1 – La difesa di Seattle può ancora decidere un campionato
Ed è una sensazione che sentiamo già da qualche settimana, la quale è semplicemente suggellata dall’imposizione contro i Patriots, ovvero la miglior squadra Nfl di quest’anno. Oramai Seattle ha abituato a partenze sospette, e con i sospetti medesimi gli ‘Hawks si sono auto-motivati contro i detrattori per tirare fuori ogni risorsa possibile ed immaginabile, tornando ad essere quelli che sono sempre stati negli ultimi tre anni: una squadra intimidatoria, poco propensa a concedere punti e yard.
Il dato che colpisce maggiormente ora che abbiamo varcato la soglia di metà campionato sono i soli 6 touchdown su passaggio concessi agli avversari, una statistica che contribuisce a rendere l’idea dell’efficienza difensiva del reparto coordinato da Kris Richard. Magari le statistiche non avvalorano con esattezza questo concetto se pensiamo ai 24 punti abbondanti concessi negli ultimi tre confronti, ma i Seahawks hanno comunque mantenuto una sorta di puntualità che permette loro di riservarsi le migliori giocate nei momenti più delicati delle gare.
Questo equivale a rompere il ritmo a Tom Brady per tutto il primo quarto dopo il drive del touchdown iniziale impedendo ai Patriots di essere letali come sempre, a raccogliere con opportunismo due turnover permettendo loro di fare la differenza in una partita a basso scarto di punteggio, a mettere in campo una secondaria che non significa solo Richard Sherman, ma che si propone come un reparto molto solido in marcatura grazia anche all’apporto di giocatori come DeShawn Shead, un nome che non troveremo mai nella prima pagina della sezione sportiva di un quotidiano americano, ma che sta facendo accadere cose molto positive per i suoi colori. E non dimentichiamo il sempre affidabile Kam Chancellor, autore della copertura decisiva sul tentativo di segnatura finale dei Patriots.
Aggiungiamo poi una goal line stand eroica, certamente reminiscente di un Super Bowl che quella situazione la visse allo specchio, con Russell Wilson ad effettuare l’errore decisivo per la perdita del titolo. Stavolta la resistenza è toccata a Seattle, ed anche se la vittoria non vale un Vince Lombardy Trophy ci racconta della qualità dei Seahawks di questa stagione in maniera assai esaustiva.
2 – Quella dei Chiefs può decidere la Afc West
Se si possiede la difesa giusta si possono portare a casa anche le partite più difficili e giustificare il posto di rilievo che si mantiene all’attualità nella propria Conference. E’ esattamente questo che sta accadendo ai Chiefs, possessori di un settore difensivo in grado di mettere la museruola a dei Panthers oramai spacciati ma sempre potenzialmente letali in singola partita, e detentori di un cospicuo vantaggio nei confronti di Kansas City in principio di quarto periodo.
In una giornata dove Alex Smith non è riuscito a combinare un granché, vale a dire un intercetto, un totale di yard abbondantemente sotto le 200, ed un solo avvicinamento al territorio favorevole nei primi tre quarti, i Chiefs hanno affidato alla difesa tutte le loro possibilità di rimonta. Il secondo tempo offensivo dei Panthers è stato un vero e proprio incubo, un drive è addirittura durato dieci minuti senza sfociare in alcun che, e le risultanze complessive parlano di tre punt e due turnover, tra i quali il ritorno di intercetto decisivo messo a punto da Eric Berry. L’ottima prestazione della difesa, che ricordiamo essere priva di Houston e titolare di un Tamba Hali utilizzato con il contagocce per evidenti questioni anagrafiche, ha permesso ad uno Smith incolore di condurre in ogni caso tre serie di giochi a punti senza veder incrementare i 17 già subiti in precedenza, costruendo i presupposti per il calcio che ha definito la consacrazione della rimonta della squadra di Andy Reid sottolineandone l’acquisita maturità.
Arriva dunque a cinque la striscia di vittorie consecutive ottenute da Kansas City, una squadra in questo momento rovente, e già per la seconda volta i Chiefs – dopo l’opener contro San Diego – hanno completato con successo il recupero di un punteggio a loro sfavore. Stanno attraversando un ottimo momento di forma, e l’istante è sicuramente ideale per preparare gli scontri divisionali decisivi in vista del rush finale.
