I Cleveland Browns sono da anni il mezzo di paragone negativo per tutta la NFL, nonché i soggetti di molte meme scontate e poco originali: fino allo scorso anno i Jaguars erano nella stessa identica situazione, un team barzelletta che non era necessario battere per portare a casa la vittoria poiché ci avrebbero pensato loro stessi a trovare un modo per buttare alle ortiche la partita… tutto ciò fino all’anno scorso, ripeto.
Ora Jacksonville è una delle franchigie più promettenti di tutta la lega: è giovane, affamata, ricolma di talento e soprattutto sta cercando di vincere le partite seguendo una ricetta ben collaudata, quella inventata dai Chicago Bears del 1985, perfezionata dai Baltimore Ravens del 2000 e rispolverata dai Denver Broncos del 2015 che ci hanno dimostrato che si può ancora vincere -quasi- solamente grazie al lavoro del proprio reparto difensivo.
Purtroppo sopra Jacksonville pende un enorme punto interrogativo alto quasi due metri chiamato Blake Bortles, ma se la difesa riuscisse a fare un altro piccolo passo in avanti probabilmente potrebbero pure permettersi di giocare senza quarterback.
Forse ho esagerato.
Arrivati al quinto anno della Blake Bortles’ Experience possiamo tranquillamente affermare che il numero cinque non diventerà mai il franchise quarterback che Jacksonville era convinta di aver fra le mani scegliendolo con la terza chiamata assoluta nello storico draft del 2014: con altrettanta sicurezza, però, è lecito dire che quando si parla di lui i criticismi diventino ben più aspri, quasi come se ci avesse fatto qualcosa ad ognuno di noi, e forse le aspettative eccessive su di lui riposte ci fanno passare ogni piccolo miglioramento come un qualcosa di dovuto, una logica conseguenza dell’essere una terza scelta assoluta al draft o qualcosa che sarebbe dovuto accadere prima.
Blake Bortles può essere uno starter in NFL, su questo non ci sono dubbi, così come sul fatto che non sia un top ten quarterback e probabilmente nemmeno un top twenty, e questo probabilmente non è un problema: data la bontà della difesa dei Jaguars e l’efficacia del loro running game, a Bortles basterebbe migliorare fino a diventare un affidabile game manager, che anche se in NFL oramai ha la connotazione di una bestemmia è un’etichetta che lascia sottintendere vittorie.
La regressione meccanica che ne ha pesantemente afflitto il 2016 sembra essere acqua passata, lo scorso anno è stato in grado di posizionare l’ovale nel punto desiderato con più precisione e naturalezza e ciò che sembra poter bastargli quest’anno è semplicemente evitare gli errori: nelle sei sconfitte patite durante la scorsa regular season Bortles ha sempre lanciato almeno un intercetto ed anche se ciò può sembrare un lapalissiano esempio di causa-effetto, ci dà una preziosa indicazione su cosa debba fare per mettere i suoi nella miglior posizione per vincere.
Guardiamo un attimo quanto combinato durante gli scorsi playoff, dove Bortles in tre partite ha lanciato a malapena per 594 yards, tre touchdown ed ha completato solamente il 57.6% dei propri passaggi tentati: non ho menzionato intercetti poiché non ne ha lanciati, ed infatti Jacksonville è arrivata ad un solo quarto di distanza dal giocarsi il Super Bowl, costringendo Brady ad architettare l’ennesima rimonta della sua leggendaria carriera.
Non male per una compagine che nelle cinque annate precedenti ha vinto cumulativamente diciassette partite.
Considerando che il backup quarterback è Cody Kessler, il suo posto da titolare non sarà mai in discussione: se solo riuscisse a raffinare alcuni aspetti del suo gioco Jacksonville avrebbe una possibilità concreta di arrivare fino in fondo con lui al timone.
La filosofia ground n’ pound dei ragazzi di coach Marrone è stata resa possibile dall’arrivo e conseguente esplosione di Leonard Fournette, esattamente il genere di runningback di cui una squadra che vuole applicare questa tipologia di gioco necessita: non è il più spettacolare, non è il più agile ma la sua abilità nell’assorbire contatto per guadagnare quelle due o tre yards in più a portata si sposa perfettamente con la fisicità di questa squadra.
