?
Cosa è andato male: Oltre che ad essere la peggiore difesa sui terzi down, nessuno ha concesso più yards aeree di loro, mentre solo tre squadre si sono rivelate più permeabili alle corse avversarie -spoiler alert: nessuna di loro è andata neanche lontanamente vicina a qualificarsi ai playoff- ed un’inefficacia generale espressa a suon di tackle mancati e big play concesse: ecco a voi la difesa dei Bengals, signori.
L’attacco è stato fortemente penalizzato dagli infortuni di Dalton e Green e ciò è una sfortuna, non una colpa, però è inutile nascondersi dietro un dito: probabilmente con loro due in campo avrebbero dato più battaglia all’avversario di turno, ma con una difesa del genere ed un attacco in ogni caso non efficace… non prendiamoci in giro.
Valutazione: 3. Anonimi, senza una vera e propria identità e con un futuro pieno di punti interrogativi: sarà una lunga offseason per Cincinnati il cui “ciclo” -di solito la parola ciclo sottintende successi- è definitivamente chiuso. Urge rebuilding ed il licenziamento di Lewis -finalmente- sembra suggerirci che la dirigenza abbia preso in considerazione tale opzione.
Cleveland Browns
Record: 7-8-1.
Cosa è andato bene: Nel caso dei Browns non ho intenzione di addentrarmi in numeri e statistiche, vorrei essere un po’ più discorsivo: per com’era iniziato l’anno Cleveland sembrava destinata all’ennesima stagione di miseria ed inettitudine… solo che poi la prima scelta all’ultimo draft ha dimostrato in tempo record di poter essere la risposta al loro più grande -e perenne- tallone d’Achille, quello del franchise quarterback.
Con Mayfield in campo -e Williams e Kitchens a chiamare le giocate- l’attacco dei Browns si è riscoperto imprevedibile, frizzante ed estremamente concreto: nel caso di un giro a vuoto di Mayfield molto probabilmente ci penserà Chubb a trovare un modo per punire la difesa di turno e con armi del calibro di Landry, Njoku e Callaway la big play è sempre dietro l’angolo.
Molto probabilmente, almeno a mio avviso, i Browns sono la miglior squadra rimasta fuori dai playoff in questo 2018 e se non fosse stato per quell’incompetente di Jackson chissà…
In ogni caso, dopo decenni di futilità, i Cleveland Browns sembrano finalmente essere pronti ad occupare un posto nel “tavolo dei grandi”.
Cosa è andato male: Come detto prima, i Marroni sono una di quelle squadre per le quali il mio metro di giudizio cambia drasticamente, soprattutto nelle modalità: non voglio insistere più di tanto sui numeri, non avrebbe alcun senso stare qua a far presente che nonostante la sconcertante qualità di talento, il fatto che abbiano concesso 135.2 rushing yards a partita sia molto inquietante. La bassa età media del roster e l’abbondante spazio salariale, oltre al fascino della sfida “impossibile” rendono Cleveland una delle destinazioni più appetibili per molti free agent e prospetti del college vari: come posso parlare di cose andate male nell’anno in cui i Cleveland Browns sono tornati ad essere un punto nel radar NFL?
Valutazione: 7. Dare una sufficienza pienissima ad una squadra che ha concluso sotto il 50% può sembrare generoso, ma non perdiamo di vista il quadro generale: Cleveland nella seconda metà di stagione ha giocato a livelli veramente alti e Mayfield, che si è pure tolto lo sfizio di battere il record di touchdown lanciati da un rookie, sembra essere la soluzione definitiva al perenne problema del franchise quarterback.
Pittsburgh Steelers
Record: 9-6-1.
Cosa è andato bene: Mi rifiuto di credere che una squadra così talentuosa, perlopiù in totale controllo della propria division a metà stagione, sia riuscita a scivolare fuori dai primi sei posti di una AFC nella quale i Tennessee Titans si sono spacciati a lungo come una minaccia seria: il 2018 di Pittsburgh è iniziato con il drama e, coerentemente, si è chiuso con uno “scandalo interno” che vede Antonio Brown protagonista di un’animata lite con Big Ben Roethlisberger che di fatto gli ha fatto perdere lo scontro con i Bengals.
Dovevano essere, pure quest’anno, gli anti-Patriots numero uno ed invece, proprio nell’anno in cui New England si è dimostrata più umana, eccoli implodere sul più bello: serviranno lunghe e produttive riflessioni in questa offseason.
