Come da tradizione, il giorno dopo la pubblicazione del pezzo riguardante la AFC ecco a voi quello della NFC, la conference dove nella quale l’obiettivo è ricolmare il gap con i campioni in carica Philadelphia Eagles.
Pure in questo caso, i giocatori saranno valutati con il sistema “italiano”: non illudetevi però, di 10 difficilmente ne vedrete.
NFC NORTH
Chicago Bears
Cosa serviva: inside ed outside linebackers, profondità per le skills positions, offensive tackle e guardia.
Com’è andata: Roquan Smith, Georgia, LB (8); James Daniels, Iowa, C (39); Anthony Miller, Memphis, WR (51); Joel Iyiegbuniwe, Western Kentucky, LB (115); Bilal Nichols, Delaware, DE (145); Kylie Fitts, Utah, LB (181); Javon Wims, Georgia, WR (224).
Analisi: Il draft dei Bears è iniziato con il botto, ossia con la scelta di Roquan Smith, il miglior linebacker del draft nonché il miglior giocatore disponibile con l’ottava scelta assoluta: la sua velocità gli permette di essere tanto efficace come cover-backer che come pass rusher ed è risaputo che atleti del genere troveranno sempre spazio nella NFL moderna. Chicago sta costruendo qualcosa di speciale e ciò lo si può affermare con ancora più convinzione dopo l’acquisizione di James Daniels, il centro più NFL-ready di tutta la classe. Anthony Miller tornerà utile da subito a Trubisky grazie alla sua abilità dopo la ricezione che gli permette di essere ugualmente efficace tanto nella slot quanto all’esterno. Iyiegbuniwe forse può essere visto come reach, però un linebacker in grado di contribuire fin da subito torna sempre comodo; Nichols è invece un mastino che nonostante una tecnica non ancora sufficientemente sviluppata tende a non dare mai nessuna giocata per finita. Se Fitts riuscirà mai a replicare quanto fatto nel lontano 2015, Chicago potrebbe aver fatto uno dei più grandi affari del draft, ma questo “se” deve essere tenuto ben in considerazione: infortuni ed inconsistenza ne hanno limitato l’immenso potenziale. Wims è un ricevitore inspiegabilmente scivolato fino all’ultimo round, ma che grazie all’immenso fisico gode di un ottimo catch radius che lo porterà a vincere molte fifty-fifty jump balls.
Voto: 8. Ottimo draft quello dei Bears che in un paio di anni potrebbero ritrovarsi a competere per la NFC North: Trubisky sta venendo circondato da valide opzioni in praticamente ogni ruolo, la linea d’attacco è uscita immensamente potenziata dall’innesto di Daniels e Smith ha il potenziale per diventare un perenne Pro-Bowler.
Detroit Lions
Cosa serviva: aiuto per l’interno della linea offensiva, l’ennesimo runningback, pass rushers e tight end.
Com’è andata: Frank Ragnow, Arkansas, C/G (20); Kerryon Johnson, Auburn, RB (43); Tracy Walker, Louisiana-Lafayette, DB (82); Da’Shawn Hand, Alabama, DT (114); Tyrell Crosby, Oregon, T (153); Nick Bawden, San Diego State, RB (237).
Analisi: La dipartita di Swanson ha aperto una lacuna colmata da Frank Ragnow, centro il quale unico asterisco è la salute: nel 2016 e 2017 è stato il centro con il voto PFF più alto del college football, e potrà infondere nuova linfa vitale al comatoso running game dei Lions… anche se molto dipenderà da Kerryon Johnson, runningback massiccio ed in grado di giocare tranquillamente tutti e tre i downs grazie alla propria abilità nel pass blocking e nelle ricezioni: lo scorso anno non ha concesso nemmeno un sacks quando costretto a bloccare e, soprattutto, non ha mai droppato un pallone a lui indirizzato. Capire dove giocherà Tracy Walker è per il momento impossibile, anche se sembra esprimersi meglio come safety che come cornerback, principalmente per l’efficacia nella difesa sulle corse. Anni fa Da’Shawn Hand era il prospetto numero uno della nazione, ma dopo l’approdo ad Alabama la sua progressione sembra essersi fermata: servirà tempo affinché si sviluppi, ma il potenziale per qualcosa di speciale è indubbiamente qua. Crosby è sicuramente meglio nel pass blocking che nel run blocking: per migliorare sotto questo aspetto dovrà lavorare principalmente sul footwork, in quanto tende ad essere troppo lento a reagire alle mosse del pass rusher di turno. Bawden è più un fullback che un vero e proprio runningback, sarà interessante vedere cosa Patricia farà di lui.
Voto: 6,5. Draft solido, non spettacolare. I bisogni principali sono stati indirizzati, però molto dipenderà da quanto bene faranno Ragnow e Johnson: se si parla di Lions non si può non prendere in considerazione il fatto che schierino anno dopo anno il peggior rushing attack della lega.
Green Bay Packers
Cosa serviva: qualcuno in grado di mettere Aaron Rodgers in posizione di vincere una partita senza che sia costretto agli straordinari ogni maledetta domenica, wide receivers, profondità per la linea d’attacco.
Com’è andata: Jaire Alexander, Louisville, CB (18); Josh Jackson, Iowa, CB (45); Oren Burks, Vanderbilt, LB (88); J’Mon Moore, Missouri, WR (133); Cole Madison, Washington State, G (138); J.K. Scott, Alabama, P (172); Marquez Valdes-Scantling, South Florida, WR (174); Equanimeous St. Brown, Notre Dame, WR (207); James Looney, Cal, DT (232); Hunter Bradley, Mississippi State, LS (239); Kendall Donnerson, Southeast Missouri, LB (248).
