È finalmente finita la preseason, il che implica un’ovvietà: solamente una manciata di giorni ci separa da del football vero nel quale gli infortuni si accumulano per un posto ai playoff, non per un posto nella practice squad.
Non ci metteremo qui ad analizzare i record delle squadre, poiché Falcons e Cowboys non sono riusciti a strappare nemmeno una doppiavù mentre i Ravens, squadra borderline playoff che dovrà soffrire parecchio per giocare almeno una partita a gennaio, hanno concluso imbattuti sul record di 5-0: l’unico motivo per cui la offseason è minimamente interessante è la lotta per un posto a roster, poiché spesso le partite possono rientrare nella categoria splatter per la grossolanità degli errori e per il valore medio dei giocatori in campo.
Però, come sempre, la preseason può anche essere la rampa di lancio di carriere di successo: per maggiori informazioni provate a chiedere ai vari Prescott, Cruz e Russell Wilson.

Chi sale

Nate Orchard, DE, Cleveland Browns

Ciò non è servito a niente.

Lo ammetto, guardare Hard Knocks mi ha pesantemente condizionato nella scelta, però all’ultima seria possibilità di ribadire la propria candidatura per un posto nel roster dei 53, Orchard ha sfoderato la prestazione della vita: oltre che ad essere risultato una costante spina nel fianco della linea offensiva dei Lions, si è pure tolto la soddisfazione di mettere a segno un touchdown grazie ad una pick six che ricorda da vicino quella di J.J. Watt contro Buffalo di qualche anno fa.
Tifare per un giocatore ripreso mentre viene aiutato dalle figliolette a togliersi i guanti è naturale, ma la preseason di Orchard è stata veramente buona: se solo riuscisse a concludere meglio i propri rush probabilmente non sarebbe a rischio taglio.

Brock Osweiler, QB, Miami Dolphins

Il reflusso gastroesofageo provocato dall’associare Osweiler a vocaboli positivi non mi permetterà di dilungarmi troppo nella spiegazione della mia scelta: l’ex Broncos e Texans ha lottato per tutta la preseason con David Fales per il ruolo di backup di Tannehill e, almeno questa notte, ha dominato lo scontro a distanza risultando tremendamente più efficace del compagno di ruolo. Sedici su venticinque per 147 yards e due TD sono numeri che insieme alla propria esperienza come starter potrebbero garantirgli un lavoro: chiudo qua, non posso fisicamente sopportare altre due righe di belle parole.

Donte Deayon, CB, New York Giants

Non è sicuramente facile trovare spazio in una squadra come undrafted free agent, specie se gli ultimi due anni sono stati trascorsi -ad intermittenza- nella practice squad e, soprattutto, se si è un cornerback alto solamente un metro e settantacinque: Deayon contro New England ha fatto tutto il possibile per aprire gli occhi al nuovo coaching staff mettendo a segno due intercetti e, più in generale, non facendosi mai trovare fuori posizione, cosa fondamentale per un cornerback.
Non rimane che aspettare ed incrociare le dita.

Armani Watts, S, Kansas City Chiefs

Più interessante il nome o la giocata?

Con due intercetti in tuffo il rookie Watts ha fatto intravedere quelle ball skills e senso di posizione che hanno convinto il front office di Kansas City a spendere una chiamata al quarto round per assicurarselo: i problemi nel concludere un tackle sono ancora presenti, ma nel momento in cui riuscirà a migliorare sotto questo aspetto potrebbe tranquillamente trovare un posto a fianco dell’All-Pro Eric Berry.
La sua rimane comunque un’ottima prova e pensare di vederlo in campo già da settembre, pur per qualche snap qua e là, non è sicuramente fuori questione.