3 – I Patriots restano i favoriti per la vittoria finale
Non possiamo certo determinare le sorti di un campionato da una sola partita, in particolare modo se questa è coinvolge New England e Seattle, i cui tre ultimi scontri diretti comprensivi del Super Bowl sono terminati con uno scarto massimo di sette punti. Nonostante la sconfitta contro la banda di Pete Carroll la partita dei Patriots ha dato ulteriori indicazioni positive – perlomeno a livello offensivo – in quanto ha dimostrato che pur tenendo Brady lontano dalla endzone i punti possono possibilmente piovere su ogni singolo avversario di Bill Belichick. Nell’asserire ciò, dobbiamo anche tenere conto del fatto che in ogni caso i Patriots sono riusciti a porsi in posizione per quantomeno pareggiare la gara, e che non si possa giudicare l’operato di quattro quarto di gioco per un singolo episodio, in questo caso la mancata connessione tra Brady e il Gronk nell’ultima azione della contesa.
Se il punto debole di New England continua ad essere la difesa, incapace di fermare le precise parabole di Russell Wilson per uno scatenato Doug Baldwin e titolare di soli 9 turnover recuperati (peggior dato di squadra degli ultimi dieci anni), la produzione offensiva ha assai poco di che lamentare. Brady, al di là dell’intercetto giunto su un lancio calibrato male partendo da una torsione del corpo assai difficile, ha comunque concluso un’altra prova superiore al 70% di completi, ed in assenza di mete aeree è sopraggiunta un’altra prestazione bestiale di LeGarrette Blount, uno che questi Patriots li può davvero trascinare assieme ai difensori che si porta appresso quasi ad ogni touchdown, un running back che sta vivendo una stagione straordinaria dopo i tanti problemi del passato, ed i cui 12 touchdown costituiscono di gran lunga il massimo di segnature mai ottenute in carriera.
Blount è stato responsabile di 20 dei 24 punti finali di New England, e resta un’arma affidabilissima per tutte quelle occasioni in cui Belichick desidera variare il piano di gioco in base all’avversario che ha davanti. Non diamo per scontato che Brady lanci tre o quattro passaggi in meta ad ogni partita, New England è molto più di questo. E sconfitte così, a questo punto dell’anno, possono anche fare del bene alla squadra.
4 – Rob Kelley ha raddrizzato la stagione dei Redskins
I Redskins hanno trovato finalmente un ritmo offensivo degno di tale nome, ed il complicato inizio di stagione appare ormai distante a livello produttivo. Rimangono una squadra limitata sotto alcuni punti di vista e non sempre affidabile nella gestione del vantaggio, ma quando il ruolino di marcia parla di una sola sconfitta nelle ultime sette uscite la cosa non può mai essere del tutto affidata al caso.
Il rientro del tight end Jordan Reed ha certamente giovato alla causa, restituendo a Kirk Cousins il suo bersaglio preferito formando ora una coppia di lusso assieme al redivivo Vernon Davis, ma la chiave di volta più evidente è quella data dalla crescita del gioco di corse, il quale ha vissuto un avvicendamento certamente inaspettato. Rob Kelley si è impossessato del ruolo di running back titolare di Washington, ed anche se la mossa deriva dai demeriti di un Matt Jones troppo propenso al fumble, il rookie sta dimostrando di gara in gara di meritare la promozione. Fino a questo momento Kelley è una garanzia, in quanto ha generato yard in positivo in ben 58 delle 60 portate in cui il suo nome è stato selezionato dal coaching staff, un dato sicuramente impressionante per un ragazzo che neppure è stato scelto al Draft.
Un’altra chiave di lettura è rappresentata da una statistica molto interessante, ovvero le quasi 5 yard di media che Kelley riesce a produrre nei primi down. Questo numero si traduce in un’agevolazione offensiva di non poco conto considerata la storia recente dei Redskins, il cui attacco non ha mai fatto faville ed è spesso stato il principale responsabile di sconfitte e vantaggi sprecati, proprio per l’incapacità di guadagnare yard con la necessaria costanza. Conosciamo tutti molto bene la differenza tra il giocarsi un secondo e dieci ed un secondo e cinque/sei, e gli effetti benefici non vanno certo spiegati. L’effetto-Kelley ha riaperto la playaction nel libro dei giochi di Jay Gruden, uno strumento sempre molto efficace per trarre in inganno le difese ed utilizzabile solamente se il gioco di corse è effettivamente una minaccia.
