Noi tutti amiamo il football ed anche se aprire un articolo con una banalità del genere può sembrare pigro, è necessario ribadire il concetto, poiché per quanto possiamo amare questo gioco, spesso e volentieri ci saremo trovati impotenti davanti al televisore con il cuore irrimediabilmente spezzato, svuotato e stremato: non ricordo domeniche con altrettanti episodi così emotivamente provanti in grado di risucchiare ogni nostra goccia di linfa vitale lasciandoci in uno stato semicomatoso per ore ed ore ad articolare domande che si possono ridurre ad un semplice “Ma perché?“.
Addentriamoci insieme in questa folle settima domenica di NFL.

Per molti era la partita della settimana e per quanto rispettare le attese, soprattutto quest’anno, non fosse facile, il folle 24 a 23 con cui i Saints l’hanno spuntata sui Ravens ci ha dato tutto quello che desideravamo: scelte apparentemente scriteriate, quarterback di riserva costantemente in campo ed un finale destinato ad entrare nella storia.
I primi trenta minuti, conclusi sul 10 a 7 Baltimore, hanno messo in risalto il primo lato della medaglia, ovvero che in campo ci fosse la miglior scoring defense della lega: il primo drive dei Saints è terminato con un sanguinoso fumble su quarto down dopo che in un solo drive erano riusciti a convertirne ben tre di fourth downs. Uno scambio di punt ha preceduto i primi punti della giornata, arrivati grazie ad un field goal dell’accuratissimo Tucker in grado di eludere il determinante vento e di dare a Baltimore il primo vantaggio della partita, immediatamente vanificato dal cinquecentesimo touchdown in carriera lanciato da Drew Brees, in grado di pescare il buon vecchio Ben Watson completamente libero in end zone: rispondendo al fuoco col fuoco, i Ravens hanno rimesso la testa avanti negli ultimi secondi della prima metà di gioco, quando il rookie Jackson ha portato l’ovale dentro la terra promessa realizzando il primo touchdown della sua carriera con una determinata corsa di una iarda.

Che bello scontro quello andato in scena ieri a Baltimore!

Seconda metà di gioco, dunque: back to back punt e possesso di nuovo ai Ravens che incrementano il loro vantaggio nel momento in cui Joe Flacco direziona l’ovale al rookie Andrews, che come se niente fosse trascina due Saint dentro la end zone per il 17 a 7 Baltimore. L’attacco dei Saints deve reagire immediatamente, Brees lo sa, e così nel giro di sei minuti Kamara trova il sesto rushing TD della sua stagione spingendosi in end zone da due iarde di distanza: vale la pena sottolineare che questa segnatura è la prima concessa dalla difesa dei Ravens nella seconda metà di gioco in tutta la stagione.
La reazione dei Ravens non arriva e dopo una manciata di giocate il possesso è nuovamente dei Saints, che anche grazie ad un’altra conversione su quarto down si portano sul 21 a 17 grazie alla meta di Michael Thomas: Baltimore deve reagire immediatamente, un piazzato non basta visti i quattro punti di scarto, e così invece che affidarsi a Tucker per un difficile field goal da più di cinquanta yards commettono turnover of downs in territorio Saints con poco più di tre minuti rimanenti. L’attacco dei Saints è in grado di produrre altri tre punticini grazie ad un piazzato di Lutz ed ora Baltimore, sotto di sette con appena due minuti da giocare, è chiamata al miracolo: Flacco c’è, è in palla, ed affidandosi a Crabtree e Buck Allen si spinge nel territorio dei Saints senza troppi problemi e, con soli ventiquattro secondi rimasti sul cronometro, si porta sotto di un punto quando trova ancora una volta l’ottimo John Brown completamente libero in end zone.
Justin Tucker, il miglior kicker della lega ed uno che prima di ieri non aveva mai sbagliato un extra point, è atteso da un calcio non poi così scontato a causa del persistente vento: dopo l’immancabile gufata dei commentatori Fox, fra l’incredulità generale ecco arrivare il primo errore in questa circostanza nella sua incredibile carriera -va precisato che il vento ci ha messo lo zampino- nel momento più inopportuno possibile. Il seguente onside kick finisce mogio mogio fra le mani di Kamara, e quindi per i Ravens è ufficialmente finita: vittoria importantissima quella dei Saints, che si portano su un ottimo 5-1 lasciando Baltimore a leccarsi le ferite su un 4-3 che sa decisamente di beffa.

