Ha ancora senso parlare di “upset” o sorprese? No, a questo punto non più: quanto succede in questa regular season che stiamo vivendo e commentando insieme non deve più sorprenderci, probabilmente la logica deve essere lasciata da parte in modo tale da non farsi mai trovare impreparati davanti ai vari Bears-Panthers o Chargers-Broncos.
Certo, immaginarsi che Chicago continui a prendersi scalpi eccellenti è veramente complicato, però tant’è: vediamo dunque cosa è successo in questa settima -siamo già a metà stagione?!- domenica NFL.

Prestazione magnifica di Eddie Jackson: probabilmente sarà lui l’NFC Defensive Player of the Week.

In un pomeriggio in cui il rookie Trubisky ha completato solamente quattro passaggi, Chicago annulla Carolina vincendo 17 a 3 una partita molto, ma veramente molto, strana: 12 dei 17 punti dei Panthers sono stati messi a segno dal safety Eddie Jackson che con un fumble return ed una pick six da 75 yards -stesse yards per entrambi i TD, quali erano le probabilità?-ha permesso a Chicago di prendersi un vantaggio rassicurante e limitarsi a controllare il cronometro. L’attacco dei Bears risulta non pervenuto -153 yards totali con 2 su 11 nei terzi down- mentre quello di Carolina pur riuscendo a muovere le catene rimane a bocca asciutta per quasi tutta la partita: gli errori di Cam e l’inefficacia del running game condannano i Panthers a rincorrere i Bears per tutto il pomeriggio senza però trovare successo. Ottima prova della difesa di Chicago, nella quale ben quattro giocatori -oltre a Jackson pure Trevathan, Amos e Hicks- si sono guadagnati una valutazione PFF superiore all’85.

Finalmente continui, finalmente Steelers: in una giornata in cui l’attacco produce senza particolari patemi, Pittsburgh batte Cincinnati per 29 a 14 issandosi così al comando -con ottimo margine- della AFC North. Cincinnati gioca solamente metà partita, e nonostante il 20 a 14 con cui Roethlisberger e soci hanno concluso la prima metà di gioco, Dalton non riesce a combinare praticamente più nulla: gli zero punti messi a segno da Cinci nel secondo tempo hanno permesso a Pittsburgh di accontentarsi di tre field goal dell’ottimo Boswell per incrementare il vantaggio e togliere secondi preziosi dal cronometro. Fantastica prova pure in questo caso della difesa degli Steelers che riesce a neutralizzare A.J. Green limitandolo a 41 yards: la coppia Haden-Burns dimostra ancora una volta di essere estremamente efficace e, con una difesa così, vincere per Pittsburgh diventa veramente una mera formalità. Ennesima prova monstre di Le’Veon Bell, in grado di guadagnare 192 yards totali rivelatesi essenziali alla squadra per continuare a fare scorrere il cronometro.

Escono vincenti pure Buffalo, Tennessee, Minnesota e New Orleans.
Il cuore di questi Bills è veramente inimitabile ed il 30 a 27 con cui Buffalo l’ha scampata su Tampa Bay arriva al termine della miglior prova stagionale di LeSean McCoy, che oltre a guadagnare 122 yards totali mette a segno pure due TD. Le mete di Evans ed Howard nel quarto parziale di gioco sembravano aver dato ai Bucs la possibilità di vincerla, ma il secondo TD di Shady McCoy ha riportato la contesa sul 27 pari ed il successivo fumble di Humphries ha permesso ad Hauschka di calciare il piazzato della vittoria a soli 18 secondi dal termine. Signori, Buffalo è ora sul 4-2 con la consapevolezza di potersela giocare alla pari contro chiunque: non dimentichiamoci di loro per i playoff.

Infortunio al tricipite per l’inossidabile Joe Thomas: si conclude così, a più di 10000, la streak di snaps consecutivi giocati.