Analisi: È troppo presto per lanciarsi in elogi e proclamazioni clamorose, ma il primo draft di Gutekunst è stato un vero e proprio successo: prima di addentrarci nell’analisi, vorrei sottolineare come Green Bay sia riuscita a prendere il giocatore che più desiderava -Alexander- guadagnando pure la prima scelta del 2019 dei Saints.
Il suo 2017 è stato deragliato da ripetuti infortuni, ma Jaire Alexander rimane uno dei migliori prospetti dell’intero draft: non è il cornerback più fisicamente imponente, ma per quanto riguarda atletismo e ball skills ha pochi pari. Josh Jackson è scivolato fino alla 45 principalmente per il fatto che gioca nella posizione di cornerback solo dal 2015, però è stato in grado di concedere un quarterback rating al signal caller avversario di 36.5, nonostante i 91 palloni indirizzati ai ricevitori da lui coperti. Oren Burks difficilmente può essere visto come il prototipo del linebacker moderno, ma il suo atletismo e versatilità gli permettono di correre con qualsiasi tipo di ricevitore, tight end o slot receiver che sia; J’Mon Moore per il momento altro non è che un deep threat, ma se in un paio di stagioni riuscisse ad affinare il route running, eccoci di fronte ad un probabile steal; Madison dovrà lavorare su forza ed atletismo, ma è sicuramente fra le guardie più NFL-ready disponibili in questo draft; Valdes-Scantling per ora potrà contribuire solamente nello special team, però attenzione che sotto la guida di Rodgers potrebbe diventare un ricevitore completo in grado di sfruttare il suo enorme potenziale atletico, mentre uno dei più grandi colpi del draft è sicuramente quello che li ha portati ad assicurarsi Equanimeous St. Brown -miglior nome mai sentito, senza dubbio- la cui combinazione fisico/velocità lo potrà portare veramente lontano: se entrambi questi prospetti beneficeranno della presenza di Aaron Rodgers, attenzione al corpo ricevitori dei Packers. Scott e Bradley daranno una boccata di aria fresca allo special team, e se in un draft puoi permetterti pure il lusso di usare due scelte per punter e long snapper, probabilmente vuol dire che le cose sono andate per il verso giusto.
Voto: 9. Il campo, come sempre, sarà il giudice, ma per ora non rimanere impressionati dal draft dei Packers è impossibile: il nuovo tandem di cornerback dovrebbe essere pronto a contribuire fin da subito e dopotutto Rodgers aveva bisogno di ciò, di una difesa in grado di non costringerlo agli straordinari ogni domenica. Mezzo voto in più per la scelta strappata ai Saints, chapeau.
Minnesota Vikings
Cosa serviva: continuare a migliorare la profondità di uno dei roster più completi di tutta la lega.
Com’è andata: Mike Hughes, UCF, CB (30); Brian O’Neill, Pittsburgh, T (62); Jalyn Holmes, Ohio State, DE (102); Tyler Conklin, Central Michigan, TE (157); Daniel Carlson, Auburn, K (167); Colby Gossett, Appalachian State, G (213); Ade Aruna, Tulane, DE (218); Devante Downs, Cal, LB (225).
Analisi: Mike Hughes è talentuoso quanto qualsiasi altro cornerback chiamato lo scorso weekend, ma i problemi fuori dal campo non avrebbero dovuto essere ignorati: la questione è parecchio incerta, ma voci parlano di una possibile violenza sessuale durante una festa di confraternita. In ogni caso, innocent until proven guilty. A macchiare la carriera collegiale di Brian O’Neill -che nel 2016 concesse solo quattro pressures in tutta la stagione- ci ha pensato il Senior Bowl, dove è stato dominato da giocatori di livello superiore, non sicuramente il migliore dei presagi per una scelta del secondo round; Jalyn Holmes avrà bisogno di sviluppare il suo gioco ed ampliare il repertorio di movimenti necessari ad arrivare al quarterback, ma grazie alla profondità dei Vikings non sarà costretto a contribuire fin da subito. Conklin probabilmente troverà spazio fin da subito grazie alle mani sicure che gli permetteranno di essere un affidabile bersaglio per Kirk Cousins, ma in ogni caso occorre ricordare che davanti a lui c’è Kyle Rudolph; Gossett è una delle guardie più affidabili e produttive del draft, probabilmente caduto così in basso a causa della scarsa competizione contro la quale giocava; Aruna è la definizione di devolpmental pick: al momento è troppo grezzo per arrivare consistentemente a pressare il quarterback, ma come detto nel caso di Holmes, la profondità dei Vikings toglie dalle sue spalle molte responsabilità.
Voto: 6,5. Draft ok quello dei Vikings che potendo vantare uno dei roster più completi della lega hanno saggiamente optato per un paio di giocatori ancora troppo grezzi per avere un impatto ma che sviluppati come si deve…
NFC EAST
Dallas Cowboys
Cosa serviva: tight end, wide receivers, inside linebacker, safety.
Com’è andata: Leighton Vander Esch, Boise State, LB (19); Connor Williams, Texas, T (50); Michael Gallup, Colorado State, WR (81); Dorance Armstrong, Kansas, DE (116); Dalton Schultz, Stanford, TE (137); Mike White, Western Kentucky, QB (171); Chris Covington, Indiana, LB (193); Cedrick Wilson, Boise State, WR (208); Bo Scarbrough, Alabama, RB (236).
