Fa male scrivere un articolo di presentazione alla nuova stagione della propria squadra dopo averla vista perdere al Super Bowl, l’atto finale di una stagione letteralmente dominata dai Carolina Panthers con una sola sconfitta rimediata.
E’ stata una partita completamente diversa da tutto quello a cui ci si era abituati, persino le vittorie schiaccianti contro Seattle e Arizona ai play off avevano fatto pensare di essere nell’annata giusta per guadagnarsi il primo titolo della storia della franchigia. Poi il blow out contro Denver, attacco completamente spento, tenuto in vita solamente da una difesa mostruosa abbandonata proprio sul più bello da uno dei sistemi di gioco più efficaci di tutto il campionato. Si, fa tanto male parlare di questo.
Come ogni tifoso ci sono momenti di gioia e di dolore, Carolina aveva davvero dato l’impressione di poter vincere meritatamente, purtroppo è andata diversamente, mentalmente buttati fuori dalla partita da quel sack di Von Miller che ha permesso a Denver di recuperare il pallone e andare subito a segnare un touchdown. Ma come ci insegna lo sport, i vincenti devono sapersi rialzare anche di fronte alla più dolorosa sconfitta, farne esperienza e risalire in sella per inseguire nuovi traguardi.
I tifosi chiedono questo ai Panthers edizione 2016: mettere da parte la brutta notte di Santa Clara e ricominciare da li, proseguendo l’ottimo progetto messo in atto da tutta l’organizzazione per potersi ancora esprimere ad alti livelli. Perché quanto fatto durante la stagione regolare e i play off è sotto gli occhi di tutti, un attacco sviluppato attorno al sua guida tecnica, Cam Newton, affiancato da una difesa ostica, capace di creare turnovers e sempre presente nei momenti di difficoltà.
Tutto nasce dalla invidiabile sintonia tra il GM Dave Gettleman e il coaching staff guidato da Ron Rivera, mente difensiva, premiato per la seconda volta come Head Coach of the Year e carismatico, tutto il necessario per costruire la filosofia attuale dei Panthers, basata sull’aggressività agonistica di dare sempre il massimo e la capacità di farsi trovare pronti ogni volta che si presenti la necessità. Inoltre va riconosciuta la grande abilità di saper ricavare sempre qualcosa dalla maggior parte dei giocatori mettendoli nelle migliori condizioni per esprimere le proprie abilità.
Le 15 vittorie con cui si è conclusa la stagione regolare e il pesante passivo inflitto ai Cardinals nel NFC Championship Game di 49 a 15, non sono figli del caso, parlano di un progetto iniziato nel 2011 con la chiamata di Newton al Draft, l’assunzione di Rivera e migliorato ancora con l’assunzione di Gettleman nel 2013, anno in cui i Panthers hanno rimesso definitivamente il loro nome sulla mappa delle squadre che contano andando a vincere per tre volte consecutive la loro Division.
Cam Newton è il punto focale della squadra, l’uomo da cui passa tutto l’attacco per la varietà di opzioni che riesce a proporre confidando su una possibilità di correre unica in tutta la NFL.
In passato lo si è sempre incolpato di non essere un passatore di primo livello, lo scorso anno ha chiuso ogni tipo di conversazione ultimando questo passaggio oltre alla velocità di lettura delle situazioni, step fondamentale per lo sviluppo dell’attacco Panthers ideato da Mike Shula, basato sul saper coinvolgere sempre l’uomo più libero della squadra sia esso il tight end, il terzo wide receiver o il fullback.
Le cifre collettive parlano di un attacco arrivato primo come punti per giornata (31,2), secondo sulle corse (142 yards per giornata con 19 touchdown) e ventiquattresimo per quanto riguardo il gioco aereo con 224 yards di media guadagnate a giornata.
Newton, eletto MVP delle Lega, ha lanciato per 3,837 yards, 35 touchdown e 10 intercetti rispettivamente massimo e minimo in carriera sinonimo di quanto sia stato determinante, oltre alle 636 yards e i 10 touchdown corsi. La sua presenza in campo sarà ancora fondamentale per determinare il successo della squadra e la sconfitta al Super Bowl potrebbe segnare l’ultimo schiaffo prima della fase decisiva della sua carriera. Dietro a lui, qualora se ce ne fosse bisogno, Derek Anderson si è dimostrato un back up più che affidabile.
