La seconda stagione conclusa con 9 vittorie non è bastata a Jim Caldwell per salvare il posto visto che il mancato raggiungimento dei playoff è stato letto come una sconfitta da parte dello staff dirigenziale dei Lions anche in virtù degli infortuni che hanno privato le rivali Minnesota e Green Bay dei loro quarterback titolari; una situazione favorevole che non è stata sfruttata a dovere e che di fatto ha aperto le porte al nuovo corso di Detroit targato Matt Patricia, voluto fortemente alla guida della franchigia dal GM Dan Quinn, che aveva avuto modo di apprezzarlo nel tempo trascorso insieme a New England.
Luogo che è servito ad entrambi per accumulare esperienza e per acquisire le nozioni necessarie per provare a costruire un ciclo vincente partendo da idee personali piuttosto chiare e ben definite come la scelta, per certi versi inaspettata ma che potrebbe portare assoluti benefici, di confermare Jim Bob Cooter nel ruolo di offensive coordinator, consentendo così a Matthew Stafford, da anni uno dei migliori passer della NFL, di continuare a lavorare con un coach che ne ha esaltato come pochi altri caratteristiche e qualità, portandolo a mantenere una media di 272 yards lanciate a partita e una percentuale di 66.6 passaggi completati da quando ha preso in mano l’attacco a metà della stagione 2015.
Numeri impressionanti se si considera che il prodotto di Oklahoma è sempre stato soggetto ad attenzioni particolari da parte delle difese avversarie, mai seriamente impegnate dai runner schierati in queste ultimi anni dai Lions, e non ha mai goduto della protezione necessaria per mettere in aria l’ovale con assoluta tranquillità, situazione tra l’altro degenerata nell’ultima season dopo che Detroit è stata costretta a variare in ben undici occasioni lo starting lineup della linea offensiva, mettendo a dura prova un ragazzo che ha comunque dimostrato di sapersela cavare egregiamente anche sotto pressione.
La risoluzione di questi due problemi ha interessato maggiormente il lavoro di Quinn durante l’offseason, e come sempre le risposte non si sono fatte attendere da quello che si sta dimostrando uno dei general manager più attivi ed abili della lega, tanto che al veterano, anche lui ex Pats, LeGarrette Blount ha aggiunto il validissimo rookie Kerryon Johnson, andando a rivoltare completamente un backfield dimostratosi non all’altezza nel 2017 e creando, di fatto, quella che dovrebbe essere la nuova coppia di runner titolari in vista della nuova stagione, con Theo Riddick a fare da terzo incomodo nonché prima opzione per le ricezioni fuori dal backfield e Ameer Abdullah avviato ad una precoce fine della sua parentesi da starter in NFL.
Investimenti che hanno riguardato anche la linea offensiva che dopo gli innesti delle passate stagioni potrà contare su un volto nuovo, quello della prima scelta 2018 Frank Ragnow, alla ricerca di conferme anche al piano superiore dopo che si è dimostrato una delle migliori guardie della NCAA con la divisa degli Arkansas Razorbacks; opposto all’ex Packers T.J. Lang, arrivato come il right tackle Rick Wagner lo scorso anno, andrà a completare una OL che, al netto degli infortuni, potrebbe essere la migliore messa a disposizione di Stafford nell’arco della sua carriera professionistica, con Taylor Decker a proteggere il suo lato ceco e Graham Glasgow a consegnargli l’ovale direttamente dallo snap.