Analisi: Ritiro di Witten, prima pick contestata dal pubblico di casa e David Akers che non perde l’occasione per trollarli… draft sicuramente interessante quello dei Cowboys! La prima scelta, Leighton Vander Esch, potrà pur aver lasciato insoddisfatti i tifosi, ma non fatevi ingannare, questo ragazzo è già pronto a vestire una maglia da titolare grazie soprattutto all’innata abilità nel bloccare le corse avversarie. Se Connor Williams si fosse dichiarato eligible lo scorso anno probabilmente sarebbe stato selezionato al primo round: un 2017 sottotono lo ha fatto precipitare fino alla cinquantesima scelta assoluta, ma credetemi, questo giovane potrebbe diventare qualcosa di speciale. Non voglio fare il geek, ma Michael Gallup è considerato da PFF come il miglior wide receiver dell’intero draft, perciò forse i Cowboys con la 81 hanno fatto un discreto affare. Dorance Armstrong nel 2017 ha fatto registrare la terza miglior percentuale di run-stop -10.6%-, e per questo potrebbe tornare utile da subito; attendersi che Dalton Schultz produca da subito come Jason Witten è irrealistico, ma Dallas si è garantita un buon tight end in grado di muovere le catene senza particolari problemi. White diventerà da subito il backup di Dak Prescott: prospetto ancora grezzo, ma ha dimostrato di possedere un buon braccio in grado di far volare l’ovale con buona precisione. Covington assaggerà il campo da subito grazie ad un quasi sicuro posto nello special team; Scarbrough al settimo giro è una buonissima presa, in quanto pur non essendo certamente un runningback in grado di giocare il terzo down potrà tornare utile nei pressi della goal line.
Voto: 7,5. Le prime tre scelte potranno pur non essere piaciute ai tifosi, ma è indubbio affermare che Dallas abbia preso tre ottimi prospetti in grado di contribuire da subito e, credo, per molti anni in futuro.
New York Giants
Cosa serviva: il quarterback del futuro, qualcuno in grado di ravvivare il running game, pass rushers.
Com’è andata: Saquon Barkley, Penn State, RB (2); Will Hernandez, UTEP, G (34); Lorenzo Carter, Georgia, LB (66); B.J. Hill, N.C. State, DT (69); Kyle Lauletta, Richmond, QB (108); R.J. McIntosh, Miami, DT (139).
Analisi: La domanda che ci porremo per anni sarà una e solo una: sarà valsa la pena selezionare il miglior giocatore del draft, Saquon Barkley, rinunciando così alla possibilità di assicurarsi il quarterback del futuro? Chissà se Lauletta… Saquon Barkley, dicevo. Barkley a questo punto non ha bisogno di presentazioni, perciò non rimane che aspettare e vedere cosa sarà in grado di combinare: l’attacco di New York al momento sembra essere il più esplosivo della lega, non fosse per quella maledetta linea d’attacco… Alla quale tornerà comodo, da subito, Will Hernandez, massiccia guardia da UTEP: probabilmente stiamo parlando dell’individuo più forzuto del draft, in quanto la sua forza bruta gli permette spesso di portare a spasso il povero defensive tackle di turno. Il problema di Lorenzo Carter? L’inconsistenza, principale artefice della sua caduta alla numero 66, ma se riuscisse per caso a trovare un po’ di continuità i Giants potrebbero essere riusciti a garantirsi una produzione simile a quella di Jason Pierre-Paul. B.J. Hill è un prospetto atipico, in quanto normalmente da un nose tackle ci si aspetterebbe più brillantezza nella difesa sulle corse che sul pass rush: sarà interessante vedere come ciò si tradurrà sul campo. Lauletta potrebbe seriamente rappresentare una valida risposta al post-Manning, in quanto la sua precisione e brillantezza nel gioco corto ed intermedio lo rendono uno dei quarterback più interessanti dell’anno: non vedo l’ora di avere sotto agli occhi qualcosa di concreto. R.J. McIntosh con la 139? Usciti con stile questi nuovi Giants dal draft.
Voto: 7,5. Buon draft pure quello dei Giants, anche se difficilmente verrà tenuta in considerazione la produzione dei nomi selezionati dopo Barkley: New York è pronta ad accogliere il prossimo grande eroe sportivo.
Philadelphia Eagles
Cosa serviva: come nel caso dei Vikings, continuare a migliorare la profondità in vista del futuro e degli inevitabili tagli, tight end e wide receiver.
Com’è andata: Dallas Goedert, South Dakota State, TE (49); Avonte Maddox, Pittsburgh, CB (125); Josh Sweat, Florida State, DE (130); Matt Pryor, TCU, T (206); Jordan Mailata, T (233).
Analisi: Tradare per assicurarsi la pick prima dei Cowboys per assicurarsi un tight end -il giorno dopo l’ufficioso ritiro di Jason Witten- di nome Dallas? Solo per questo meriterebbero un dieci tondo tondo. Il motivo per cui Dallas Goedert non è stato il primo TE selezionato è principalmente la scarsa competizione a livello collegiale, però attenzione che abbiamo davanti una vera e propria macchina da yards, soprattutto dopo la ricezione. A limitare Maddox purtroppo ci pensa la sua ridotta stazza, ma questo giovane è un selvaggio senza alcun timore con un ottimo fiuto per la palla: a rimpiazzare l’arrestato Worley ci penserà lui. Il punto interrogativo sopra la testa di Sweat è dovuto ai ripetuti infortuni, ma come detto nel caso dei Vikings, la profondità degli Eagles gli darà tempo prezioso per svilupparsi; contrariamente a Maddox, la stazza è il punto di forza di Matt Pryor, interessante guardia che difficilmente -salvo infortuni- troverà spazio da subito nell’ottima linea d’attacco degli Eagles, però pure in questo caso aspettare probabilmente varrà la pena. Di Mailata non saprei che dirvi, se non proporvi questo piccolo video.
