È umanamente impossibile immaginare che una squadra di football americano resti relegata nel fondo della propria conference -e division- per quasi una dozzina di stagioni consecutive in quanto, teoricamente, il sistema “draft” serve proprio a questo, a ribilanciare costantemente gli equilibri in nome di una competitività che abbracci tutti, non solo qualche team più abbiente degli altri: questo è pure il fine ultimo del salary cap, il più potente garante di equità ed equilibrio che ci sia, in quanto provate a spiegare ad un calciofilo che la Juventus può destinare al pagamento di contratti la stessa somma di denaro del ChievoVerona.
Mettere insieme una squadra di football competente e profonda è difficile, molto difficile, ma c’è chi in barba alle ripetute scelte alte al draft ed all’enorme spazio salariale disponibile persevera nell’affermarsi come il peggior team della lega, sguazzando in una melmosa mediocrità dalla quale non sembra essere possibile sfuggire ed anzi, ad un certo punto questa penetra nel DNA di questo team diventandone parte fondante, compromettendo il loro processo decisionale e rendendo vani i continui scossoni societari, trasformando la fine del tunnel in una beffarda chimera.
Devo esplicitare il nome del team in questione? Non credo ce ne sia bisogno.
Oggi voglio accompagnarvi in un avvilente viaggio nelle scelte al primo round del draft fatte dai Cleveland Browns dal 2011 al 2016, fermandomi a due anni fa per il semplice motivo che definire bust o meno un giocatore che si appresta a giocare la seconda stagione in NFL non ha decisamente senso, anche se i nostri amati Marroni spesso la pensano in modo diverso.
Anno 2011
Cos’è successo: con la ventunesima scelta assoluta hanno selezionato Phil Taylor, defensive tackle da Baylor.
Com’è andata: con le giocate di Aaron Donald ben impresse nella nostra immaginario collettivo forse tendiamo a pretendere decisamente troppo da un D-tackle selezionato al primo round, e ciò è alquanto ingiusto… anche se aspettarsi qualcosa in più rispetto a quanto fatto da Taylor è più che legittimo, in quanto in quattro stagioni sulle sponde del lago Erie è sceso in campo solamente in 42 occasioni, mettendo insieme 69 tackles e 7.0 sacks. Più o meno una stagione media di Aaron Donald.
Com’è finita: tagliato senza troppi complimenti dopo quattro anonime annate.
Ed ora? Dopo essere stato scaricato dai Browns ha iniziato un pellegrinaggio che lo ha portato prima nei Broncos e poi nei Redskins: in entrambi i casi gravi infortuni non gli hanno permesso di scendere in campo, facendo così risalire il suo ultimo snap al sei novembre del 2014. Quattro anni fa.
Anno 2012
Cos’è successo: con due scelte a disposizione l’allora GM Tom Heckert ha pensato di indirizzare le due posizioni più importanti dell’attacco, quarterback e runningback, assicurandosi con la terza chiamata assoluta Trent Richardson e con la ventiduesima Brandon Weeden, il giocatore scelto al primo round più anziano di sempre dall’alto dei suoi 28 (!!) anni d’età.
Com’è andata: nel poco tempo trascorso in Ohio Richardson fece intravedere buonissime cose, e nonostante le sole 3.6 iarde a portata sembrava poter essere il runningback del futuro di Cleveland, mentre Weeden dopo essersi guadagnato la maglia da titolare grazie ad un buon training camp ha concluso la propria partita di esordio fra i professionisti con un passer rating di 5.1 lanciando 118 yards e quattro intercetti in 35 tentativi; entrambi hanno concluso la stagione in chiaroscuro, soprattutto Weeden, ma è risaputo che valutare un giocatore basandosi esclusivamente sulla stagione da rookie non è propriamente saggio: ed invece…
Com’è finita: dopo sole due partite nella seconda stagione in NFL, il front office di Cleveland è riuscito a taccheggiare i Colts facendosi dare la loro scelta al primo round del successivo draft mentre Weeden dopo vari panchinamenti è stato liquidato nella seguente offseason, riuscendo a portare la propria permanenza almeno a quota due anni. Magra consolazione.
Ed ora? Weeden è diventato un backup di esperienza -per l’età più che altro- da usare solamente per bruciare il cronometro in caso di immensi vantaggi nell’ultimo quarto di gioco o come piano C in una stagione disastrosa. Richardson dopo vari tentativi di ravvivare la propria carriera NFL ha varcato il confine approdando ai Saskatchewan Roughriders in Canada dove al momento è nella lista dei giocatori sospesi. Yikes!
Anno 2013
Cos’è successo: con la sesta chiamata assoluta, nonostante il disperato bisogno di un quarterback, i Browns del nuovo GM Lombardi hanno selezionato Barkevious Mingo, outside linebacker da LSU.
Com’è andata: dopo una buona stagione da rookie conclusa a 5.0 sacks nonostante i non troppi snaps giocati, Mingo è riuscito solamente a metterne insieme 2.0 nelle due successive stagioni giocando spesso e volentieri come backup, non come titolare. Esattamente tutto ciò che si può desiderare da una sesta scelta assoluta al draft.
Com’è finita: dopo tre anni e la bellezza di 7.0 sacks totali, Cleveland non ci ha pensato due volte a spedirlo da Belichick in Massachusetts in cambio di una misera quinta scelta al draft del 2017. Se non altro in questo caso ci hanno “guadagnato” qualcosa.