Taysom Hill, QB, New Orleans Saints

Spinto dalla trade che ha portato Teddy Bridgewater in Louisiana, Hill si è reso protagonista di una buonissima prova dimostrando atletismo e tranquillità under center: contro i demotivati Rams Hill è risultato efficace sia lanciando l’ovale che portandolo con sé in ben architettati scrambles, e perlomeno ha fatto intendere che New Orleans potrebbe tenerlo a roster come special teamer, non come quarterback.
Non possiamo sapere se quanto fatto basterà a garantirgli un posto nei 53, però se non altro non si può dire che non abbia fatto tutto quello che poteva per aumentare le sue probabilità.

Uchenna Nwosu, OLB, Los Angeles Chargers

Assicurarsi un posto nel roster non è certamente un problema per un giocatore scelto al secondo round solamente cinque mesi fa, ma trovare spazio nella rotazione di pass rushers dei Chargers può essere alquanto problematico: contro le seconde linee dei 49ers Nwosu è riuscito consistentemente a portare pressione al quarterback avversario ed anche a neutralizzare il running game avversario.
Buona prova a tutto tondo quella del rookie dei furon San Diego Chargers, non stupitevi se riuscirà a contribuire da subito.

Chi scende

Christian Hackenberg, QB, Philadelphia Eagles

È innegabile, il tempo di Hackenberg è finito: in NFL questo ragazzo, purtroppo, non c’entra assolutamente nulla, il braccio per spingere il pallone in profondità indubbiamente non manca, ma tutta la miriade di piccole cose che rendono un quarterback uno starter non ci sono e non ci sono mai state.
I due intercetti lanciati contro i Jets hanno palesato una mancanza di accuratezza inaccettabile per uno che vorrebbe ricoprire questo ruolo in questo campionato ed il fatto che Philadelphia lo abbia tagliato oltre a non stupire nessuno mette -ufficiosamente- fine alla sua poco gloriosa cavalcata NFL.

Danny Etling, QB, New England Patriots

Nonostante l’esplosiva corsa di 86 yards che lo ha portato in end zone, la prova di Etling è stata gravemente insufficiente: troppa poca precisione, accuratezza ad intermittenza e pessime letture lo hanno portato a regalare il pallone ai Giants in più occasioni e sebbene l’atletismo sia innegabile, non ci troviamo sicuramente davanti ad un quarterback pronto per la NFL.
Nella migliore delle ipotesi questa prova servirà a convincere Belichick a tenerlo come project QB nella practice squad, poiché qualcosa su cui lavorare c’è, tuttavia anche solo per pensare di essere preso in considerazione come backup dovrà migliorare sotto tantissimi punti di vista, specialmente quelli che riguardano la diagnosi delle difese avversarie.

Paxton Lynch, QB, Denver Broncos

Paxton, se ci sei dai qualche segnale di vita.

La prova messa insieme contro Arizona è certamente la migliore della sua anonima carriera, e se il fatto che abbia sbagliato solamente un passaggio dei 15 tentati può esaltare i più, non dobbiamo farci ingannare: la maggioranza dei suoi lanci sono conseguenze di RPO -certamente in preseason i defensive coordinator avversari non cercano di trovare modi per prevenire questa tipologia di giocata- e di lanci cortissimi nella flat. Il motivo per cui Lynch è in questa colonna risiede principalmente nel fatto che due anni dopo essere stato scelto nel primo giro -e di fatto battezzato come QB del futuro- al momento è il terzo QB nella depth chart dietro quel Chad Kelly che fu scelto con l’ultimissima chiamata al draft dello scorso anno: il rischio taglio è enorme.

Cedric Ogbuehi, OT, Cincinnati Bengals

Il focus principale dell’offseason dei Bengals è stato principalmente quello di rifondare la linea d’attacco, disastrosa la passata stagione: poco importa che Ogbuehi sia una ex prima scelta, se non è in grado di contribuire e di sbloccare il running game probabilmente il campo lo vedrà poco.
Giovedì notte contro i sicuramente non irresistibili Colts Ogbuehi si è dimostrato spesso troppo lento per risultare efficace nella protezione del quarterback o nell’aprire varchi per il proprio runningback: se continuerà così difficilmente vedrà il campo nell’imminente stagione.

 

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