Lo scorso anno, in questo periodo, ci siamo ritrovati a tessere le lodi di un progetto di crescita in atto in casa Buccaneers, segnalando Tampa Bay in chiara ottica playoff. Poi però la stagione è finita 5-11 con una pesante involuzione di tutti i passi avanti fatti e ora ci troviamo qui a pronosticare una stagione della squadra probabilmente più difficile da pronosticare. Winston ha tutto il potenziale per fare benissimo e la chimica con Jackson sta crescendo (dopo aver mancato tantissimi lanci nonostante il WR fosse libero), ma per le prime 3 partite Tampa Bay non potrà schierare il suo star-qb, squalificato per personal conduct policy. Il bad boy visto al college tende a tornare a galla? Sappiamo bene quanto il lupo perde il pelo, ma non il vizio e quanto in fretta si possa perdere le testa. Winston è accusato di aver molestato un’autista di Uber, roba non da poco, e visto che non è la prima volta i timori circa la sua condotta si fanno sempre più consistenti.
Winston a parte, l’attacco dei Bucs è formato da altri 10 elementi. Abbiamo già citato Jackson di cui sembra circolare un video fatto dal coach Koetter di tutte le volte in cui ha battuto il difensore, si è liberato dietro il suo uomo e NON ha ricevuto nessun pallone. In estate Winston e il WR hanno lavorato specificatamente su questo perché, al di là delle occasioni perse, un duo così che funziona può essere una spina nel fianco per tutte le difese, senza dimenticare che dall’altra parte c’è un certo Mike Evans che in 4 stagioni su 4 ha superato le 1000 yard ricevute, guadagnandosi un contrattone da 82 milioni per 5 anni che da parte della dirigenza sono, a mio avviso, spesi davvero bene. Oltre che giovane, Evans è costante, grintoso e sa prendere i palloni, se anche i lanci su Jackson aumentano di efficacia il gioco aereo di Tampa Bay è di quelli da guardare con attenzione. A completare il reparto ci sono infatti un ottimo gregario in Humphries e una coppia di tight end dai nomi sconosciuti (o mezzo sconosciuti via) Cameron Brate e OJ Howard che però lo scorso anno hanno combinato per 12 TD, un importante tesoretto da tenere in considerazione.
Se in tema di lanci, non ci sono cambiamenti di roster rispetto alla scorsa stagione, dal reparto corse arrivano grandi novità, che potrebbero aiutare anche i ricevitori stessi. Doug Martin è stato salutato, senza troppi rimpianti, a mio avviso a ragione, visto che lo scorso anno la media di yard guadagnate per corsa si fermava a 3,7. Una media poco raggiante che gli analisti attribuiscono all’incapacità dei Bucs di creare quelle corse che penetrano, ma hanno saputo solo collezionare tanti piccoli guadagni che messi insieme non hanno inciso abbastanza. Per svoltare, ci si è affidati al draft e alla scelta di Ronald Jones II in uscita da USC dove ha confezionato 12 corse più lunghe di 40 yard. Un interessantissimo biglietto da visita che infatti gli è valsa una chiamata al secondo giro e un posto da titolare in un squadra che, al netto di tutti gli imprevisti, ha l’obiettivo dichiarato di giocarne almeno una in post-season.
Sappiamo bene che i RB però non creano yard da soli, anche se le personalità sono necessarie per approfittare dei piccoli spazi aperti dalla propria linea offensiva, e proprio su questo la dirigenza Bucs ha lavorato per migliorare la linea offensiva, mettendo sotto contratto Jensen (ex Ravens) nel ruolo di centro e creando così un gioco di scambi di posizione per dare una ventata di freschezza e novità senza troppo sconvolgere. Jones dovrà emergere, e per farlo avrà bisogno della sua, passatemi il termine, sottoposta a lifiting linea offensiva, forse il punto più critico di un attacco che nel suo complesso, perlomeno sulla carta, può mettere a referto numeri importanti.
Se in attacco si è passato a lifting il reparto, per quanto riguarda la difesa è stata fatta invece una plastica completa, in stile face-off investendo tanto, ma proprio tanto. Non è un grande sorpresa visto che lo scorso anno i Bucs sono stati la peggior difesa sui giochi aerei, sacks e terzi down cosa che li automaticamente proiettati ad essere la peggior difesa assoluta. La plastica ha tenuto al centro McCoy (che se non fosse per lui lo scorso anno…), ha portato Vita Vea con la prima scelta al draft, ha tradato Pierre-Paul dai Giants e messo sotto contratto i freschi campioni Beau Allen e Vinny Curry. È vero che Pierre-Paul e Curry sono arrivati perché le loro prestazioni tuttosommato non spumeggianti non gli hanno fatto avere i rinnovi che volevano (e alle condizioni che volevano), ma sono due di quei giocatori che con un cambio d’aria possono tornare a splendere, soprattuto se giocando in un sistema competitivo che ha al centro della linea quel McCoy sempre sul pezzo e il prospetto dal grande futuro Vita Vea.
La linea difensiva, da tallone d’achille potrebbe diventare il punto di svolta. Per completare i front seven timbrano il cartellino anche quest’anno David e Alexander che sono lì pronti e scalpitano di poter pensare solo al loro ruolo e non dover coprire i buchi dei compagni. I due LB di Tampa Bay sono tra i migliori in circolazione e schierati uno accanto all’altro possono presentare una run defense davvero efficace, soprattuto grazie alla velocità con cui possono rompere i tentativi di raddoppio sulla propria D-line. E se McCoy non è raddoppiato, state certi che il duello non lo perde.
Il draft ha puntellato anche la secondaria che cerca da subito di migliorare le pessime prestazioni dello scorso anno e i due rookie MJ Stewart e Carlton Davies troveranno spazio in campo. Non ci si aspetta da loro di svoltare le partite e rivoluzione un reparto, ma se portano a casa il compito di non lasciare soli i ricevitori, come troppo spesso è accaduto lo scorso anno, il lavoro pesante messo a segno sulla pass-rush sarà ancora più efficace perché lanci affrettati del qb avversario, sono lanci meno precisi e lanci meno precisi su ricevitori coperti si trasformano più facilmente in incompleti.
Anche nello special team registriamo una nuova firma. In Florida arriva infatti Chandler Catanzaro con il chiaro obiettivo di migliorare le percentuali di field goal ralizzati che lo scorso anno è stata troppo bassa: 73.5%. Da qui con Catanzaro si può solo salire.
Un restyling profondo, quindi, che però lancia i Bucs tra le squadre difficili da battere. Il tallone d’achille rimane la difesa sui lanci e in una division che schiera Brees+Ryan+Newton(?!?) 5 sconfitte ci possono scappare. L’obiettivo è di migliorare lo scorso anno, ma più di 8 W temo sia difficile portarle a casa. A me meno che ovviamente Winston non metta in campo quella svolta che aspettiamo. Tanta confidenza (cafonaggine?) in sé e uno dei bracci più potenti della lega lo hanno portato troppo spesso a tenere la palla in mano troppo a lungo e forzare tanti passaggi.. oltre che ignorare DeSean Jackson. Riusciranno a sorprendermi(ci) e raggiungere la post-season?
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.