I numeri sono fantascientifici, e testimoni del grande spettacolo occorso al Coliseum di Los Angeles in occasione del Monday Night più atteso di questa stagione: 105 punti complessivamente messi a segno, 56 primi down ottenuti, 1.001 yard di total offense combinata, 10 passaggi da touchdown sommando le relative prestazioni dei quarterback. Se per un secondo vi siete sentiti teletrasportati in una dimensione più vicina a quella di una partita della Big 12 di College Football non c’è nulla di strano, perché statistiche come queste sono assai più frequenti in quell’ambiente.
La Nfl ha invece vissuto uno show senza precedenti, perché normalmente partite come questa terminano al massimo con una settantina abbondante di punti e soprattutto non mettono di fronte due delle tre migliori squadre del campionato, proprio perché nella vecchia mentalità di Lega è corretto pensare che le franchigie destinate al Super Bowl siano quelle che difendono meglio delle altre. Mai come in questa settimana il sintomo del cambiamento professionistico non è più una semplice sensazione, è addirittura toccabile con mano, grazie a concetti che i tanti giovani (e non solo) head coach innovativi stanno importando dal panorama collegiale, arrivando addirittura a preparare sessioni estive di consulenza con le migliori menti offensive che le università possano offrire.
Non è raro vedere due atenei prendersi a pistolettate e risolvere la questione all’interno dell’ultimo minuto di gioco, nella Nfl invece non era mai accaduto che una squadra perdesse una partita segnando 50 o più punti a referto. I Kansas City Chiefs da questo punto di vista hanno fatto la storia, e potrebbero diventare solo l’inizio del nuovo trend. Tuttavia una differenza c’è, ed è sostanziale: il College giustifica le grandi prestazioni offensive sia con il grande disequilibrio tra le squadre, sia con lo scarso livello generico delle difese, ambedue fattori che che permettono di osare e prendersi determinati rischi; nel professionismo le difese scarse non sono (sono solamente martoriate dalle normative offense-friendly) ed in aggiunta alla grande vena creativa di questa generazione di allenatori incidono moltissimo le nuove regole recentemente scritte per proteggere quarterback e ricevitori, nonché le numerose possibili penalità di cui le difese possono ritrovarsi sovraccaricate nelle secondarie, una serie di decisioni atte a preservare non solo il miglior giocatore del roster, ma anche i golosi occhi degli spettatori, che si divertono senz’altro di più osservando questi attacchi missilistici in azione che non prestazioni degne dei Ravens di Ray Lewis, nonostante vi sia una folta rappresentanza purista che trova spettacolo anche nelle azioni difensive.
Tuttavia la realtà di oggi è diversa, ed ha già preso una piega ben distinta. Dai timidi tentativi di incorporare concetti collegiali nei playbook pro, con veloci adattamenti delle difese pronti a contrastarli, si è passati ad un atteggiamento più esplicito. Chip Kelly e gli Eagles ci avevano provato ottenendo solo risultanze dapprima strabilianti e poi solo alterne, mentre all’attualità la Lega è sostanzialmente governata da chi si è saputo reinventare come Andy Reid, passato dalla tradizionale West Coast Offense a frequenti concetti di spread e read option, e dall’ondata di nuovi talenti della sideline come Sean McVay, creativo al punto di essere ritenuto quasi visionario, Doug Pederson, che grazie all’innovazione offensiva ha vinto un Super Bowl, Matt Nagy, che grazie al suo sistema basato sulla presenza di giocatori atletici (Trubisky, Cohen, Gabriel) sta finalmente rialzando le quotazioni dei Chicago Bears, ed infine Frank Reich, co-architetto della Philadelphia campione in carica, che ai Colts sta donando una seconda carriera a Luck ottenendo risultati che inizialmente non si vedevano, ma che questa settimana vedono la franchigia rientrare nella corsa per i playoff.
E dall’elenco non va escluso Sean Payton, una sorta di progenitore di tutto quanto è in atto in questo preciso momento.
Interessante notare che sì il football sta cambiando, ma che i Rams hanno in ogni caso portato a casa questa pazza sfida con la difesa. Nel tabellino finale si leggono tanti bei numeri in grado di saziare l’appetito, ma ciò non deve impedire di analizzare le circostanze con la dovuta attenzione. 14 dei 54 punti di Los Angeles sono stati segnati dal linebacker Samson Ebukam, lesto a raccogliere un fumble provocato dall’immenso Aaron Donald ed intuitivo nell’intercettare Mahomes nelle vicinanze della endzone, con due dei tre turnover commessi dal giovane prodigio arrivati all’interno degli ultimi due minuti di gioco, segno che Patrick stava comprensibilmente tentando di forzare qualche conclusione per rimontare ma evidente indicazione pure del fatto che il reparto difensivo dei Rams è stato non meno decisivo dell’attacco nel portare a casa la decima vittoria stagionale. Le difese sono dunque bistrattate, concedono 500 yard e 50 punti in una sola partita, però basta la giocata giusta al momento opportuno ed il contributo del reparto diventa determinante: con l’appena menzionato Donald nei paraggi (due placcaggi corrisposti ad altrettanti strip sack che hanno generato punti) non c’è proprio mai da stare tranquilli, ed un Allen Bailey qualunque può intervenire in qualsiasi circostanza nell’alterare inerzia e sorte della gara.