Nonostante la sua impressionante ruvidità, se a Fournette viene data una running lane, difficilmente qualcuno riuscirà a prenderlo: le due giocate nelle quali è stata raggiunta la velocità più elevata nella scorsa stagione appartengono a lui, poiché nella corsa da 90 yards terminata in end zone contro Pittsburgh -durante la regular season- raggiunse le 22.05 miglia orarie, mentre una settimana dopo nel touchdown da 75 yards messo a segno contro i Rams si fermò solamente a 21.76.
T.J. Yeldon e Corey Grant avranno il ruolo di portare avanti la marcia dei Jaguars nei momenti in cui Fournette deve riposare o recuperare da un infortunio -nella scorsa stagione perse tre partite- e nonostante il primo non sia neanche lontanamente diventato ciò che Jacksonville si aspettava, rimane un solidissimo runningback in grado di creare una big play dal nulla: la sua cavalcata da 58 yards terminata in end zone contro Indianapolis ne è un buon esempio.
Tommy Bohanon sarà il fullback titolare anche in questa stagione, ed attenzione a questo ragazzo poiché lo scorso anno con undici miseri tocchi ha trovato i sei punti in ben tre occasioni.
Privo degli Allen, Robinson ed Hurns, il parco ricevitori dei Jaguars sulla carta non sembra poter ispirare particolare fiducia, ma a soccorrermi in questo caso ci pensa l’ultima parte della scorsa stagione, nella quale giocatori come Keelan Cole, Jaydon Mickens e Dede Westbrook hanno incominciato ad aprire gli occhi a molti defensive coordinator: Cole si è distinto ricevendo 748 yards in sole 42 catches, e di queste yards 426 sono arrivate negli ultimi quattro incontri stagionali. Il talento di Dede Westbrook è fuori discussione, stiamo sempre parlando di un Biletnikoff Award winner, ed il motivo per il quale è scivolato fino al quarto round del draft dello scorso anno risiede nei suoi problemi caratteriali, mentre Jaydon Mickens ha dimostrato una big plays ability simile a quella di Cole, portando valore aggiunto nel return game.
L’innesto di Donte Montecrief fornisce a Bortles un paio di mani sicure soprattutto nei pressi della red zone, ma per utilizzare al meglio questo dono dovrà trovare modo di rimanere sano, poiché negli ultimi anni ha preso parte solamente a ventuno incontri, vedendo le prestazioni pesantemente influenzate da numerosi acciacchi; il ricevitore numero uno sarà a questo punto Marqise Lee, altro ragazzo i cui ultimi anni sono stati segnati da parecchi infortuni, ma senza Robinson ed Hurns davanti potremmo rimanere seriamente impressionati dal suo campionato.
A sostituire gli Allen ci penserà anche il rookie D.J. Clark, ennesimo sprinter di questo pacchetto ricevitori che nonostante debba sgrezzare ancora molti aspetti del proprio gioco, può tranquillamente impensierire le difese solo scendendo in campo, in quanto la sua terrificante velocità -4.34 nelle 40 yards- terrà costantemente in allerta i safeties avversari.
Il nuovo tight end titolare è Austin Seferian-Jenkins, altro giocatore tormentato da problemi caratteriali che quasi ne compromettevano definitivamente la carriera, ma che viene da un buonissimo 2017.
La linea d’attacco rimane pressapoco quella della scorsa stagione, ancorata dal centro Brandon Linder il cui contratto è il secondo più remunerativo nel ruolo, mentre i tackle rimangono il sophomore Cam Robinson e Jermey Parnell, autori entrambi di una più che discreta stagione anche se Robinson dovrà leggermente migliorare il proprio livello di gioco; il ruolo di guardia destra rimane in mano ad A.J. Cann, mentre una gigantesca novità si è presa di prepotenza la maglia da titolare al fianco sinistro del centro: Andrew Norwell, First Team All-Pro la scorsa stagione, è stato infatti la più grande acquisizione di tutta la offseason di Jacksonville che con la sua firma si è assicurata la miglior guardia della lega per quanto concerne il pass blocking.
Come già abbondantemente detto in precedenza, le vittorie e le possibilità di successo dei Jaguars sono quasi totalmente in mano alla difesa, la più completa e profonda di tutta la NFL: oltre ad una D-Line inarrestabile e con una rotazione pressoché infinita, Jacksonville può vantare un corpo linebacker ricolmo di dinamismo e con la necessaria velocità ed intelligenza per risultare impenetrabile al gioco aereo e, soprattutto, una secondaria di assoluto livello contro la quale muovere le catene è sempre un’impresa.