Voto: 6,5. Troppe poche pick per scollinare il sette, però occorre ricordare che i campioni in carica possiedono uno dei roster più completi e competitivi di tutta la NFL: non per niente il Lombardi lo hanno vinto loro a febbraio.
Washington Redskins
Cosa serviva: runningback, cornerbacks e pass rushers.
Com’è andata: Da’Ron Payne, Alabama, DT (13); Derrius Guice, LSU, RB (59); Geron Christian, Louisville, T (74); Troy Apke, Penn State, S (109); Tim Settle, Virginia Tech, DT (163); Shaun Dion Hamilton, Alabama, LB (197); Greg Stroman, Virginia Tech, CB (241); Trey Quinn, SMU, WR (256).
Analisi: Payne non è sicuramente il giocatore che può vantare la miglior carriera al college, però la sua bravura nel difendere le corse è un qualcosa di cui la peggior rushing defense della lega aveva disperatamente bisogno, così come dall’altra parte necessitava di qualcuno che si prenda cura di quel maledetto ovale: il talento di Guice è da primo round, in quanto stiamo parlando di un baby Marshawn Lynch in grado di rompere 106 tackle in 470 portate. Dovrà senza dubbio lavorare sul pass blocking Geron Christian, in quanto negli ultimi tre anni ha concesso ben 12 sacks, motivo principale per il quale è scivolato fino al terzo round, anche se considerando ciò lo si potrebbe forse vedere come reach; Troy Apke passerà alla storia come “il bianco che dominò le Combine”, ma la produzione carente ed il solo anno di esperienza nel ruolo di safety per il momento ne limitano il potenziale, appiccicandogli così addosso l’etichetta di “project pick”. Strana vicenda quella di Tim Settle, da tutti venerato come uno dei migliori atleti puri nel ruolo salvo poi deludere inspiegabilmente alle Combine: come nel caso di Apke, abbiamo di fronte un “progetto”. Se gli infortuni smetteranno di perseguitare Shaun Dion Hamilton, Washington si è garantita un linebacker onnipresente in grado di volare da una parte all’altra del campo senza alcuna difficoltà; Greg Stroman è forse troppo leggero per difendere su ricevitori fisici come Alshon Jeffery, però guardando i suoi film produzione e tecnica non sono assolutamente carenti. Ed ecco a voi l’ultima scelta del draft, Mr. Irrelevant Trey Quinn, finito all’ultima casella principalmente per la mancanza di stazza: la tecnica e le mani per giocare nella slot ci sono, dunque prestate attenzione, che magari grazie a qualche infortunio potrebbe trovare il campo prima di quanto ci si possa aspettare.
Voto: 7+. Sono riusciti -più o meno- ad indirizzare i problemi più importanti, ma Da’Ron Payne alla 13 non riesce a convincermi: con giocatori come Edmunds e James ancora disponibili, forse avrei guardato altrove, anche se alla fine Payne è ciò che serviva.
NFC WEST
Arizona Cardinals
Cosa serviva: quarterback del futuro, qualcuno in grado di giocare “affianco” a Patrick Peterson, wide receveirs ed outside linebacker.
Com’è andata: Josh Rosen, UCLA, QB (10); Christian Kirk, Texas A&M, WR (47); Mason Cole, Michigan, C (97); Chase Edmonds, Fordham, RB (134); Christian Campbell, Penn State, DB (182); Korey Cunningham, Cincinnati, T (254).
Analisi: Aggressivi e decisi, mi sono proprio piaciuti i Cardinals in questo draft, grazie soprattutto alla chiamata che li ha portati a Josh Rosen, eletto a furor di popolo come quarterback più pronto alla NFL e più pulito dentro la tasca: a settembre, salvo tragedie al training camp, il titolare sarà Bradford, ma potete star sicuri che il futuro si chiami Rosen. Christian Kirk è un’ottima soluzione alla vita dopo Fitzgerald, in quanto il meglio lo offre nella slot, guarda caso dove sta giocando ora Larry Legend: ricordiamoci anche che offre del valore nel return game, fase del gioco in cui servirebbe un’alternativa a Patrick Peterson. Forse Mason Cole non sarà un titolare dal primo giorno, però la sua versatilità -può anche giocare tackle in caso di estrema necessità- gli farà assaggiare il campo quanto prima possibile; Chase Edmonds è una polizza assicurativa per David Johnson, in quanto seppur meno imponente fisicamente offre praticamente lo stesso skill-set; attendersi che un ragazzo chiamato al sesto round sia immediatamente in grado di colmare una lacuna che perseguita la squadra da un paio di anni è ingeneroso, ma la versatilità di Campbell lo farà tornare utile tanto all’esterno quanto nella slot. Korey Cunningham alla terzultima chiamata assoluta è un buon affare, anche se dovrà passare lunghe notti in palestra per migliorare la propria forza.
Voto: 8-. Dubito si aspettassero di prendere sia Rosen che Kirk, dunque ottimo draft quello dei Cardinals: dopo anni di incertezza -Palmer non è mai stato visto come soluzione a lungo termine- Arizona finalmente ha un quarterback!