Grazie a Kelley, le possibilità di offendere si sono moltiplicate.
5 – I Jets hanno una situazione quarterback nebulosa
Non è una novità, ma scommetteremmo sul fatto che il coaching staff dei derelitti bianco-verdi avrebbe preferito assistere ad uno spettacolo più decente di quello messo in piedi domenica scorsa contro i Rams. Todd Bowles è un uomo molto confuso in questo momento, situazione probabilmente dettata dall’inattesa stagione negativa della sua squadra dopo l’aver sfiorato i playoff alla sua stagione di debutto da capo allenatore, e la decisione sul come proseguire la stagione non è affatto facile, perché da ciò dipende la continuità del suo posto di lavoro.
Della stagione disastrosa di Fitzpatrick su queste righe avete già letto in abbondanza, di Geno Smith e del suo non essere un fattore positivo al di là dell’infortunio ci sentiremmo abbastanza sicuri per la sua netta mancanza di maturità, e se la prova di Bryce Petty di domenica merita un giudizio affrettato questo suonerebbe senz’altro come una mezza bocciatura. L’ex quarterback di Baylor, noto per i suoi bombardamenti aerei collegiali, si è fidato dei ricevitori intermedi più di ogni altra cosa, ed escluso il big play di 52 yard per Robby Anderson il computo finale parla di 111 yard su lancio ed una percentuale di completi sotto il 60% nonostante i numerosi lanci sicuri.
Fortuna vuole che i Jets godranno della settimana di riposo e coach Bowles non dovrà decidere il prossimo quarterback titolare entro questa domenica. Petty dovrebbe poter avere un’altra chance prima del termine della regular season, pare difatti poco probabile vederlo in campo al rientro dalla bye week contro un avversario del calibro dei Patriots (più facile ci si affidi all’esperienza di Fitzpatrick), e tutte le indicazioni in arrivo da chi è ben inserito all’interno del circuito Jets sostengono che Hackenberg non sia minimamente pronto a scendere in campo in una partita ufficiale. Il che fa di Bowles uno dei coach maggiormente sotto pressione per la presente stagione.
6 – I Titans sono pronti a risorgere
D’accordo, i Packers hanno i loro problemi, le loro assenze, la loro stagione nera. Ciò constatato, è impossibile non rimanere di stucco dinanzi alla ripassata inferta loro dai Titans, i quali stanno lentamente ma gradualmente ritrovando la strada verso la resurrezione dopo lunghi anni di santa pazienza. Ce lo indica un record attualmente in pareggio dopo dieci partite disputate ma non solo, in quanto sarebbe facile obiettare sul fatto che parte di questi successi siano giunti contro avversarie non esattamente fenomenali come Jacksonville e Cleveland, ma se pensiamo al mezzo disastro che questa squadra è stata di recente, i progressi si vedono.
Di certo c’è che Marcus Mariota sta crescendo moltissimo, ed è un regista molto efficiente al netto di qualche errore di valutazione che deve ancora correggere. I suoi numeri all’interno delle ultime venti yard sono qualcosa di raro, che indicano un istinto superiore alla norma. Se da un lato fumble ed intercetti si sono sommati parecchio in tutte le restanti parti del campo, quando l’attacco entra nella cosiddetta redzone Mariota diventa una sorta di automa, in quanto il suo rating schizza ad oltre 116 punti con 30 passaggi da touchdown di carriera contro nessun intercetto. Esatto, un quarterback che in nemmeno due anni si è dimostrato molto propenso al turnover non commette alcun tipo di errore quando si è in posizione per segnare e quando il campo è più stretto, ed il progresso offensivo dei Titans è strettamente legato al fatto che in tali situazioni spesso arrivano sette punti invece di tre.
D’altro canto le medie parlano chiaro, la squadra ha segnato 30 o più punti in quattro delle dieci occasioni sin qui avute, e la media delle ultime tre uscite parla di 39.3 punti a referto. Merito della calma innata di Mariota, e di bersagli sottovalutati ma affidabili come Delanie Walker, Rishard Matthews e Tajae Sharpe. E non ultimo di un DeMarco Murray appositamente ritagliato per questa filosofia offensiva.