Non cambia il reparto ricevitori a disposizione del quarterback che ritroverà come bersaglio preferito Marvin Jones, per la prima volta in carriera oltre le 1,000 yds l’anno passato, con 1,101 yards e 9 TD fatti registrare in regular season sfruttando gli spazi creati dal collega Golden Tate, da tempo uno dei più produttivi WR della lega per terreno conquistato dopo la ricezione; ad aiutarli ci sarà sempre il promettente Kevin Golladay, che con un anno di apprendistato alle spalle è pronto a ricoprire una posizione da receiver numero 2 che sembra calzargli a pennello, lasciando a T.J. Jones il compito di agire come quarto in depth. Quasi del tutto rinnovato invece il parco tight end, con il prodotto locale Luke Willson, ex Seahawks, che andrà a sostituire nelle gerarchie Eric Ebron, occupando lo spot titolare lasciato libero dall’ex prima scelta davanti al giovane Michael Roberts e all’ex Falcons Levine Tolilolo.
Molto solida, almeno sulla carta, la linea difensiva che riparte dal dirompente Ezekiel Ansah, autore di 12.0 sacks nonostante i problemi fisici fatti registrare nel 2017 e prontamente bloccato a Detroit con un franchise tag che lo ha confermato leader indiscusso di un reparto che avrà diversi giocatori pronti a produrre, dai DE Kerry Hyder e Anthony Zettel, che si divideranno il minutaggio sul lato opposto al prodotto di BYU, ai DT Sylvester Williams e A’Shawn Robinson, che si riunirà al suo teammate di Alabama De’shawn Hand, pescato dai Lions al quarto round dell’ultimo Draft.
In una mediana che potrebbe cambiare spesso pelle sotto la guida di Patricia e del defensive coordinator Joe Marciano, passando dallo schieramento a 3 a quello a 4 a seconda della formazione offensiva affrontata, si attende un impatto immediato da parte dell’ex Giants Devon Kennard, individuato dallo staff come potenziale nuovo leader di un gruppo giovanissimo, nel quale accrescerà ulteriormente l’apporto di Jarrad Davis e Jalen Reeves-Maybin, linebacker sbarcati in Michigan la scorsa offseason dopo le buonissime cose fatte intravedere nella Southeastern Conference della NCAA con le divise di Florida e Tennessee.
L’ex Bears Christian Jones e il veterano Jonathan Freeny saranno i primi ad essere chiamati in causa quando i Lions decideranno di presentarsi con 4 LB in campo, andando così ad alzare il livello di una difesa di copertura che può contare sull’apporto costante di una coppia di safeties ormai affiatata, composta da Qandre Diggs e dal costante Glover Quin, sempre incisivo da quando ha messo piede a Detroit; sulle side la seconda scelta 2017 Teez Tabor sfrutterà ogni chance che il coaching staff gli metterà a disposizione per superare la concorrenza di Nevin Lawson e conquistarsi lo spot sul lato opposto all’insostituibile Darius Slay, corner completo che ha guidato il reparto l’anno passato con 60 placcaggi e 8 intercetti messi a segno.
Un altro CB, Jamal Agnew, cercherà di replicare le ottime cose fatte come returner lo scorso autunno e risultare ancora decisivo nei punt return, 447 yards e 2 TD, mentre Sam Martin, che pare definitivamente recuperato dopo una season passata in PUP list, non dovrebbe aver problemi a riprendersi il posto di punter ai danni di Ryan Santoso, andando a completare degli special team in cui ricoprirà ancora un ruolo determinante il kicker veterano Matt Prater, a segno in sette occasioni da 50 o più yds di distanza.
Un roster ben attrezzato, una dirigenza con le idee chiare ed un coaching staff emergente che sembra avere tutte le carte in regola per far bene sono il biglietto da visita di questi nuovi Lions, franchigia che per l’ennesima volta pare aver tracciato la strada per riemergere dopo anni complicati ma che ancora non ha trovato il modo di trasformare le tante buone intenzioni in fatti concreti e, soprattutto, in risultati positivi; con Vikings e Packers che non sembrano attualmente intenzionati a mollare la presa sulla NFC North emergere nel breve periodo non sarà facilissimo ma staccare finalmente il biglietto per i playoffs è il primo traguardo da raggiungere, ricordandosi che il talento di Stafford non sarà eterno e che andrà sfruttato fino in fondo nelle prossime stagioni.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…