Los Angeles Rams
Cosa serviva: linebacker di ogni tipo, un runningback in grado di tenere Gurley fresco ed il successore di Whitworth.
Com’è andata: Joseph Noteboom, TCU, T (89); Brian Allen, Michigan State, C (111); John Franklin-Myers, Stephen F. Austin, DE (135); Micah Kiser, Virginia, LB (147); Ogbonnia Okoronkwo, Oklahoma, LB (160); John Kelly, Tennessee, RB (176); Jamil Demby, Maine, G (192); Sebastian Joseph, Rutgers, DT (195); Trevon Young, Louisville, LB (205); Travin Howard, TCU, LB (231); Justin Lawler, SMU, DE (244).
Analisi: Prima di parlare del draft dei Rams, guardate nuovamente “com’è andata”: sì, la loro prima scelta è stata la ottantanovesima, perciò sappiate in anticipo che il voto non potrà essere eccessivamente alto.
Joseph Noteboom risolve immediatamente uno dei principali problemi dei Rams, ovvero trovare un’alternativa a Whitworth, la cui carriera NFL è oramai agli sgoccioli: il titolare indiscusso è l’ex Bengals, e grazie a ciò Noteboom avrà tempo per affinare il proprio gioco imparando da uno dei migliori dell’ultimo decennio. Brian Allen è stato uno dei migliori centri in assoluto negli ultimi due anni, ma l’altezza non prototipica sembra abbia allontanato ogni altro team… buon per i Rams, che con due scelte relativamente basse hanno migliorato immensamente la profondità della linea d’attacco. Franklin-Myers quasi sicuramente giocherà pochi snaps nel primo anno, però attenzione che potendo imparare dai fenomeni dei Rams potrebbe sbocciare un buonissimo giocatore; Kiser è un eccellente run stopper, e purtroppo la sua forza è anche la sua debolezza: nella NFL moderna lo spazio per linebacker non in grado di essere efficaci in coverage non ce n’è molto. Non voglio mettere in dubbio l’importanza degli attributi fisici nel football americano, ma com’è possibile che un giocatore come Okoronkwo scivoli fino alla 160 solamente per l’altezza limitata? John Kelly è la definizione di “complementary back”, esattamente ciò che i Rams cercavano; per qualche motivo sconosciuto ai più, le ultime tre chiamate dei Rams sono state spese per pass rushers, non esattamente il tipo di giocatore di cui necessitavano, anche se nella NFL moderna di pass rushers una squadra non ne ha mai abbastanza: attenzione a Trevon Young, implacabile mastino in grado di applicare pressione grazie ad una stamina fuori dal comune.
Voto: 6,5. La modalità win-now li ha costretti a rinunciare a parecchie scelte al draft, ma sono riusciti a fare il massimo con quel poco che avevano: Noteboom ed Allen potrebbero trovare spazio prima di quanto ci si possa aspettare.
San Francisco 49ers
Cosa serviva: aiuto in secondaria, polizza assicurativa per il caso Foster e wide receivers.
Com’è andata: Mike McGlinchey, Notre Dame, T (9); Dante Pettis, Washington, WR (44); Fred Warner, BYU, LB (70); Tarvarius Moore, Southern Mississippi, S (95); Kentavius Street, N.C. State, DE (128); D.J. Reed, Kansas State, DB (142); Marcell Harris, Florida, DB (184); Jullian Taylor, Temple, DT (223); Richie James, Middle Tennessee, WR (240).
Analisi: La trade che ha spedito Brown ai Patriots ha di fatto cucito una maglia da titolare addosso a McGlinchey, mastodontico tackle da Notre Dame che con Quinton Nelson ha formato una delle coppie di O-linemen più spaventose della recente storia collegiale: trovare debolezze nel gioco di questo ragazzo è alquanto difficile, perciò buon affare quello dei ‘Niners… anche se Edmunds… Fitzpatrick… James… niente?
Jimmy G avrà da subito modo di stabilire una connessione con Dante Pettis, buon receiver da Washington in grado di rendersi utile pure nel return game; Fred Warner è un prospetto intrigante, anche se non avere un ruolo preciso tante volte viene visto come un minus piuttosto che come un plus: safety o middle linebacker?
La scelta di Tarvarius Moore -lo dico in anticipo- tira su indubbiamente la valutazione del draft dei ‘Niners, in quanto è stato uno dei safety più produttivi del 2017; Street dovrà ampliare il suo arsenale di mosse per pressare il quarterback avversario, in quanto tende ad affidarsi esclusivamente alla propria forza per creare panico nella tasca avversaria.
A mio avviso size doesn’t matter, perciò D.J. Reed avrà modo di essere un solidissimo cornerback nonostante un fisico non sicuramente imponente; parlare di Harris è piuttosto difficile, in quanto ha giocato solamente nove partite da titolare in carriera prima di rompersi il tendine d’Achille nel 2017: oggetto misterioso.
Richie James è sicuramente troppo leggero per essere un go-to-guy, ma dopotutto la slot serve a questo, no? Non doveva sicuramente scivolare fino al settimo round.
Voto: 7. Draft solido quello dei San Francisco 49ers: McGlinchey è un ottimo giocatore, però forse avrebbero dovuto puntare a qualcun altro con la nona chiamata assoluta, un buon tackle se lo sarebbero assicurati probabilmente anche con la numero 44.
Seattle Seahawks
Cosa serviva: qualsiasi cosa riguardi linea d’attacco, D-line e secondaria.