Al termine della partita più brutta della giornata, dopo quasi 70 minuti di gioco Tennessee batte per il rotto della cuffia Cleveland con il punteggio di 12 a 9: occorre farvi notare che ogni singolo punto messo a segno in questo scontro è arrivato da field goals. La vera notizia viene però, tanto per cambiare, dalla maledetta posizione di quarterback, in quanto i Browns hanno nuovamente spedito in panchina Kizer dopo una prima metà di gioco da due intercetti: ciò che i Browns stanno facendo con il proprio rookie QB è da film dell’orrore. I Titans dal canto loro si prenderanno sicuramente il risultato positivo, ma battere così questi Cleveland non li aiuta certamente ad essere presi come credibili concorrenti per i playoff. Continuano a vincere pure i Vikings, che battendo 24 a 16 i deprimenti Ravens si portano al comando della NFC North: per rendervi l’idea vi dico solo che l’attacco di Baltimore ha messo a segno l’unico touchdown della loro giornata -nonché il primo dopo 11 quarti a secco- a tempo scaduto. Per spiegarvi l’inettitudine offensiva dei Ravens mi servirò di una eloquente statistica: dei 27 passaggi completati da Flacco, solamente tre sono arrivati quando la palla ha viaggiato per più di 10 yards. Per vincere ai Vikings bastano sei piazzati di Forbath accompagnati dal primo TD della stagione del neo-arrivato Murray, in grado di guadagnare 113 yards in 18 portate: i guai dell’attacco sono ben noti, ma dov’è finita la tanto temuta rushing defense dei Ravens?
No, non c’è vita senza Aaron Rodgers: i Saints passano sui Packers a Lambeau per 26 a 17 al termine di una partita in cui il leading receiver di Green Bay -Martellus Bennett- ha ricevuto solamente 17 yards. Il convincente inizio dei Packers, in grado di intercettare per ben due volte nel primo quarto Brees, non basta e New Orleans dopo qualche affanno riesce a ritrovare brillantezza offensiva soprattutto grazie al running game in cui Ingram e Kamara guadagnano insieme più di 160 yards: con Hundley under center la stagione di Green Bay sembra essere finita. Ennesima prova convincente della prima scelta Lattimore che non ha concesso nemmeno una ricezione ai ricevitori giallo-verdi da lui coperti: il 93.6 con cui PFF ha valutato la sua prova riassume il tutto.

Vincono senza concedere punti entrambi i team di Los Angeles e Jacksonville.
Terza gioia consecutiva per i Chargers, vittoriosi per 21 a 0 contro degli irriconoscibili Broncos: Siemian è costantemente sotto pressione -5 sacks subiti- e non riesce mai ad entrare in partita, il running game non ingrana ed ecco qua servita l’ennesima prova gravemente insufficiente dell’attacco di Denver. Il grande protagonista è stato senza dubbio Travis Benjamin, che prima ha sbloccato la partita riportando in end zone un punt return e poi, con poco meno di sei minuti sul cronometro ha scandito la parola “fine” sui sogni di rimonta dei Broncos con un touchdown da 42 yards. Grandissima prestazione pure quella di Bosa: 2 sacks e 6 pressioni gli hanno permesso di strappare l’ennesima valutazione PFF superiore al 90. A Londra i Cardinals non scendono mai in campo, permettendo così ai Rams di batterli con un’inappellabile 33 a 0: Gurley porta avanti il proprio dominio con un altro TD e più di 150 yards totali e nel momento in cui Palmer viene costretto ad abbandonare il campo per un infortunio al braccio -probabilmente la rottura dell’arto lo costringerà fuori per circa otto settimane- le speranze di Arizona di rimettere in piedi la contesa evaporano.

Sì, probabilmente il soprannome “Sacksonville” se lo stanno meritando: sono già 33 i sacks messi a segno dai Jags in questa stagione.

Che goduria per gli occhi vedere i Jaguars difendere: il 27 a 0 con cui Jacksonville annulla Indianapolis arriva al termine di una partita in cui il pass rush dei Jags è stato in grado di mettere a segno ben 10 sacks replicando così quanto fatto contro Houston nel season opener. No Fournette no problem in quanto il duo Ivory-Yeldon è stato capace di guadagnare 169 rushing yards e di mettere a segno due TD: se la difesa manterrà il livello delle prestazioni così alto, pensare ai playoff è tutto fuorché impossibile.