Cosa è andato male: Il fatto che lo spogliatoio stia sempre più assumendo le sembianze di una camera magmatica di un vulcano della cintura di fuoco dovrebbe far capire alla dirigenza che forse le doti da leader di Tomlin non sono adatte a gestire QUESTO team.
Oltre al fatto che la difesa, nonostante i costanti investimenti al draft, non sia ancora riuscita a compiere il definitivo ed indispensabile salto di qualità, ciò che perplime veramente è la poca costanza del reparto offensivo: in più occasioni infatti Pittsburgh si è resa protagonista di giri a vuoto durati anche due quarti di gioco e, con ogni probabilità, questi giri a vuoto sono costati a loro almeno un paio di vittorie, vedasi quanto successo contro Oakland e Denver. Stagione veramente inspiegabile quella appena conclusa, della quale Chris Boswell ne è il perfetto emblema: totalmente a caso, dopo aver ricevuto il contratto della vita, il kicker convocato al Pro Bowl solamente l’anno scorso, ha sbagliato più e più calci nei momenti peggiori in assoluto.
Enigmatici e lunatici.
Valutazione: 4. Ad un certo punto, sul 7-2-1, Pittsburgh era in piena lotta per i primi due seed AFC: un mese e mezzo dopo, la stessa identica squadra, è rimasta fuori dai playoff. Non accedere alla postseason con tutto questo talento è inaccettabile ed imbarazzante.
AFC EAST
Buffalo Bills
Record: 6-10.
Cosa è andato bene: A lungo bistrattati e considerati la squadra con il minor quantitativo di talento grezzo della lega, i Bills sono riusciti a mettere insieme una stagione relativamente impressionante: lasciati da parte alcuni passaggi a vuoto d’inizio stagione, questi ragazzi sono riusciti spesso e volentieri a creare più di un grattacapo all’avversario di turno grazie anche, e soprattutto, all’ottimo lavoro di una difesa -secondi in total defense e primi per yards aeree concesse- spesso costretta a fronteggiare pessime posizioni di campo post-turnover. Muovere il pallone per vie aeree contro di loro non è mai semplice -dietro solamente a Chicago e Baltimore per passer rating medio concesso- e se l’attacco saprà elevare il livello delle proprie giocate Buffalo nel 2019 potrebbe coltivare serie ambizioni playoff: il talento di Allen è cristallino, esperienza ed allenamenti teoricamente dovrebbero eliminare i troppi errori, soprattutto mentali.
Cosa è andato male: Il problema numero uno dei Bills nella stagione appena conclusa sono stati senza ombra di dubbio i turnover: solo Tampa Bay ne ha registrati di più e spesso questi turnover sono costati loro punti, preziosissimi punti. Per quanto la profondità e la bassa età media del reparto difensivo lascino ben sperare, altrettanto non si può dire per l’attacco: l’organico è tanto giovane quanto povero di talento, poiché per quanto i vari Foster e McKenzie abbiano fatto meglio dei tagliati Benjamin e Holmes non possiamo sicuramente dire di trovarci davanti a talenti generazionali.
Con un buon draft “offensivo” i Bills hanno tutte le carte in regola per migliorare quel deprimente 62.6 di passer rating medio di squadra: vincere così è difficile.
Valutazione: 6. Molto meglio di quanto ci si potesse aspettare: il reparto difensivo è di primo livello, e l’attacco, guidato da un Allen sempre più in crescita, seppur non molto talentuoso ha iniziato ad avere sempre più sicurezza nei propri mezzi ed a creare grattacapi a difese di squadre sulla carta di gran lunga superiori.
Miami Dolphins
Record: 7-9.
Cosa è andato bene: A parte qualche big play di Wilson e Grant nelle prime giornate ed il “miracolo di Miami”, ve la sentireste davvero di trovare aspetti positivi nella loro stagione?
Ma soprattutto, quali erano le loro ambizioni?
Fare i playoff?
Avvicinarsi al 50%?
Cosa è andato male: Oltre che a “vantare” la ventisettesima scoring defense della lega -27.1 punti concessi ad uscita- solo i disastrosi Arizona Cardinals hanno messo a segno meno punti in questo 2018: certo, gli infortuni hanno pesantemente condizionato il tutto, ma non difendiamo l’indifendibile, non credo che la presenza di Wilson e Grant avrebbe trasformato questo reparto in una macchina da punti. Dietro la ridicola efficienza offensiva troviamo sicuramente il 30.1% di terzi down convertiti, numero troppo basso per una squadra che fino a qualche settimana fa era convinta di potersela giocare per i playoff: scorrendo le loro statistiche è facile notare come occupino anonimamente una posizione nella metà bassa della classifica in più o meno ogni aspetto del gioco.