Com’è andata: Rashaad Penny, San Diego State, RB (27); Rasheem Green, USC, DE (79); Will Dissly, Washington, TE (120); Shaquem Griffin, UCF, LB (141); Tre Flowers, Oklahoma State, DB (146); Michael Dickson, Texas, P (149); Jamarco Jones, Ohio State, T (168); Jacob Martin, Temple, DE (186); Alex McGough, Florida International, QB (220).
Analisi: La rabbia che mi fanno venire i Seahawks mi spingerebbe a saltare di netto questo paragrafo, però… Da circa un lustro Seattle schiera consistentemente la peggior linea d’attacco della lega, perciò con la scelta al primo round prendi un… runningback? Penny ha un’ottima visione ed una sorprendente forza che lo ha portato a rompere tantissimi tackle, però con quella linea d’attacco davanti… A rendere il boccone meno amaro ci penserà però Jamarco Jones, tackle inspiegabilmente precipitato fino alla 168 nonostante una lodabile efficacia nel pass blocking.
L’upside di Rasheem Green non è fra i più esaltanti, ma la sua consistenza vale bene una scelta al terzo round; Dissly è un blocking tight end più che un receiving, e questa è una notizia positiva vista la sterilità portata da Jimmy Graham negli ultimi anni sotto questo punto di vista.
Non fatevi ingannare dalla magnitudine della feel good story, Shaquem Griffin sarà un giocatore che nonostante la menomazione produrrà per anni ed anni: il suo motore gli ha permesso di essere uno degli edge rushers più produttivi delle ultime stagioni, e ripeto, stiamo parlando di un ottimo giocatore, non di una bella storia.
Michael Dickson è il miglior punter disponibile al draft, perciò buona scelta, credo… Tre Flowers è una buona presa al quinto round, però dovrà migliorare indubbiamente la tecnica nei tackle per trovare spazio in NFL. Il caso Jacob Martin è alquanto interessante, poiché di defensive end sotto le 240 libbre ne esistono veramente pochi: ricordiamo che le fortune di questi Seahawks sono nate grazie a giocatori rifiutati da altre squadre.
Voto: 5,5. Penny è un ottimo runningback, questo è sicuro, però come si può ignorare ANCORA UNA VOLTA il bisogno primario di questa squadra, ovvero cinque maledetti offensive linemen? Niente sufficienza.
NFC SOUTH
Atlanta Falcons
Cosa serviva: qualsiasi genere di ricevitore, qualcuno che colmi il vuoto lasciato da Poe ed aiuto per l’interno della linea d’attacco.
Com’è andata: Calvin Ridley, Alabama, WR (26); Isaiah Oliver, Colorado, CB (58); Deadrin Senat, South Florida, DT (90); Ito Smith, Southern Mississippi, RB (126); Russell Gage, LSU, WR (194); Foyesade Oluokun, Yale, LB (200).
Analisi: Calvin Ridley è il miglior route-runner dell’intero draft, e grazie ai costanti double team di cui “gode” Julio Jones avrà modo di vedere già da subito un discreto numero di palloni: non stiamo parlando probabilmente del prossimo Randy Moss, ma di un ricevitore estremamente solido e completo in grado di contribuire già da subito. Isaiah Oliver rinforza notevolmente la secondaria dei Falcons, anche se forse avrà bisogno di tempo per sviluppare il proprio gioco: gli attributi fisici certamente non gli mancano, perciò buona scelta questa.
Senat è l’ovvia risposta alla dipartita di Dontari Poe, in quanto è il nose tackle con la seconda migliore percentuale di run-stopped -12.5%-, e porta un atletismo simile a quello del colossale ex Chiefs, ora accasatosi ai Panthers.
Ito Smith non è il runningback più imponente del draft, ma è un ottimo pass blocker estremamente competente in tutte le fasi del gioco: la sua selezione ci fa intuire che probabilmente i Falcons non rinnoveranno Tevin Coleman.
Gage ha tutti gli attributi fisici ricercati in un wide receiver, ma le 26 misere ricezioni messe a segno nella carriera collegiale ne hanno drammaticamente abbassato il valore al draft: in ogni caso saprà tornare utile fin da subito nello special team, e draftare un ottimo special teamer con una scelta al sesto round non è assolutamente un brutto affare.
Oluokun è un prospetto ancora estremamente grezzo, ma come detto nel caso di Gage, uno special teamer torna sempre e comunque comodo.
Voto: 7. Draft tutto sommato buono quello dei Falcons, che sono riusciti a rimpiazzare Poe ed a mettere a disposizione di Matt Ryan un giocatore estremamente solido come Calvin Ridley.
Carolina Panthers
Cosa serviva: armi per Cam, qualcuno da affiancare a McCaffrey ed ogni genere di aiuto in secondaria.
Com’è andata: D.J. Moore, Maryland, WR (24); Donte Jackson, LSU, CB (55); Rashaan Gaulden, Tennessee, DB (85); Ian Thomas, Indiana, TE (101); Marquis Haynes, Mississippi, LB (136); Jermaine Carter, Maryland, LB (161); Andre Smith, North Carolina, LB (234); Kendrick Norton, Miami, DT (242).
Analisi: Da quando Steve Smith è stato rilasciato, ogni singolo anno sembra che i Panthers debbano draftare un go-to-guy per rendere la vita più facile a Cam: Moore è letale dopo la ricezione, come testimoniato dai 39 missed tackles fatti registrare in sole 146 ricezioni e se riuscisse da subito a lavorare sui drops che lo hanno afflitto per tutta la carriera collegiale, Cam finalmente potrebbe aver trovato un nuovo migliore amico.
