Affermarsi nella National Football League non è facile, anzi, nella maggior parte dei casi un giocatore non ha nemmeno tempo per ambientarsi che probabilmente dopo un anno si trova già ad un bivio: rendere o lasciare il posto a qualcun altro.
La durata media di una carriera NFL, 3.3 anni, ci fa intendere che il margine di errore sia minimo e la pazienza di un front office quasi inesistente, dunque l’esplosione -o breakout, per dirla come gli amici Oltreoceano- deve avvenire quanto prima possibile e nel modo più rumoroso possibile: salvo motivi extra-sportivi o salvo essere Bill Belichick, viene difficile tagliare o scambiare un giocatore esploso l’autunno precedente.
Ogni anno fior fiore di analisti tenta di predire quali saranno i breakout players e siccome non voglio essere da meno ecco a voi i cinque giocatori che a mio avviso sono pronti ad aprire gli occhi ad addetti ai lavori ed a tifosi vari.
Senza dilungarmi ulteriormente…
William Jackson III
Vi avverto, sto clamorosamente barando, in quanto la breakout season di Jackson III c’è già stata, e sorprendentemente è coincisa con la sua prima “vera” stagione fra i professionisti.
Jackson, scelto al primo giro del draft di due anni fa, ha perso tutta quella che avrebbe dovuto essere la sua prima annata nella lega per un grave infortunio al pettorale ed in tutta onestà la sua carriera aveva già preso una bruttissima piega: per adattarsi al gioco NFL un cornerback spesso ha bisogno di almeno un paio di stagioni e sicuramente perdere la prima a causa di un infortunio del genere non aiuta. Ma Jackson è diverso dai più.
Guardando le sue statistiche, 27 tackles, un intercetto (pick six) e 14 passaggi difesi, uno potrebbe faticare a comprendere le mie affermazioni precedenti, ma per poter apprezzare la sua grandezza mi farò aiutare ancora una volta dai nerds di Pro Football Focus: la scorsa stagione ha permesso ai WR da lui marcati di ricevere solamente il 34.9% dei palloni a loro indirizzati -miglior dato della lega-, tenendo il quarterback avversario ad un rating medio di 36.1 -secondo miglior dato della lega- e concedendo solamente 0.4 yards per snap in copertura, pure questo miglior dato nella lega.
Potrei pure menzionarvi i 26.4 snaps fra una ricezione concessa e l’altra, ma ciò che ha veramente impressionato di Jackson è la sua tenuta contro il miglior ricevitore degli ultimi quindici anni, Antonio Brown, al quale nei due incontri della passata stagione non ha concesso nemmeno una ricezione sui sette palloni rivolti al numero 84 di Pittsburgh mentre era marcato da lui, battendone a terra quattro di queste di sette passaggi.
Sapete tutti troppo bene che spesso ci vogliono anni per riconoscere la grandezza di un corner -o una bocca grande sempre in moto-, ma se Jackson dovesse riuscire a replicare quanto fatto lo scorso anno diventerebbe una delle più grandi stelle della NFL: ecco perché ha trovato spazio in questo articolo.
Takkarist McKinley
Come nel caso dei cornerbacks, adattarsi al gioco NFL per un pass rusher può richiedere anni, fatto che collide spesso e volentieri con l’impazienza generale diffusa nella lega: figuriamoci per un first rounder.
L’ingresso di “Takk” McKinley nella lega è stato tutto fuorché silenzioso, ed il suo 2017 non si può assolutamente considerare deludente: dopo un inizio di stagione tentennante, McKinley ha messo a segno cinque sacks nelle ultime sette partite, aggiungendone altri due ai playoffs.
La dipartita di Adrian Clayborn -colui che ha assassinato Dak Prescott in quel famoso giorno da sei sacks- ha aperto una lacuna che facilmente verrà colmata proprio da McKinley, le cui statistiche a quel punto verranno obbligatoriamente gonfiate da un maggior numero di snaps giocati e quindi prevedere una stagione da più di dieci sacks non sarebbe fantascienza: non dimentichiamoci che proprio il suo compagno di reparto, Vic Beasley, aveva iniziato la carriera sottotono per poi portarsi a casa, al secondo anno, il titolo di sack master mettendone a segno più di qualsiasi altro difensore.
Prevedere il successo di un individuo in uno sport come il football americano è pressoché impossibile, ma il mix fra talento ed opportunità in NFL crea spesso stelle: Takk, a te la palla.
Shaq Lawson
In questo caso le premesse sono completamente diverse, poiché non ci troviamo di fronte ad un giocatore reduce da una buona -ottima nel caso di Jackson- prima stagione, ma di uno a cui probabilmente verrà data l’ultima opportunità per mantenere le promesse che solo una scelta al primo giro é tenuto a rispettare.
Gli infortuni hanno pesantemente limitato il rendimento di Lawson, costretto a perdere ben undici partite in due anni di carriera, e dal momento che fu scelto dall’ancien regime capeggiato da Rex Ryan e Doug Whaley, Beane e McDermott non hanno legami veri e propri con il giocatore e tagliarlo non sarebbe un’imbarazzante ammissione di colpa.