Squadra senza direzione e senza un nucleo giovane attorno al quale costruirci intorno qualcosa: non credo che le decisioni di mettere Tannehill in strada e licenziare Gase risolveranno tutti i loro problemi, ma se non altro i bistrattati tifosi hanno avuto modo di notare che alla dirigenza tutta questa mediocrità non va più giù.
Valutazione: 4. Anonimi, sconclusionati e senza una chiara direzione: non fosse stato per il Miracolo di Drake questi avrebbero concluso con lo stesso numero di vittorie dei Bills, squadra non più di tanto interessata a questo 2018. Come nel caso dei Bengals, urge una rifondazione ed il licenziamento dell’odiato Gase è un buon, seppur doloroso, inizio.
New England Patriots
Record: 11-5.
Cosa è andato bene: Pure quest’anno New England è riuscita ad aggiudicarsi uno dei primi due seed AFC, anche se in modo abbastanza anomalo per i loro standard: la vera forza dei New England Patriots è stata infatti il gioco di corse, in quanto la quinta miglior run offense della lega ha spesso e volentieri trascinato New England fuori da situazioni pericolose permettendo loro di gestire cronometro e partita. Il loro backfield, formato da Michel, White, Burkhead e dall’ottimo fullback Develin, è sicuramente uno dei migliori della lega e grazie alla propria profondità è fra i più difficilmente difendibili; la passing defense, condotta dall’ottimo -e sempre più azzeccato- Gilmore ha concesso il settimo passer rating medio più basso del 2018 ed una percentuale di completi di un decimo inferiore a quella della ben più rinomata difesa dei Bears.
Stupiti dal fatto di non aver ancora letto una volta il nome Brady?
Vi capisco.
Cosa è andato male: Dire che il 2018 di Brady sia “andato male” sarebbe profondamente ingiusto ed inappropriato, in quanto il 95% dei quarterback se lo sogna un TD-INT ratio di 29-11, però se proprio vogliamo essere lucidi ed obiettivi… per la prima volta in carriera abbiamo avuto modo di notare la sua età anagrafica: oltre che a mancare il ricevitore libero qualche volta di troppo, Brady in più occasioni non è mai riuscito a prendere in mano una partita nel modo che solo lui sa, anche se molto probabilmente nel giro di qualche settimana ci troveremo a commentare la loro ennesima qualificazione al Super Bowl.
Tristemente, gli infortuni sembrano aver avuto la meglio su Gronkowski: oltre che ad essere stato spesso nell’injury report, Gronk quando in campo raramente è stato in grado di dominare una partita come negli anni passati e quella appena conclusa è sicuramente stata la peggior regular season della sua carriera.
Deve preoccupare e non poco l’anemia del pass rush, che con soli 30.0 sacks messi a segno non è stato in grado di andare oltre al penultimo posto nell’apposita classifica: con Flowers in scadenza ed alla caccia di “soldi veri”, questo problema potrebbe esacerbarsi in modo ancor più doloroso negli anni a venire.
Valutazione: 7,5. Seppur con qualche difficoltà di troppo, l’obiettivo stagionale è stato raggiunto: la roboante vittoria sui Jets ha permesso ai Patriots -e soprattutto a Brady- di chiudere la regular season con un sapore in bocca decisamente dolce, ma non nascondiamoci dietro un dito, questi Patriots sono ben diversi da quelli degli scorsi anni.
New York Jets
Record: 4-12.
Cosa è andato bene: Scivolone con i Patriots a parte, Darnold ha concluso il 2018 dimostrando come mai i Jets abbiano deciso di investire così tanto su di lui: c’è da dire che il livello del supporting cast non era sicuramente fra i più alti, quindi alcuni intercetti non sono da imputare esclusivamente a lui.
Guardare le statistiche non aiuta sicuramente a scrivere questo paragrafetto, in quanto nulla è andato particolarmente bene nella loro stagione -tolto l’ottimo 33.8% di terzi down concessi-, ma da un roster così giovane e promettente aspettarsi troppo non aveva alcun senso: del 2018 a loro non è mai interessato, ed il licenziamento dell’insipido Bowles rappresenta il primo e necessario passo verso un futuro migliore.