Leggero, non molto alto ma sicuramente uno degli uomini più veloci dell’intero draft -4.32 nelle 40 yards-: difficilmente Donte Jackson terrà testa ai ricevitori più fisici della lega, ma la sua velocità gli permetterà di tallonare chiunque ed essere uno dei cornerback più fastidiosi di questo draft. Tutto il contrario di Jackson è invece Rashaan Gaulden, CB estremamente fisico il cui miglior attributo è l’abilità nel difendere le corse; Ian Thomas si esprime al meglio dopo la ricezione, grazie alle 9.2 yards after catch fatte registrare lo scorso anno, e dietro ad Olsen potrà imparare a diventare un ricevitore ben più consistente. Haynes è un po’ troppo monodimensionale al momento per giocare un buon numero di snaps, ma se chiamato in causa potrà portare pressione senza troppe difficoltà al quarterback avversario; la debolezza di Jermaine Carter risiede nel suo fisico, sottodimensionato per gli standard posizionali, ma la rabbia con cui gioca potrà sicuramente fargli trovare uno spazio nel roster dei Panthers e, perché no, pure qualche prezioso snap. Andre Smith è un buon two-down linebacker, non esattamente quel genere di giocatore che fa salivare i vari front office.
Voto: 7+. Ho amato le scelte di Moore e Jackson, grazie alle quali Carolina potrebbe aver risolto due problemi apparentemente perenni: avrei cercato però di assicurarmi un runningback.
New Orleans Saints
Cosa serviva: tight end, guardare alla vita dopo Brees e capire che non è tanto distante e profondità per il front seven.
Com’è andata: Marcus Davenport, UTSA, DE/OLB (14); Tre’Quan Smith, UCF, WR (91); Rick Leonard, Florida State, T (127); Natrell Jamerson, Wisconsin, S (164); Kamrin Moore, Boston College, DB (189); Boston Scott, Louisiana Tech, RB (201); Will Clapp, LSU, C (245).
Analisi: Davenport vale una futura scelta al primo round? Questo sarà il grande interrogativo sopra il suo nome, in quanto potenzialmente potrebbe essere il miglior pass rusher dell’intero draft, a patto che si sgrezzi in tempo utile: per una squadra così vicina al Super Bowl siamo sicuri che questo sia un buon affare?
Il 2017 di Tre’Quan Smith è stato assolutamente incredibile: con 14 touchdown e ben 19.2 yards a ricezione, Smith si candida da subito a diventare il deep threat preferito di Drew Brees e storicamente questa tende ad essere una buona notizia per il ricevitore di turno. Rick Leonard con la 127 è una scelta che fatico immensamente a capire poiché, in tutta onestà, probabilmente se lo sarebbero potuti assicurare come undrafted free agent: tecnicamente è ad almeno due anni di distanza dal poter competere a livello NFL. Compensa la scelta di Leonard quella di Will Clapp, centro che in carriera ha concesso solamente un sack e che potrebbe già iniziare la propria carriera da titolare quasi ovunque: per una scelta al settimo round ciò è assolutamente incredibile.
Jamerson avrà bisogno di tempo prima di poter rendere al massimo, principalmente perché non molto efficace se accoppiato con ricevitori in grado di correre bene qualsiasi traccia; Kamrin Moore è un buonissimo tackler che tende a faticare nella copertura a uomo e questa non è esattamente la migliore notizia per un cornerback.
Boston Scott supera di poco il metro e settanta, ma attenzione che Darren Sproles ci ha dimostrato che nonostante la stazza limitata in NFL si può sicuramente dominare: al sesto giro potrebbe essere uno steal.
Voto: 6+. Clapp e Scott portano questo voto alla sufficienza, ma in tutta onestà la scelta di Marcus Davenport per il momento fatico terribilmente a capirla: spero che in un paio di anni mi faccia ricredere.
Tampa Bay Buccaneers
Cosa serviva: un runningback competente, wide receivers, cornerbacks e safeties e qualcuno che aiuti McCoy.
Com’è andata: Vita Vea, Washington, DT (12); Ronald Jones, USC, RB (38); M.J. Stewart, North Carolina, DB (53); Carlton Davis, Auburn, CB (63); Alex Cappa, Humboldt State, G (94); Jordan Whitehead, Pittsburgh, S (117); Justin Watson, Pennsylvania, WR (144); Jack Cichy, Wisconsin, LB (202).
Analisi: Vita Vea oltre che ad essere uno dei migliori giocatori disponibili al momento della chiamata dei Bucs risponde pure ad una grossa -figurativamente anche- necessità: Vea è probabilmente il miglior run defender dell’intero draft, grazie anche e soprattutto alla propria agilità che combinata ad una fisico incredibilmente massiccio gli permette di avere successo anche se raddoppiato. Ronald Jones rappresenta un indiscutibile upgrade rispetto al dipartito Doug Martin: runningback in grado di guadagnare consistentemente yards grazie ad un ottimo mix di visione, velocità e forza, rimane un oggetto misterioso se si parla di abilità nelle ricezioni, in quanto nei tre anni a USC ha visto solamente 40 targets. M.J. Stewart è uno dei talenti più polarizzanti dell’intero draft, in quanto capire dove giocherà è al momento impossibile: la sua duttilità potrebbe fargli trovare spazio in ruoli diversi a seconda del matchup. L’unica pecca nel gioco di Carlton Davis sono le penalità, in quanto nel 2017 gli sono state fischiate contro sei pass interferences, un numero decisamente troppo alto, anche se rimane uno dei cornerback più fisicamente dotati dell’intero draft.
