Come vincere una conference e vivere infelici: se i Texans dovessero scrivere il riassunto del proprio 2015 questo sarebbe il titolo più indicato. Houston ha infatti vinto la AFC South (terza volta nella loro storia iniziata nel 2002, facendo il paio con le stagioni 2011 e 2012) grazie a un record di 7-2 nelle ultime 9 partite ma allo stesso tempo ha visto 4 diversi QB iniziare almeno una partita ed ha subito una devastante sconfitta casalinga, 30-0, contro Kansas City nella Wild Card.
Per ovviare al problema QB e per continuare la sfida con i Colts il proprietario Bob McNair ha deciso di investire massicciamente sul reparto offensivo, firmando in free agency il QB Brock Osweiler (72 milioni di dollari in 4 anni), la G Jeff Allen ed il RB Lamar Miller, draftando al secondo giro il C Nick Martin, proveniente da Notre Dame.
Agli ordini dell’HC Bill O’Brien e dell’OC George Godsey i Texans proveranno a migliorare un attacco che nella passata stagione è stato solamente 19° nella lega per yards totali: il punto di domanda maggiore pare essere nella posizione di quarterback, dove Osweiler ha avuto spazio solamente nel quarto dei suoi anni in NFL, per di più solamente quando Peyton Manning era infortunato.
Quando chiamato in causa il prodotto di Arizona State ha risposto relativamente bene, pur con un numero di intercetti alto proporzionato ai TD (10 segnature e 6 picks nel 2015), ma da qui a farne il franchise QB di una squadra che punta in alto ne passa ancora. I suo backup saranno Tom Savage e Brandon Weeden.
Con l’acquisizione di Miller, invece, Houston si ritrova con un RB di grande qualità, che non ha mai saltato una singola partita negli ultimi tre anni ed è poco propenso ai fumble: il problema potrebbe consistere nella sua sostituzione, con Alfred Blue che raramente ha mostrato di avere le qualità necessarie per sfondare nella NFL con una media inferiore alle 4 yards per portata.
Interessante potrebbe essere l’inserimento dei vari rookie, Kenny Hilliard (proveniente da LSU), Akeem Hunt (Purdue) e soprattutto Tyler Ervin (San Jose State), per il quale, però, potrebbe profilarsi un momentaneo ruolo da ritornatore.
A lavorare con Osweiler ci sarà un gruppo di ricevitori che potenzialmente può essere devastante già a partire dal prossimo anno, pur guardando con attenzione al presente e che cerca disperatamente un QB che sappia valorizzarlo : ovviamente il presente si chiama DeAndre Hopkins, il quale ha migliorato nel 2015 un già ottimo 2014, fermandosi a 1521 yards ricevute e 11 TD, anche questo record di carriera.
Al suo fianco nella scorsa annata si sono visti Jaelen Strong, il quale nella sua stagione da rookie si è fatto notare per il suo atletismo pur con qualche infortunio di troppo, e Cecil Shorts III, che al netto degli infortuni ha mostrato che è ancora il giocatore che tanto bene aveva fatto a Jacksonville.
Per completare il reparto i Texans hanno inoltre investito in maniera pesante, usando scelte al primo e al terzo giro in questo ruolo e scegliendo Will Fuller, provenienza Notre Dame, e Braxton Miller, da Ohio State: se il primo è un talento naturale del ruolo (fondamentale nei Fighting Irish nelle ultime stagioni con 29 TD ricevuti) e potrà essere un fattore già nell’immediato come ricevitore sul profondo grazie alla sua enorme velocità, molto interessante è la storia del secondo, QB dei Buckeyes dal 2011 al 2013 salvo poi infortunarsi alla spalla di lancio nel 2014 e riciclarsi in WR per la stagione 2015; pur con statistiche non appariscenti ma con un fisico molto sviluppato per il ruolo, Miller ha un potenziale davanti a sé infinito, avendo solo alle sue spalle una stagione nel ruolo.
La linea offensiva cambia due dei suoi cinque elementi, a partire dal centro: come si diceva in presentazione è stato draftato il C Nick Martin da Notre Dame (fratello di Zack, Pro Bowler dei Cowboys), con i quali ha giocato 24 partite negli ultimi due anni, il quale vedrà al suo fianco la riconferma del lato sinistro della linea, composta dal LT Duane Brown (che però sta ancora recuperando da un infortunio ad un tendine del quadricipite) e dal LG Xavier Su’a Filo.
A destra, invece, è stato firmato il RG Jeff Allen (free agent ex Kansas City, che avrà il compito di far dimenticare Brandon Brooks finito agli Eagles), mentre il RT sarà, per la sesta stagione consecutiva, Derek Newton. (NOTA IN POSTPRODUZIONE: a causa di un serio infortunio alla caviglia Martin dovrà saltare la sua stagione da rookie e sarà sostituito dall’esperto Tony Bergstrom)
Da due stagioni DC di Houston, Romeo Crennel ha dato conferma di possedere una mente difensiva di prim’ordine (e che forse il lavoro di HC non gli si addice proprio): confermatissimo nel suo ruolo, Crennel ha creato e vorrà confermare quella che nel 2015 è stata la terza miglior difesa della nazione per yards concesse (310,2 a partita, dietro solamente a Denver e Seattle) e la quinta per sacks (45 in stagione). Confermare quasi in blocco il reparto e lo schema di gioco (partenza in 3-4) è già un fattore, soprattutto se si conserva un front seven che può essere considerato uno dei migliori due della lega.