Cosa è andato male: Concedono troppi punti, troppe yards al gioco di corse avversario o più semplicemente troppe yards in generale: nonostante le massicce dosi di talento, la difesa sembra essere ancora troppo incline all’errore e soprattutto all’ingenuità e, purtroppo, durante questa stagione abbiamo finalmente capito che la sesta scelta assoluta al draft del 2015, Leonard Williams, non sarà mai in grado di ripagare l’ingente investimento del front office, in quanto in alcuni momenti la sua mancanza di sforzo è stata scandalosa.
In luce di uno spazio salariale pressoché infinito, già dall’anno prossimo New York potrebbe essere ben più competitiva, anche se dopo anni di nulla cosmico immagino che la pazienza di dirigenza e tifosi non sarà troppa: il 2019 potrebbe già essere l’anno della verità per Darnold.
Valutazione: 4,5. Nelle ultime partite dell’anno Darnold ha mostrato incoraggianti segnali di miglioramento, però occorre notare come questi Jets sembrino ancora destinati ad almeno un altro paio di stagioni di sabbie mobili: il 2018 non era chiaramente il loro anno, ma il 2019 non sembra promettere molto meglio.
AFC WEST
Denver Broncos
Record: 6-10.
Cosa è andato bene: Nonostante le dipartite di Talib ed altri, la capacità di creare giocate in difesa non è andata minimamente persa ed a testimoniarci ciò ci pensano i 44 sacks e 28 turnover messi a segno nell’ultima regular season.
Fra le poche note liete della loro stagione troviamo due rookie, Lindsay e Chubb: il primo ha resuscitato un running game per anni al limite del ridicolo mentre il secondo, in coppia con il perennemente All-Pro Miller, è riuscito a tormentare quarterback per tutto l’anno dando così ai Broncos uno dei migliori pass rushing duo della lega.
Purtroppo per loro, però, di cose belle da raccontarvi non ne ho altre.
Cosa è andato male: Sul 6-6 e con San Francisco, Cleveland, Oakland e L.A. Chargers da affrontare, molti di noi avevano visto nei Broncos una quasi sicura wild card: di queste quattro partite, giusto per smentirci e ricordarci di non azzardarci a fare previsioni e pronostici, Denver non ne ha vinta nemmeno una.
A chi scaricare le colpe? Non possiamo non partire dall’attacco: oltre a non essere in grado di convertire più del 33.3% dei terzi down giocati, il passing game di Denver è fra i più piatti e prevedibili della lega -19 TD a fronte di 15 intercetti per un passer rating di 82.1- ed ha sofferto in modo evidente la mancanza di opzioni affidabili a parte Sanders, costretto ai box per tutto il finale di stagione.
Ciò che ci ha insegnato il loro 2018 è piuttosto semplice: con una difesa buona ma non più élite, Denver non può aver la presunzione di limitarsi a controllare il cronometro in attacco tentando di evitare -pure con scarsi risultati- l’errore.
Probabilmente serve qualcosa in più di Case Keenum, ma non ditelo ad Elway: potreste svegliarlo da un lungo sonno iniziato nel febbraio 2016.
Valutazione: 4. Un paio di vittorie consecutive -su Pittsburgh e Los Angeles Chargers- sembravano aver indirizzato la stagione dei Broncos su binari sorprendentemente favorevoli: quattro sconfitte consecutive contro quattro rivali assolutamente alla loro portata li hanno fatti sprofondare fino ad un deprimente 6-10 che molto probabilmente non varrà la conferma a Keenum.
Kansas City Chiefs
Record: 12-4.
Cosa è andato bene: Patrick Mahomes, Patrick Mahomes ed ancora Patrick Mahomes.
Quanto fatto vedere dal quasi-rookie quest’anno è con tutta probabilità l’insieme di giocate più impressionante che io abbia mai visto fare da un solo giocatore in una sola stagione: ogni settimana il 15 dei Chiefs ci ha regalato un lancio o un’evasione mai vista nella storia del gioco.
Sinceramente non credevo fosse possibile completare un passaggio “no-look” in NFL, ma il buon Pat mi ha smentito senza alcuna difficoltà: “senza alcuna difficoltà” è la locuzione che potremmo usare per descrivere questa sua prima, sbalorditiva stagione nella quale ha preso in giro qualsiasi difesa incontrata durante il suo cammino.
Poter contare sul miglior deep threat e tight end della lega indubbiamente aiuta, ma non può essere un caso che entrambi abbiano messo insieme il proprio career year proprio quest’anno, anno in cui l’attacco di Kansas City ha guadagnato 8.8 yards per passaggio tentato. Otto punto otto, signori: questi sono numeri da Madden, non da vita reale.