Ed ora? Dopo una stagione trascorsa interamente come backup nei Patriots e culminata nella vittoria del Super Bowl -concludendo comunque a quota zero sacks-, Mingo è stato lasciato andare da New England per essere poi preso da Indianapolis -dove è riuscito ad atterrare per ben due volte il quarterback avversario- per poi essere mollato al termine di un classico one and done: ora è ai Seahawks a tentare di dimostrarci che chi dice che il loro front office è alla frutta è totalmente fuori di senno. O forse no.
Anno 2014
Cos’è successo: questo è il mio draft preferito. Con due scelte al primo round il nuovo GM Farmer si è prima assicurato Justin Gilbert poi seguendo le raccomandazioni date all’owner Haslam da un senzatetto incontrato qualche sera prima del draft si sono garantiti il quarterback del futuro, Johnny Manziel. Per puro sfizio vi elenco ogni giocatore scelto nello stesso round andato al Pro Bowl almeno una volta in carriera: Jadeveon Clowney, Khalil Mack, Mike Evans, Anthony Barr, Taylor Lewan, Odell Beckham, Aaron Donald, C.J. Mosley, Ryan Shazier, Zack Martin, Ha-Ha Clinton Dix, Jason Verrett e Teddy Bridgewater. Benissimo!
Com’è andata: totalmente incapace di restare sano e di non farsi bruciare dai ricevitori avversari, Gilbert durante la breve permanenza a Cleveland ha iniziato da titolare solamente TRE partite, mettendo a segno un singolo intercetto… se non altro valevole sei punti in quanto pick six. Volete veramente che vi faccia un riassunto della carriera di Johnny Manziel? Sul serio? Ecco, come credevo.
Com’è finita: Gilbert è stato ceduto a Pittsburgh per un’anonima sesta scelta all’ultimo draft, mentre Manziel dopo soli due anni è stato lasciato andare ed ha trascorso gli ultimi anni da rockstar decadente sul viale del tramonto, fra presunte droghe, problemi con la legge e tatuaggi vari.
Ed ora? Vedo molto difficile che nella lega ci sia ancora posto per Gilbert, fermo da oramai più di un anno e pure sospeso per una violazione del regolamento anti-doping; Manziel dopo aver apparentemente messo la testa a posto è stato prima ingaggiato dagli Hamilton Tigers-Cats della CFL per poi essere spedito ai Montreal Alouettes dove ha esordito la settimana scorsa, proprio contro i Tigers-Cats: ha lanciato quattro intercetti e nonostante vorrei approfondire il discorso credo sia meglio mi fermi qua.
Anno 2015
Cos’è successo: con ancora una volta due scelte nelle prime trentadue, Cleveland ha selezionato Cam Erving e Danny Shelton con la diciannovesima e dodicesima chiamata assoluta.
Com’è andata: scegliendo un offensive lineman al primo giro normalmente una squadra si aspetterebbe un contributo dignitoso fin da subito, cosa che Erving non ha saputo dare rivelandosi un totale disastro nonostante la moltitudine di ruoli provati. Shelton non ha sicuramente deluso, ed anzi, si è rivelato essere una presenza importante nella linea difensiva in grado di rallentare efficacemente i running game avversari.
Com’è finita: per motivi non ancora chiari Shelton è stato spedito a New England, dove credo ardentemente sia ben più felice d’essere, mentre Erving dopo due anni di svarioni ed inettitudine è stato messo alla porta e scambiato ai Chiefs dove lo scorso anno è riuscito a giocare pure qualche partita confermando le molte perplessità attorno al suo livello di gioco.
Ed ora? Shelton si sta preparando alla prima stagione sotto Belichick mentre Erving dovrà sperare in un miracolo per poter tornare ad essere titolare in questa lega.
Anno 2016
Cos’è successo: dopo aver rinunciato alla possibilità di assicurarsi Wentz, Cleveland ha pensato bene di rafforzare il proprio parco ricevitori aggiungendo Corey Coleman tramite la quindicesima scelta. Selezionare un ricevitore nonostante una situazione quarterback da mani nei capelli è quanto di più Browns possiate vedere.
Com’è andata: qualche partita l’ha pure azzeccata, sfondando il muro delle 100 yards e ricevendo due touchdowns alla seconda uscita da professionista contro i Ravens, ma dopo questa fiammata una serie di infortuni alle mani lo hanno costretto ad assistere dalla panchina a 13 delle 32 partite giocabili.
Com’è finita: dopo due anni, 718 yards ricevute e cinque touchdowns messi a segno, Coleman è stato esiliato a Buffalo, i quali se lo sono assicurati ripagando Cleveland con una misera settima scelta. Ripeto: scelta al primo round al terzo anno in NFL scambiato per una chiamata al settimo round del draft. Wow.
Ed ora? Ed ora niente, Coleman si ritrova suo malgrado in una delle peggiori squadre della lega ed in un gioco aereo che definire anemico sarebbe un eufemismo: dalla padella alla brace?
Riassumendo, dal 2011 al 2016 Cleveland ha selezionato al primo round in ben nove occasioni ed oggi come oggi nessuno di questi nove giocatori veste ancora la loro maglia. Quattro di questi nove al momento non sono nemmeno in National Football League, e di probabili titolari in tutto ciò ne troviamo forse due, Shelton e Coleman.
Spero di non avervi fatto perdere ogni possibile entusiasmo verso il draft, in quanto non deve essere rassicurante vedere come possa tranquillamente non portare a nulla, però c’è da tenere presente un semplice fatto: di Cleveland Browns in NFL e nel mondo non ne esistono altri.
La tristezza è una scelta di vita, no?
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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quando ho visto l ultima giocata di coleman sn caduto dalla sedia per le risate :)