Dopo la disfatta contro gli Eagles i Patriots perdono pezzi importanti. In molti sembrano affrettarsi ad abbandonare la nave prima che affondi: Malcom Butler (CB) e Dion Lewis (RB) ai Titans, Danny Amendola (WR) ai Dolphins, Nate Solder (OT) ai Giants. Ancor più clamoroso il fatto che Rob Gronkowsky (TE) sia stato in forse per la prossima stagione fino ai primi di Maggio. L’escalation di rumors che circondava il giocatore aveva fatto addirittura intendere la possibilità (mai smentita dal diretto interessato) secondo la quale avrebbe potuto abbandonare la NFL e iniziare una carriera nel wrestling o a Hollywood cercando di seguire l’esempio di “The Rock”, giusto per capirci. Gronk per essere più precisi è sotto contratto, tuttavia il medesimo sarebbe invalidato nel momento in cui il giocatore decidesse di ritirarsi.
D’altro canto, i “Pats” non attraggono più i big names: free agent di spicco come Talib (CB) o Sherman (CB) li snobbano preferendo altre mete. Inoltre, come spesso accade quando l’appeal di una squadra cala, gli “sconti” a cui la franchigia del New England era abituata sembrano un lontano ricordo. Mentre fino allo scorso anno I giocatori dei Patriots erano disposti ad accettare un ingaggio più basso della media (“the home discount”, “the patriot way”), qualcosa è cambiato recentemente. Tutto di un tratto essere un Patriot – con l’annessa possibilità concreta di giocare nel Super Bowl – non è più di per sé una motivazione, al contrario, sta diventando un deterrente. Infine, news dell’ultim’ora, sia Brady che Gronk non hanno partecipato agli OTA (sessioni di allenamento “volontarie”). Questi allenamenti iniziali sono essenziali per prendere confidenza con i nuovi giocatori, soprattutto le matricole provenienti dall’ultimo draft.
Sono dunque giorni difficili per i tifosi dei Patriots. Ormai c’è la consapevolezza che la dinastia più longeva e vincente della storia dello sport americano stia per esaurirsi. Nel migliore dei casi un paio di anni ai vertici, dopodiché l’oblio del rebuilding. Tom Brady avrà 41 anni all’inizio della prossima stagione e il rapporto tra Bill e Tom non è mai stato così teso. In molti hanno evidenziato come tra i due ci sia una vera e propria lotta di potere, vinta a più riprese da Tom (vedi il trade di Garoppolo; imposizione bella e propria da parte della ownership per accontentare le richieste di Brady, che ora in molti guardano storcendo il naso).
Anche il quarterback sembra ad un bivio: Tom ha detto e ripetuto per anni quanto il suo successo sia dovuto alle lunghe sessioni di allenamento, allo studio maniacale dei filmati delle altre squadre, ad una dedizione che non conosce impegni familiari, vacanze e ogni distrazione. Eppure, da quando Garoppolo è stato ceduto, Tom tutto d’un tratto ha cominciato a parlare dell’importanza della famiglia, del tempo da trascorrere con i figli (gli allenamenti di hockey per esempio). E ora, per la prima volta nei suoi 18 anni di carriera, non è presente agli OTA volontari, pur essendosi presentato regolarmente a quelli obbligatori. Non è proprio il trend ideale per un quarterback che avrà 41 anni ad inizio stagione. E’ possibile che questo sia un’altra manifestazione della tensione tra coach e giocatore che risale ormai ai tempi del deflate gate dove, in forma sintetica per i meno informati, Bill Belichick scaricò tutte le responsabilità su Tom. Risultato? Una lunga battaglia legale, 4 giornate di squalifica per Brady, una macchina indelebile nella sua carriera e, probabilmente, tanta voglia di fargliela pagare. Ma come si è giunti a questo punto? Andiamo con ordine.
Nel Gennaio 2016, nella notte dopo il Championship AFC vinto assai facilmente dai Patriots contro i Colts, scoppia il deflate gate. Senza rivivere tutti i passaggi di questo tormentone durato 2 anni tra battaglie legali, circo mediatico e la squalifica di 4 giornate a Tom Brady, è sufficiente ricordare la famosa conferenza stampa di Bill in cui si lava le mani di tutta la vicenda indicando Tom come unico responsabile della preparazione delle palle da football usate durante le partite ufficiali. Durante la scorsa off-season (estate 2017) i Patriots spendono molto nel mercato estivo: decidono di pagare profumatamente (40M garantiti) Stephon Gilmore (CB) mentre per l’eroe del Super Bowl 2014 Malcom Butler (CB) si prospetta un’altra stagione entro i minimi salariali. Il secondo acquisto di spicco è Brandin Cooks (WR), costato un 1st round pick. Altre acquisizioni importanti riguardano Gillislee (RB) Burkhead (RB) per rimpiazzare il bulldozer LeGarrette Blount (RB) e Kony Ealy (DE) (quest’ultimo rilasciato prima che la stagione iniziasse). In molti definivano questa campagna estiva dei Patriots una sorta di “goodbye party” per Brady mentre i più ottimisti pronosticavano addirittura la stagione perfetta 19-0 (quella, per intenderci, che era sfumata per un pelo allo squadrone di Brady e Moss nel 2007 contro i Giants). A posteriori, si rivelerà invece la peggiore stagione di Bill Belichick nel ruolo di GM.
Nel Novembre 2017, come accennato sopra, scoppia il caso Garoppolo. Dopo una off-season in cui i trade rumor su Garoppolo hanno dominato la scena, in cui gente del calibro di Adam Schefter (ESPN) sosteneva che i Patriots non avrebbero dato via il giovane quarterback neanche per 4 (quattro!) 1st round pick, ci si risveglia con la bomba di Garoppolo ceduto ai San Francisco 49ers per un miserrimo 2nd round pick. Alla notizia seguì una insolita conferenza stampa, in cui fu chiaro il rammarico di Belichick per la decisione imposta dall’alto. Tutt’oggi non sappiamo esattamente come sia andata, probabilmente dovremo attendere la biografia di Bill una volta che andrà in pensione. Una cosa è certa: la presenza di Garoppolo aveva dato nuove motivazioni a Tom, in declino evidente fino al 2013. Nuove motivazioni che hanno dato una seconda vita a Brady e fruttato i 2 Super Bowl del 2014 e 2016. E’ praticamente di dominio pubblico il fatto che Brady abbia forzato la mano, costringendo di fatto la presidenza Kraft a scegliere tra qualche anno con lui (realisticamente, 2 anni al massimo) rispetto ad una nuova dinastia di 10-15 anni con Jimmy. La dirigenza ha scelto Brady, chiaramente contro la volontà di Belichick. Il fatto che Bill abbia ceduto Garoppolo per un 2nd round pick la dice lunga sul fatto che questa operazione sia stata imposta, improvvisa e, soprattutto, non pianificata. Vista la performance di Jimmy con i 49ers (5-0 e finora un record NFL senza sconfitte), i Patriots potrebbero aver gettato al vento la prossima dinastia.
Dicembre 2017: scoppia il caso Guerrero. Alex Guerrero è il preparatore atletico personale di Tom Brady, e gestisce la “clinica dei miracoli” TB12 fondata da Tom Brady stesso (che predica concetti piuttosto discutibili dal punto di vista medico e scientifico). Bill Belichick vieta esplicitamente a Guerrero l’accesso alle strutture di allenamento dei Patriots. Ogni giocatore che volesse avvalersi dei servizi di Guerrero dovrà farlo altrove. Altri giocatori si trovano coinvolti in questa lotta tra le due leggende, in primis, Rob Gronkowsky (TE), che aveva cominciato a seguire di recente il regime di allenamento TB12, ma anche giocatori meno importanti cominciano a rifiutarsi di sottoporsi agli allenamenti proposti dallo staff atletico dei Patriots indicando come Guerrero suggerisca allenamenti radicalmente opposti, molto più incentrati sulla flessibilità piuttosto che la massa muscolare. E’ evidente di nuovo come la decisione di Bill sia almeno in parte dettata dalla tensione con Brady: ormai la lotta tra i due non è più un affare privato, l’intero spogliatoio ne osserva l’evoluzione e ne subisce ripercussioni.