Cosa è andato male: Purtroppo per loro in NFL raramente si può vincere solo grazie alle giocate di un reparto: Baltimore prima e Seattle poi hanno dimostrato che i Chiefs sono estremamente battibili nel momento in cui la loro difesa viene costretta a rimanere in campo per più di trenta minuti. La difesa, per l’appunto, è fra le peggiori per quanto riguarda quasi qualsiasi genere di statistica: ventisettesimi in rushing yards concesse a partita -anche in luce di un indecente 5.0 yards a corsa- e penultimi in passing yards, i Chiefs possono fortunatamente contare sul miglior pass rush della lega -52.0 sacks, come gli Steelers- per tentare di contrastare l’attacco avversario, ma tale permeabilità sulle corse fornisce agli avversari un modo per stancarli e, soprattutto, tenere Mahomes a bordocampo.
Non possono pensare di arrivare fino in fondo con una difesa assolutamente incapace di cacciare fuori dal campo qualsiasi tipologia di reparto offensivo si trovino davanti: la sconfitta contro Seattle verrà studiata molto bene da chiunque sia il loro prossimo avversario ai playoff.
Valutazione: 8,5. Un finale di stagione non sicuramente troppo brillante ha fatto svanire un po’ dell’hype che raccontavo in queste righe qualche mese fa, però con un Mahomes così Kansas City può vincere contro chiunque… anche se con una difesa così, possono tranquillamente perdere contro chiunque.
Los Angeles Chargers
Record: 12-4.
Cosa è andato bene: Finalmente.
Finalmente i Chargers sono riusciti a sfruttare al meglio il loro potenzialmente infinito talento, anche se solo loro -con la fortuna che li contraddistingue da sempre- potevano posizionarsi al quinto posto in AFC vincendo ben dodici partite!
Tolte le ultime due partite, Rivers ha giocato probabilmente il miglior football della propria carriera grazie ad un arsenale offensivo profondissimo: Allen, gli Williams, Benjamin, Gordon ed Ekeler -senza considerare l’infortunato Henry- probabilmente formano il miglior supporting cast di tutta la lega e Rivers, molto più cerebrale rispetto al passato, è riuscito finalmente a sfruttarli al meglio.
Bilanciati e profondi in praticamente ogni aspetto del gioco, i Chargers hanno tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo, anche se come avrete modo di vedere nel prossimo paragrafo, spesso il loro peggior nemico sono loro stessi.
Cosa è andato male: L’infortunio di Melvin Gordon può essere visto come il perfetto riassunto dei loro ultimi cinque anni e, soprattutto, come manifestazione concreta del loro spirito: una scelta stupida -correre quell’iper complicato end-around già proposto con scarsi successi nelle settimane precedenti- ed una sana dose di sfortuna -non ho mai visto un giocatore ricevere una botta tanto clamorosa e dolorosa quanto involontaria- li hanno messi davanti al rischio di perdere uno dei propri migliori giocatori per tanto tempo, anche se fortunatamente non è andata così.
Nulla è andato eccessivamente male quest’anno da meritarsi un posto qui, però non posso concludere senza un ultimo, disperato appello: Chargers, spesso siete voi la causa di ogni vostro male ed inizi al rallenty o stupidità generale, ai playoff, possono risultare fatali.
Valutazione: 8,5. Le ultime due partite sono costate loro almeno mezzo voto, anche se non ho voglia di essere troppo cattivo contro una squadra che insieme a Kansas City e New England sembra essere la favorita per rappresentare la AFC al Super Bowl. Vedremo se ai playoff ritroveranno la lucidità di un paio di settimane fa.
Oakland Raiders
Record: 4-12.
Cosa è andato bene: A mio avviso Derek Carr ha dimostrato di meritarsi la riconferma, in quanto fare meglio di così con le armi che aveva a disposizione era pressoché impossibile: detto questo non ho alcun interesse a dilungarmi sul loro 2018, in quanto abbiamo avuto modo di vedere che a Gruden ed al front office -scusate la reiterazione, non volevo scrivere Gruden due volte- di questa stagione interessava veramente poco.
Meglio accumulare scelte al draft andando a creare ulteriori buchi pure laddove prima non c’erano: bella tattica.
Cosa è andato male: Sinteticamente, tutto.
Non sinteticamente, leggete sopra: se non interessava a loro, perché dovrei interessarmi io della loro annata?
Valutazione: 4. Il cuore mostrato nel finale di stagione darebbe loro la sufficienza piena, però questo voto riflette tutta la regular season: come già detto in altri casi, il 2018 non era sicuramente il loro anno.
