San Diego Chargers contro Oakland Raiders… l’ennesima beffa per la squadra della “finest city” in una stagione che è iniziata male ed è finita peggio. Nella quindicesima giornata del campionato i Chargers hanno ospitato gli odiati rivali dei Raiders nel derby californiano per eccellenza, e pur non avendo molto da chiedere al campionato i padroni di casa hanno onorato la partita giocando alla pari e a tratti meglio dei rivali.
Purtroppo per San Diego ed i suoi tifosi già colpiti in negativo dal possibile trasferimento la beffa è arrivata ancora una volta nell’ultimo quarto, sicuramente le assenze pesantissime che vanno avanti da tutta la stagione di giocatori chiave come Verrett, Te’o, Allen, Johnson, Woodhead, Mebane – a cui si è aggiunto anche Gordon – hanno condizionato in maniera inevitabile l’andamento di una campagna che senza esagerare poteva vederli come seri pretendenti al Super Bowl. Oltre agli infortuni che per il secondo anno di fila non permettono ai Chargers di essere competitivi vorrei focalizzare l’attenzione su una tenuta mentale di tutta la squadra a dir poco inaccettabile, palle perse, paura di giocare normalmente in momenti chiave della partita, errori pesanti da parte di kicker e punter, e quant’altro.
Non mi sento d’incolpare coach Mike McCoy per tutto questo, lui certamente ha le sue responsabilità per scelte nei finali di partita a dir poco discutibili ma alla fine sono i giocatori che vanno in campo e la prestazione deve venire soprattutto da loro per tutti e sessanta i minuti più eventuale overtime. Philip Rivers per quanto mi sento di dire è stato fin troppo l’eroe per questa squadra, caricandosi un peso enorme sulle spalle giocando praticamente senza wide receivers per tutta la stagione e con una linea con enormi limiti nei tackles con Dunlap e Barksdale quasi mai in grado di proteggerlo adeguatamente. Ma allo stesso tempo il quarterback dei Chargers è stato affrettato nelle decisioni, lanciando intercetti che sono risultati letali per la sua squadra, nonostante tutto Rivers ha superato le 4.000 yards lanciate e ha portato la sua squadra a vincere contro avversari difficili come Atlanta, Tennessee e Denver.
Rivers ha fatto un mezzo miracolo e mettere insieme quei numeri creando dal nulla come un vero campione usufruendo di wide receivers come Inman e Williams, non sembra di esagerare dicendo che con qualche vittoria in più sarebbe stato un legittimo candidato per l’Mvp. La difesa, con i Raiders completamente esente da colpe è stata quasi sempre una costante per i primi tre quarti creando turnovers e dando buone garanzie al defensive coordinator John Pagano, purtroppo anche la difesa nel quarto periodo ha fallito giungendo al momento decisivo in deficit di energie non riuscendo più né a fermare le corse ne a mettere pressione al quarterback avversario lasciando troppo tempo agli avversari per lanciare rendendo così il lavoro dei defensive backs quasi impossibile.
L’interrogativo per la offseason è enorme per i San Diego Chargers: tenere o no Mike McCoy e il suo staff? L’head coach è stato carente nel playcalling nei momenti chiave per non parlare di un incapacità di migliorare la tenuta mentale durante la stagione, motivo per cui sarei favorevole a un suo licenziamento. Per quanto riguarda l’offensive coordinator Ken Whisenhunt e il defensive coordinator John Pagano credo siano da riconfermare visto l’ottimo lavoro fatto nei loro compiti riuscendo ad inserire in corso d’opera del personale proveniente dalle squadre speciali come Kyle Emanuel, capace di giocare a buon livello.
Serve un allenatore veterano che sia in grado di guidare i giovani di talento dei Chargers nei momenti chiave delle partite evitando debacle clamorose come si è visto in quasi tutte le partite di quest’anno, i nomi possibili potrebbero essere quelli di Jim Harbaugh, Tom Coughlin o un outsider come Matt Patricia, che ha dimostrato a New England di saper fare bene il lavoro di defensive coordinator grazie all’insegnamento di un maestro come Belichick.
Si preannuncia una lunga offseason di cambiamenti.