Sotto la guida di Mike Zimmer i Vikings hanno dimostrato di essere una franchigia in crescita, destinata a diventare una papabile outsider nell’immediato futuro ma ancora incompleta e soggetta ad errori dovuti soprattutto all’inesperienza e alla mancanza di almeno un paio di starter adeguati in alcuni reparti; consapevole di ciò, il GM Rick Spielman, da tempo uno dei più bravi della lega, si è seduto ad un tavolo con il suo head coach e ha pianificato in modo concreto l’offseason, stabilendo di agire sulle aree più sensibili del roster e del coaching staff.
Per quanto riguarda quest’ultimo l’assunzione di Tony Sparano sarà fondamentale per rilanciare una linea offensiva poco convincente nelle ultime stagioni, e cercare di tirare fuori il meglio da alcuni uomini chiave che finora non han reso come sperato, uno su tutti, Matt Kalil; l’ex prima scelta da USC dovrà dimostrare nel suo ultimo anno di rookie contract di essere quel potenziale franchise player che si era intravisto in NCAA, e trasformarsi nel left tackle affidabile che non è stato finora.
Per scuoterlo, i Vikings hanno deciso di aumentare pressione e competizione aggiungendo alcuni veterani importanti durante la free agency, come il tackle Andre Smith, ex Bengals che partirà titolare sul lato destro in sostituzione di Phil Loadholt, che ha annunciato il ritiro, causa ripetuti infortuni, nelle scorse settimane, inviando T.J. Clemmings a contendere lo starting spot a Kalil; Brandon Fusco torna nel suo ruolo originario di right guard, mentre un altro volto nuovo, l’ex Niners Alex Boone, uno dei colpi dell’ultima FA, andrà ad occupare lo spot di LG, affiancando il rientrante John Sullivan in quello di centro, in cui, in sua assenza, si era comportato piuttosto bene il versatile veterano Joe Berger lo scorso anno.
Tutti saranno chiamati a contribuire attivamente alla causa e migliorare l’apporto di una OL che l’anno passato non supportato adeguamente ne il running game, ne il gioco di passaggi orchestrato da Teddy Bridgewater, altro talento atteso ad un definitivo salto di qualità nel 2016; dopo aver lanciato per 3,231 yards, 14 TD pass, 9 INT, l’offensive coordinator Norv Turner ha chiesto al prodotto di Louisville di “lasciarsi andare” nella prossima regular season, prendendosi qualche rischio in più nelle fasi cruciali della partita e puntando maggiormente sugl’enormi mezzi che ha a disposizione.
Fiducia è la parola che ha espressamente utilizzato Coach Zimmer durante le conferenze stampa più recenti, ed è la stessa che servirà al numero 5 per osare e utilizzare finalmente tutte le armi che gli stanno mettendo a disposizione, da Stefon Diggs, mostratosi un valido route runner in una stagione che lo ha visto chiudere, con 720 yds e 4 touchdowns all’attivo, come il terzo miglior rookie WR di sempre nella storia dei Vikes, alla prima scelta Laquon Treadwell, candidato a diventare il WR#1 del prossimo futuro; Charles Johnson, limitato dagli infortuni nel 2015, Jarius Wright, 34 prese per 442 yards, Adam Thielen, l’altra matricola Moritz Boerigter, intrigante prospetto tedesco, e Cordarelle Patterson, che pare finalmente pronto a recuperare terreno, dopo essersi specializzato come returner, nell’ultimo anno di contratto, saranno le altre opzioni spendibili in un gioco aereo che continuerà a fare un largo uso dei tight end.
A guidarli il solito Kyle Rudolph, sempre ad un passo dal consacrarsi come uno dei top del ruolo in NFL, e reduce da un anno concluso come leading receiver del team con 49 ricezioni messe a segno per 495 yds e 5 touchdowns; dietro di lui cercheranno di ritagliarsi un po’ di spazio Rhett Ellison, il nuovo arrivato David Morgan, e MyCole Pruitt, che sarà probabilmente utilizzato anche come fullback in supporto a Zach Line per aprire la strada alle prorompenti corse di Adrian Peterson, ancora sulla breccia dopo aver girato la boa dei 30 anni.