AFC SOUTH
Houston Texans
Record: 11-5.
Cosa è andato bene: Watson dopo un inizio un po’ in chiaroscuro è tornato sui suoi passi ed ha ricominciato a produrre a livelli élite: per sua fortuna può contare su quello che molto probabilmente è il miglior ricevitore -ora come ora- della NFL, ovverosia quel DeAndre Hopkins che ha messo a segno 115 ricezioni senza droppare mai un singolo pallone.
Dopo due anni trascorsi lontano dal rettangolo di gioco, era lecito chiedersi quanto -e se- J.J. Watt ne avesse ancora e, per nostra fortuna, la risposta è assolutamente positiva: con Clowney è andato a dar vita ad un mostro a due teste in grado di prendere in mano la partita a proprio piacimento e di sabotare completamente il gameplan avversario.
Subire solamente 19.8 punti a partita ha permesso loro di posizionarsi al quarto posto -a pari merito con i Jaguars- nella classifica delle scoring defense ed il dubbio operato di una secondaria martoriata da infortuni è abbondantemente compensato dalla terza miglior rushing defense della lega: pure qua si prega di ringraziare il duo sopracitato.
Cosa è andato male: Ragazzi, avete talento ed un futuro luminoso davanti, ma se non iniziate in qualche modo a proteggere DeShaun Watson, questo futuro si trasformerà in un tetro remake del 2017: che un quarterback appena rientrato da un infortunio serio come la rottura del legamento crociato anteriore subisca 62 sacks è inaccettabile.
Certo, tende a tenere il pallone in mano un po’ troppo a lungo, ma a volte non ha nemmeno la possibilità di completare la prima lettura che si trova già costretto ad intentare tragicomiche -con una sfumatura epica- fughe dalla pressione avversaria.
Per trasformarsi da pretender a contender, oltre che difendere adeguatamente il proprio quarterback serve pure maggiore concretezza in red zone: solo quattro squadre hanno avuto meno successo nelle ultime venti yards e diciamocelo, magari convertendo il 50% esatto dei propri viaggi in red zone si potrà anche andare ai playoff, ma non di sicuro al Super Bowl.
Valutazione: 8. Talentuosi, giovani e pazzi, questi Texans sono una delle squadre più indecifrabili della lega: l’unica cosa sicura, però, è che se non iniziano a proteggere Watson adeguatamente fra un annetto potrei raccontarvi ben altre cose parlando degli Houston Texans.
Indianapolis Colts
Record: 10-6.
Cosa è andato bene: Due mesi fa mi lamentavo che la sfortuna aveva pesantemente condizionato la prima metà di stagione dei Colts: grazie ad un intervento quasi sicuramente divino, Indianapolis è riuscita a rimettere in piedi la propria stagione ed a centrare, vittoria dopo vittoria, una fantastica qualificazione ai playoff.
Lasciamo i numeri da parte, qua c’è ben altro di cui parlare: il ritorno di un Luck neanche lontanamente arrugginito ed un draft spettacolare hanno reso il futuro di Indianapolis improvvisamente eccitante ed a questo punto è lecito chiedersi se siano pronti a diventare la prossima superpotenza AFC.
Esagero? Forse sì, ma con giocatori come Nelson e Leonard, teoricamente destinati solo a migliorare, ed un Luck in grado di trasformare pure il semi-bust Eric Ebron nella più letale macchina da red zone della lega, sky is the limit per i ragazzi di quel coach Reich che dovrebbe ricevere il premio di coach of the year: attenti a questi qua anche durante i prossimi playoff.
PS: nessuna squadra ha più spazio salariale di loro, perciò…
Cosa è andato male: Prima di settembre erano visti da chiunque come quarta forza della AFC South: dopo un breve periodo di rodaggio hanno scalato ogni genere di graduatoria giocando un football solido, concreto e coraggioso. Il loro anno, viste le premesse, non può che essere definito come un successo assoluto e magari dei loro problemi ve ne parlerò un altro giorno.
Valutazione: 8. Per come si era messa la loro stagione, centrare la qualificazione ai playoff è stato un mezzo miracolo: ciò che più contava quest’anno era capire se Luck, nonostante la prolungata assenza, fosse ancora il quarterback di qualche stagione fa. La risposta è un secco no: questo Luck è molto meglio del giocatore visto nel 2016.
Jacksonville Jaguars
Record: 5-11.