Febbraio 2018: i Patriots perdono nel Super Bowl contro gli Eagles. Una prestazione convincente dell’attacco guidato da Tom (oltre 500 “passing” yards) e una difesa talmente inetta da non riuscire a fermare uno schema di attacco semplice e prevedibile guidato dalla riserva Nick Foles (QB). Sotto scrutinio il fatto che Malcom Butler (CB), fino ad allora titolare fisso ed inamovibile della difesa dei Patriots, non sia stato utilizzato in difesa (unica apparizione di Butler nello special team). Non sapremo mai le vere motivazioni di questa scelta, ma il “like” di Brady ad alcuni commenti post-Super Bowl di Butler su Facebook testimonia, di nuovo, l’attrito tra Tom e Bill.
Marzo 2018: Tom vs. Time – Tom Brady ed il suo staff hanno lavorato per mesi ad una serie di video pubblicati su Facebook intitolata “Tom vs. Time”, tutta incentrata su come Tom Brady sia riuscito a rimanere ad alti livelli fino alla florida età di 40 anni mentre altri leggendari quarterback del passato hanno visto crollare la propria performance ben prima (Montana, Manning, Favre giusto per fare qualche nome). Nell’ultimo episodio della serie, Brady conclude con alcuni commenti piuttosto allarmanti, in cui parla apertamente di motivazioni e ritiro. La scena finale sfuma con una colonna sonora degna del Padrino, con Tom che si domanda “Per chi facciamo tutto ciò? A che scopo? Con quali motivazioni?”. Non ci sono dubbi che Brady giocherà la prossima stagione e giocherà nei Patriots. Ma la convinzione in Tom di giocare almeno fino all’età di 45 anni che andava sbandierando fino a due mesi prima si è quanto meno affievolita.
Maggio 2018: Brady e Gronk non si presentano agli allenamenti volontari. Mentre la dicitura “volontari” potrebbe far pensare ad un allenamento blando tra giocatori di terzo rango, (basti pensare che Brady non ha mai mancato neanche un giorno di questi allenamenti quando Garoppolo era la riserva quarterback dei Patriots), questi sono in realtà allenamenti cruciali per prendere confidenza con le nuove leve. E quest’anno come non mai, è fondamentale che Brady prenda confidenza con una linea offensiva totalmente nuova (e traballante) e una compagine di ricevitori anch’essa molto diversa dagli anni precedenti. Tom ha bisogno ora più che mai di queste sessioni di allenamento, una inversione di tendenza nel suo impegno e dedizione non è certo un buon segno per un quarterback di 41 anni. E’ palese che questo sia un modo come un altro per Brady per mostrare il dito medio all’ormai odiato Bill.
Tutti questi eventi raccontano una escalation della tensione fra Tom e Bill iniziata con il deflate gate e culminata con la cessione di Garoppolo. Una intromissione da parte della presidenza che contraddice pienamente quella che tutti chiamano la “Patriots way”, che poi significa in sostanza non guardare in faccia nessuno, e dar via un giocatore “un anno in anticipo piuttosto che un anno in ritardo”. E badate bene, per Belichick dover rinunciare a Garoppolo non solo significa buttare al vento 4 anni di tempo dedicato a crescere Garoppolo. Significa soprattutto non poter dimostrare al mondo intero che il più grande coach di tutti i tempi può vincere senza Tom. Anche e soprattutto per questo motivo, è molto probabile che la prossima stagione sia l’ultima stagione di Belichick con i Patriots.
Non sono d’accordo su quest’articolo così eccessivamente negativo….sono tifoso dei pats ma non vedo tutto questo pessimismo, mah.
Ma se ascolti Mattia e le sue stronzate vai solo al manicomio. Deflagate? Odio tra Brady e Belichick? Ma questo non sta bene. Nessuno dei due ha più nulla da dimostrare e avrebbero preso tranquillamente strade diverse. Mattia ora è certo tu di football non ci capisci proprio una mazza
Sei così ossessionato da me che non ti rendi nemmeno conto che l’articolo non è stato scritto da me!
