Quella che sta per iniziare, sarà una stagione diversa dalle altre per i Baltimore Ravens: il 5-11 dello scorso anno, unito ad un’elevata età media del roster, pone Ozzie Newsome, uno dei migliori GM della lega, ad un bivio, che vede da una parte la possibilità concreta di dover ricorrere ad una rifondazione massiccia in caso di mancata qualificazione alla postseason, rifondazione che richiederà tempo ma soprattutto stagioni di transizione, oppure, in caso di accesso ai playoff, continuare a cercare di rinforzare con il draft soprattutto le skills position, in particolar modo ricevitori e pass rusher.
Come detto prima, la stagione 2015, terminata con un deludente 5-11, è arrivata a tale risultato al termine di un’annata incredibilmente sfortunata, che ha visto Flacco, Suggs, Smith Sr., Forsett e molti altri essere riposti nella injury reserve list.
Non c’è da meravigliarsi dunque per un record così negativo, che però non deve ingannarci: con Flacco i Ravens erano comunque 3-7, fuori da ogni lotta per giocare a gennaio. Ben nove delle undici sconfitte, però, sono arrivate con scarti minori uguali a otto punti, rendendo questo 5-11 ancora più beffardo.
Mentre scrivo, la compagine di coach Harbaugh, sta affrontando uno dei training camp più importanti della storia della franchigia, in quanto la stagione 2016, come detto prima, non sarà una stagione come le altre.
Vediamo insieme chi saranno i protagonisti di questa stagione, e soprattutto, come potrà andare questa stagione.
Per la seconda stagione di fila, l’offensive coordinator sarà Trestman, riconosciuto dagli addetti ai lavori come “quarterback whisperer”, che avrà di nuovo Flacco, stagione finita per lui lo scorso anno durante week 11 contro i Rams, come QB: per centrare l’obiettivo playoff, sarà necessario un Flacco certamente migliore di quello visto lo scorso anno, che nonostante per la prima volta in carriera fosse orientato verso le 4000 yards, ha lanciato troppi intercetti, rivelatisi decisivi per il risultato finale (9 partite perse per 8 punti, ricordate).
Da quanto emerge dai primi report del training camp, “Cool Joe” Flacco sembra essere quello di sempre, quel QB estremamente frustrante durante la regular season, ma che una volta arrivato ai playoff, si trasforma in uno dei più temuti signal caller della lega. La sfida di Joe, sarà soprattutto dal punto di vista mentale, in quanto infortuni del genere (rottura del crociato anteriore), tendono a cambiare un giocatore ed il suo modo di approcciarsi alla pressione portata dai vari front seven.
La posizione di cui i Ravens godono di maggiore profondità e qualità, è probabilmente quella dei runningback. Forsett, pro bowler e autentico break out player nel 2014, è completamente recuperato dal braccio rotto (sempre contro i Rams) che gli ha accorciato la passata stagione, e nonostante i 30 anni, età che rende un RB obsoleto, sembra destinato ad essere il titolare per week 1.
Dietro di lui troviamo Javorius “Buck” Allen, alla seconda stagione, che ha dimostrato di essere un sostituto più che degno di Forsett, che anche se ha totalizzato solo 3.8 yards per carry, ha dimostrato indiscutibile valore soprattutto nel ricevere il pallone.
La storia più bella del training camp, è probabilmente quella di Terrance West, al terzo team in tre anni, che è stato ripetutamente elogiato come miglior giocatore in assoluto del training camp, e che a questo punto non tenterà solamente di lottare per assicurarsi il ruolo di RB2, ma magari, continuando a giocare così, potrà diventare lui il runner titolare.
A questo punto troviamo Kenneth Dixon, rookie da Louisiana Tech, preso al quarto round, definito da molti come potenziale steal: le sue mani sembrano essere fatte appositamente per Trestman, amante dei runningbacks che possono ricevere e creare dal nulla yards after catch (le 102 ricezioni di Matt Forte nel 2014 dicono qualcosa?), perciò probabilmente pure lui riuscirà ad avere un buon numero di snaps dal backfield.
Enigmatica, invece, è la situazione del pacchetto ricevitori: moltissime incognite, giocatori rientranti da infortuni e scommesse, ma vediamo tutto con calma.