Cosa è andato bene: Pensare a qualcosa da scrivere in questa colonna per alcuni team -Browns, Chiefs e Saints per dirne un po’- è facile, per altri quasi impossibile: ecco, nessuno mi mette in una posizione altrettanto difficile, in quanto precipitare sul 5-11 neanche un anno dopo essere ad un nonnulla dal Super Bowl significa che non è andato bene assolutamente niente.
Cosa è andato male: Dov’è finita Sacksonville? Che poi, non è che ci trovassimo davanti ad un altro esempio di one year wonder? Solo sette squadre hanno messo a segno meno sacks e non è finita qui per quanto riguarda la difesa, in quanto il contatore di turnover, fermatosi a 33 nel 2017, si è stoppato -anzi, dimezzato- a 17: a parte questo spiacevole fatto, non è che il livello delle giocate del reparto difensivo si sia abbassato clamorosamente, ma con un attacco assolutamente non in grado di mettere punti a tabellone quei turnover servivano come il pane.
Volete seriamente che stia qui ad elencarvi tutti i problemi dell’attacco? Oltre ad aver avuto l’ennesima conferma che Blake Bortles non è, e molto probabilmente non sarà mai, un quarterback meritevole di giocare da titolare in NFL, Jacksonville è pure dovuta venire a patti con un’altra cruda realtà: Leonard Fournette non è in grado di rimanere sano per tutta la stagione ed in due anni ha già perso tante, troppe partite.
Con uno spogliatoio veramente vicino all’implosione ed una situazione salariale alquanto intricata, da dove e soprattutto come ripartiranno?
Valutazione: 2. La più grande delusione di tutta la AFC; non credo riuscirò a dimenticare tanto in fretta la putrida prestazione contro i Titans, emblema della loro straziante stagione: svogliati, indisponenti e disorganizzati.
Li attende una lunga e complicata offseason.
Tennessee Titans
Record: 9-7.
Cosa è andato bene: È difficile valutare la stagione di una squadra rimasta fuori dai playoff per una sola partita, per di più giocata senza il proprio quarterback titolare: fortunatamente per loro, però, il vero motore di questa squadra è il running game, il settimo migliore nel 2018, guidato da un Derrick Henry scopertosi “bestia” dopo l’impressionante prestazione contro i Jaguars. Le altre buone notizie vengono dalla difesa, soprattutto se consideriamo la difesa sui passaggi: solo cinque squadre hanno concesso meno yards aeree e solo Chicago e Baltimore hanno subito meno punti.
Running game e difesa solida solitamente bastano a garantire un posto ai playoff, ma purtroppo per loro in questo “nuovo” football americano il “solitamente” si trasforma in un “a volte”: questo doveva essere l’anno del definitivo salto di qualità, ma purtroppo non è andata così.
Cosa è andato male: Nonostante le scorribande di Henry, solo cinque attacchi hanno messo a segno meno punti e, soprattutto, solamente Miami, Buffalo ed Arizona hanno guadagnato meno yards muovendo il pallone per vie aeree: diventa veramente difficile capire cosa fare con Marcus Mariota, ex seconda scelta assoluta che solo un paio di stagioni fa sembrava pronta ad esplodere ed a dominare la lega, salvo poi regredire in modo palese a causa dei troppi, fastidiosi infortuni.
Statisticamente parlando nient’altro è andato abbastanza male da meritarsi una menzione in queste righe, ma l’incertezza che circonda la figura dell’ex Oregon non può che instillare inquietudine nei cuori di tifosi e front office: a cosa è dovuta questa regressione e, soprattutto, si fermerà mai?
Tennessee ha un’intera offseason per scoprirlo, e qualsiasi scelta prenderanno sarà alquanto rischiosa.
Valutazione: 6. Arrivare a giocarsi all’ultima giornata l’accesso ai playoff nonostante i diecimila infortuni di Mariota era già di per sé un mezzo miracolo: purtroppo per loro l’altra metà di miracolo era oggettivamente fuori dalla loro portata. Offseason complessa pure per loro: ha senso a questo punto rinnovare la fiducia a Mariota?
