Tony Romo si sente pronto per giocare. E questo in casa Cowboys è una bella patata bollente, al punto che neanche Jerry Jones sa cosa fare: “The key thing I want to emphasize is we probably are never going to have this totally sorted out.” Questa frase, che apparentemente non vuole schierarsi, rivela invece una ammissione di sostegno per quel Dak Prescott che ci ha stupito. Se il velato sostegno al rookie ci fa capire l’andamento dell’anno, però ancora non si prende sul serio la possibilità di una trade per il veterano Romo, almeno pubblicamente. Jones ha un debole per Tony Romo e sappiamo quanta fiducia riponga in lui quando il suo qb è sano e può scendere in campo al 100%. Questo perchè se nell’immediato “squadra che vince non si cambia”, la dirigenza è ben consapevole che le meraviglie viste quest’anno potrebbero essere un fuoco fatuo e puntare tutto su due giovani in stato di grazia, può essere la giusta risposta nell’immediato, ma un azzardo sul lungo periodo.
Il punto di partenza della riflessione deve per forza essere quel 7-1 in classifica che significa primo posto. Nella storia recente i Cowboys non sono mai stati così in alto e il record pari solo a quello dei Patriots dà alla compagine di Dallas una corsia preferenziale per la post-season. Certo bisogna sempre metterci in mezzo i “se tutto continua così”, “se non c’è un tracollo improvviso”, “se nessuno si fa male”, “se l’equilibrio precario si mantiene intatto”. Tutto giusto, ma non c’è niente che ci impedisce di immaginare questi Cowboys in campo a gennaio, dopo la bye week. Infatti non è esagerato affermare che raramente, forse mai, si è visto un duo di rookie talmente prolifico. Il rating di 104,5 mette Prescott al quarto posto nella lega e i numeri di Elliott mostrano come sappia rompere ogni difesa: contro la 4-3 in 3 partite ha corso per 281 yard (4,9 di media per portata) segnando 3 touchdown, mentre contro il fronte 3-4 ha raccolto 610 yard in 5 partite conditi da 4 TD per una media di 5,1 yard per ogni possesso. La difesa a zona quindi non è un antidoto contro il candidato a rookie of the year e solo le prestazioni monstre dei singoli lo possono rallentare.
Ma al di là dei numeri dei singoli quello che più sorprende è l’equilibrio che si è venuto a creare. Sappiamo bene che il segreto per un attacco vincente è in primis il giusto bilanciamento e presentarsi sia con un qb preciso, che con un rb efficace da non pochi grattacapi a tutte le difese. In questo caso poi non fa che aumentare la sicurezza di entrambi. Mi spiego. Sapere di avere un compagno affidabile su cui puntare in caso di bisogno leva dalle spalle parecchia pressione che sappiamo essere una grandissima nemica sia di campioni rodati (vedi Cam Newton) che di giovani promesse (e qui i nomi si sprecano..). Quello che abbiamo visto finora a Dallas è un sistema di gioco messo in piedi, forse un po’ per fortuna, che riesce a esaltare i propri due rookie. Infatti ci troviamo di fronte a un Prescott che non esagera mai.
Non abbiamo visto giocate spettacolari, lanci lunghi e profondi (e quindi più rischiosi) e giocate dettate più che altro da virtuosisimi, ma piuttosto abbiamo visto un qb che sa gestire il tempo del proprio attacco, che sa quando è il caso di aumentare o contenere, e soprattutto che sa quando è il caso di fare un passo indietro. Dall’altra parte abbiamo un rb dotato di grandissima capacità di lettura, agilità e soprattutto potenza che gli permette di rompere i placcaggi. Certo non come Beast-Mode-Lynch, ma il grande valore di Elliott nasce anche grazie a una linea offensiva che negli ultimi anni si è dimostrata come una delle migliori. Elliott è così messo nelle condizioni di poter dare il massimo, partendo già da un punto avvantaggiato. Non deve quindi fare tutto da solo, ma gli basta lasciarsi andare. Dico un eresia, ma ogni tanto sembra di vedere la mentalità dei Patriots, che quest’anno sono il metro di giudizio per chiunque voglia chiamarsi, o aspirare a chiamarsi, contender.
Questo non è frutto del caso, ma di un lavoro preciso messo in piedi dalla società e dal coaching staff che sta lentamente facendo vedere i propri frutti. Un lavoro che però è così sorprendente anche per merito del rendimento dei singoli. Sembra un po’ un cane che si morde la coda e un domandarsi se è nato primo l’uovo o la gallina, e forse un po’ lo è davvero , ma questa situazione si può tradurre in un ottimo rendimento sul campo, come sta avvenendo, per tutta la restante regular season, ma lascia ancora dei dubbi sul rendimento ai playoff, dove tutto cambia e la pressione inizia a farsi sentire davvero. Sarebbe davvero bello vedere un Super Bowl conteso tra Raiders e Cowboys, ma un rendimento tanto sopra le righe, rischia di cadere molto in fretta e qui forse entra in gioco il ruolo di Romo.
Il qb ex-titolare potrebbe essere l’anello che tiene insieme tutto, anche a gennaio. Con questo non voglio dire che debba tornare in campo, anzi, come si fa a pensare di muovere questo assetto? Ma quello che Romo ha portato allo spogliatoio e l’esperienza che si è fatto possono essere la spalla su cui appoggiarsi nei momenti più difficili e superarli uniti. Anche dal punto di vista mediatico.
Scaricare Romo per Prescott adesso sarebbe quindi affrettato. La scelta è tra monetizzare, oppure investire su un progetto, con tutti i rischi d’impresa. Se imbastire ora una trade sarebbe un buon affare, farlo in off-season, con un Prescott che magari avrà già dimostrato di esserci anche ai playoff potrebbe significare incassare molto meno, ma potrebbe però risolversi in un investimento. Che l’eredità di Romo ai Cowboys sia quello di farsi da parte sul più bello e lanciare quella che sembra essere una carriera significativa? Potrebbe proprio esserlo e Jerry Jones si trova di fronte ad una scelta difficile, soprattutto in una piazza che ha fretta di vincere, perchè rinunciare a tanti soldi o a una trade che può portare campioni pronti a vincere subito è davvero allettante. A Jerry Jones tocca sbrogliare la matassa.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Diasmina ineccepibile. Dico che gran merito del duo rookie vada alla Offensive Line, una delle più forti se non la più forte della lega. Con una OL così credo possano andare davvero lontano. Con Phila, che ha messo molta pressione, il buon Prescott è parso più fragile di quanto non dimostri. Suoperbowl? Affrettato ad oggi ma non stupirebbe.
Reduce da visione di Pitt-Dallas direi semplicemente che squadra che vince non si cambia, Prescott non mi pare un Qb eccezionale, però è solido, prende buone decisioni ed, evidentemente, i compagni hanno fiducia in lui e nella sua forza(cosa che forse con Romo era venuta un po’ meno). Come dice Danny sopra, l’OL dei Cawboys mi pare fortissima e finchè Elliot corre come ieri(e come le precedenti giornate)nessun sogno è proibito(per quanto vincere un Superbowl con Qb e Rb rookie mi pare complicato…).
Anche io sono un appassionato dei Dallas, ma ogni anno devo fare i salti mortali per riuscire a vedere le partite. Conoscete qualche servizio di streaming valido, magari sfruttando una VPN? Io ho provato a seguire la procedura spiegata qui https://migliorivpn.it/vpn-per-vedere-la-nfl/ ma vorrei altri pareri.