Morte, tasse e qualcosa di importante il giorno successivo alla pubblicazione di questo articolo: ecco a voi le certezze della vita. Dopo aver sbuffato a più riprese sullo stato comatoso della free agency NFL prontamente i Dallas Cowboys hanno tagliato Dez Bryant, la loro più grande stella -Romo e Ware a parte- dell’ultimo decennio: buon per me che ho nuovamente qualcosa di diverso di cui parlare dopo settimane in cui il massimo che ho saputo offrirvi erano allenamenti con coltelli… finti!

1) Dallas dropped him

Il suo strapotere fisico unito ad un’abilità, ai tempi impareggiabile, di vincere le cosiddette fifty-fifty jump-ball -solo Megatron era al suo livello- lo avevano reso fra 2012 e 2014 il ricevitore probabilmente più dominante dell’intera NFL: durante questo periodo Dez Bryant ha ricevuto sempre almeno 1200 yards accumulando ben 41 “X” in end zone.
Purtroppo, però, dal 2015 una serie di sfortunati acciacchi fisici ha limitato inesorabilmente il suo potenziale anche se probabilmente ciò che più ha influenzato il suo rendimento è il ritiro di Tony Romo, quarterback che non aveva assolutamente alcun problema ad indirizzargli l’ovale nei momenti più critici della partita: con Prescott l’intesa non è mai veramente sbocciata e dopo tre anni assolutamente incapaci di giustificare il suo contratto, i Cowboys hanno deciso di tagliarlo.
Ovviamente non mancheranno i team interessati ad un giocatore a quota 73 touchdown a “soli” 29 anni di età, ma occorre tenere in considerazione che nelle ultime tre stagioni Dez ha ricevuto 150 palloni su 300 targets: insomma, il volume senza dubbio alcuno c’è -ben 132 targets nel 2017- ma la produzione sfortunatamente no.
Ciò comunque non fermerà teams come Packers, Ravens, Cardinals o Bills dal tentare di convincerlo a rimpolpare il loro corpo ricevitori, anche se Bryant ha candidamente espresso il desiderio di affrontare Dallas due volte all’anno: che approdi a Washington? Staremo a vedere.

2) The price is… right?

Di motivi per sfoggiare sorrisi del genere Jarvis Landry ne ha circa 75 milioni!

Jarvis Landry non è il ricevitore più spettacolare, più produttivo in red-zone o più esplosivo della lega, ma senza ombra di dubbio è il più consistente: nessuno nella storia del gioco ha mai ricevuto più dei suoi 400 palloni nei primi quattro anni di carriera, e nonostante le sue 10.1 yards per ricezione non siano sicuramente un numero su cui spellarsi le mani, Landry è assolutamente uno dei migliori dieci/quindici ricevitori attualmente presenti nella National Football League.
Probabilmente avranno ragionato in modo analogo pure i Cleveland Browns che, dopo esserselo assicurato a marzo con una trade, hanno deciso di rinnovargli immediatamente il contratto a cifre da vero e proprio receiver one che lo renderanno il quinto ricevitore più pagato in media della lega.
Ogni vostra critica è legittima, in quanto 15 milioni all’anno per un ricevitore da 10.1 yards a ricezione sembrano oggettivamente tanti, però se pure Watkins e Robinson recepiscono cifre del genere, perché mai Landry non dovrebbe?

3) Winning is a habit

Utilizzare il titolo del libro del più grande coach della storia del gioco per parlare di quello che probabilmente gli ruberà tale nomea una volta ritirato potrebbe innervosire molte cheeseheads: non me ne vogliate, ma era perfetto per la situazione.
In un’intervista, il neo-Dolphins nonché ex Patriots Danny Amendola ha dichiarato che giocare per Bill Belichick è particolarmente difficile in quanto “he’s an asshole sometimes“: l’approccio di Belichick al gioco è sicuramente noto a tutti, ed il fatto che lasci andare senza alcuna esitazione giocatori come lo stesso Amendola -più e più volte elogiato dall’incappucciato- ci mette davanti, una volta ancora, al fatto che per vincere in questo sport occorre sbarazzarsi il prima possibile dei nostri umanissimi sentimenti.
Giocatori tagliati a Natale, veterani a caccia di anelli ritiratisi ancor prima dell’inizio della stagione a causa della durezza del training camp e festeggiare il Super Bowl con cori come “No-days-offs!” ci hanno permesso di capire da tempo il mindset di Belichick, facendocelo apprezzare -o odiare- ancora di più: vincere ha il suo prezzo, e se questo è diventare un asshole… tranquilli, Bill Belichick non avrà problemi a pagarlo!

4) Janikowski è per sempre

I Seattle Seahawks sono una squadra in chiara rebuilding mode, avviata probabilmente dal mancato accesso alla postseason dopo cinque anni consecutivi con almeno una vittoria ogni gennaio: sicuramente la totale incapacità di correre e di proteggere Russell Wilson sono stati fra i principali colpevoli di questo insuccesso, ma se guardiamo con più attenzione alle singole partite noteremo facilmente che un paio di sconfitte sono arrivate anche per colpa di Blair Walsh, kicker che dopo il terribile errore proprio contro Seattle nei playoff di due anni fa non sembra più essersi ripreso.
Molti di voi ricorderanno sicuramente i tre piazzati sbagliati nella sconfitta contro Washington -17 a 14 il punteggio finale- o l’errore in extremis contro Atlanta -avrebbe portato la contesa ai supplementari realizzandolo- o, dulcis in fundo, il field goal da 48 yards mancato contro i Cardinals all’ultima giornata di campionato con poco più di 30 secondi ancora sul cronometro-26 a 24 al fischio finale-: a quanto pare pure la dirigenza dei Seahawks si ricorda ancora piuttosto bene tutte queste gaffes e, per rimediare, hanno messo sotto contratto Sebastian Janikowski che a quarant’anni già compiuti vestirà per la prima volta colori diversi dal nero ed argento dei Raiders che dal canto loro sembrano voler confermare la fiducia a Giorgio Tavecchio.
Non è sicuramente il kicker più preciso della NFL, ma sembra ancora essere in grado di connettere da oltre le 50 yards con discreta facilità: a Seattle servono anche cose come queste.

5) Una vicenda decisamente strana

Richie Incognito è un soggetto alquanto interessante, sia in senso positivo che negativo: quattro volte Pro-Bowler e personalità disinvolta che ben figura davanti alle telecamere, verrà probabilmente ricordato per lo scandalo bullismo ai danni di Jonathan Martin e magari per quanto sta facendo in questi giorni.
Lo scorso 15 marzo i Bills riuscirono a ristrutturargli il contratto salvando così qualche prezioso milione di spazio salariale, ma nel giro di un solo mese il buon Richie ha drammaticamente cambiato idea: dopo aver licenziato con un tweet il proprio agente, Incognito sta flirtando con il ritiro a causa di danni seri ai reni ed al fegato causati dallo stress della NFL, anche se in realtà sembra che questo ritiro altro non sia che un ingegnoso modo per scappare da Orchard Park.
Peccato solo che in tal caso i diritti di Incognito apparterrebbero comunque ai Bills: saputo ciò ha, sempre tramite Twitter, chiesto al proprio team di tagliarlo mettendoci così davanti ad una scenetta fra il trash ed il comico senza precedenti.
Ciò di cui possiamo essere sicuri è che sentiremo ancora parlare a lungo di tutto ciò.

6) It’s (not) always sunny in Philadelphia.

La prima offseason degli Eagles da campioni del mondo si sta rivelando più complicata del previsto a causa di vari problemi con la legge, soprattutto per quanto riguarda i nuovi arrivati: se di Michael Bennett e del presunto fattaccio del Super Bowl già sapete tutto, altrettanto non si può dire per quanto riguarda Daryl Worley, promettente cornerback arrivato dai Panthers grazie alla trade che ha portato Torrey Smith in Carolina.
Worley è stato arrestato nella notte fra sabato e domenica, quando è stato trovato privo di sensi all’interno della sua automobile che stava bloccando la carreggiata: a complicare il tutto ci ha pensato la sua reazione scomposta davanti alle forze dell’ordine, che a quel punto non hanno esitato ad impiegare il taser per “calmarlo”.
Per non saperne niente -la vicenda Bennett potrebbe prendere brutte pieghe- gli Eagles lo hanno immediatamente tagliato, dimostrandoci così che alla fine si riduce tutto al talento: Reuben Foster, ti fischiano le orecchie?

7) Thank you James

Come potete vedere gli allenamenti di James Harrison hanno sortito l’effetto desiderato.

Si è ritirato lunedì un giocatore che forse non andrà mai in Hall of Fame -anche se sarebbe più che giusto- ma che grazie ad un’etica del lavoro senza pari è riuscito a diventare uno dei più grandi difensori della decorata storia dei Pittsburgh Steelers: sto parlando di James Harrison, giocatore in grado di passare da undrafted free agent sballottato fra America e Vecchio Continente a Defensive Player of the Year.
Per cosa lo ricorderemo James Harrison? Per i suoi workout sovrumani? Per le tre stagioni consecutive in cui ha superato quota 10 sacks? Per la storica pick-six contro i Cardinals al Super Bowl?
Qua lascio a voi la libertà di decidere ed anche se spesso ha fatto soffrire me e la mia squadra preferita, mi unisco a voi in un sincero ringraziamento: grazie James, come te veramente nessun altro.

8) Qualcuno ha bisogno di un runningback?

Con una mossa inaspettata ma nemmeno troppo, i Denver Broncos hanno tagliato il loro runningback titolare C.J. Anderson, proprio dopo la sua prima stagione sopra le 1000 yards.
Non stiamo sicuramente parlando di un runningback il cui busto troverà spazio a Canton, ma inserito nel contesto giusto potrebbe senza ombra di dubbio tornare alquanto utile a patto che riesca a trovare finalmente un po’ di continuità: a limitare il suo potenziale infatti ci hanno pensato infortuni e numerosi passaggi a vuoto, come si può facilmente evincere dal fatto che nella scorsa stagione seppur scollinando quota mille yards è stato tenuto a meno di 50 yards in sette occasioni distinte.
Certo, probabilmente questa è una conseguenza della disastrosa stagione dei Broncos che li ha visti spesso a volentieri nella posizione di dover rimarginare scarti ben superiori alla doppia cifra: in ogni caso sono discretamente convinto che non avrà troppi problemi a trovare in tempi utili una nuova casa.

9) Una storia che vale la pena ricordare

Fra un paio di settimane andrà in scena il Draft: per alcuni giocatori questa esperienza può coincidere con il momento più bello della loro vita -professionale e non-, mentre purtroppo per altri questo processo si trasforma in un incubo in grado di far nascere scimmiette discretamente possenti sulla loro spalla.
Data la mia ammirazione per Aaron Rodgers e per NFL Films, vi propongo un video veramente interessante -e comico se si ripensa a cosa poi sia diventato Aaron- che incarna perfettamente il gran viaggio che è la notte del draft.
A voi.

10) Nuggets!

Chiunque sia il quarterback dei Buffalo Bills potrà contare sull’aiuto del sottovalutato Jeremy Kerley, messo sotto contratto per un anno nella speranza di aver ingaggiato un punto di riferimento sui terzi down. Probabilmente dovranno fare qualcosa pure al draft, però vale la pena farvi presente che i Miami Dolphins hanno ingaggiato Gavin Escobar, ex vice-Witten a Dallas. Altro cavallo di ritorno nella secondaria di Green Bay: i Packers hanno rinnovato il contratto a Davon House che con Tramon Williams andrà a formare una collaudata coppia di cornerbacks.

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