Nel giro di un anno i Rams nella seconda edizione angelena sono passati dall’essere la squadra asfittica, unglamourous e senza ambizioni della gestione Fisher a diventare probabilmente la squadra più divertente della lega e soprattutto una reale contender nella NFC. Sean McVay, coadiuvato da Matt LaFleur, e il maestro della difesa Wade Phillips hanno avuto, senza retorica alcuna, l’impatto dei franchise changer e i numeri della scorsa stagione parlano per loro. Trascinati da un attacco formidabile da quasi trenta punti di media a partita i Rams hanno chiuso in scioltezza al primo posto nella division con ben undici vittorie, cosa che non accadeva dalla stagione 2001, fermandosi però al Wild Card game con un’inaspettata sconfitta contro i Falcons in una partita in cui la bilancia dell’esperienza, pendente dal lato di Atlanta, ha fatto la differenza.

Sean McVay a colloquio con Jared Goff.

Dopo quella bruciante sconfitta la strategia del front office è stata radicale: all-in. Gli angeleni sono stati i protagonisti assoluti dell’offseason mettendo a segno una serie di colpi con l’unico fine di portare a casa il Lombardi Trophy nel prossimo febbraio. Il roster di LA risulta dunque molto più ricco e talentuoso rispetto al 2017, il che fa sognare un ritorno ai fasti del “Greatest Show On Turf” sperando nello stesso esito della trionfale stagione 1999.

Il finale della sceneggiatura della prossima annata sportiva dipenderà in buona parte anche dalla penna di Jared Goff, che non è Kurt Warner e forse non lo sarà mai ma dopo una rookie season enigmatica ha in parte smentito critiche e derisioni di chi reputava una follia inconcepibile il salasso necessario per sceglierlo alla prima assoluta del Draft 2016. Come tutta la squadra ha pagato però lo scotto del debutto in postseason di fronte ad una difesa esperta e preparata come quella di Atlanta.

Nella prossima stagione, senza LaFleur partito alla volta di Nashville alla corte dei Titans ma con McVay di conseguenza padrone assoluto delle strategie offensive, al quarterback da California si chiede di continuare sulla falsariga della scorsa regular season facendo poi tesoro in postseason dell’esperienza passata. La chimica di Goff con i suoi ricevitori, in primis il sorprendente rookie Cooper Kupp e Robert Woods, che ha disputato la sua miglior stagione da pro, si è consolidata nel corso dell’annata 2017 e non potrà che migliorare nella prossima. Nonostante se ne parli poco, l’asse tra Goff e il nuovo arrivato Brandin Cooks potrebbe essere invece un’arma in più decisiva per la corsa al titolo. Cooks, arrivato dai Patriots via trade, ha disputato una stagione poco celebrata ma di altissimo livello in quel di Foxborough dimostrando di avere, oltre al talento già noto dai tempi di New Orleans, l’intelligenza necessaria per integrarsi all’interno del Sistema (con la esse maiuscola, non è un refuso) e per l’attacco LA rappresenta il grande nome che mancava al reparto ricevitori nonché un ottimo upgrade rispetto a Watkins che non è mai sembrato integrato al 100% nel contesto dei Rams.

A completare il reparto dei Wide Receivers Mike Thomas e Josh Reynolds oltre al rookie da USC Steven Mitchell e a Pharoh Cooper, il quale sarà però utilizzato perlopiù nello special team.

Todd Gurley, la superstar dei Rams.

Abbiamo già citato il Greatest Show on Turf di Vermeil e Mike Martz e non possiamo non ricordare oltre al gioco aereo, l’impressionante gioco di corse di quella squadra leggendaria. Diciotto anni dopo a far la parte di Marshall Faulk c’è Todd Gurley. Semplicemente devastante. Si può discutere se sia lui o Le’Veon Bell il n.1 dei running back NFL ma conta fino ad un certo punto. Ciò che è realmente importante è il fatto che dopo la difficile esperienza nel limitante sistema “da high school” (parole del fuoriclasse nativo di Baltimore) di Fisher, con McVay lo abbiamo potuto ammirare al suo meglio. I numeri del 2017 parlano di oltre 2000 yards e 19 touchdown tra corse e ricezioni. Giocatore costante come pochi capace di vivisezionare anche le migliori difese, chiedere informazioni ai Seattle Seahawks. Con lui alla guida del backfield, come dicono dall’altra parte dell’oceano, sky is the limit.

Il reparto tight end invece è il punto debole dell’attacco dei Rams che ricominceranno dall’enigmatico Tyler Higbee e da Gerald Everett, che a differenza del primo sembra potersi avvicinare alla sufficienza nel portare i blocchi. Dietro di loro Temarrick Hemingway, di ritorno dopo il terribile infortunio alla gamba che lo ha tenuto fuori per tutta la scorsa stagione.

