I Dolphins sono caduti vittima di un avvio assai altalenante e di un record di 2-2 che fa pensare molto vista la bassa difficoltà della schedule affrontata dalla squadra della Florida sino ad ora. Miami ha perso per infortunio il quarterback Ryan Tannehill per tutta la stagione dovendo correre ai ripari firmando Jay Cutler (ormai ritiratosi) sperando che il veterano ex Bears e Broncos potesse dargli un minimo di affidabilità e concretezza offensiva, cosa che Cutler è riuscito raramente a dare nella sua carriera e questa stagione ne è l’ulteriore conferma visto il rating di 74.8 le 706 yards totali e i 3 touchdown a fronte di 3 intercetti.

Avendo avuto l’opportunità di vederlo giocare dal vivo contro i Saints ho notato ancora meglio che Cutler nonostante abbia un braccio potente non prova mai a lanciare per più di 15 yards limitandosi solo a servire Parker e Landry su delle crossing routes o delle slants. E’ ovvio che il coaching staff non ha fiducia in Cutler e ha paura di costosi turnovers ma se Miami vuole provare a competere un minimo per un posto nei playoffs dovrà sicuramente cambiare approccio da questo punto di vista perché un gioco così conservativo ti rende prevedibile e tiene le safeties vicino alla linea di scrimmage dove danno molto fastidio alla riuscita dei giochi di corsa.

I problemi offensivi visti nelle prime 4 partite non sono imputabile solo a Jay Cutler ma anche a un gioco di corsa che vede un Jay Ajayi in calo drastico dopo l’esplosione della metà della stagione scorsa, l’halfback britannico è troppo monodimensionale, è palese la sua mancanza di abilità nel ricevere il pallone situazioni di lancio anche a corto raggio e in più in caso di blocchi non perfetti della linea offensiva non ha ne la fisicità di un Lynch ne la velocità di un Johnson per poter uscire da situazioni di perdita di yards, motivo per cui corre solo a 3.4 yards di media per portata.

Per quanto riguarda la difesa, una 4-3 di base con un ottimo front 7 pieno di veterani in grado di fare ancora bene come Suh, Timmons, Wake e Branch, la secondaria capitanata da Reshad Jones e Byron Maxwell è quella che sta faticando di più, visto che non ha ancora messo a segno un singolo intercetto e nonostante la pressione sul quarterback avversario sia quasi sempre buona visto i buoni numeri degli appena menzionati Wake, Branch e Suh.

Il fatto di giocare con una strong safety come Jones che gioca quasi da linebacker aggiunto aiuta molto a contrastare le corse ma lo paghi di certo in situazione di passaggio dove soprattutto in mezzo al campo viene lasciata da sola la free safety. Kiko Alonso è da considerarsi l’MVP difensivo per il reparto, molto versatile essendo un linebacker assai mobile è in grado di aiutare sia contro le corse che contro i passaggi avendo anche buone base di copertura soprattutto a zona e a quota 28 tackles guida la difesa di Miami in questa categoria.

Contando tutti i problemi di produzione offensiva e ciò che ne deriva la difesa dei Dolphins ha retto molto bene finora dando un segnale chiaro che se l’attacco inizia a produrre qualche punto in più e riesce a gestire il tempo di possesso meglio i playoffs potrebbero non essere un miraggio, la prova del nove per la difesa sarà al Mercedez Benz Stadium di Atlanta contro i Falcons nel prossimo turno di campionato dove imporre la propria difesa è impresa ardua per chiunque.

2 thoughts on “Le difficoltà dei Miami Dolphins

  1. Grande articolo, concordo pienamente !!!
    Aggiungerei che anche la OL sta incontrando molte difficoltà nel coprire un già timoroso Cutler e nel creare buoni varchi x JAY … speriamo che con il nuovo OL coach si possa migliorare !!!
    GO Fins !!!

  2. Dopo la vittoria 20-17 ad Atlanta, posso aggiungere che la difesa sta facendo miracoli, Ajayi si sta riprendendo (anche grazie ai miglioramenti della linea offensiva) e Cutler… è sempre disastroso!!! Big win comunque!

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