La seconda stagione sotto la guida di John Fox non ha seguito il trend delle precedenti avventure dell’head coach e, a differenza di quanto accaduto con Carolina Panthers e Denver Broncos i Bears non sono riusciti ad invertire la rotta inanellando non solo un record perdente ma anche peggiorando rispetto alla season 2015, quando avevano vinto sei partite contro le tre dell’ultimo anno; un crollo dovuto ad una serie di fattori che di certo non può essere ricondotto solo agli errori del coaching staff o ai tanti infortuni patiti da alcuni uomini chiave di un team che ora si trova di fronte ad una sorta di cambio epocale dopo aver messo alla finestra Jay Cutler.
Il veterano da Vanderbilt era l’uomo su cui Chicago aveva scommesso per una pronta risalita ma alla fine, in otto anni passati nella Wiindy City è riuscito a portare a termine solo tre stagioni vincenti prima di diventare una delle cause principali del crollo definitivo della franchigia dal 2013 ad oggi, uno dei punti più bassi della recente storia di una delle squadre più gloriose della National Football League che ora si trova a ripartire con tante incertezze e qualche punto interrogativo di troppo sulla gestione del general manager Ryan Pace.
Il primo e probabilmente il più importante riguarda l’enorme investimento fatto su Mitch Trubinsky, talento che di fatto ha alle spalle un solo anno da starter a livello universitario e che i Bears hanno strapagato per salire di una sola posizione, cedendo quattro pick per un giocatore che presenta ancora diversi lati oscuri e che ha tutto da dimostrare tra i professionisti, dove hanno fallito anche quarterback ben più preparati di lui; una mossa che se vinta rischia di catapultare direttamente nella Hall of Fame il dirigente di Chicago ma che, se persa, può trasformarlo nella barzelletta del secolo per appassionati e addetti ai lavori.
In ogni caso il lavoro fatto ai fianchi durante l’offseason ha messo comunque Pace in una posizione di forza perchè non ci sarà alcuna necessità di gettare in pasto ai lupi il giovane virgulto se non verrà giudicato più che pronto durante il training camp, e questo è reso possibile dall’ingaggio di due veterani per rinsaldare la posizione di quarterback, Mark Sanchez e soprattutto Mike Glennon, spilungone dotato di un buon braccio che ha mostrato di possedere l’intelligenza, la precisione, e le doti di game manager necessarie per guidare un attacco Pro nella breve esperienza da starter con i Buccaneers.
A lui verrà principalmente chiesto di non fare errori talmente madornali da condannare la squadra alla sconfitta, anche se da alcune voci trapelate dagli allenamenti estivi del team pare che l’offensive coordinator Dowell Loggains sia parecchio stuzzicato dalla possibilità di inventarsi qualche big play sfruttando la potenza del lancio dell’ex Tampa Bay; una qualità intrigante che certamente potrebbe essere sfruttata a dovere da altri due nuovi arrivati in riva al Michigan Lake in primavera, Marcus Wheaton e Kendall Wright, rispettivamente ex Pittsburgh e Tennessee che in carriera hanno dimostrato una buona propensione a colpire sul profondo.
Il secondo ha inoltre giocato la sua miglior stagione da professionista proprio sotto la guida di Loggains ai Titans, chiudendo con 94 ricezioni, 1.079 yards e 2 TD il torneo 2013, ed ora potrebbe essere una delle armi in più per un attacco che ha già perso uno dei suoi protagonisti, Cameron Meredith, WR esploso nella passata season quando è stato chiamato a diventare il target principale del team al posto dell’infortunato Kevin White e che nell’ultimo match di preseason si è infortunato a sua volta, legamento crociato anteriore, e sarà costretto a saltare l’intero 2017; senza di lui aumentano le responsabilità per l’ex prima scelta da West Virginia, altro abbonato alla injury reserve che non ha ancora giocato una stagione completa in NFL e che spera di riuscire finalmente a farlo quest’anno per mettere in mostra tutto il suo potenziale.
Deonte Thompson, Josh Bellamy e il “vecchio” guerriero Victor Cruz dovrebbero completare la depth chart salvo sorprese dell’ultimo minuto e fornire una serie di opzioni allo strating QB che potrà anche contare sulla conferma del valido TE Zach Miller, 468 yds, 4 touchdowns, fondamentale per lo schema con due tight che sembra intenzionato ad utilizzare l’OC e che permetterebbe alla new entry Dion Sims, ex Dolphins, di diventare subito importante in attesa che cresca uno dei migliori prospetti dell’ultimo Draft, Adam Shaheen, carneade dalla piccola e semisconosciuta Ashland che potrebbe ritagliarsi ampio spazio già nel corso della rookie season.