Importantissime pure le vittorie di Dallas, Seattle e Miami.
Al termine di un vero e proprio thriller i Dolphins hanno battuto 31 a 28 i soliti commoventi Jets: il punto di svolta della partita arriva quando Cutler è costretto ad abbandonare la contesa per una botta tremenda alle costole -due o tre settimane fuori- venendo rimpiazzato da Moore che permette ai suoi di mettere a segno 17 punti nell’ultimo periodo trovando due volte Stills in end zone e, dopo uno sciagurato intercetto di McCown, Parkey mette il facile piazzato della vittoria. Non è un’eresia dirlo: Miami è più pericolosa con Moore che con Cutler. Dominio totale dei Cowboys a Santa Clara: Dallas annienta 40 a 10 San Francisco nella giornata dello show di Zeke Elliott. Con più di 200 yards dallo scrimmage e ben tre touchdown -due di corsa ed uno, bellissimo, su ricezione- Elliott lancia un messaggio importante a sé stesso ed alla squadra, poiché dopo un inizio di stagione non esaltante è stato finalmente in grado di metterci davanti agli occhi una prestazione “vintage” -ha senso usare la parola vintage con un giocatore al secondo anno?- che ci ricorda quanto fatto vedere la scorsa stagione: bisogna ora attendere l’ennesimo incontro in tribunale per capire se Zeke sconterà o meno le sei giornate di squalifica quest’anno. Dopo tre quarti di sofferenza, o meglio, dopo tre quarti da Seattle, i Seahawks si scrollano di dosso i Giants vincendo 24 a 7 una partita molto più chiusa di quanto dica il punteggio. Sotto 7 punti a 3, Wilson a metà del terzo quarto esce dal letargo in cui sembra entrare in ogni partita trovando la end zone per ben tre volte: la vittoria c’è, così come i numeri offensivi, ma è innegabile dire che Seattle per fare strada ai playoff, anzi, per accedere ai playoff dovrà essere molto più incisiva con la palla in mano.

Non servono rimonte storiche ai Patriots per aver ragione dei Falcons: il 23 a 7 con cui New England ha passeggiato su Atlanta ci permette definitivamente di affermare che qualcosa effettivamente non sta andando per il verso giusto in casa Falcons. Se non mi credete, pensate solo al fatto che gli unici punti che Atlanta è stata in grado di mettere a tabellone sono arrivati a quattro minuti dal termine: contro una difesa fino a questo punto spesso ridicola, riuscire a segnare solamente sette punti avrà lasciato certamente perplesso il coaching staff di Quinn. Chiedersi se Brady abbia veramente 40 anni sta diventando legittimo poiché lo show del numero 12 continua non sembra voler finire: questa volta è stato in grado di completare più del 70% dei passaggi tentati per 249 yards e due touchdown, numeri che probabilmente sarebbero stati più alti se i ricevitori dei Patriots non avessero droppato tre clamorosi palloni. Dopo un inizio di stagione enigmatico i Patriots sembrano essersi definitivamente ripresi e nonostante qualche amnesia -soprattutto contro i Jets- sono in cima alla AFC -con Pittsburgh e KC- sul 5-2: perché continuiamo ad avere dubbi su una squadra che può contare sul miglior QB ed allenatore di sempre?

 

10 thoughts on “NFL Week 7: non chiamatele più sorprese

  1. Mattia, come da pronostico I Ravens perdono con I Vikings.. Non sono servite nemmeno le parole di sostegno da parte di Steve Bisciotti x dare una scossa a Flacco… Quanto durera’ ancora la pazienza del buon Steve?

    • Purtroppo dovrà durare a lungo, poiché tagliare Flacco è impossibile: in tal caso i Ravens avrebbero 28 milioni di salary cap bloccati come “dead money”. Trovare qualcuno a cui scambiarlo, dopo quest’anno specialmente, è impossibile, perciò credo che i Ravens siano condannati a Flacco ancora per tanto, forse troppo, tempo.
      Certo, non che la situazioni infortuni della linea d’attacco e dei receivers aiuti, però…

      • Hai ragione, tenendo conto che in division I Browns sono nulli e I Bengals quest’anno non sono messi meglio,
        si potrebbero gia avere alter due comode vittorie in tasca. da qua a fine campionato il calendario non e’ impossibile (lions, steelers e titans a parte magari) , ma vedremo cosa succeed….