7 – La rincorsa di Carolina potrebbe finire qui
La partita contro i Chiefs era troppo importante da vincere per continuare la scalata verso una rimonta quasi disperata, una condizione creata dal cattivo avvio di campionato degli oramai ex-detentori del titolo Nfc. Non crediamo che i Panthers si arrenderanno e fino a che la matematica ed i risultati dei concorrenti non daranno torto continueranno a lottare per provarci, ma la bruciante sconfitta contro Kansas City, giunta dopo aver condotto la partita per tre quarti interi ed un secondo tempo dove l’attacco è andato in bianco, potrebbe seriamente rappresentare il classico ultimo chiodo piantato nella bara di Carolina.
Siamo d’accordo con Cam Newton quando sostiene che il record dei Panthers (3-6) non è indicativo di chi siano realmente questi Panthers, ma la realtà dei fatti parla chiarissimo. Non è più un discorso di ultimo posto divisionale, quello si potrà rimediare forse già stanotte nel confronto con i Saints, ma di guardare al distacco con i Falcons. Questo perché la concorrenza Nfc è serratissima all’attualità dei fatti, per cui Carolina dovrebbe cercare di agguantare un primo posto che sembra impossibile – date le tre partite di distacco rispetto ad Atlanta – ovvero l’unica possibilità di qualificazione ad una Wild Card.
I Panthers, purtroppo per loro, hanno già perso troppe partite che non avrebbero dovuto perdere e le occasioni rimaste per rimediare sono drasticamente calate. C’eravamo illusi che la vittoria contro Arizona sarebbe potuta essere il segno della risalita, ma a posteriori è un successo contro un’altra squadra in crisi che con molta probabilità non ripeterà i risultati dello scorso anno. A Carolina sono rimaste solo tre partite divisionali da disputare e non sembrano sufficienti per impattare nessuno, neanche in caso di suicidio dei Falcons.
8 – Jim Schwartz è il defensive coordinator dell’anno
Jim Schwartz ci ha insegnato il come ridisegnare un reparto di cui si è affermati esperti possa cambiare in positivo le sorti di un’intera squadra di football. Gli Eagles, sotto Chip Kelly, sono stati una potenza offensiva a corrente alternata ed avevano perso qualsiasi concezione di difesa affidabile, filosofia drasticamente modificata dall’arrivo di Schwartz sulla linea laterale. Ci sentiamo abbastanza sicuri nel sostenere che Phila non avrebbe mai vinto una partita come quella di domenica scorsa contro una top contender della Nfc come Atlanta, peraltro dotata di quel tipo di pericolosità offensiva, e se i successi Nfl potessero essere misurati come nel College Football contando la qualità dell’avversario battuto, gli Eagles avrebbero fatto un grosso balzo in avanti in un ipotetico ranking.
Una difesa aerea in precedenza bucata da ogni angolo è diventata oggi la settima della Lega per yard concesse, ed il massimo di punti elargiti fino a questo momento restano i 29 subìti contro Dallas in una gara terminata al supplementare. L’opposizione alle corse ha dato il meglio di sé contro il pericolosissimo Devonta Freeman ed il backfield di Atlanta, tenendo il rushing game a 48 yard e la produzione totale a 303, un affare di poco conto rispetto ai pirotecnici numeri che i Falcons mettono in piedi ad ogni incontro.
Va benissimo concedere 135 yard a Julio Jones se di contro ci sono solo due conversioni di terzo down concesse su undici tentativi, e se il tempo di possesso viene ridotto a poco più di venti minuti, fattori all’interno dei quali risiedono le motivazioni dei soli 15 punti con cui Ryan e compagni hanno concluso la loro peggior prestazione offensiva dell’anno. Per questo, se dovessimo scegliere un coordinatore da premiare, Jim Schwartz sarebbe il primo in lista, per tutto quello che ha realizzato quest’anno.