Il receiver principale sarà il buon vecchio Steve Smith Sr., rientrante in tutti i sensi, in quanto la scorsa stagione doveva essere l’ultima: secondo voi, Smitty, poteva ritirarsi come giocatore nella injury reserve list? Non scherziamo!
Bisognerà vedere come si sarà ripreso da un infortunio grave come la rottura (o come dice lui “esplosione”) del tendine d’Achille, soprattutto a 37 anni, ma se esiste un giocatore che può smentire qualsiasi pronostico o logica, è proprio lui, che a 36 anni la passata stagione, prima dell’infortunio, era a 670 yards in sole 7 partite giocate, nonostante costole rotte e fastidi vari.
L’incognita più grande, è senza dubbio Breshad Perriman, scelto al primo giro nel draft del 2015, di cui non si hanno molte informazioni: infortunato il primo giorno dello scorso training camp, è stato costretto a saltare tutta la stagione, e a giugno, ha scongiurato una potenziale rottura del crociato, che lo avrebbe reso MVP della sfortuna.
Dopo aver speso i migliori anni della propria carriera negli arci-rivali Steelers, e dopo due anni di smarrimento passati fra Dolphins e Vikings, Mike Wallace, complici i dubbi su Smith e Perriman, avrà una ghiottissima possibilità di riaffermarsi come uno dei più pericolosi deep-threat della lega, e con Flacco a lanciargli la palla, dovrebbe riuscire ad avere numerose possibilità di raddrizzare una carriera che sta prendendo una parabola sempre più discendente.
Lo scorso anno, complice l’infortunio di Smitty, Kamar Aiken è emerso come affidabilissimo pass catcher, e nonostante il nome non sia dei più altisonanti, una stagione da 1000 yards sembra essere totalmente alla sua portata: nonostante i vari rientri, il numero dei suoi targets, non sarà diverso da quello dello scorso anno, ovvero 127.
Il 2016 rappresenta l’ultima opportunità per Michael Campanaro, giocatore draftato al settimo turno nel draft del 2014, il cui vero problema è semplicemente rimanere in campo: Harbaugh ha grandi piani per lui, soprattutto dalla slot position, ma i troppi infortuni non gli hanno mai permesso di esprimere tutto il suo potenziale.
Da tenere d’occhio sono i rookie Keenan Reynolds e Chris Moore, Reynolds soprattutto per il ruolo di returner, Moore come deep threat. Per loro sarà difficile rientrare nel 53 man roster finale, ma Reynolds è già diventato uno dei giocatori preferiti da fan e addetti a lavoro, in quanto questa sua stagione da rookie è stata resa possibile dal permesso della marina militare statunitense. Bella storia, vero?
Un’altra posizione che gode di profondità è quella dei tight end. Titolare probabilmente sarà il veteranissimo Ben Watson, reduce dalla miglior stagione della propria carriera a ben 35 anni con i Saints. A contendergli snap ci sarà il redivivo Dennis Pitta, reduce da due infortuni all’anca di fila, che tenterà di riprendersi il ruolo perso con gli infortuni, ovvero quello di safety blanket del miglior amico Flacco, che come l’annata del Super Bowl ci insegna, sui terzi down si è sempre dimostrato una garanzia.
Interessante sarà vedere quanto spazio troverà Maxx Williams, preso al secondo round lo scorso draft, autore di una stagione rookie abbastanza anonima, ma vale la pena ricordare che la posizione del tight end è una di quelle che risente maggiormente il salto da college a NFL, quindi, Gronk a parte, è sensato avere buone speranze per il prodotto di Minnesota.
Sta combattendo con vari infortuni Crockett Gillmore, che ha mostrato buone cose la scorsa stagione, ma che potrebbe trovarsi in una posizione in depth chart piuttosto bassa, data l’abbondanza di opzioni nella posizione.
La linea d’attacco, insieme alla secondaria, è uno dei reparti che in offseason ha subito i maggiori cambiamenti, portandosi appresso parecchie domande. Da ricordare è senza dubbio la partenza di Kelechi Osemele spostatosi in West Coast ad Oakland, che con Marshal Yanda formava probabilmente la miglior coppia di guardie della lega.
Yanda, la miglior guardia della lega come testimoniato dalle sue numerose partecipazioni alla formazione All-Pro e la 37esima posizione nella Top 100 di NFL network, sarà insieme al centro Jeremy Zuttah, la certezza di questo reparto, che non solo dovrà permettere a Flacco, QB il cui passer rating sprofonda in caso di pressione, di avere una tasca pulita, ma dovrà pure permettere al run game di svilupparsi al meglio, in quanto i Ravens sono una squadra che senza un gioco di corse efficace, raramente vince le partite.
A proteggere il lato cieco di Flacco ci sarà Ronnie Stanley, preso con la sesta chiamata assoluta all’ultimo draft, visto più pronto (e meno controverso, vedere i video per credere) di Tunsil, che ad un certo punto nei mock draft era proiettato come prima chiamata assoluta.
Essere tackle, essere rookie e performare subito, è una cosa molto rara e difficile in NFL, ma Stanley sembra avere tutto per poter invertire un trend che soprattutto negli ultimi draft, ha visto molti tackle presi con le primissime scelte faticare molto ed essere ripetutamente battuti.
Al suo fianco, come guardia sinistra, ci sarà John Urschel, che avrà l’infame compito di rimpiazzare Osemele: non è giusto verso il giocatore aspettarsi una produzione simile a quella del predecessore, ma questa sarà un’affascinante sfida per un ragazzo che nella offseason, oltre ad allenarsi, ha iniziato un percorso di studi al MIT per prendere il dottorato in matematica, a beautiful mind, in sintesi.
Right tackle sarà Rick Wagner, in contract year, che dovrà senza dubbio giocare meglio di quanto fatto vedere lo scorso anno, dopo una grandissima annata nel 2014. La speranza del front office di Baltimore è quella che il giocatore ritorni quello visto nel 2014, rendendo felici tutti, in primo luogo sè stesso, in quanto un’annata del genere potrebbe garantirgli il contratto della vita.
Il successo di Baltimore, soprattutto nei primi anni del millennio, è stato definito dalla produzione della difesa, produzione che ha sofferto i ritiri di Ray Lewis e Ed Reed, soprattutto dal punto di vista della leadership. Negli ultimi draft, i tentativi di svecchiamento della difesa si sono visti con numerose scelte nei primi round dei vari draft, e finora il successo c’è stato, ma a sprazzi. Analizziamo dunque l’altro lato della palla.
Il front seven esprime in pieno quanto detto sopra: vediamo dei pass rusher ben oltre i 30 anni affiancati da una defensive line decisamente più giovane, nella quale primeggia Brandon Williams nel ruolo di no-set tackle (defensive tackle in una 3-4 defense), uno dei giocatori più sottovalutati della lega, chiedere a offensive coordinator vari per conferme, in quanto la sua abilità di tenere occupati più offensive linemen contemporaneamente permette al resto della linea di limitare il gioco di corse avversario.
Al suo fianco troviamo Timmy Jernigan, al terzo anno, atteso da un’annata in cui deve dimostrare tutto il potenziale che aveva entusiasmato gli addetti ai lavori, che avevano elogiato in più riprese questa pick. Come defensive end ci sarà Lawrence Guy, giocatore non noto ai più, che negli ultimi anni è riuscito prima a ritagliarsi uno spazio nella rotazione difensiva e poi a diventare addirittura titolare.
I pass rusher saranno Terrell Suggs e Elvis Dumervil, capaci di creare il panico più totale nel 2014, accumulando 29 sacks, portandoli ad essere il miglior duo di QB rusher dell’intera NFL. Suggs (34 anni ad ottobre) ritorna da un infortunio al tendine d’Achille avuto la prima giornata della passata stagione: la sua importanza trascende la produzione, in quanto con i ritiri delle due leggende sovracitate è diventato lui il leader vocale della difesa, e ciò si è reso ancora più evidente in sua assenza. In mezzo alla difesa, nel ruolo di middle linebacker, ci sarà C.J. Mosley, reduce da un’annata leggermente sottotono rispetto alla mostruosa stagione da rookie, che gli è valsa la convocazione al pro bowl.