  2. Parlare di sorprese continue tutte le settimane può anche essere giusto per certe cose, ma credo stia diventando più una moda del momento che non basato su dati reali… nella AFC è vero che gli Steelers hanno avuto qualche problema in spogliatoio, ma hanno già blindato la division prima della metà stagione (come da pronostico). Così come i Pats sono 5-2; la sorpresa può essere, semmai, che la difesa è sotto le attese e le contender di division un po’ meglio di come ci si aspettava.
    Ma il problema vero sono gli analisti sportivi americani, che forse per fare notizia, forse per riempire pagine di inchiostro, fanno pronostici assurdi, come il 16-0 con cui i Pats avrebbero potuto e dovuto chiudere la stagione… chiunque abbia avuto la pazienza di leggere il calendario di NE avrebbe sicuramente visto la difficoltà di quelle 16 partite e avrebbe eccepito che se quest’anno NE dovesse perdere 5-6 partite (al di là della difesa più ballerina del previsto) non sarebbe certo una sorpresa.
    Stesso discorso per gli ex San Diego Chargers… in off season erano considerati una buona squadra, capace di dire la sua è certamente meglio di Denver. Poi hanno perso 3 partite al photofinish, e sono stati bollati come squadra cuscinetto della division. Poi si parla di sorpresa se battono Denver (cose che a inizio stagione doveva essere più che logica)?
    Secondo me ci vuole calma, coerenza e memoria, per distinguere le vere sorprese da i passi falsi fisiologici di una stagione lunga e difficile.

    • Sottoscrivo tutto. Il grave è che se non altro i giornalisti sportivi Usa sono pagati, per produrre fuffa a getto continuo…

  3. Scusa Mattia, giusto una tua opinione sui Bills, ce la faranno ad arrivare finalmente ai playoff o anche quest’anno ci sarà il solito record “positivo ma non abbastanza”?

    • Il calendario non è dei più facili, in quanto devono ancora giocare contro New England, però partite contro i vari Saints, Chiefs e Raiders, anche se difficili, sono tuttavia alla portata di Buffalo. La AFC quest’anno è incerta, se i Bills riuscissero a battere tutte e due le volte i Dolphins e non perdere partite stupide, perché no?
      Credo che possano arrivare a 10 vittorie e quindi ai playoff, anche se quest’anno essere sicuri di qualcosa non è mai una buona idea.

  4. Quasi mezza stagione e le squadre forti sono rimaste forti, quelle che facevano schifo restano schifose: parlare di sorprese è mero merchandising.
    Vere novità: Houston ha un quarterback, ed è pure bravo. Naturalmente la difesa che garantiva i playoff, per compensare, si è decimata: quindi non cambia niente.
    Green Bay senza Rodgers i playoff non li vale nemmeno.
    Strapagare i QB ha sempre ucciso le squadre per anni (Flacco, Luck, Crap-ernick, Brees -che almeno li vale, Palmer -21 milioni garantiti nel 2017, rendiamoci conto…), ma succederà sempre, perchè lo sport professionistico ammeregano è fatto di simboli e magliette vendute più che di competenza e talento (parlando della dirigenza).
    Adrian Peterson è un buon RB che ha avuto anni di gloria quando era l’unico attaccante della squadra, non è nè Barry Sanders nè Walter Payton e non lo è mai stato. Vale un Mark Ingram con più allungo, per dire.
    Infortuni permettendo (da anni la vera variabile), Chiefs e Raiders restano sopra tutti. Ho scoperto da pochi che i neri si sono annessi NaVorro Bowman: mica l’ultimo pirla.
    Eagles magnifici sinora ma da testare sotto pressione: non è che abbiano incontrato grandi difese, e l’attacco è tutto Wentz.

    • Vero molto grazie a wentz, ma nn solo
      Cmq una prova in piu di come è importante il qb
      In questo sport.

    • Speriamo che il mero merchandising mi permetta prima o poi di comprarmi qualche panino imbottito in più!

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