Norbert, non avevi detto che con Play.it avevi chiuso? Nessuno risponde ai tuoi commenti -francamente non è difficile capire il perché-, nessuno si è unito alla tua “idea” di creare un gruppo di amanti NFL hardcore come te… non so se hai ben capito che qua dentro non sei desiderato! Dunque, dico io, è così fondamentale nella tua piccola vita venire qua ad insultare -sbagliando pure destinatario!- un ventiduenne che nemmeno conosci?
Mi intristisci, mi dispiace veramente per te, non deve essere facile la tua vita… certo, con gli insulti a Mattia non so quanto potrai migliorarla, però per favore, smettila.
Ciao Mattia, in effetti i tuoi articoli li ho sempre apprezzati, infatti dopo aver letto l’articolo sono rimasto sollevato dal vedere che non l’avevi scritto tu. Ripeto io sono sempre obbiettivo nelle analisi, anche quando sono contro i Pats, ma stavolta il tuo collega ha elencato solo i lati negativi, senza elencare il nostro draft ed i nuovi arrivati. La tiratina d’orecchie ci sta.
Norbert, ora è certo…..non sai leggere…nemmeno i nomi degli autori degli articoli, quindi lassa perde! (come si dice a Roma)
Scusate,chi è Mattia ?
Mattia è colui che, grazie ai suoi articoli, tiene aggiornati noi tifosi sul mondo NFL
Nonostante siamo tifosi di due team storicamente rivali (Steelers Ravens, una delle più belle rivalità NFL) trovo i suoi interventi sempre competenti e garbati, ma con quel pizzico di ironia che rende divertente leggerli.
Detto questo, trovo che quest’articolo scritto da Maurizio (mio omonimo) sia leggermente pessimista nei confronti di NE, ma anche veritiero. Qualche problemino e qualche decisione sbagliata i Pats l’hanno commessa,
Conosco Mattia,e apprezzo molto anch’io i suoi articoli,volevo solo far notare chi in realtà aveva scritto l articolo.
Grazie a tutti per i commenti! Io stesso sono un tifoso accanito dei Patriots e capisco il rammarico nel leggere certe notizie non proprio rassicuranti riguardo la propria squadra del cuore. Purtroppo (per tutti noi tifosi dei Pats) questa serie di eventi è veritiera e ben nota ormai. Che Brady sia un 41-enne è anche un dato di fatto :) Ciò detto, non significa che la prossima stagione sarà un fallimento totale, anzi, visto il livello nell’AFC east, I pats saranno ancora in contention per l’AFC championship. Bisognerà tenere un occhio su come la situazione coaching evolve, con McDaniels “quasi” coach dei Colts e rimasto all’ultimo ai Pats. Vedremo, vedremo :)
Bell’articolo d’esordio Maurizio, anch’io ti dico non vedo la situazione così necessariamente pessimistica, alla fine i grugni tra Belichick e Brady ci sono stati più sì che no negli anni ed i risultati minimi non sono mai cambiati. Condivido invece il fatto che qualche crepa all’interno del rigido sistema Patriots si veda, ma è il prezzo da pagare dopo anni di successo. Il tutto è appesantito da spygate, deflategate, squalifiche, privazioni di scelte, tutte cose che hanno messo sotto torchio la squadra a livello mentale e di pressione mediatica, ostacoli che comunque la franchigia ha sempre superato. Vero che Brady ha 41 anni, vero anche che se continua a giocare in questo modo e con quella cattiveria agonistica…bravo Maurizio!
Articolo denso di spunti che fanno meditare, magari non condivisibile dai supporters dei Pats ma… problemi loro. Norbert cerca di far confluire il tuo C19H28O2, con tutto rispetto per gli appassionati, nel tamburello!
Prima volta che leggo un.articolo su questo portale e non penso sarà l’ultima. L’ho trovato interessante. Su una cosa non sono per nulla d’accordo, quando definisce l’attacco degli Eagles al sb “semplice e prevedibile, guidato dalla riserva Nick Foles.”. Che Foles sia riserva è vero, che l’attacco fosse semplice e prevedibile, manco per niente. La “riserva” Foles si è beccata il titolo di Mvp, quindi qualcosina l’ha fatta. E per l’attacco… “Philly special” dice nulla? ;-)