Il sistema difensivo di Buffalo si basa quasi esclusivamente sul portare pressione al quarterback avversario, ed al momento nel loro roster non presenzia nessuno che abbia messo a segno più di quattro sacks nel 2017, perciò non è difficile capire che a Lawson, salute permettendo, verranno date tutte le opportunità possibili per rendere come una scelta del primo round dovrebbe: lo scorso giugno McDermott in un’intervista ha di fatto sfidato il proprio giocatore a fare il tanto atteso salto di qualità e, per il momento, sembra che Lawson abbia ricevuto il messaggio, in quanto secondo Josh Alper di Pro Football Talk l’ex Clemson avrebbe perso peso per aumentare la propria esplosività e di conseguenza migliorare il primo passo, spesso discriminante fra un sack e l’essere neutralizzati dall’offensive tackle di turno.
Questa situazione ricorda da lontano quella di Demarcus Lawrence, il quale con le spalle al muro ha messo insieme una stagione da Second Team All-Pro: Shaq, it’s now or never.
Mitchell Trubisky
La parola hype non mi piace, è decisamente troppo abusata e raramente porta a qualcosa di buono, ma l’hype associato ai Chicago Bears mi garba, ed in tutta onestà, non ho nessun problema a prenderne parte.
Un brillante coach con un passato da offensive coordinator al primo anno, una ex seconda scelta assoluta under center, un pacchetto ricevitori rimpolpato da investimenti mirati in offseason ed una difesa estremamente sottovalutata: stiamo parlando dei Philadelphia Eagles della scorsa stagione? Le analogie non mancano, tutt’altro, ma paragonare Chicago a Philadelphia in luce di come poi sia finito il 2017 di quest’ultimi è alquanto ingeneroso, ma dato che trovare similitudini e tratti comuni è così divertente, perché smettere?
La creatività di Nagy aiuterà infinitamente Trubisky ad esplodere, anche perché bisogna dire che essere un quarterback rookie in un sistema offensivo gestito da John Fox non è propriamente il sogno nel cassetto di nessuno, così come avere un pacchetto ricevitori nel quale il go-to-guy è Kendall Wright… non la migliore situazione in cui esordire!
Gli exploit di Goff e Wentz nel loro secondo anno sono ancora negli occhi di tutti ed i sostanziali miglioramenti nel coaching staff e nel reparto offensivo hanno portato entrambi a riscattare una deludente prima stagione con una scoppiettante sophomore season: quest’anno è il turno di Mitch Trubisky!
Corey Davis
Inutile nascondersi dietro scuse più o meno valide a seconda dell’abilità retorica del redattore, i Tennessee Titans non hanno selezionato Corey Davis con la quinta scelta assoluta per ricevere in cambio 34 catches per 375 yards.
Certo, la preoccupante regressione di Marcus Mariota non ha sicuramente giocato a suo favore -13 TD a fronte di 15 intercetti per il giovane quarterback- però da Corey Davis il front office di Tennessee si aspettava un’annata da almeno 800 yards e molte più ricezioni, soprattutto in situazione di terzo down: non è arrivato niente di tutto ciò, ma va tenuto conto che il rookie ha perso ben cinque partite per vari problemi fisici, ed ovviamente perdere allenamenti e snaps non è mai ideale per un giocatore al primo anno.
I motivi per cui mi sento di inserire Corey Davis in questa colonna sono principalmente due: l’AFC Divisional Game contro New England nonostante la netta sconfitta ha dato di che essere fiduciosi ai Titans, in quanto Davis ha messo a segno due impressionanti touchdown arrivati con Malcolm Butler -ora suo compagno di squadra- in copertura, ma ciò che giustifica il suo posto qua dentro è l’arrivo di Matt LaFleur come offensive coordinator, lo stesso ruolo che ha ricoperto l’anno scorso con i Rams.
Tutti sapete come grazie a lui e McVay l’attacco di L.A. sia passato dall’essere costantemente fra i peggiori della lega al più produttivo e nonostante pronosticare che accada altrettanto ai Titans sia irrealistico, un netto miglioramento non è da escludere: molto dipenderà da Corey Davis.
Pronti ad un’esplosione un po’ meno rumorosa
Joe Mixon, George Kittle, Marcus Williams, Mike Williams, Dalvin Cook e Malik Hooker.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Ciao Mattia,
volevo solo discutere con te su una cosa: nel secondo suo anno Goff è sicuramente migliorato, dato che nel su primo anno lo hanno fatto andare di hand off a manetta, ma… siamo ancora ben ben ben lungi dall’essere un Qb devcente in Nfl, a mio parere. Quest’anno deve essere l’anno della sua consacrazione. Ha i ricevitori, ha sempre Gurley, una ottima linea offensiva e in difesa ha una linea paurosa. La squadra girerà alla grande e ha bisogno di un Qb finalmente maturato. Dopo questa stagione avremo chiaramente idea del valore di Goff. Ciao
Concordo pienamente con te.
I progressi sono stati sensazionali, però molto del merito va attribuito a McVay ed il suo acume tattico: vedremo se con un’intera offseason a disposizione le varie difese NFL saranno riuscite a trovare una risposta all’attacco dei Rams ed a Goff.
Credo possa fare bene ancora, ma qualche dubbio ancora lo ho!
Ciao e grazie!