Fondamentale per il sistema di Shula è l’efficienza del running game per inchiodare più difensori a ridosso della linea di scrimmage per poi sfruttare la abilità dei singoli negli spazi creati da giochi di play action, read option e da quest’anno anche no huddle. Jonathan Stewart ha svolto un solido lavoro nel suo primo anno da unico titolare dopo la partenza di DeAngelo Williams: pur saltando le ultime tre partite della stagione regolare e tornato in forma per i play off, Stewart ha corso 989 yards, 4.1 di media e 6 touchdown oltre a essere una minaccia nel passing game.
Rimane sempre il dubbio riguardo la sua tenuta fisica, c’è da dire che per quello visto si può essere soddisfatti di quanto offerto dal prodotto di Oregon con delle giocate importanti in diversi momenti, compreso l’unico touchdown dei suoi al Super Bowl.
Dietro di lui Fozzy Whittaker e Cameron Artis-Payne hanno ben interpretato il ruolo di back up sfruttando velocità e potenza; quest’anno ci si aspetta un incremento del numero di portate per Artis-Payne magari dando un po’ più di respiro al fullback Mike Tolbert, altro segreto di pulcinella dell’attacco Panthers con 256 yards corse, 154 ricevute e 4 touchdown segnati.
La paura principale nell’attacco Panthers era quella di non avere un target di riferimento nel caso le corse non fossero riuscite a funzionare: il tight end Greg Olsen si è distinto tra i cinque migliori del suo ruolo producendo 1,104 yards, 77 ricezioni,7 touchdown e la preziosa caratteristica di essere sempre presente nei momenti decisivi. Oltre a lui, bene ha fatto Ed Dickson nella fase di bloccaggio e quest’anno è stato investito un settimo giro per Beau Sandland di cui lo staff ha fin’ora apprezzato le mani delicate.
Rispetto a un anno fa quando Kelvin Benjamin si strappò il crociato anteriore, c’è molta più serenità per quanto riguarda il corpo di wide receiver dopo un anno in cui sono arrivati risposte positive da diversi uomini. Il primo è stato Ted Ginn Jr. tornato a Charlotte dove brillò nel 2013 dopo diversi anni deludenti: Ginn e la sua velocità rimangono un punto molto importante, infatti Newton lo ha spesso cercato sul profondo facendo collezionare al prodotto di OSU ben 739 yards e 10 touchdown.
Insieme a lui ha fatto bene il possente rookie Devin Funchess, cresciuto esponenzialmente durante l’anno finendo la stagione con 473 yards e 5 touchdown.
Ora si spera di completare il reparto con Kelvin Benjamin, apparso decisamente in forma e deciso a prendersi il posto di primo target di Newton ammesso che il sistema lo consenta. Corey Brown ha confermato di poterci stare nei professionisti dopo che nessuno lo selezionò al Draft due anni fa, mettendo assieme 447 yards e 4 touchdown. Gli ultimi spot a roster se li contenderanno l’idolo di casa Brenton Bersin, Kevin Norwood, Keyarris Garrett e Damiere Byrd.
Come è ben risaputo, ogni attacco ha bisogno di una linea offensiva efficiente se vuole ambire a traguardi importanti: quella dei Panthers è stata complessivamente l’undicesima della Lega con 33 sacks subiti.
La certezza sta sempre nel mezzo dove Ryan Kalil assicura snap puliti e leadership di primo ordine, mentre attorno a lui la coppia di guardie composta da Andrew Norwell a sinistra e dal pro bowler Trai Turner, già tra le migliori guardie in circolazione a soli 23 anni. La grande scommessa vinta è stata quella di Michael Oher nello spot di left tackle, tornato ai tempi migliori con la sigla di un’estensione del contratto in off season.
La preoccupazione maggiore rimane il tackle di destra con Mike Remmers letteralmente seppellito da Von Miller confermando nuovamente di subire i rusher piccoli. Dietro di lui Darly Williams potrebbe cominciare a rubare qualche snap in più, invece come riserva interna è stato inserito Gino Gradkowski e confermato l’esperto Chris Scott. L’aver giocato assieme un anno interno potrebbe giovare ancora a una linea già molto buona specie nel creare varchi per i running back.
La filosofia attuale di gioco dei Panthers quando la palla è in mano all’avversario è una: portare pressione dall’interno della linea. La situazione si è distinta nei ultimi due anni quando il famigerato duo composto da Charles Johnson e Greg Hardy è stato rimpiazzato dalla coppia interna di tackle formata da Star Lotulelei e Kawann Short, rispettivamente primo e secondo giro del Draft 2013. Questa scelta ha permesso di sopravvivere nel momento in cui sono emersi i problemi legali di Hardy e il continuo invecchiamento di Johnson, ancora a roster dopo aver provato a sondare il mercato alla ricerca di un contratto più sostanzioso di quello attuale.
Carolina lo scorso anno è stata la quarta difesa sulle corse (88.4 yards subite a partita), undicesima sui passaggi, sesta per sacks messi a segno fermandosi a quota 44 e prima per intercetti segnati, 24 di cui 4 riportati oltre la end zone.
Il defensive coordinator Sean McDermott si è saputo adattare alle diverse situazioni in cui si è trovato costruendo un’efficiente sistema di blitz che ha permesso di sopperire alla mancanza di un rusher esterno davvero efficiente. Quest’anno avrà ancora lo stesso problema e dovrà pure cercare di sostituire Josh Norman, autore da un’annata da migliore del ruolo, taggato in off season ma poi rilasciato definitivamente non vedendo la possibilità una soluzione a lungo termine che potesse fare comodo a entrambe le parti.
Gettleman ha visto anche il ritiro dello storico Peanut Tillman, il maestro del fumble, oltre a quello della safety Roman Harper e dell’end Jared Allen, tutti venuti con la speranza di vincere un titolo purtroppo sfumato per un soffio.
Pertanto ha deciso di sigillare per altre tre stagioni la safety Kurt Coleman e di investire ben tre pick del draft per il ruolo di cornerback portando a Charlotte James Bradberry da Samford, Darly Worley di West Virginia e Zack Sanchez da Oklahoma; tre giocatori con caratteristiche diverse sperando che riescano presto a tenere il campo senza pagare troppo l’inesperienza e il talento essendo rispettivamente secondo, terzo e quinto giro.
Il prossimo rinnovo che ci si aspetta in casa Panthers è quello di Kawann Short, lo scorso anno dimostratosi uno dei migliori 3-tech in circolazione con 55 placcaggi, 11 sacks e 3 fumble forzati. Statistiche preziose e un lavoro fondamentale per quanto richiesto dal suo CS, tanto che lo stesso Rivera si è detto fiducioso di una possibile soluzione a breve.
Short, che ha saltato gli OTAs, sarà affiancato da Star Lotulelei, una garanzia contro i raddoppi e contro le corse. Dietro di loro è stato ingaggiato il veterano Paul Soliai, confermato Kyle Love e draftato al primo giro Vernon Butler, run stopper già pronto per la NFL da Louisiana Tech, forse non il ritratto del need più importante però lo stesso in linea con quanto cercato dall’organizzazione.
Se Short e Lotulelei sono due certezze e un tandem interno come pochi, nello spot di end ci si attende l’esplosione di Kony Ealy, terzo anno da Missouri, autore di 3 sacks e un intercetto nel Super Bowl, dopo una stagione da 5 sacks e 32 placcaggi oltre a 2 fumble ricoperti. Ealy fin dai tempi del college ha dimostrato di poter essere un rusher da 10+ sacks, questa deve essere la stagione in cui confermi tutte le attese. Opposto a lui ci sarà ancora Charles Johnson che dividerà molti snap con Mario Addison, 6 sacks nel 2015, oltre ai due onesti mestieranti come Wes Horton e Ryan Delaire.
Ma come ogni appassionato di football sa, la forza di Carolina è quella del reparto linebacker composto da Luke Kuechly, Thomas Davis e Shaq Thompson.
Luke Kuechly rappresenta l’idea del linebacker moderno: veloce, intelligente, carismatico, pass coverage efficace e placcatore, tutte caratteristiche che il numero 59 ha elevato a livelli che lo collocano già ora in quella cerchia di giocatori da ricordare; lo scorso anno pur saltando alcune partite per una concussion subita a Jacksonville nel primo match della stagione, Kuechly ha messo a segno 118 placcaggi, 1 sacks, 4 intercetti oltre ai due siglati in post season ed entrambi riportati in end zone. Se Newton è la guida tecnica dell’attacco, Luke è quella della difesa.
Attorno a lui Thomas Davis sembra aver deciso di non invecchiare più seppure le primavere ora siano 33 anche se il recente rinnovo fino alla fine della stagione 2017 fa intendere che si ritirerà come Panthers. Lo scorso anno è stato il solito esempio carismatico che a tutti serve, 105 placcaggi fatti, 5,5 sacks, 4 fumble forzati e 4 intercetti siglati, cifre sontuose se si pensa sempre alla storia di questo uomo.