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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Bravo Mattia, ottimo articolo (immagino quanto sia faticoso e lungo scrivere di tutte le 32 franchigie!). Dico solo due cose da buon vecchio tifoso Dolphins: la cacciata di Gase è doverosa e sacrosanta, così come la rinuncia definitiva a Tannehill. Chi come me ha seguito TUTTE le partite dei Delfini quest’anno ha sempre saputo che la squadra non è mai stata una playoff contender, neppure quando si era 7-6 dopo il Miami Miracle. A inizio stagione Gase ha voluto tenere Tannehill a tutti i costi, con Osweiler backup e in difesa ha deciso di ruotare 4 defensive ends per averli sempre freschi, per coprire la partenza di Suh. Il risultato è stato disastroso!!!! Ci sono state giornate in cui l’attacco non ha mosso la catena proprio di 1 cm e giornate in cui la difesa è stata mangiata sulle corse senza trovare contromisure. E’ stato un disastro preannunciato perché tutti gli analisti in preseason vedevano queste magagne. E anche noi tifosi. Gase ha voluto gloriarsi inventando trick plays a ripetizione o scegliendo schemi incomprensibili per sorprendere gli avversari, ma non è riuscito a risolvere nessun problema in corsa. Soprattutto non gli è riuscito di coprire le magagne con la sua mente tattica, dimenticando che prima metti a posto io gioco di base e poi provi i trick plays: quando vivi di trick plays, sei mal messo! Gli infortuni sono stati tantissimi, soprattutto in ricezione e sulla linea offensiva, ma mai negli ultimi 15 anni si erano racimolate statistiche così misere. Al posto di Gase serve un generale di ferro a Miami (Jim Harbaugh?) e soprattutto un QB decente: col draft non si otterrà nulla, perciò in free agency dovranno mettersi in testa di trovare un QB decente dopo anni orrendi in questa posizione, spendendo soldoni (tenterei con Foles, ma mi accontenterei anche di Carr…). Tannehill è un pavido mediocre, che in tanti anni mai ha dato un quid pluris nelle situazioni difficili e che merita solo un posto da backup nella NFL. Non è vero però che manca il talento in roster: c’è ed è anche giovane e penso soprattutto alla difesa secondaria e ai ricevitori. Tutto da rifare invece sulle due linee (offensiva e difensiva). Ma tutto parte da un QB nuovo. Vediamo se la dirigenza e la proprietà capiscono l’antifona. Per ora non mi pare proprio: con Gase, anche Grier e Tannenbaum avrebbero dovuto salutare.
Analisi perfetta, caro Deolone, ed aggiungo una cosa: il 2018 di Miami ha dimostrato quanto le due magiche paroline “quarterback’s whisperer” siano sopravvalutate.
Hai ragione te, non ha senso disegnare trick play iper raffinate e di discreto successo se non si è in grado di sostenere neanche per sogno un buon vecchio 12plays-75yards drive: mi dispiace per tutta la tua sofferenza.
Si sente duecento miglia di distanza la passione che metti quando scrivi , spero che sia il tuo lavoro se lo è complimenti 2 volte ….
Non lo è e quasi certamente mai lo sarà, però apprezzo infinitamente le tue parole!
Grazie Patrik!
Mattia ma il record di TD lanciati da un rookie non è di mahomes?
Mahomes è sophomore!
Eh sì, grossi problemi negli Steelers quest’anno. Prima Bell, poi Boswell infine Brown (anche se l’84 non ha mai fatto mancare la sua produzione).
Ma i maggiori problemi restano in una secondaria molto sospetta e una difesa che, come hai giustamente puntualizzato, non ha fatto alcun salto di qualità. La mancanza di Shazier si è sentita immensamente.
Detto questo, complimenti ai Ravens per non essersi mai arresi, e aver trovato nuova linfa dall’infortunio di Flacco.
… speriamo di rappresentare decentemente la North!
Ottimo articolo, come sempre, del resto. Direi che, riassumendo, in assoluto le più grosse delusioni siano rappresentate da Steelers e Jaguars. A inizio stagione le vedevo favorite nell’AFC invece……in questi anni “londinesi” ho avuto modo di seguire e piano piano innamorarmi dei Jags, pur essendo un tifoso Cowboys. Dal mio esordio a Londra (47-10 beccati dai 49ers di Kaep- sembra una vita fa….) una progressiva crescita, mano mano che nel team veniva inserito talento in ogni reparto……..tranne nel QB. Alla fine purtroppo la situazione è esplosa, purtroppo. Un encomio particolare ai Browns, finalmente liberatisi dall’incubo Jackson hanno cominciato finalmente a volare. Vorrei aggiungere che, secondo me, negli ultimi due anni si sta avendo un cambio generazionale drastico nel ruolo di QB. Non mi ricordo un biennio tale per talento nel ruolo fornito da rookies subito inseritisi alla grande; e visto l’inevitabile declino (ahimè) dovuto soprattutto all’anagrafe dei vari Brady, Breese, Rivers, Rodgers, una nuova generazione sta per solcare i campi e i record della lega.