Ecco perché nei prossimi Draft potremmo assistere ad un’ulteriore crescita del trend già attualmente in corso, che valorizza moltissimo i pass rusher esterni, ibridi a metà tra defensive end e outside linebacker, per la loro capacità di impedire al quarterback di sviluppare un gioco lungo grazie alla grande velocità con cui possono mettergli le mani addosso o affrettarlo nelle decisioni, aiutando contemporaneamente le secondarie a tenere meglio la marcatura riducendo i rischi di tutte quelle penalità che Clete Blakeman, il capo-arbitro del Monday Night in oggetto, ha frequentemente sanzionato nell’epico scontro tra titani.
Difesa o non difesa, il fatto che i reparti offensivi stanno letteralmente dominando la Nfl è completamente fuori discussione. Viviamo un’epoca dove McVay riesce a smontare le migliori macchine difensive come fossero giocattoli creando schemi che magicamente abbinano un ricevitore ad un linebacker o che appaiano Todd Gurley ad un defensive back isolando di conseguenza il wide receiver di turno; Drew Brees sta conducendo una corazzata che produce quasi 38 punti a partita rendendo produttivi giocatori sconosciuti come Tre’Quan Smith, che abbinati al talento di Michael Thomas e alla devastante coppia formata da Kamara ed Ingram promettono di continuare a preservare una striscia vincente che dura dalla seconda giornata di campionato; Mahomes viaggia infine a ritmi insensati in quello che è sostanzialmente il suo anno da rookie, con 37 passaggi da touchdown – record di franchigia abbondantemente abbattuto con altre cinque gare da giocare – e più di 3.600 yard già raccolte, frutto del lusso di poter bersagliare a piacimento gente come Kelce, Hill e Hunt, e di poter sostituire con irrisoria facilità il temporaneamente infortunato Watkins con Conley.
La Nfl poggia da sempre sul concetto che sono le difese a vincere le partite, soprattutto quelle che contano, non a caso il loro livello di rendimento delle stesse si alza sistematicamente durante i playoff, mostrando chiaramente chi è in grado di fare la voce grossa. Il Monday Night tra Rams e Chiefs avrà certamente disgustato i vecchi dragoni che osservano tutto dall’azzurro del cielo (chissà come la penserebbero oggi Buddy Ryan o Jim Johnson…), ma suggerisce che al giorno d’oggi le partite di football americano si vincono così. In fin dei conti arriviamo da un Super Bowl dove le contendenti hanno segnato 71 punti registrando un totale di 1.151 yard, dove il quarterback sconfitto – Tom Brady – ha offerto 505 yard, 3 mete, nessun turnover ed un 115.4 di qb-rating.
Al di là di un possibile rematch tra Rams e Chiefs in occasione del Grande Ballo (occhio però a non dare nulla di scontato con Saints e Patriots comunque protagonisti primari della corsa all’oro…) l’avanzata del nuovo era quindi già inarrestabile ben prima di questo fantastico Monday Night.
Benvenuti nella nuova era del football Nfl.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Concordo completamente.
Rams Chiefs è stata probabilmente la partita più spettacolare della stagione finora, sicuramente la più difficile da valutare esattamente: in passato con punteggi così elevati, si sarebbe parlato di uno spettacolo offerto da difese colabrodo, ma invece non è stato affatto così!!! Le difese hanno ringhiato, hanno provocato sacks e fumble a profusione, ma gli attacchi sono stati davvero devastanti come precisione. Si è trattato di un ininterrotto susseguirsi di grandi azioni offensive, intervallate da altrettanto grandi giocate individuali difensive (Donald è la solita bestia…). Alla fine la differenza si è giocata sui mm e Mahomes si è fatto intercettare due volte e lì si è chiuso tutto. Ciò che noto stia davvero cambiando nella NFL è gli attacchi stanno sviluppando una serie di schemi e giochi offensivi, magari poco produttivi nell’immediato, ma sostanzialmente inarrestabili da parte della difesa. Quella che era una prerogativa forte in passato di poche squadre (ad esempio i Patriots), e cioè il giocare continui lanci corti sull’esterno per piccoli e continui guadagni, ha creato ormai una moda (spessissimo ormai i running backs sono utilizzati fuori dal backfield proprio in ricezione) e così le difese ormai sono in affanno e concedono sempre di più. Se la difesa cerca di tamponare la continua emorragia di yards sul corto, si sbilancia e lascia praterie dietro! Gli attacchi poi, come nel caso di Rams, Chiefs e Saints soprattutto quest’anno, quando giocano con quella precisione vista nel match tra Chiefs e Rams….sono davvero fantastici.