Il nuovo corso guidato da Bob Quinn ha portato i primi frutti a Detroit, tornata ai playoffs dopo un anno d’assenza, ed ora in Michigan sperano che i progressi trovino un seguito anche in questa nuova stagione, quella del probabile dentro fuori per coach Jim Caldwell, arrivato probabilmente al bivio decisivo per la sua avventura con i Lions e anche per la sua carriera, che pareva già essere entrata in crisi dopo il passo falso con i Colts.
Ora come allora molto del suo futuro sarà nelle mani, o meglio nel braccio, di un quarterback, che per la precisione risponde al nome e cognome di Matthew Stafford, fresco di nuovo record personale con le otto comeback vittoriose confezionate lo scorso anno e reduce da un’altra stagione ampiamente positiva nonostante un infortunio al dito medio della mano che utilizza per lanciare che gli ha creato qualche grattacapo nell’ultimo mese di regular season; un problema che, in ogni caso, non gli ha comunque impedito di accumulare 4,327 passing yards per 24 TD pass e 10 INT nel primo anno sotto la guida di Jim Bob Cooter, vulcanico offensive coordinator che ha cambiato moltissimo l’attacco dei Lions, soprattutto allargando il novero delle opzioni a disposizione del QB.
L’ampio utilizzo di runner al di fuori del backfield e la gestione più paziente dell’ovale, molto spesso Stafford ha atteso gli ultimi istanti utili per far partire il proprio lancio, cercando di individuare sempre il giocatore più libero, ha di fatto creato una spread offense meno veloce ed elettrizzante del solito ma più attenta alla distribuzione del pallone, che ha fatto affidamento sulle capacità di lettura del gioco del quarterback per rischiare il meno possibile cercando il ricevitore che era stato più bravo a creare separazione e quindi diminuendo drasticamente la possibilità di incorrere in un errore consegnando la palla agli avversari.
Un sistema di gioco che ha finito per incidere un po’ sui numeri dei WR, costretti molte volte a correre a vuoto e sacrificarsi per il resto del reparto, ma che ha dato certamente modo al QB di mettere in mostra tutte le sue doti di game managere ed evitare quei turnovers che risultano quasi sempre sanguinosi nell’economia di un match; Marvin Jones, che aveva iniziato la stagione con una marcia in più rispetto ai colleghi ha poi rallentato il ritmo chiudendo con 930 yds e 4 touchdowns ma, di rimando, Golden Tate è invece uscito alla distanza, concludendo il torneo 2016 in crescendo, 1,077 yards, 4 TD, e mostrando di avere tutte le carte in regola per diventare il nuovo target primario del team.
Kenny Golladay, intrigante prospetto pescato al terzo round dell’ultimo Draft che può diventare uno dei volti futuri di questa franchigia sarà lanciato fin da subito nella mischia come nuovo numero tre al posto del veterano Anquan Boldin, dopo che durante il training camp si è fatto ampiamente preferire al confermato T.J. Jones, all’emergente Jace Billingsley e ad un gruppo di nuovi arrivati tra i quali spiccano Keshawn Martin e Jared Abbrederris, gli unici due che potenzialmente potrebbero entrare a far parte del roster; un’altra new entry, Darren Fells, costituirà la prima alternativa ad Eric Ebron, tight end che non ha ancora messo in mostra tutto il suo potenziale nelle tre stagioni da cui fa parte della lega, ma che comunque ha mantenuto una crescita costante e potrebbe definitivamente esplodere da un momento all’altro.
Esplosione che si attende anche da parte di Ameer Abdullah, runningback di punta del team che finora è stato parecchio sfortunato e non è riuscito ad incidere come si prospettava al momento della sua selezione al Draft, nel secondo round del 2015; uscito di scena dopo appena 18 portate lo scorso anno, si ripresenterà ai nastri di partenza con la voglia di mettere a ferro e fuoco le difese avversarie e far finalmente funzionare un running game che ha prodotto sempre con il contagoccie in autunno, cambiando costantemente back ma senza mai trovare, vuoi per infortuni, vuoi per limiti tecnici, la soluzione definitiva. Theo Riddick, 728 yds e 6 touchdowns dalla linea di scrimmage, runner veloce e dotato di un buon cambio di passo che sa fare la differenza anche come ricevitore aggiunto, torna come prima alternativa in una depth che spera di poter contare su Zach Zenner e Dwayne Washington, due talenti emergenti che possono dare un contributo in rotazione ma di certo faticherebbero se chiamati a caricarsi sulle spalle tutto il peso del backfield.