9 – Jeff Fisher ha promosso Jared Goff con un mese di ritardo
Finalmente, viene da dire ad alta voce. Jeff Fisher ne ha avuto abbastanza di Case Keenum e di un attacco letteralmente asfittico, comprendendo che di questo passo non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Non che i Rams abbiano reali possibilità di qualificarsi ai playoff, la stagione ci ha dimostrato più volte che la squadra ha bisogno di maggiori innesti offensivi che vanno al di là del quarterback per poter effettuare il salto di qualità decisivo, quindi dobbiamo presumere che Fish abbia capito che i buoi sono già scappati e che in vista della prossima stagione – nella quale le sorti dovranno cambiare per forza se vuole tenersi il posto al calduccio – sarà bene esaminare le potenzialità del proprio quarterback rookie e vedere che saprà fare quando gettato nel mezzo dell’azione vera.
La telenovela della (iper)lunga comprensione del playbook e della non prontezza nel prendere decisioni corrette in campo finisce qui, Jared Goff, prima scelta assoluta del Draft 2016, potrà finalmente mettere piede in campo e cominciare una rivalità a distanza sulla quale Carson Wentz, il secondo selezionato, ha già accumulato un discreto vantaggio. Il compito primario del quarterback da California sarà senza dubbio quello di sollevare le potenzialità produttive di un settore offensivo assai carente, ultimo della Lega per punti segnati, penultimo per yard totali di media a gara, e genericamente tra i peggiori Nfl per efficienza in fase di passaggio, ivi comprendendo la marea di turnover commessi da Keenum.
Nonostante il 3-1 iniziale, il quale non era certo frutto delle positive prestazioni del regista, i Rams non hanno illuso nessuno: l’impressione era che non sarebbero durati a lungo in cima alla Afc West, per provare ad attaccarla serve molto di più di questo. Jared Goff rappresenta già un buon inizio, ma la decisione doveva essere già stata presa da un pezzo.
10 – Gli Steelers sono ancora da corsa
Magari non sembra, ma è così. Vero, ci sono grossi problemi difensivi come testimoniato dai numeri dei Dallas Cowboys (35 punti, 422 yard totali), ma esistono ancora delle motivazioni di ottimismo che possono far pensare a Pittsburgh di raddrizzare una stagione partita benissimo ed inceppatasi in questa parte mediana del cammino.
La gara contro i Cowboys dimostra che Big Ben è pienamente recuperato e che l’attacco può andare a briglie sciolte ancora una volta, e tutti dovremmo conoscerne bene le potenzialità. Il piano di gioco è diventato nuovamente aggressivo dopo la comprensibile cautela utilizzata nelle prime uscite post-rientro dall’infortunio di Roethlisberger, e nonostante il risultato negativo della scorsa domenica tutto è sembrato tornare alla normalità, perlomeno quando si attacca. In fondo è ancora permesso vincere segnando più dell’avversario, e gli Steelers non hanno certo problemi ad illuminare lo scoreboard in grosse quantità come ci dimostrano le armi che posseggono.
Anche in una giornata dove non è riuscito ad imporre il suo gioco di corsa Le’Veon Bell è stato determinante grazie alle sue capacità in ricezione, è da evidenziare la crescita di Eli Rogers quale opzione secondaria rispetto al fenomenale Antonio Brown, ed ora che abbiamo scoperto il motivo dei problemi delle sue ultime uscite (due dita della mano rotte…) sappiamo che Sammy Coates può far parte del pacchetto offrendo velocità e pericolosità per tutti i giochi profondi, e la notizia del suo celato infortunio ci conferma che la sua non era una mancanza di costanza. Il recupero del tight end LaDarius Green riporta la squadra vicina al suo pieno rendimento offensivo.
Pittsburgh è una squadra apparentemente in rotta di collisione, con un bilancio negativo (4-5) ed una serie aperta di quattro sconfitte consecutive. I Ravens – primi nella Afc North – non sono però così lontani, ed il calendario prevede ancora una partita tra le due arci-rivali, senza Ben a mezzo servizio (o così almeno si spera). Il computo divisionale, a patto di mettere a posto la totale inconstanza riscontrata fuori casa, porta all’attenzione anche i rimanenti scontri con Bengals e Browns, e quando c’è da spezzare un’eventuale situazione di pareggio in testa alla Division sappiamo quanto valore abbia il record interno al raggruppamento.
Per questo, crediamo che gli Steelers siano ancora abbondantemente vivi.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Ma è possibile che su ben dieci commenti, Non si parli di Dallas 😱😱😱😱😱😱