I defensive ends titolari saranno ovviamente Calais Campbell e Yannick Ngakoue, duo in grado di mettere a segno ben 26.5 sacks nella scorsa stagione, alle quali spalle si trova un Dante Fowler Jr. all’ultima possibilità di mantenere le promesse che nascono nel momento in cui un giocatore viene scelto con la terza chiamata assoluta: il suo 2017 è stato sicuramente buono, in quanto gli 8.0 sacks messi a segno nonostante il limitato numero di snaps giocati hanno fatto intravedere parte del suo immenso potenziale, anche se purtroppo per le sue ambizioni inizierà l’anno in ritardo, in quanto è stato sospeso per la prima partita della stagione per una violazione del codice di condotta NFL.
Il centro della linea difensiva sarà occupato da Malik Jackson, pure lui autore di una stagione da 8.0 sacks, e probabilmente Marcell Dareus, anche se la sua situazione non è più di tanto chiara a causa di accuse di violenza sessuale; dietro di loro troviamo Abry Jones ed il rookie Taven Bryan: data la profondità del reparto non sarà sotto particolari pressioni dal primo giorno, in quanto probabilmente quest’anno può essere visto come puro e semplice apprendistato.
Il centro della difesa, anima e cuore di questi Jaguars, è in mano a Telvin Smith e Myles Jack, due giovanissimi linebacker che sembrano essere stati creati in laboratorio in risposta all’evoluzione offensiva del gioco: in grado di correre indifferentemente con tight ends o wide receivers, questi due nel 2017 sono riusciti a guadagnarsi la quinta e sedicesima posizione nella graduatoria generale di Pro Football Focus, distinguendosi per la propria abilità nell’essere sempre al posto giusto al momento giusto. La leadership di Posluszny mancherà, ma questi ragazzi sono pronti a compiere il definitivo salto di qualità.
L’inversione di rotta di questi Jaguars che li ha portati dall’essere il bersaglio di ogni attacco nonché la squadra avversaria ideale contro cui far giocare il proprio ricevitore numero uno al fantasy football ad essere la difesa che ha concesso il passer rating medio più basso al quarterback avversario è stato reso possibile dall’esplosione di Jalen Ramsey e dalla firma di A.J. Bouye: il primo non ha perso tempo ad inserire il proprio nome nella conversazione riguardante i migliori cornerbacks della lega mentre il secondo, a cui è stato dato un contratto impressionante in risposta ad un’ottima ultima stagione a Houston, ha ricompensato gli sforzi fatti dalla dirigenza per assicurarselo concedendo un passer rating medio di 31.6.
Per darvi un’idea, se un QB lanciasse il pallone fuori dal campo ogni singolo snap, il suo passer rating salirebbe fino a 39… quindi lanciare contro di lui non è la migliore delle idee.
A sostituire il buon Aaron Colvin ci penserà D.J. Hayden, reduce da una pessima stagione ai Lions, avrà modo di migliorare il suo rendimento in una difesa di assoluto livello come quella di Jacksonville.
Gipson e Church, seppur non spettacolari come i compagni, sono una solidissima accoppiata di safeties in grado di difendere efficacemente le corse e di non farsi mai trovare impreparati, anche se probabilmente ruberà loro un discreto numero di snaps il rookie Ronnie Harrison, giocatore potenzialmente in grado di marcare anche Gronkowski.
Qualche novità per quanto riguarda lo special team: a Lambo il compito di convertire i piazzati, Carson Tinker sarà il long snapper mentre il ruolo di punter sarà di competenza del rookie Logan Cooke, scelto al settimo round dell’ultimo draft.
Il return game sembra essere nelle mani di Corey Grant e Jaydon Mickens, anche se come spesso ho detto questa posizione ha le porte piuttosto girevoli.
L’obiettivo di ogni team NFL è sostanzialmente migliorare quanto fatto nella stagione precedente, e nel caso dei Jaguars ciò significherebbe arrivare al Super Bowl, non esattamente un traguardo raggiungibile con facilità: il talento c’è, così come c’è un front office serio con le idee ben chiare e, finalmente, la parvenza di una cultura vincente.
Attendersi ulteriori miglioramenti dalla difesa è possibile poiché nessuno dei giocatori in questione, Campbell a parte, sembra aver raggiunto il proprio prime, anche se molto dipenderà da Blake Bortles e dalla sua predisposizione all’errore: riuscisse a migliorare sotto questo punto di vista, probabilmente i punti da recuperare per Tom Brady nell’ultimo quarto del Championship Game saranno diciassette, non dieci.
Mattia, 27 anni.
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