Chi giocherà a fianco di Mosley, tuttavia, rimane ancora da decidere, anche se al momento la competizione sembra essersi ridotta ad una corsa a due fra Zach Orr e Kamalei Correa.
Il primo, undrafted free agent messo sotto contratto nel 2014, sembra leggermente in vantaggio sul secondo, rookie da Boise State draftato in origine come outside linebacker, ma si deciderà tutto nelle ultime 3 partite di preseason. Il fatto che Arthur Brown non sia stato menzionato, la dice lunga su quanto la scelta al secondo round nel draft del 2013 possa essere definita come vera e propria “draft bust”, una rarità quando si parla di una scelta di Ozzie Newsome.
Il reparto che maggiormente dovrà migliorare rispetto allo scorso anno è senza dubbio la secondaria: quando concedi 30 touchdowns a fronte di soli 6 intercetti, le probabilità di qualificarsi ai playoff sono ovviamente minime.
Per quanto riguarda i cornerback, ritorneranno Jimmy Smith e Shareece Wright, con il primo chiamato a giustificare l’etichetta di shutdown corner appiccicatagli in fronte dal rinnovo ottenuto la scorsa offseason, e il secondo che è stato aggiunto al roster a stagione in corso, e dopo un inizio difficile, ha dato l’impressione di poter essere un’affidabile CB2.
Per quanto riguarda il ruolo di nickel cornerback, la competizione è fra Kyle Arrington, Jerraud Powers e Tavon Young, con il rookie Young che si sta facendo notare in allenamento.
Le più grandi novità però vengono dal duo di safety: Eric Weddle e Lardarius Webb. Weddle è stato senza ombra di dubbio l’innesto più prestigioso della free agency: investire sui free agent non è per niente comune in casa Ravens, tale investimento ci può far capire quanto il bisogno di migliorare la secondaria sia visto dal front office come necessità primaria.
Il suo valore è indiscutibile, la sua leadership sarà senza dubbio di grande aiuto soprattutto per le comunicazioni e gli audible difensivi, da vedere è effettivamente quanto, e se, l’età (31 anni) sarà un fattore. Webb invece conferma un trend sempre più usuale nella moderna NFL, ovvero cornerbacks che con l’avanzare dell’età si convertono in safety: la transizione è iniziata sul finire della scorsa stagione, chiaramente sarà da vedere come andrà, anche se Webb sembra fornire più garanzie di giocatori come Anthony Levine Sr. o Kendrick Lewis.
Fra le innumerevoli delusioni della scorsa stagione, lo special team ha rappresentato l’unica unità in grado di giocare a livello alto per tutta la stagione, e una volta ultimato il rinnovo di Tucker, sarà lo stesso dello scorso anno.
Il kicker sarà sempre Justin Tucker, pro bowler nel 2013, reduce dalla peggior stagione in termini di accuratezza della propria carriera: i numeri non devono però ingannarci, in quanto è vero che 82,5% rappresenta la sua peggior percentuale di realizzazione di field goals, ma 6 dei 7 errori totali provengono da calci più distanti di 50 yards, spesso tirati in condizioni climatiche altamente sfavorevoli.
Punter e long snapper sono Sam Koch e Morgan Cox, entrambi convocati al pro bowl lo scorso anno, che nonostante ricoprano le due posizioni meno fashion possibili, sono una garanzia. Il ruolo del returner al momento non ha un padrone, fra i favoriti capeggiano Keenan Reynolds, che sta avendo parecchi problemi a ricevere i punt e Michael Campanaro, il cui problema, come già detto, rimane quello di restare in campo.
In definitiva è lecito aspettarsi una stagione certamente migliore della scorsa, soprattutto se la squadra riuscirà a rimanere sana, e con un po’ di fortuna in più, aggiunta a migliori decisioni nei momenti chiave della partita (vari 4th downs), i playoff potrebbero essere alla portata di Baltimore, ma con l’emergere di squadra come Raiders e Jaguars e il giocare in una AFC North in cui Steelers e Bengals sembrano avere più risorse, un 9-7 potrebbe non bastare per fare in modo che Flacco possa giocare del football a gennaio, di gran lunga il suo mese preferito.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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