Confermata in blocco la linea d’attacco che ha brillato lo scorso anno grazie anche al lavoro del nuovo coach, l’ex New Orleans Saints Bill Johnson. Così anche per la prossima stagione rivedremo a sinistra il veterano Andrew Whitworth, sempre performante ad altissimi livelli con Havenstein all’opposto. La coppia di guardie sarà composta da Rodger Saffold, reduce dalla miglior stagione della carriera e Jamon Brown, il quale però salterà i primi due incontri con Oakland e Arizona causa squalifica per violazione della PED policy della lega, partite in cui dovrebbe partire titolare il backup Austin Blythe. Al centro dello schieramento Andrew Sullivan che con le buone prestazioni fornite nell’annata passata si è guadagnato un rinnovo biennale a dispetto delle 33 primavere. In caso di necessità pronte le riserve Darrell Williams e Cornelius Lucas oltre al rookie da Michigan State Brian Allen.

Aaron Donald sta ancora lottando per un contratto nuovo di zecca.

La difesa, nelle mani di coach Phillips, è di quelle che fanno paura. Partendo da una linea da guerra che riparte da Aaron Donald, che oltre ad essere il fenomeno che tutti conosciamo sarà ulteriormente motivato nel proprio contract year, il quale per quest’anno avrà a fianco un neoacquisto big (in tutti i sensi) come Ndamukong Suh con cui formerà una coppia potenzialmente devastante nel mettere pressione alla tasca. La lotta per il terzo slot della OL è agguerrita: in teoria a partire titolare dovrebbe essere Michael Brockers reduce da una stagione di qualità con 55 tackle e 4,5 sack ma incalzato dal talentuoso Ethan Westbrooks senza dimenticare Dominique Easley, sulla carta vice-Donald ma capace anche di giocare insieme al numero 99, che scalpita per dimostrare il suo valore dopo l’infortunio al legamento crociato. A completare il reparto l’ex Bills Ryan Davis chiamato a sostituire l’infortunato Morgan Fox, oltre al giovane Tanzel Smart e ai due rookie Franklin-Myers e Joseph che cercheranno di guadagnarsi un posto tra i 53.

La linea a quattro dei linebacker sarà orfana dell’ILB Ogletree, neogiocatore dei Giants, sicché di fianco al duttile Barron vedremo Corey Littleton che nonostante non possieda le qualità di placcatore del suo predecessore entrando nella lega da undrafted ha messo in mostra buone doti nelle prime due stagioni. A fargli concorrenza ci penseranno l’ex Chiefs Ramik Wilson e Bryce Hager, che finora abbiamo visto soprattutto nello special team ma che potrebbe ritagliarsi un ruolo più ampio nella difesa di Wade Phillips. E infine non vanno ignorati Micah Kiser 147esima scelta all’ultimo draft e autentica tackle machine al college e Tegray Scales linebacker duttile e solido che nonostante sia stato ignorato al draft è in predicato di strappare un posto nella squadra finale.
A roster non vi sono outside linebacker con brillanti doti da pass rusher. In offseason è stato lasciato partire senza rimpianto alcuno Connor Barwin e i nomi dei titolari Ebukam e Matt Longacre non sono proprio quelli che fanno esaltare perciò occhio ad Okoronkwo, rookie da Oklahoma che si caratterizza per versatilità e capacità di giocare sulla linea di scrimmage.

Marcus Peters fa parte della ristrutturazione delle secondarie.

Concludiamo la valutazione della difesa con la secondaria, reparto rivoluzionato in sede di mercato. In offseason hanno salutato il backup Cody Davis, Kayvon Webster e soprattutto Trumaine Johnson, il vero leader del reparto arretrato fino allo scorso anno. Settore indebolito? Niente affatto. A L.A. è approdato prima Marcus Peters con una clamorosa trade con i Chiefs e poi Aqib Talib che ha rifiutato il trasferimento ai 49ers per poter tornare a giocare sotto coach Phillips con cui è stato protagonista della formidabile stagione 2015 dei Broncos culminata con la vittoria al Super Bowl. Rifirmati invece Robey-Coleman che dopo gli alti e bassi a Buffalo si è imposto per costanza ed efficacia nel ruolo di nickelback e la free safety titolare Lamarcus Joyner che rimarrà per un’altra stagione. Nel ruolo di strong safety manterrà il posto John Johnson già positivo nel suo primo anno da professionista.

Le rotazioni profonde dei defensive back vedranno protagonisti i cornerback Troy Hill, che a dispetto di un pregresso di infortuni e problemi off the field rimane un elemento di buon livello e Kevin Peterson, mentre Hatfield si giocherà un posto a roster con Taurean Nixon. A completare le rotazioni delle safety Blake Countess, Marqui Christian e Isaiah Johnson.

Confermatissimo ovviamente il kicker Greg Zuerlein reduce da una stagione formidabile testimoniata dalla nomina nel First Team All-Pro, riconoscimento che è andato anche al punter Johnny Hekker che da anni è costantemente tra i primi tre della lega nel ruolo.

Dopo un’offseason del genere non c’è da nascondersi. La squadra di McVay parte come favorita non solo nella competitiva National Football Conference ma forse anche per la vittoria finale. I Rams avranno i riflettori addosso sin dall’opening game e come già detto approcceranno la prossima stagione all-in e con una buona mano di partenza. La scommessa della dirigenza di puntare tutto hic et nunc è intrigante ma pericolosa e nel caso in cui le cose non vadano come sperato il rischio di attirarsi le critiche del mondo Nfl a partire dalla stampa angelena è pressoché certo e gli uomini di McVay dovranno dimostrare di avere le spalle larghe abbastanza da reggere una simile pressione.

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