Per cercare comunque di aiutarli il GM Quinn ha investito pesantemente sulla linea offensiva e dopo aver perso Riley Reiff, passato ai Vikings, e Taylor Decker, frenato in estate da un’operazione alla spalla e probabilmente out fino a fine Ottobre, ha messo sotto contratto l’ex Ravens Rick Wagner, l’ex seconda pick assoluta dei Rams Greg Robinson e l’ex second rounder dei Bills Cyrus Kouandjio, dando così profonidtà e abbondanza alla posizione di tackle; all’interno i confermati Graham Glasgow e Laken Tomlinson lotteranno per lo spot di left guard opposto all’altro grande innesto della free agency, T.J. Lang, LG veterano strappato ai rivali di Green Bay per dare ulteriore solidità ad una linea che nel mezzo può fare anche affidamento sul centro Travis Swanson, ormai una certezza.
Sul lato opposto della palla l’inossidabile Haloti Ngata e il giovane A’Shawn Robinson continueranno a costituire una valida coppia di DT titolari supportata dall’ex Tampa Bay Akeem Spence, ragazzo che tornerà utilissimo in rotazione, soprattutto per far rifiatare il primo, mentre all’esterno Cornelius Washington e Anthony Zettel lotteranno per conquistarsi spazio sull’estremità opposta a Ziggy Ansah, miglior pass rusher del team per distacco ancora alle prese con i postumi di un infortunio alla caviglia che lo costringerà ad iniziare la stagione in PUP list; in sua assenza toccherà ai colleghi cercare di rilanciare un reparto che ha chiuso trentesimo nella lega per sacks messi a segno e che proverà a coinvolgere fin da subito Pat O’Connor, prodotto locale di Eastern Michigan selezionato nel settimo round 2017.
Rookie sugli scudi anche in mediana dove, oltre all’inserimento nel ruolo di MLB del first rounder Jarrad Davis, uno dei pezzi pregiati dell’ultima classe, i Lions daranno già parecchio spazio all’intrigante Jalen Reeves-Maybin, prospetto da Tennessee frenato da un infortunio ma dotato del talento necessario per emergere anche a livello professionistico che potrebbe essere un ottimo ricambio per gli spot weak e strong, nei quali partiranno titolari la quinta scelta dello scorso anno Antwoine Williams e Tahir Whitehead, reduce da un career high di 128 tackles giocando anche da middle; alle loro spalle l’ex Falcons Paul Worrilow e l’ex Niners Nick Bellore costituiranno due importanti alternative in grado di contribuire anche come special teamer.
Alternative che non mancheranno anche sulle sideline, con le matricole Teez Tabor e Jamal Agnew che sono andate ad aggiungersi ad un gruppo già rinforzatosi con l’arrivo dell’ex prima scelta dei Raiders D.J. Hayden, in corsa con Nevin Lawson per affiancare come starting cornerback Darius Slay,, meglio conosciuto come “Big Play Slay” per la sua propensione ad effettuare giocate decisive; il prodotto di Iowa ha chiuso con 2 intercetti e 13 pass defended la sua quarta stagione in Michigan, e ancora una volta sarà con il FS Glover Quin, unico giocatore ad aver giocato ogni singolo down della passata regular season, sarà il leader e la guida indiscussa di un reparto che pare abbastanza ben assortito anche nella deep con Tavon Wilson e Miles Killebrew pronti a dividersi gli snap nella posizione di SS.
Il già citato Agnew sarà poi probabilmente chiamato ad alternarsi con Dwayne Washington come kick return, andando così a sostituire Andre Roberts, ritornatore principale che ha lasciato la squadra al termine della stagione; Matt Prater, sempre preciso dalla distanza con 7 field goal messi dentro i pali da 50 yards e oltre, torna per vivere una nuova stagione da potenziale Pro Bowler e anche l’affidabile punter Sam Martin continuerà a svolgere il suo importante lavoro dopo aver conquistato, in media, 48.5 yds a calcio.
Con una squadra che sulla carta sempra abbastanza completa in tutti i reparti e che pare sia anche stata migliorata durante l’offseason, coach Caldwell ha tutte le carte in regola per reggere il confronto con le rivali divisionali e puntare nuovamente ai playoffs, soprattutto se continuerà a lavorare sulla crescita dei giovani come ha fatto nel corso della sua avventura in Michigan, ma è comunque innegabile che dal campo devono giungere segnali importanti, principalmente dalla defense, che pur non essendo naufragata è restata una delle peggiori, a livello statistico, della lega, chiudendo penultima. Un approccio migliore da parte del reparto allenato da Teryl Austin e un running game che trova finalmente un po’ di stabilità sono la via per centrare un back-to-back in postseason che i Lions non “vedono” dal lontano 1993.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…