https://www.youtube.com/watch?v=qAQLmZkNhC4&t=1s

Passiamo a partite meno emotivamente impegnate, per favore: parliamo dunque delle vittorie di Detroit, Minnesota, Indianapolis e dei Rams.
Grazie anche ad uno stupendo Kerryon Johnson -158 yards in 19 portate-, Detroit sbriga senza troppi affanni la pratica Miami vincendo 32 a 21 un incontro nel quale hanno puntato solamente in un’occasione: un quasi perfetto Stafford -18 su 22 per 217 yards e due TD- muove le catene a suo piacimento aiutato da un running game finalmente in grado di supportarlo a dovere e nonostante un buon Osweiler Miami è costretta a chinare la testa a dei Lions apparentemente rinati.
Vince una partita più chiusa di quanto possa far intendere il punteggio finale Minnesota, passata 37 a 17 su dei volenterosi New York Jets. La prima metà è molto più chiusa di quanto ci potessimo aspettare, ma nei secondi trenta minuti di gioco Latavius Murray si anima e con due rushing touchdown permette ai suoi di prendere un largo che il rookie Darnold non è in grado di colmare: va sottolineato che pure ieri Adam Thielen è stato in grado di ricevere 100 yards, portando a sette la striscia di partite consecutive in tripla cifra. Nessuno nell’era Super Bowl è mai riuscito ad incominciare la stagione con sette 100 yards’ games consecutivi: scalda il cuore pensare che il primo in grado di fare ciò sia un undrafted free agent.

Murray sta sostituendo Cook più che degnamente.

Derek Anderson fino a due settimane fa non aveva una squadra, va ricordato, e ciò si è abbondantemente evinto dalla sua prestazione: per spiegare 37 a 5 con cui i Colts hanno sepolto i Bills non c’è bisogno di ricorrere a virtuosismi giornalistici, semplicemente Luck è stato in grado di fare ciò che voleva -quattro touchdown lanciati in ventitre passaggi tentati- mentre Buffalo continuava ad autosabotarsi commettendo miriadi di turnover. Tempi duri ad Orchard Park.
Continua a resistere l’imbattibilità dei Rams, passati agevolmente sui 49ers 39 a 10: se raccogliendo “solamente” 86 yards in 19 tocchi Gurley è comunque in grado di trovare la end zone in tre occasioni, non parlare di lui come il primo candidato all’MVP è un crimine aberrante. Niente da fare per i 49ers, che però dal canto loro possono dire di aver fra le mani un vero e proprio fenomeno: pure ieri George Kittle è risultato immarcabile e le 98 yards -ed un touchdown- racimolate in sole cinque ricezioni denotano una predisposizione alla big play alquanto inusuale per un tight end.

Vincono partite decisamente più combattute -e dunque più dolorose da digerire- i Panthers, i Chargers ed i Redskins.
Per tre quarti sembrava che non ci fosse assolutamente nulla da fare, che l’attacco fosse completamente in balia della difesa degli Eagles sulla falsariga di quanto successo contro Washington la settimana scorsa: il 21 a 17 con cui i Panthers hanno battuto gli Eagles è arrivato al termine di un ultimo periodo di gioco chiuso con il parziale 21 a 0 Carolina. Sotto 17 a 0 con poco più di dieci minuti rimanenti, Cam e l’attacco dei Panthers sono usciti da un letargo durato cinquanta minuti: dapprima Curtis Samuel ha realizzato la prima segnatura della giornata dopo un end-around e, dopo che Gano ha sbagliato l’extra point, hanno costretto Philadelphia al punt, sfruttando appieno il nuovo possesso raccogliendo altri sei punti -più una conversione da due punti- grazie ad un pregevole touchdown di Funchess. Costretti gli Eagles a puntare un’altra volta, Cam prima ha convertito un importantissimo quarto down e poi, nei pressi della goal line, ha pescato Olsen tutto libero per il touchdown del 21 a 17. Le speranze di Philadelphia sono dissipate nel momento in cui su 4&2 l’infinito Julius Peppers ha atterrato Wentz facendogli perdere il possesso del pallone.

Tensione nel prepartita fra Reid e Jenkins: il primo ha infatti accusato il secondo di essersi venduto alla lega nella battaglia alle ingiustizie razziali.

Importante vittoria pure quella dei Chargers che a Londra la scampano sui Titans imponendosi 20 a 19: oltre ad un paio di touchdown profondi ricevuti da Tyrell e Mike Williams l’attacco dei Chargers non produce più di tanto -anche perché il reparto offensivo di Tennessee è stato spesso e volentieri in grado di mettere insieme drive piuttosto duraturi- e via via i Titans si rifanno sotto, portandosi a meno un punto a tempo pressoché scaduto dopo il touchdown di Stocker. Tennessee vuole vincerla e tenta dunque la conversione di due punti, fallendo, ma attenzione alle bandierine gialle: a causa di una trattenuta i Titans hanno un’ulteriore possibilità e, purtroppo per loro, pure in questo caso non la sfruttano a dovere fallendo pure in quest’occasione.
Non è stata certamente la partita più bella della giornata, ma il numero di cuori infranti a seguito di questo incontro potrebbe essere superiore a quello di Saints-Ravens: il 20 a 17 con cui Washington ha avuto la meglio sui Cowboys è arrivato a termine di una quasi rimonta dell’America’s Team. Dallas si sveglia decisamente troppo tardi e dopo che Prescott commette un sanguinoso fumble recuperato in end zone dai Redskins per il touchdown del 20 a 10, prova a mettere insieme una rimonta leggendaria: Dak spinge il pallone in end zone con un coraggioso tuffo che porta Dallas sotto di tre, ed il successivo three and out dei Redskins dà ai Cowboys l’ultima opportunità per vincere o per portarla ai supplementari. Dopo un buon drive Dallas può allungare la partita con un non impossibile piazzato da 47 yards, ma un fuorigioco li allontana altre cinque, fatali yards: il calcio di Maher sbatte beffardamente sul palo, facendoci immediatamente intendere che da 47 yards questo piazzato sarebbe entrato.

Dopo la sconfitta patita contro i Patriots ci si attendeva una risposta dai Chiefs, puntualmente arrivata grazie allo sfavillante 45 a 10 con cui hanno umiliato i Bengals: poco da dire in questo caso, perciò vi fornirò un po’ di numeri. Il portentoso Mahomes ha lanciato per 358 yards e quattro touchdown, mentre Hunt ha raccolto 141 yards totali e tre TD, due di ricezione ed uno di corsa.
Qualcosa si sta rompendo nel meccanismo Jaguars, poiché oltre alla pesante sconfitta patita contro Houston sembra che lo spogliatoio sia ad un passo dalla completa implosione: nel 20 a 7 con cui i Texans hanno sconfitto i Jags abbiamo visto Blake Bortles, quello che dovrebbe essere il franchise quarterback, essere panchinato senza troppi complimenti per Cody Kessler.
Ripeto, Cody Kessler. L’attacco non è in grado di produrre mentre la difesa non ricorda neanche lontanamente quella della passata stagione: grazie a questa vittoria Houston allunga a quattro partite la striscia vincente, issandosi in cima all’apertissima AFC South.

Che ne sarà di Bortles?
Che ne sarà dei Jags?

Browns e tempi supplementari: trovatemi una storia d’amore migliore di questa. Pure ieri Cleveland è riuscita a far durare la contesa quasi settanta minuti, ma pure in questo caso i tempi supplementari hanno beffato i Browns: il 26 a 23 con cui Tampa Bay ha avuto la meglio sui Marroni è arrivato a termine di una partita strana, in cui Cleveland si è quasi sempre trovata costretta ad inseguire salvo poi riuscire a riacciuffarla negli ultimi minuti grazie ad un paio di touchdown, e dopo che Catanzaro sbaglia clamorosamente il field goal della vittoria, ecco che come per magia si materializzano altri dieci minuti di gioco.
Arrivati ai supplementari entrambi i team hanno più paura di perdere che voglia di vincere: dopo tre punt ed un intercetto Catanzaro trova il modo di farsi perdonare convertendo un incredibile piazzato da 59 yards che regala ai Bucs il loro terzo successo stagionale.

Concludiamo con il risicato successo dei Patriots sui Bears, arrivato grazie ad uno spettacolare 38 a 31.
Gli special teams dei Patriots si rivelano essere croce e delizia in questa giornata, poiché dopo che Patterson commette fumble su un kickoff trova la redenzione riportandone in touchdown uno pochi minuti dopo e, nel terzo quarto, Hightower blocca un punt riportato in meta da Van Noy. La partita è aperta, vibrante e frizzante e seppur Trubisky fatichi clamorosamente a muovere le catene per vie aeree, trova un discreto successo correndo.
Andiamo velocemente all’ultimo quarto di gioco: Brady e White connettono per il loro secondo touchdown della giornata, valevole il 38 a 24 Patriots, ma dopo un sanguinoso intercetto di Brady la partita si riapre clamorosamente grazie al touchdown realizzato da Burton. New England a questo punto gestisce il cronometro e decide saggiamente di evitare i rischi legati ad un field goal bloccato puntando il pallone in end zone con meno di trenta secondi rimasti.
Chicago muove lentamente le catene e, con un solo secondo a disposizione, è tempo di Hail Mary: Trubisky evade la pressione, carica il braccio e rilascia un missile terra-aria direzionato verso Kevin White, che riesce sì a ricevere l’ovale… ma a meno di una iarda dalla end zone! Niente miracolo dunque, New England vince e trova il quinto successo stagionale, mentre Chicago è costretta ad uscire sconfitta per la seconda settimana di fila.

https://www.youtube.com/watch?v=e5Zr8mDSFd4

Sono giovane ed in buona salute, ma se l’andazzo è questo dubito che riuscirò a preservare la mia sanità mentale fino a febbraio: che stagione signori, che stagione.

4 thoughts on “NFL Week 7: amare la NFL nuoce alla salute

  1. Vittoria sensazionale (nel senso di culo) quella dei Saints. Se registrassero la difesa sarebbero davvero una pretendente all’anello perchè quest’anno l’attacco è dotato di un menù completo: terra, aria, trick e un kicker affidabile. I Rams contender mica per Gurley: per Donald e il resto della difesa.
    Che dire di Thielen? Niente: gli manca solo il Superbowl.

        • Buon ricevitore ma non sicuramente Julio Jones o OBJ: portarci via una prima scelta è oro colato.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.