Chi poteva battere back 2 back in stagione gli Steelers a casa loro se non i Jaguars che già lo avevano fatto e rimangono, attualmente, l’unica squadra ad esserci riuscita?

E’ ricapitato, nella maniera più ansiogena possibile, nella gara che segna l’accesso per la prima volta dal 1999 dei micioni al Gran Ballo della AFC, contro New England che finora l’ha battuta tre volte su quattro: nel Wild Card del 2005, nel divisional del 2007 e soprattutto nel Championship del 12 gennaio 1997.

Non si fa in tempo a scrollarsi di dosso l’ansia della gara contro i metallurgici che subito sale l’ansia delle statistiche avverse con i prossimi avversari, i favoriti, i Campioni del mondo in carica, che brutta vita si fa seguendo Jacksonville, sia che si passino interi lustri a sputar sangue in fondo alle divisioni più scrause della NFL, sia che si respiri l’aria dei playoff ma con la perenne spada di Damocle di una disfatta perchè “è pur sempre Jacksonville”, quella squadra con cui centinaia di memeisti NFL hanno campato per mesi, quella squadra che deve giocare ogni tanto a Londra per fare il sold out, quella squadra che, tutte le volte che si parla di una rilocazione, passa sulla bocca di tutti.

Tuttavia era pur sempre Jacksonville anche ieri sera quando a Pittsburgh i locali erano dati favoriti di 7 e l’under/over era messo a 41, e alla fine del primo tempo i Jaguars erano in vantaggio e sul tabellone c’erano già 42 punti combinati. Di una prima mandata sicuramente favorevole ai Jaguars non si può dimenticare come la difesa abbia prodotto quello che molti si aspettavano, con un intercetto di Myles Jack e un fumble di Ben Roethlisberger, riportato diligentemente da Telvin Smith fino alla endzone avversaria. Nel mezzo degli Steelers ancora fuori dalla gara che hanno prodotto una mancata conversione di 4 & inches subendo nel momento sbagliato un tackle for loss di Jackson e Ramsey su Le’Veon Bell, ed un TD frutto di un Antonio Brown che grazie a qualità fuori dal comune è riuscito a ricevere nonostante avesse un fastidioso francobollo come Bouye appiccicato addosso.

Il vento però in un gioco come il football fa presto a cambiare: per lo sviluppo della gara sarebbe stato ben differente chiudere all’intervallo lungo 21-7 per la truppa di Marrone, invece per gli Steelers è cambiato in meglio proprio a cavallo della pausa lunga quando una incredibile conversione di 4&11 ha fatto andare in spogliatoio le due squadre divise da due possessi, ed un passaggio chirurgico di Big Ben a Bell ha riportato Pittsburgh ad un solo possesso all’inizio della ripresa segnando l’inizio di una sorta di gara nella gara, e dopo uno scambio di punt ha trovato un eccellente lavoro anche dello special team con un punt smorzato da Golden che ha riconsegnato la palla a Roethlisberger sulle 48 di Jacksonville.

Sinceramente, per l’esperienza di una delle due squadre e l’inesperienza dell’altra, e forse anche per l’abitudine a vedere il puntuale triste destino di Jax in situazioni simili, mai avrei detto che il pendolo sarebbe così bruscamente ritornato indietro, con i Jaguars che sono riusciti a fermare di nuovo una conversione di quarto down segnando nel successivo possesso, rispondendo diligentemente alle segnature degli Steelers che, nei loro ultimi tre drive hanno ammassato 21 punti. Probabilmente, a tenere a galla Jacksonville non sarebbe bastata Jacksonville: a macchiare indelebilmente la rimonta, per Pittsburgh, l’opzione apparsa a posteriori scellerata, di provare un onside kick a 2:18 dal termine, puntualmente fallito, che ha consegnato la palla ai Jaguars sulle 36 dei padroni di casa. Ospiti che hanno diligentemente fatto consumare i rimanenti timeout a Pittsburgh, rimediando anche tre punti di field goal e 30 secondi in meno sul cronometro.

Gli ultimi scampoli di gara hanno dimostrato quanto sia in grado Pittsburgh di produrre sulla scia di un rabbioso tentativo di rimonta culminato nell’ultimo touchdown, e quanto Jacksonville soffra in situazione di difesa che deve solo prevenire e non aggredire, specialmente contro giocatori a tratti fenomenali come Big Ben, Bell e Brown.

Per Jacksonville vanno fatte alcune menzioni d’onore: la prima è per Blake Bortles, che non ha buttato palloni, che ha diligentemente seguito il principale compito, ovvero non dare la palla agli avversari, molto meglio che con Buffalo, decisamente. Il secondo è T.J. Yeldon, scivolato indietro in depth nel corso di quest’anno ma che si è fatto trovare pronto rimediando anche un eccellente TD e fornendo una grande prestazione come WR aggiunto con oltre 50 yard ricevute. Infine la linea che ha dato il meglio nella gara in cui serviva e come richiesto ha mantenuto lindo Bortles concedendo zero sack, ma ha fatto pure meglio in tema di varchi per i running back facendoli correre per oltre 160 yard e 4 touchdown. Brandon Linder, il centro, sugli scudi: grazie alla guida di una linea eccellente Jax ha chiuso oltre il 57% dei terzi down, ha convertito con successo un 4&goal per la seconda gara a fila ed ha portato a casa segnature in tutte le occasioni in cui si è presentata in redzone.

Resta il risultato, che conferma le titubanze di un Tomlin fallace nei momenti decisivi (due conversioni di quarto, l’onside kick), e regala un nuovo giro di giostra ai ragazzetti di Doug Marrone, che si vedrà di fronte quel Bill Belichick sconfitto solo una volta in quattro tentativi, l’ultima gara prima di dare l’addio a Buffalo.

Uno su quattro, esattamente come il record di Jacksonville con New England in post-season. Ve l’ho già detto che sono in ansia?

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