La stella da Oklahoma è tornato a brillare dopo l’anno più nero della carriera, e della sua stessa vita privata, guidando la lega con 327 run, per 1,485 yards e 14 TD, e dimostrando di essere in grado di metter su statistiche da capogiro nonostante le lacune di una linea che spesso ha concesso facili placcaggi per perdita di terreno ai difensori avversari; visione, pazienza, agilità, accelerazione e potenza paiono invariate con il passare delle primavere, e ancora una volta sarà lui l’uomo più temibile dei Vikings e lo starter indiscusso in un backfield che può fare affidamento anche sul versatile Jerick McKinnon, costantemente utilizzato come ricevitore aggiunto, sul potente Matt Asiata, e sull’intrigante Jhurell Pressley, undrafted rookie che potrebbe trovare spazio a roster dopo un periodo di apprendistato in practice squad.
Sul lato opposto della palla, la vera forza di Minnie, gli arrivi di Emmanuel Lamur, LB ex Cincinnati, e Michael Griffin, safety ex Tennessee, vanno a riempire i due need più importanti del reparto, ovvero quelli riguardante il weakside linebacker, dove è notevole il calo prestazionale dell’intramontabile Chad Greenway, 68 placcaggi, nelle ultime stagioni, e la strong safety, in cui le pause di Adam Sendejo, 74 tackles, sono costate diversi punti ai purple&gold.
Proprio le secondarie, da tempo il punto più sensibile della defense, sono stati oggetto di investimenti costanti fin dall’arrivo di Zimmer a Minneapolis, ed anche nell’offseason 2016, come da tradizione, non è mancata la solita aggiunta di un tassello via Draft, con la chiamata nel secondo round di Mackensie Alexander, che si alternerà a Captain Munnerlyn nella posizione di slot, studiando per diventarne il titolare il prossimo anno, quando giungerà al capolinea il rapporto contrattuale con l’ex Panthers; la prima scelta dello scorso Draft, Trae Waynes si alternerà invece al veterano Terence Newman, 3 intercetti, sul lato opposto a Xavier Rhodes, corner #1 dei Vikings che dovrà cercare di porre un limite alle tante penalit, ben 12, di cui si è reso protagonista nel 2015.
Harrison Smith, fresco di rinnovo contrattuale che lo rende la safety più pagata della lega, continuerà a dettar legge nel back-end e, allo stesso tempo, alzare il livello di pressione sull’attacco avversario sfruttando una versatilità che lo rende adatto sia a contrastare il gioco di corse, 66 tackles, sia a fornire un supporto costante in fase di coverage, 2 INT; un playmaker indiscusso che si lega alla perfezione con una mediana in cui saranno ancora una volta protagonisti gli ex teammate di UCLA Anthony Barr e Mychal Kendricks, e nelle quale potrebbe trovare spazio a breve Kentrell Brothers, miglior placcatore della NCAA nel 2015 messo in competizione con Audie Cole per lo spot di backup MLB.
Il prospetto al secondo anno Danielle Hunter, 6.0 sacks nella rookie season, lotterà con Bryan Robison, 5.0 sacks, per giocare end sul lato opposto a Everson Griffen, cresciuto ulteriormente nel corso del 2015 fino a diventare uno dei più temibili cacciatori di quarterback, con 12.5 sacks, della lega; nel mezzo, Linval Joseph e Sharrif Floyd, che sta recuperando da un problema al ginocchio, formano una coppia inossidabile che ha fatto registrare 90 placcaggi la scorsa regular season, e che può contare su una riserva di lusso come Tom Johnson, terrore, 50 hurries, dei backfield avversari.
A Blair Walsh, il compito di riscattare il terribile errore, field goal sbagliato dalle 27 yds, con cui ha concluso la sua quarta stagione a Minneapolis e posto fine alla cavalcata playoffs dei Vikings, tornando ad essere quella sorta di punto di forza degli special team, completati dal punter Jeff Locke e dal returner Marcus Sherels, sempre pronto, al pari del già citato Patterson, a far danni quando si trova con l’ovale tra le mani.
Dalle loro giocate, spesso, Minnesota, ha trovato la spinta necessaria per volgere le sorti della partita in proprio favore, e in diverse occasioni, le stesse, sono state determinanti per sopperire ad un attacco che ha faticato a produrre, invalidando parte dello straordinario lavoro svolto dal reparto difensivo; situazioni che il coaching staff spera di non dover nuovamente affrontare quest’anno, dopo aver fatto tutte le mosse necessarie a rendere la offense più competitiva ed alzare il livello di un team ormai davvero ad un passo da diventare una delle contender più accreditate.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…