Spazio che lo scorso anno si è preso con prepotenza Jordan Howard, runningback da Indiana che ha chiuso con 1,363 yards e 6 TD e che guiderà nuovamente un backfield in cui si alternerà spessissimo con Jeremy Langford e Tarik Cohen, altro giocatore draftato in primavera che ha scalato rapidamente gli spot della depth ed ora si candida ad essere il principale backup, lasciando al rapidissimo Benny Cunningham il compito di imprimere il cambio di passo necessario sui terzi down, sfruttando il lavoro di una linea che centralmente è molto solida; con lo spostamento del versatile Kyle Long nella posizione di left guard Chicago si trova ora con un terzetto di validissimi bloccatori nel mezzo, completato dal veterano RG Josh Sitton e dal centro Cody Whitehair, una delle poche sorprese positive del 2016. Charles Leno, continuo ma poco spettacolare, e Bobby Massie sono gli ultimi due componenti di un gruppo che presenta anche qualche buon backup come Hroniss Grasu e Bradley Sowell.
Sulla linea opposta le garanzie provengono sia dal centro, in cui dovrebbe tornare a tempo pieno il solidissimo Eddie Goldman, limitato negli ultimi tempi da un problema alla caviglia, sia dall’esterno, dove l’ex Saints Akiem Hicks è reduce dalla miglior stagione della carriera dopo aver messo a segno 54 tackles, 11 dei quali for loss, e 7.0 sacks; sul lato opposto toccherà Mitch Unrein cercare di alzare il livello delle proprie prestazioni nel contract year e respingere l’assalto di Jonathan Bullard, in crescita dopo una rookie season non proprio convincente, e la concorrenza dell’ex Chiefs Jaye Howard, veterano che può ricoprire più ruoli in DL se necessario.
I Bears sperano poi di raccogliere i frutti della passata offseason in questa stagione sperando di aver finalmente a disposizione per tutto l’anno entrambi gli inside linebacker ingaggiati nel 2016, Jerrell Freeman e Danny Trevathan, fermati rispettivamente da una sospensione per abuso di sostanze dopanti inflittagli dalla NFL e per un infortunio ad un tendine nella scorsa regular season ma pronti a tornare a guidare il reparto dall’interno, dove ha svolto un buon lavoro in loro assenza il primo backup Nick Kwiatkowski, prodotto di West Virginia atteso ad un ulteriore passo avanti in autunno; con la situazione ancora incerta riguardante Pernell McPhee, probabilmente inserito nella PUP list ad inizio stagione, tornerà d’attualità il veteranissimo Willie Young, 7.5 sacks, che sarà nuovamente titolare sul lato opposto a Leonard Floyd, chiamato ad un’altra estate di duro lavoro dopo aver fatto registrare 33 placcaggi, 7.0 sacks, 1 safety e 1 fumble recovered, con annesso touchdown, da matricola.
Nelle secondarie gli arrivi di Prince Amukamara e Marcus Cooper serviranno senza dubbio a dare una sistemata immediata alle sideline, messe a dura prova la scorsa stagione, e certamente torneranno utili anche per insegnare qualche trucco del mestiere al promettente Cre’von LeBlanc, prodotto da Florida Atlantic che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa e che potrebbe essere il rimpiazzo dell’ex Giants nel 2018, quando terminerà il contratto firmato pochi mesi fa; il terzo rinforzo per il reparto, l’ex Texans Quintin Demps, sarà certamente un upgrade per il back-end nonostante le trentadue primavere, e anche nel suo caso l’esperienza potrà certamente servire ai giovani che ha intorno, da Adrian Amos, giocatore ancora in cerca d’autore, al rookie Eddie Jackson, fourth rounder da Alabama che sarà lanciato fin da subito come starter nella posizione di free safety.
Dopo il taglio a sorpresa di Robbie Gould e la scelta di puntare su Connor Barth i Bears hanno stupito ancora tutti pochi giorni fa, quando si sono fiondati con decisione su Roberto Aguayo, epurato dai Buccaneers dopo una deludente prima stagione in NFL e già sulla graticola dopo il field goal da 47 yards sbagliato alla prima uscita con la divisa della sua nuova squadra; errori a parte, i due kicker lotteranno per un posto a roster fino alla partenza della regular season per affiancare il punter Pat O’Donnell negli Special Team che possono contare anche sull’aggiunta di un returner del calibro del già citato ex Rams Cunningham.
In una NFC North che dovrebbe vivere ancora sul dualismo tra Packers e Vikings, i Bears cercheranno di lavorare in ottica futura provando a far crescere i talenti su cui hanno scelto di puntare per cambiare il corso di una storia recente alquanto angusta, e per allontanare le voci di rottura tra coach Fox e il GM Pace, che molti vorrebbero separati già prima del termine della season 2017.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
La speranza é di trovare finalmente un QB! Dopo anni del nulla…ed a parte Cutler ne abbiamo avuti molti altri… ora é giunta l’ora di rischiare! Spero che Trubinsky venga subito testato come starter in modo che si capisca in fretta se é degno o no!
E speriamo anche di riuscire a vedere finalmente anche il WR White… speriamo!!!