L’altro oggetto di curiosità sarà Shaq Thompson, primo giro dello scorso anno, autore di un’annata chiusa in crescendo dove ha mostrato lampi di quello che potrebbe essere in questa stagione, ovvero un ibrido linebacker/safety chiamato a difendere in campo aperto su tight end e grossi wide receiver oltre ad essere una garanzia contro le corse, già confermata dai 50 placcaggi messi a segno da rookie.
Potrebbe essere l’ennesima vittoria di questi Panthers se dovesse evolversi in qualcosa di speciale, comunque Carolina ha in A.J. Klein e David Mayo back up molto affidabili per qualsiasi necessità.
Il front seven dovrà fare il possibile per agevolare il lavoro di una secondaria dove la safety Kurt Coleman, 90 placcaggi 7 intercetti lo scorso anno, rappresenta l’elemento più esperto.
Tre Boston dovrebbe finalmente avere l’altro spot da safety mentre il cornerback designato a gestire gli avversari più difficili dovrebbe essere Benè Benwikere, quinto giro del 2014, migliorato di continuo tanto da indurre Gettleman a rinunciare a Norman: 92 placcaggi fatti in due anni con 2 fumble, un solo intercetto e 16 passaggi deviati. Al rientro da un infortunio alla gamba che lo estromesso dai play off, potrebbe essere alla break out season pur avendo delle responsabilità notevoli e fare il jolly tra esterno e nickel position.
Tra i rookies, Bradberry dovrebbe partire titolare grazie alla sua buona presenza contro le corse e un inizio di preseason incoraggiante, Worley dovrebbe occupare il lato opposto mentre Sanchez agire nello slot con Teddy Williams che verosimilmente prenderà qualche snap in più rispetto allo scorso anno. Colin Jones sarà il primo back up delle safety e continuerà a dare un ottimo contributo nelle squadre speciali.
I field goal saranno di Graham Gano alla sua quinta stagione in Carolina: l’anno scorso ha calciato con il 79% nei calci da tre punti e sbagliato tre extra point, da lui lo staff si aspetta qualche errore in meno seppure rimanga ottimo nei kick off con diversi touchback realizzati.
Il punter non sarà più Brad Norman andato ai Jags, che verrà sostituito da Andy Lee, acquistato via trade dai Browns proprio in questi giorni. Il long snapper sarà sempre J.J. Jansen con Tedd Ginn, Fozzy Whittaker e Joe Webb a gestirsi i ritorni.
L’esordio in casa dei campioni del mondo all’opener potrebbe essere il modo giusto per cominciare la stagione con il piede giusto prendendosi subito la rivincita in una partita sicuramente non semplice pur con l’addio al football di Peyton Manning. Niners e Vikings in casa potrebbero essere un test interessante specialmente i secondi, così come lo saranno le prime tre partite divisionali in casa di Tampa Bay e New Orleans con i falchi al Bank of American Stadium in mezzo.
Bye alla settima, dopo tre sfide con Arizona, a Los Angeles, coi Chiefs per una serie di incontri che potrebbe dire tanto sulle aspettative della squadra, così come le trasferte a Oakland, Seattle e Washington. Ci vorrà tutta la maturità possibile in una stagione in cui tutti proveranno a dare il massimo per battere coloro sembrati inarrestabili per lunghi momenti della stagione.
Con un organico di giocatori rimasto complessivamente uguale salvo qualche giocatore, un attacco potenzialmente migliore rispetto allo scorso anno, uno staff invariato, è giusto aspettarsi Carolina ancora nelle zona play off quando i mesi diverranno più freddi.
Ci sarà sicuramente molta pressione su Newton nella stagione post MVP, mai facile, così come alcune bandiere della squadra non dovranno scendere di livello nel momento che alcuni giovani tenteranno di fare passi avanti.
Il calendario non è semplice ma una squadra con diversi punti fermi deve poterlo gestire per arrivare alla post season: la Division potrebbe essere più combattuta con Bucs e Falcons in salita e Saints sempre duri da affrontare specie al Dome.
Il popolo del Carolina ha risposto presente ogni volta che è stato chiamato in causa, a Charlotte le aspettative sono quelle di una qualificazione ai play off e una eventuale scalata finale al Grande Ballo, ora spetta ai Panthers non tradire le attese con la voglia di rivincita ad accendere lo spirito del popolo Tar Heels.
Student, rugby referee, Carolina Panthers, NCAA Football, NBA, Radio Play.it. Affascinato da Twitter: CamFederico
Bella squadra ma quest’anno niente SB.