Se qualcuno a novembre mi avesse chiesto se Denver sarebbe andata al Super Bowl, probabilmente mi sarei messo a ridere. Oggi invece mi devo ricredere e la finale della AFC è stata una partita sotto un certo punto di vista sorprendente.
New England e i Broncos si presentavano a questa partita con un atteggiamento e un bagaglio completamente diversi. Se infatti da una parte scendeva in campo la squadra da battere, reduce da una partita praticamente perfetta, dall’altra invece scendeva in campo una squadra per niente equilibrata, con un attacco asfittico e tenuta in piedi grazie alla difesa.
Sulla carta non c’era partita, nella realtà abbiamo avuto per l’ennesima volta la conferma che fare previsioni è sempre un azzardo e che nulla è sicuro.
Perché se tanti come me hanno sbagliato a prevedere il risultato di questa prima finale era sicuramente dovuto al fatto che Brady era in una specie di onda verde, una hot streak, ed era difficile prevedere che una difesa dei Broncos, per quanto forte, potesse totalmente e completamente sconquassarlo, ma questo è esattamente quello che è successo.
Entrare nella testa di Belichick o scoprire i segreti del game plan mi è purtroppo impossibile, ma conoscendo l’etica di lavoro in casa Patriots e vista la lunga filippica fatta settimana scorsa sulle capacità camaleontiche degli attacchi disegnati da McDaniels, sono certo che New England ha preparato anche questa partita al meglio, alla perfezione.
Dall’altra parte i Broncos sono scesi in campo con poche certezze. Tra queste c’era sicuramente la consapevolezza di aver già battuto New England in stagione, c’erano le statistiche non proprio brillanti di Brady a Denver, ma c’era soprattutto la difesa numero uno in stagione.
Il game plan di Denver è stato quindi tanto semplice quanto efficace: evitare che Brady e New England facessero il loro gioco.
La partita perfetta preparata da Belichick è andata a farsi friggere perchè i Patriots non hanno mai avuto la possibilità di mettere in pratica le istruzioni ricevute e le strategie stabilite.
Le difesa di Denver era la numero 1, era davvero forte, ma chi avrebbe immaginato che sarebbe stata così forte? Ieri sera si è rasentata la perfezione con Von Miller a trascinare un reparto in grado di mettere a referto 4 sacks e portare a terra Brady ben 20 volte, interrompendo letteralmente il gioco di New England.
Quello che i Broncos hanno mostrato ieri è una delle migliori prestazioni difensive nella storia delle finali, e non sto esagerando. Certo vado a memoria ma il front seven dei Broncos ha dominato la lenta linea offensiva dei Patriots distruggendo il ritmo di Brady e obbligandolo a scappare dalla continua pressione, pur non avendo usato, e qui sta la vera notizia, i blitz.
Hanno semplicemente dominato nell’uno contro uno. Non siamo abituati a vedere così Brady, ma capita quando le difese gli mettono pressione frontalmente, arrivandogli in faccia e, come si suol dire, creandogli i fantasmi nella testa.
I Broncos lo hanno fatto, ma anche di più, gli sono arrivati da davanti, di lato, da dietro, dal lato cieco e in piena vista. Gli sono arrivati addosso dappertutto. Il passer rating di solo 18.1 registrato nel primo tempo è il più basso della storia recente in postseason e ieri come non mai i Pats hanno sofferto la mancanza di un reparto corse.
Bisogna però riconoscere la grande anima di un campione che non si da per vinto mai e che pur prendendo botte da ogni parte e dopo aver sbagliato diversi lanci, tira fuori dal cappello le giocate che fanno quasi la differenza.
Alcuni lanci sono da vero campione, come da campione sono alcune giocate di Gronkowski capace di uscire da doppie, triple e a volte quadruple marcature per mettere a segno una presa quasi miracolosa e un TD sorprendente. Anche Edelman, in una serata difficile ha potuto dire la sua facendo vedere a sprazzi il game plan disegnato da McDaniels.
Qualche rimpianto New England non può non averlo: una trasformazione con calcio mancata, un White che non riesce a correggere le linee di corsa in base a dove cade la palla e uno Steven Jackson che non riesce più a incidere, ma devono arrendersi a una squadra, anzi a una difesa superiore che ha preso il controllo della linea di scrimmage e ha fatto suo il ritmo della partita.
Si discuterà all’infinito se Belichick abbia fatto bene a giocare i quarti down o se invece avrebbe dovuto calciare avendo avuto tre possessi e 9 possibili punti con un deficit di 8. Se la matematica non è un’opinione, lo è però la reazione di Denver.
Se Gostowski avesse calciato, la reazione di Denver sarebbe stata differente, avrebbe impostato i drive in maniera diversa cercando di fare punti e non di far solo scorrere il cronometro. Questo vuol dire che i Pats non avrebbero avuto i 3 possessi di cui si parla tanto e non avrebbero avuto la possibilità di segnare altri 6 punti dopo i primi 3.
In più, una partita come quella di ieri andava vinta azzardando perchè un gioco conservativo non stava portando da nessuna parte. Quindi sì, Belichick ha fatto bene a giocarlo perchè ci ha regalato due snap da cardiopalma e ha mostrato carattere anche nella sconfitta, perchè le partite se vuoi vincerle devi prenderle per le palle, anche se poi perdi.
Per Brady, Belichick and co. non resta che tornare a Boston a riflettere su cosa è andato storto, su cosa manca alla squadra e dove andare a pescare i pezzi mancanti perchè con qualche piccolo aggiustamento, ma proprio piccolo, sono certo che la prossima finale di AFC li vedrà ancora protagonisti. Ci saranno anche senza aggiustamenti, ma con è meglio.
Dall’altra parte Denver vince ancora una volta grazie al reparto difensivo, ma ancora una volta non convince.
Oggi come non mai vale il detto “gli attacchi fanno vendere i biglietti, le difese fanno vincere le partite”, ma Manning continua a non convincere. Rimane probabilmente il più grande lettore di difese in fase di pre snap, ma dopo un drive condotto egregiamente fino in fondo rimane a bocca asciutta fino alla fine della partita. Poco, davvero troppo poco per mettere paura alla NFC.
L’attacco di Denver infatti non gira a dovere: Manning ha sbagliato un paio di lanci in maniera macroscopica, non riuscendo così a chiudere la partita quando era il momento, il gioco di corse, a parte un singolo exploit di Anderson è stato nullo e la paura di perderla era sempre dietro l’angolo.
Ancora una volta e forse di più Manning deve ringraziare la sua difesa, ed ora è il momento di rimboccarsi le maniche e darsi da fare perché la presenza di Manning al Super Bowl fa partire in automatico tutto l’enorme discorso della legacy. Quella di Santa Clara sarà obiettivamente l’ultima chance e se è vero che agli americani piacciono i lieti fine questa ultima occasione si carica ancora di più di aspettative e tensione emotiva.
L’ultimo viaggio di Peyton al Super Bowl è stato un disastro totale, ma il trend mentale con cui Denver si presenterà a questa partita è ben diverso da quello di due anni fa: Manning si porta appresso una difesa d’elite e un finale hollywodiano.
La partita di ieri è stata bella da vedere anche se i qb non sono stati protagonisti e fa piacere che in una lega attaccocentrica ogni tanto le partite le decidano le difese, per ricordarci e ricordare anche ai grandi schermi che ci sono anche loro.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.