Alex Cappa è un ottimo run blocker scivolato fino alla 94 a causa di un Senior Bowl non particolarmente brillante, ma attenzione che i Bucs si potrebbero essere garantiti un day-one starter; se Jordan Whitehead riuscisse a ritrovare la forma del 2015, Tampa Bay potrebbe aver fatto l’ennesimo affare di questo buonissimo draft, mentre Justin Watson difficilmente per ora può essere visto come qualcosa più che un WR4, ma come ben sapete, servono anche questi giocatori in un roster NFL.
Voto: 8,5. Bisognava fare qualcosa per migliorare la difesa, fatto; bisognava trovare una soluzione al perenne problema del backfield, fatto; bisognava migliorare la profondità della linea d’attacco e portare qualche valida alternativa, fatto. Come spesso negli ultimi anni, i Bucs sono usciti dal draft come vincitori: chissà se riusciranno ad uscire pure dal campo come tali.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Per me sei stato troppo buono col draft dei Packers, non che si a un brutto draft, per carità, però, imho, i need principali erano pass rush e secondarie e il rushatore lo abbiamo preso al settimo giro.
È vero che bisogna accontentarsi e che la coperta è sempre corta, però pensavo che per una volta che sceglievano alla 14 tentassero di prendere un OLB di livello che di solito dopo la 20 non arrivano. Invece 2 CB (e sono anni che draftano CB nei primi giri). Spero di talento, però non vorrei che, come è già successo, finissero per non affermarsi perché c’è poca pass rush e, anche i migliori CB se il QB ha tempo vanno in barca. Speriamo bene.
Poi, valutando per in tero l’operato di Gutekuns, due need li ha creati non firmando Burnett e tagliando Nelson; il primo era molto duttile e il secondo era il miglior amico di Rodgers.
In parte, Burks dovrebbe sostituire Burnett nella nickel e Jones ne prende il posto, dei tre ricevitori invece, a parte il primo, Moore, a me gli altri due non convincono un granché, nel senso che non mi sembrano dei ricevitori a cui Rodgers lancia volentieri (più atleti che ricevitori tecnici e sicuri).
Comunque spero tu abbia ragione :-)
Invece mi tocca ammettere che i Bears tra FA e draft stanno mettendo su una gran squadra, se Nagy dimostrerà di essere la grande mente offensiva di cui si dice e riuscirà a far esprimere Trubisky, be’, rischiano veramente di essere dei rivali davvero temibili dopo ani di mediocrità.
Il corpo cornerback in un paio di anni potrebbe diventare uno dei migliori della NFL, e credo che al momento ciò sia di cui i Packers e Rodgers hanno veramente bisogno.
I tagli di Nelson e Burnett non sono piaciuti nemmeno a me, perciò sì, motivi per non essere contenti ce ne sarebbero, però tutto sommato il draft non è stato malvagio: la prima scelta dei Saints dell’anno prossimo è un valore aggiunto mica da poco.
Ciao Mattia… comunque complimenti per l’articolo che si legge splendidamente!
Per quanto riguarda i voti però dobbiamo scalarli tutti un attimo… non é possibile avere una sola insufficienza (i poveri Seattle saranno sprofondati in uno sconforto cosmico…😂)… ti sei voluto parare un attimo? Hahaha
Ciao carissimo!!!
Diciamo che mi sono voluto abbastanza parere il didietro… però Seattle senza dubbio mi aiuta ad essere severo solo con loro ;)
Io sono di parte e quindi poco obiettivo però non credo che quello di Seattle sia stato il peggior draft della NFC. Vogliamo parlare della mossa dei Saints di svendere la prima scelta 2019 ai Packers (!!!) x accaparrarsi con la 14 il grezzissimo Davenport.. è da denuncia!! È vero che con il mostruoso draft dell’anno scorso New Orleans può anche permettersi di non fare scelte azzeccatissime quest’anno, però se parliamo solo del draft 2018 vedo sicuramente errori in più da parte di questa squadra rispetto ai Seahawks.
Per quanto riguarda Seattle il progetto di Carroll è chiarissimo: corsa, corsa e corsa! Per questo motivo sia la free agency che il draft sono stati improntati a migliorare questo aspetto del gioco: gli arrivi in FA di Flucker (che sostituirà lo sciagurato Joeckel) e Dickson e la scelta di Penny e Dissly al draft vanno in questa direzione.
La O-line l’anno scorso ha fatto schifo, ma è la media tra una prima metà orripilante ed una seconda almeno nella media, frutto dell’acquisizione del LT Brown. La linea non parte quindi da zero e la scelta del tackle Jones è un piccolo steal al 5to giro: forse non ha le misure ideali x giocare in NFL, ma se hai giocato gli ultimi 2 anni LT titolare ad Ohio State proprio malaccio non devi essere. E Carroll punta tanto sul ritorno di Fant, che l’anno scorso sembrava pronto x essere il LT titolare prima di rompersi il legamento in preseason.
Certamente quel primo giro acquisito dai Saints vale tanto, però, io da tifoso, lì lì avrei preferito prendessero Derwin james O Harold Landry (che sarebbe stato disponibile pure alla 27 dei Saints), però tra l’essere dei tifosi e dei buoni GM ce ne passa. Speriamo ci abbiano visto giusto :-), io gli darei un 7,5, un rookie GM con un 9 poi si gasa troppo .-P