Non si può parlare della difesa dei Texans senza partire da quello che è il miglior talento difensivo della squadra, quel J.J. Watt che in 5 stagioni ha ottenuto 3 riconoscimenti come NFL Defensive player of the year: pur giocando su diversi infortuni nel 2015 è stato spaventoso, ottenendo 17.5 sacks, 50 quarterback hits, 29 tackles for loss e 8 passaggi deviati.
Sarà sempre lui il leader di una DL che vedrà ancora come NT Vince Wilfork, che a 34 anni è ancora integro fisicamente e capace di creare varchi per i compagni, mentre per il lato opposto è stato firmato Devon Still, anche lui con il compito di creare varchi per i compagni.
In alternativa c’è molto interesse sul rookie D.J. Reader, scelto al quinto giro da Clemson, animale da 325 libbre a sua volta addetto ad attirare i raddoppi per gli inserimenti dei LB. E proprio da questo reparto si hanno le indicazioni più importanti del 2015: l’OLB Jadaveon Clowney, prima scelta assoluta del 2014, sembra aver superato i problemi fisici che lo avevano portato a giocare sole 4 partite nel suo primo anno di NFL: nella scorsa stagione le partite sono state 13 con 4,5 sacks e tutto fa pensare che, se sano, le sue statistiche possano aumentare ulteriormente.
Dal lato opposto Whitney Mercilus è stato una gradita sorpresa, imponendosi come secondo pass rusher della squadra con statistiche (12 sacks) che mai aveva raggiunto nei suoi anni NFL. Giocatore di situazione, molto produttivo in pass rush, è John Simon, che può concedere riposo ai due titolari e garantire efficienza allo stesso tempo. Al loro interno, invece, c’è qualche preoccupazione in più: Brian Cushing ha fatto una stagione leggermente sottotono nonostante abbia giocato tutte le partite, mentre buone indicazioni ha dato Benardrick McKinney alla sua stagione di esordio dopo essere stato draftato al secondo giro nel 2015: nonostante qualche problemino sulla copertura dei passaggi si è dimostrato solido sulle corse e buon tackler.
Anche le secondarie si sono comportate in maniera ottima, trovando inoltre un buonissimo mix tra esperienza e giovani: la prima scelta dello scorso draft, il CB Kevin Johnson, ha partorito una stagione d’esordio nella media, ma ha lasciato buonissime impressioni per il prosieguo della carriera, mentre hanno continuato nel loro solco positivo Kareem Jackson e Johnathan Joseph: quest’ultimo in particolare è stato il “primo violino” tra i marcatori, trovando continuamente il pallone (22 passaggi deviati). Tra le S la coppia titolare sarà composta da Quintin Demps e Andre Hal: quest’ultimo aveva avuto poco spazio nel 2014, suo anno da rookie (scelto al 7° giro del draft da Vanderbilt) ma nel 2015 è letteralmente esploso, ottenendo 4 intercetti, di cui uno riportato in TD, e 10 passaggi deviati.
Se si cerca esperienza negli special team senza dubbio a Houston ne hanno in abbondanza, tra i 35 anni del K Nick Novak e i 40 del P Shane Lechler, ma c’è anche molta qualità: Novak è entrato in squadra dopo il taglio settembrino di Randy Bullock (dopo due extra point mancati) e ci è restato con una serie di notevoli prestazioni, che lo hanno visto non sbagliare nemmeno un calcio fino alle 49 yards (16 tentativi). Lechler ha ottenuto una media per punt di 47,3 yards (quinto nella lega) anche se non ha un hang time molto lungo.
I ritorni, sia di punt che di kickoff, non sono stati certamente la specialità della casa e molto si chiede al rookie Ervin: scelta di 4° giro dell’ultimo draft, questi è un runningback piccolo e veloce esploso nella sua ultima stagione con gli Spartans, con quasi 2000 yards totali. Senza dubbio Ervin può conquistarsi i gradi di ritornatore titolare (ha ottenuto una media di 15 yards per ritorno di punt e 1 TD nella sua ultima stagione) ma è un giocatore che ambisce anche a salire nelle depth chart dell’attacco.
Senza dubbio Houston ha cercato di lavorare con molto criterio, lavorando sulle debolezze del 2015 (leggasi: attacco) e mantenendo invece tutti i punti forti (leggasi: difesa). Per combattere ad armi pari in una division che sta diventando sempre più competitiva c’era bisogno di innesti che sono arrivati, sebbene resti ancora un grande interrogativo sul QB, con Osweiler che non ha ancora dimostrato di meritare l’ingaggio propostogli né, tantomeno, di guidare con efficienza un attacco.
Il supporting cast è stato migliorato e pare all’altezza, mentre moltissimo ci si aspetta, come sempre, dalla difesa, che se rimarrà sana può aspirare ad essere la migliore della NFL. La AFC South, in ogni caso, ispira molto equilibrio e per vincerla certamente il calendario non gioca a favore dei Texans: le 5 trasferte off-division sono New England, Minnesota, Denver, Oakland e Green Bay.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte